domenica 30 dicembre 2018

Lezioni di pick'n'pop

Eccoci con le pagelle del dopogara tra De' Longhi ed Assigeco Piacenza.
Per gli approfondimenti, come già detto, ci rileggeremo dopo il match del "Carnera" della prossima settimana.
Buon anno!

Tessitori 6: ottimo sotto le plance, dove fa valere chili e centimetri piazzando anche qualche bella stoppata. Il problema non sono i 6 rimbalzi catturati... ma il fatto che il diretto avversario, cioè Ogide, lo emuli nei punti fatti (20, ma con 4 bombe su elementari situazioni di scarico) e gli prenda anche diversi rimbalzi in testa.
Burnett 5: si riscatta parzialmente nell'ultimo quarto, quando con un paio di giocate prova a riaprire la contesa. Ma prima ne combina di ogni, dalle palle perse ai falli sciocchi, sino a canestri facili sbagliati ed a scelte discutibili.
Alviti 4: forse non al top della forma, ma un autentico disastro. Tolti i primi minuti, non ne azzecca mezza. E gli avversari sguazzano a rimbalzo offensivo.
Wayns 5: si esalta nel consueto secondo quarto. Ma prima si esibisce in uno 0/4 da 3, figlio anche di situazioni al limite. Poi sbaglia molto, moltissimo, compreso il tiro dell'ultima speranza, sul -7 a un minuto e spiccioli dal gong. Passo indietro.
Antonutti 6,5: partendo dalla panchina, non dispiace. Dimenticato in panca ad inizio ultimo quarto, suona la carica sommando i falli subiti con le gite in lunetta. La tripla di chiusura suona beffarda.
Imbrò 6,5: la mira non lo supporta ma almeno il siciliano si impegna in regia smazzando 9 assist e facendo girare la palla dopo un inizio di partita da incubo per i suoi. Con quel tendine sempre fastidioso è difficile chiedergli di più, anche perché Sabatini sguscia da ogni parte.
Chillo 6,5: è in campo nei momenti migliori di TVB, contenendo i finti lunghi di Ceccarelli e giocando in maniera puntuale in attacco. Un paio di belle stoppate anche per lui. Coraggiosa difesa sui cambi con Murry, fa quel che può.
Uglietti 5,5: gioca tre ruoli, fa quel che può ma alla fine paga dazio sia alle accelerazioni di Sabatini che alle giocate di Formenti. Poco brillante anche in appoggio alla regia.
Lombardi 5: bello il 7-0 personale a fine terzo quarto. Ma prima e dopo si vedono solo errori, alcuni marchiani. Che sia in flessione dopo un periodo di grande brillantezza fisica?
Menetti 5: solito inizio soft, poi si affida alla coperta di Linus Maalik. Però quando Ceccarelli si affida al quintetto microscopico con 4 esterni e Ogide insiste nel proporre accoppiamenti classici, puntualmente puniti dal nigeriano che si fa beffe della lentezza di Tessitori sul perimetro. E l'idea della zona si rivela deleteria.

Diouf 6: buttato nella mischia quasi per disperazione, vista l'inconsistenza di Vangelov, ripaga il suo allenatore con buoni movimenti e due punti su tap-in.
Ogide 8: fuori dall'area trova il suo regno ed una ragione tattica. Tre triple in fila nel terzo quarto, un'altra nel break di 14-0 che marchia a fuoco la gara. E tanto lavoro a rimbalzo, anche offensivo. 
Formenti 7: silenzioso ma essenziale, sale di tono col passare dei minuti cercando e trovando soluzioni efficaci. Stoico ad un certo punto: perde la lente a contatto e gioca ugualmente in attesa che lo staff medico gliene procuri un'altra.
Antelli 5: da play si fa uccellare sia da Wayns che da Imbrò, da guardia non ne azzecca una. Per sua fortuna, con un Sabatini così ispirato il suo apporto non è decisivo.
Graziani ng
Piccoli 6,5: il riscatto di Piacenza parte da due suoi preziosissimi tiri liberi a fine terzo quarto. Un break chiuso sempre da lui 4 minuti dopo. Poco appariscente ma molto utile, anche da finto lungo.
Ihedioha 6,5: inizia con 5 punti rapidi, poi si eclissa. Ma nell'ultima frazione due delle tante triple Assigeco portano la sua firma e sono pesantissime.
Murry 6: croce e delizia. Gioca a viso aperto e si prende responsabilità. Poi però eccede in sciocchezze che possono costare carissimo, vedi il tecnico per esultanza smodata o il fallo in attacco su rimessa da fondo sull'82-89.
Sabatini 8: per un rimbalzo non trova la tripla-doppia - nota per tutti: i falli subiti non concorrono al calcolo, non trattandosi di voci dipendenti dalla prestazione diretta del giocatore. Si fa comunque ampiamente rimpiangere ed alla fine la chiude lui, con una bomba. Dimostrando di essere cresciuto anche al tiro.
Vangelov 5: tanti centimetri sprecati, trova gloria solo in un occasionale mismatch con Imbrò.
Ceccarelli 7,5: per il secondo anno consecutivo sbanca il Palaverde ed anche stavolta l'impresa gli riesce grazie a smallball e tiro dall'arco. Scelte difensive quasi sempre azzeccate, tanta fiducia espressa ai suoi anche nei momenti più critici e tattica da manuale in attacco.

domenica 23 dicembre 2018

Della fiducia, della serenità e della qualità

Eccoci con il consueto appuntamento della disamina tecnica e tattica del match della De' Longhi. Argomento odierno, ovviamente, il successo casalingo ottenuto ieri sera su Ravenna. Una vittoria affatto semplice e per nulla scontata: non inganni il lettore lo scarto conclusivo o la progressione seguita al primo quarto. Piuttosto si è trattato ancora una volta di un risultato figlio tanto di un lento ma costante miglioramento (dei singoli) quanto di qualche atavico difetto (del gruppo) che incide soprattutto all'inizio di partita.

Andiamo con ordine. Quindi iniziamo da quel 0-8 ravennate. Una mazzata per chiunque, anche perché contraddistinta da una evidente difficoltà nell'imbastire una reale azione offensiva. E qui il plauso va ad Andrea Mazzon, capace di leggere al meglio la scelta primaria di TVB (pick'n'roll con Tessitori dal gomito ed eventuale riapertura sul lato). Facile ribadire la risultanza della scelta difensiva OraSì: quasi 4 minuti di digiuno assoluto ed un mare di palle perse - 7 nel solo primo quarto (a fronte di una media partita di 14), comprese due infrazioni di 24". Ecco, con simili premesse qualunque match apparirebbe simile alla scalata verticale della parete nord della Grande di Lavaredo.

Invece... invece entra in gioco il primo fattore. La fiducia. Otto vittorie in fila non si collezionano solo per caso o per mera fortuna, citando qualche tifoso fortitudino che recentemente ha attribuito a Menetti una eccessiva dote di metaforico fondoschiena per aver affrontato due domeniche fa la terza forza Forlì nell'occasione orfana di Giachetti e con un paio di pedine non al meglio. Una striscia vincente e convincente si basa sulla capacità di trasmettere a tutti gli attori sul campo un valore fondamentale. La fiducia appunto, ovvero quella capacità di non disunirsi trovando al proprio interno le energie psicofisiche necessarie a sostenere uno sforzo imprevisto. Perché per variare il gioco offensivo può essere sufficiente un timeout in cui disegnare un paio di schemi sulla lavagna; ma occorre mente sgombra e notevoli attributi per dimenticare quanto avvenuto in precedenza. Compresi tiri liberi sbagliati oppure occasioni dal perimetro fallite di un soffio.

E qui parliamo del secondo fattore. La serenità. Tranquilli, come se fosse una partitella d'allenamento senza pubblico, i biancocelesti hanno ripreso a macinare gioco. Specchio fedele di questo elementare principio è Maalik Wayns. Sì, proprio l'oggetto misterioso delle prime giornate di campionato, il play-non play che fino ad un paio di mesi fa pareva la riedizione di Lionel Chalmers. Elogiato dallo stesso Mazzon al termine della partita ricordandone i trascorsi NBA, il folletto statunitense ha chiarito per l'ennesima volta quanto sia importante mantenere salda la barra anche quando il mare pare in burrasca. Tranquillo, quasi distaccato, ha eseguito quel che sa fare: pick'n'roll col lungo per la tripla, gioco di sponda sul perimetro con gli altri esterni, staffetta con Burnett ed Uglietti in regia. E pazienza se la differenza di stazza e centimetri con l'atipico Laganà si è rivelata talvolta penalizzante. Come titolava un film di oltre dieci anni fa, "Non Pensarci". Meglio restare sereni e concentrati sul proprio ruolo senza concedersi distrazioni con i se ed i ma. Così in un amen arriva il break di 20-2 che rivolta la gara come un calzino e tanto può bastare.

Poi c'è il lato qualitativo. E qui occorre spendere due parole su Amedeo Tessitori. Non sono moltissime le squadre di A2 che possono contare su un pivot tecnico e potente come il pisano, dotato di ampio repertorio offensivo ma efficacissimo anche in copertura - noterella per i rilevatori statistici: le stoppate rifilate dall'ex Biella risultano almeno 5, stando al taccuino mio e di Ubaldo... non solo due.
Ma restiamo in argomento. Tessitori si diceva: bravo anche lui a scuotersi dopo le sberle iniziali, giocando anche fronte a canestro facendo saltare qualunque piano tattico di marcatura: gli togli l'amato pick'n'roll per l'appoggio? Amedeo si apre ai 5-6 metri per il tiro (persino dal palleggio!). Pensi che Lombardi possa essere un problema a rimbalzo offensivo e lo tagli fuori? Ecco Tex che cattura tre palloni in area e converte oppure riapre il gioco. Per la Nazionale è sicuramente ancora da sgrezzare ma in questa A2 non ci sono molti altri centri italiani che possano contrastarlo efficacemente.

Ovviamente ci sono anche le pecche. Ad esempio il 6-0 concesso a Ravenna a fine secondo quarto o le due amnesie su Montano a cavallo della terza sirena che sono costate altri sei punti tra il fallo sciocco di Uglietti e la bomba inaugurale dell'ultima frazione. Dettagli correggibili, intendiamoci. La pazienza di Menetti non è eterna, per quanto il tecnico reggiano ami ripetere di aver perso più di un capello bianco in carriera (autoironia inside). Si può e si deve migliorare. Intanto ci si può godere un Natale tranquillo e preparare con calma gli ultimi due impegni del girone d'andata, il match casalingo pre-veglione con l'UCC di Sabatini e ed il derby dell'Epifania. 

A tutti voi lettori, giungano intanto i miei auguri di buone festività. Pagelle del 30 dicembre a parte, ci rileggeremo con piacere nell'anno nuovo.

sabato 22 dicembre 2018

Chi si ferma è perduto

Pagelle prenatalizie. Ma senza esagerare con lo zucchero, ché in questo periodo si tende sempre a sovrabbondare. A domani per l'analisi tecnico-tattica e per i doverosi auguri.

Tessitori 8: mostruoso. Quasi perfetto al tiro, una macchina a rimbalzo, puntuale nelle chiusure. E dire che l'inizio di partita era stato davvero difficoltoso, stante la scelta di Mazzon di raddoppiare sistematicamente sul pick'n'roll e di togliere spazio sulle linee di passaggio verso l'area. Invece il pisano ha dimostrato ancora una volta di poter essere ago della bilancia (in positivo) di questa TVB. Anche gestendo i falli: 3 e tutti nel terzo quarto.
Burnett 6,5: carburazione lenta ed a tratti difficoltosa per Dominez, un po' limitato dai problemi fisici. Ma ugualmente prezioso in percussione. Meno efficace nel playmaking diffuso (3 perse, troppe).
Sarto ng: 81 secondi di puro garbage time.
Alviti 6,5: non era facile giocare con la morte nel cuore a causa di un lutto in famiglia. A volte ci si dimentica che i professionisti sono uomini e non macchine insensibili. Nella partita del ciociaro c'è di tutto, in positivo ed in negativo. Abbastanza per strappare un'ampia sufficienza.
Wayns 8: ormai il secondo quarto è il suo terreno esclusivo di caccia. Ha demolito la scatola difensiva ravennate a suon di bombe contribuendo fattivamente ad invertire il corso del match. Non pago, nel finale ha ripreso a colpire distruggendo le ultime speranze ospiti.
Antonutti 6: voto strappato a rimbalzo difensivo (6 appunto) e con qualche giocata di puro carattere. Ma nulla più.
Imbrò 6,5: con un solo allenamento nelle gambe ed il tendine ancora in disordine ha fatto il possibile. Che all'inizio è stato poco o nulla, anzi quasi soltanto disastri. Poi, a muscoli caldi, è diventato uno spettacolo pirotecnico tra triple ed incursioni.
Chillo 6: prestazione irta di difficoltà anche per il bolognese, decisamente non a suo agio col metro arbitrale e con il dinamismo di Hairston. 
Uglietti 6: lasciando stare la stupidaggine a fine terzo quarto su Montano, una buona prestazione. In futuro però sarà preferibile evitare falli così sciocchi.
Lombardi 7: battezzato da fuori, Eric ha dimostrato ancora una volta di non essere soltanto un complemento di atletismo per i muscoli ed il post basso di Tessitori. Tenendo presente che a rimbalzo difensivo il suo apporto non manca mai (5).
Menetti 6,5: inizio difficoltoso, troppe palle perse - 7, di cui tre su infrazione di 24". Positiva la reazione anche tattica, cambiando qualcosa ed eludendo le trappole difensive di Mazzon.

Hairston 7: non è dispiaciuto, sia per il dinamismo che per la capacità di giocare in avvicinamento. Purtroppo per lui, i colleghi di reparto non l'hanno assistito. Ed al suo quinto fallo la luce si è definitivamente spenta.
Smith 4: un pianto, pallido ricordo del realizzatore folle di Roseto. Pochissime iniziative (oltretutto sbagliate) e tanta confusione. Ovviamente, zero difesa.
Montano 6,5: si è svegliato solo nel finale, abbastanza per riportare la sua squadra sul -7 con nove minuti sul cronometro. Ma da lì in poi non ha potuto fare altro se non osservare Ravenna scivolare sempre più in basso.
Jurkatamm 3: ok la gioventù... ma è stato oggettivamente deleterio.
Cardillo 5,5: positivo nel primo tempo, corpo estraneo nella difesa, salvo il breve passaggio da 4 tattico in un quintetto minuscolo.
Masciadri 4: nessuna bomba a bersaglio per il tradizionale giustiziere della De' Longhi. Ed è stata una vera notizia. In uscita dalla panchina si è notato pochissimo.
Gandini 4,5: bello il primo canestro in appoggio. Poi il vuoto pneumatico. E senza la sua fisicità Hairston si è ritrovato troppo solo.
Laganà 7,5: ha cantato e portato la croce per 30 minuti. Che altro chiedergli? Anche perché gli unici segnali di vita dell'OraSì sono giunti soltanto quando il timone giallorosso era affidato a lui.
Mazzon 5,5: ottima l'idea iniziale di togliere ossigeno alla manovra trevigiana bloccando le ricezioni per Tessitori e togliendo spazio vitale sui lati ai piccoli. Ma quando la lucidità di un paio di pedine chiave è venuta meno, la partita è svoltata. Ha pagato la serataccia di diversi suoi giocatori ed alla fine ha rimediato un passivo pesante.

lunedì 17 dicembre 2018

The constant gardener... ovvero come uscire dal Roseto senza pungersi

Eccoci con il consueto appuntamento del lunedì, la disamina tattica del match. Stavolta tocca alla vittoria in esterna di TVB in Abruzzo. Un successo prezioso perché maturato in un momento di difficoltà. Checché ne possano pensare i detrattori o i critici a prescindere, non è semplice affrontare la trasferta più lunga e dunque più stancante della stagione regolare (Cagliari a parte, ma quello è un altro discorso) per fronteggiare una squadra teoricamente più debole ma galvanizzata da alcuni recenti successi e forte di una gioventù che si traduce in atletismo e sfrontatezza. Aggiungiamo al conto le difficoltà d'allenamento - Imbrò bloccato dalla tendinite, Tomassini che tarda a rientrare, Barbante out per la spalla, Epifani ancora non disponibile, Burnett che salta la prima seduta della settimana - ed il quadro è tutt'altro che confortante. Non dimentichiamo infatti che la partita domenicale è figlia del lavoro svolto nei cinque giorni precedenti, quindi potersi allenare a ranghi completi è ben diverso da dover fare di necessità virtù.

Eppure, a dispetto di tutte queste insidie e di molte altre palesatesi in partita, la De' Longhi è tornata da Roseto senza graffiarsi nel ginepraio di coach D'Arcangeli. Merito sostanzialmente di due fattori. Il primo è psicologico. Dopo la spallata iniziale degli Sharks, coincisa con una pericolosa abulia offensiva, il rischio concreto di un crollo mentale era palese. Invece è bastato poco, una percussione di Uglietti o la bomba a freddo di Sarto, per ridare fiato e rilanciare tutta la truppa biancoceleste. Che poi si è affidata a Wayns, particolarmente efficace nel secondo quarto, per scavare il solco da difendere.

Il secondo fattore è squisitamente tecnico. Contro un'avversaria veloce ed atletica ma impostata per un gioco controllato difensivamente, la chiave tattica è stata la pazienza. Prima appoggiando palla in post a Tessitori, anche rischiando di perdere qualche possesso ma venendo ripagati dalle giocate di potenza e di fioretto del pisano. Poi lasciando carta bianca a Burnett le cui potenti incursioni non erano arrestabili da nessun abruzzese. Vincere una gara in cui il tiro da 3 non funziona (5/19) ed in cui le ali forti patiscono il dinamismo di Akele poteva sembrare complicato. Invece, a parte i primi minuti di partita ed uno sbandamento a cavallo della terza sirena, TVB è riuscita a centrare l'obiettivo. Il settebello in mano a Menetti ripaga del lavoro svolto e consente di puntare a chiudere dicembre con un filotto di successi, speculando sugli ultimi due turni interni con Ravenna e UCC Piacenza. Abbastanza per inseguire la capolista Fortitudo, a due punti di distanza, e per porre una seria ipoteca sulla partecipazione alle Finali di Coppa. Quindi, ora più che mai, chi si ferma è perduto. Il mantra d'ora in avanti è "perseverare".

domenica 16 dicembre 2018

E penso a Tex...

Consueto appuntamento con le pagelle post partita. Domattina l'analisi della gara vinta da TVB a Roseto.

Person 5,5: individualista è il termine esatto per definire una guardia che si prende il 40% dei tiri dall'arco di squadra (sbagliandone 7 su 10, va detto) e perde 6 sanguinosi palloni. Unico pregio, la capacità di attaccare a testa bassa per calamitare falli altrui. La dirigenza Sharks in passato aveva pescato guardie dal talento sopraffino spendendo pochi soldi. Questo Person non rientra nella categoria.
Rodriguez 4,5: dovrebbe essere un play, gioca principalmente da guardia. Poche idee e parecchio confuse. E cinque falli, uno meno utile dell'altro.
Ianelli 6: è in campo durante il break a cavallo dell'ultima pausa. Difensivamente non dispiace, in attacco è invisibile.
Nikolic 5: né carne né pesce. Doti tecniche interessanti, è pur sempre un play di 2 metri. Ma gli mancano freddezza nelle scelte, raziocinio nell'amministrazione e posizione difensiva. Acerbo, l'esperienza americana non pare avergli giovato.
Eboua 5: buttato in campo quasi per disperazione, non ne combina una giusta. La sua scusante è la scarsa esperienza ma sarebbe il caso di sfruttare le occasioni in campo per crescere.
Sherrod 5: inizia positivamente, bei numeri contro Chillo, poi si fa surclassare da Tessitori. Tanti minuti in panchina, al rientro in campo non fa nulla. E Treviso scappa.
Akele 6,5: impreciso sia in azione che in lunetta, ma il dinamismo a volte paga. Da 4 tattico surclassa nei movimenti sia Lombardi che Antonutti. Ancora grezzo in difesa ma il futuro gli appartiene.
Panopio 7: coraggioso a buttarsi su ogni pallone ed a cercare l'entrata in penetrazione. Arcigno anche in marcatura. Senza paura, indubbiamente il migliore per la sua squadra.
Pierich 3: lento e pachidermico, la mano non sembra più quella dei giorni migliori. A tratti sembra un giocatore da Promozione. Con la differenza che quest'ultima categoria comprende soltanto amatori e dopolavoristi.
D'Arcangeli 6: senza Bushati deve reinventare un quintetto già povero di alternative. La mossa teoricamente vincente è il ricorso alla gioventù di Panopio e Ianelli ed al quintetto senza centro. Il colpo da ko resta però in canna: non è colpa sua se il teorico centro di riserva è Pierich e se Person spara a salve.

Tessitori 7,5: si regala persino una tripla frontale in quella che è una delle sue prestazioni migliori. Gli serve un quarto per prendere le misure a Sherrod, poi diventa devastante. Non è casuale che la De' Longhi accusi difficoltà quando il pisano deve rifiatare in panchina.
Burnett 7,5: a lungo silente e giocatore di sponda. Nel finale si accende colpendo al cuore Roseto con penetrazioni al ferro, sempre dal lato sinistro, evidenziando le lacune della retroguardia abruzzese.
Sarto 6: senza Imbrò, ha spazio e responsabilità. Si presenta al match con una provvidenziale tripla. Poi poco o nulla.
Alviti 6: sufficienza raggiunta col lavoro di squadra ed i rimbalzi (7, tutti in difesa). Sugli spalti ha un nugolo di tifosi personali ma davanti ad amici e parenti offre una prestazione balistica da dimenticare, con un 1/6 da 3 che grida vendetta.
Wayns 6,5: la sua partita è tutta nel secondo quarto in cui infila 9 dei suoi 11 punti totali. Per l'ennesima volta: è una guardia in un corpo da play, quindi occorre tanta pazienza. Intanto però ha capito come rendersi utile.
Antonutti 5: non tiene Akele che sguscia da ogni parte. E davanti punge pochino. Nota statistica, i rilevatori gli attribuiscono erroneamente due liberi tirati e sbagliati da Burnett, abbassandogli la percentuale in lunetta al 50. Karma riequilibrato dopo lo 0/2 di un anno fa ad Imola attribuito a Fantinelli?
Chillo 4: partita da incubo, Sherrod sembra Charles Barkley contro di lui. -7 di plus/minus, unico negativo di tutta TVB. Non una casualità.
Uglietti 6,5: nota stonata quelle 3 palle perse ma al solito il suo ingresso in campo rivitalizza tutta la De' Longhi. Sgrava Wayns dai compiti di regia, difende duro su ogni esterno avversario e si conferma velenoso in entrata. Preziosissimo.
Lombardi 5: dopo tante belle partite, una prestazione decisamente sottotono. Succede.
Menetti 6,5: la sua squadra fatica a giocare a ritmo basso e non riesce ad ottenere quei recuperi vitali per scatenare il contropiede. Senza Imbrò e con basse percentuali da 3 (26%) trova l'antidoto nelle accelerazioni degli esterni e nel post basso di Tessitori.

lunedì 10 dicembre 2018

Progresso e progressione

Nono referto rosa in campionato, sesto consecutivo. Come si spiega la metamorfosi della De' Longhi da squadra-cantiere balbettante ed incerta a schiacciasassi capace di limitare i migliori attacchi dell'A2/Est ovvero Imola e Forlì?

Partiamo da un presupposto. Come insegnava nelle stagioni passate Stefano Pillastrini, la difesa è presupposto irrinunciabile per la costruzione di una identità di squadra. Ed il miglioramento di TVB parte da lì, da una decisa crescita che passa attraverso la consapevolezza del ruolo di ciascun biancoceleste. La presenza in quintetto base di Davide Alviti e di Eric Lombardi equivale ad atletismo, rapidità, braccia lunghe da impiegare per sporcare linee di passaggio. La dimostrazione: contro l'Unieuro, saldo positivo tra recuperi e perse (12-9), con quattro intercetti del ciociaro e due del piemontese. E 20 palloni gettati alle ortiche dai romagnoli. Con conseguente contropiede, primario soprattutto, che esalta le capacità in campo aperto dei tanti elementi a disposizione di coach Menetti e che riduce i rischi di doversi affidare soprattutto al gioco controllato.

Ecco, la dimensione a metà campo. Tallone d'Achille (non di Chillo, con buona pace del mio socio di telecronache Ubaldo) di TVB sin dal precampionato, l'attacco a difesa schierata ogni tanto riserva ancora qualche incertezza. Lo si è visto anche ieri, all'inizio, contro Forlì. Coach Menetti ha puntato il dito contro i primi minuti, con diverse problematiche legate ad una manovra poco fluida, qualche personalismo, situazioni delicate risolte il più delle volte da un Tessitori in netta crescita. Ormai è evidente che questo gruppo necessita di un minimo di tranquillità unita a fiducia: con simili presupposti è possibile anche far assumere a Maalik Wayns le fattezze di playmaker.

Torniamo ancora una volta sull'americano ex Sixers. Autentica cartina tornasole dei progressi di tutta Treviso Basket, Wayns sta dimostrando che l'operazione psicologica funziona. Prendiamo la partita di ieri: inizi di gara in difficoltà, sbagliando qualche tiro (comunque tutte soluzioni ben costruite) e non riuscendo sempre a leggere le situazioni, patendo la velocità di Bonacini sul fronte opposto. Poi, al momento opportuno, ecco la svolta: due penetrazioni al ferro colte riconoscendo quella frazione di incertezza di Forlì; dopo la pausa, fuoco alle polveri e pioggia di bombe all'interno del break decisivo. In termini statistici, da -1 di valutazione e -3 di plus/minus a +10 e +8 rispettivamente. Casualità?

Parliamo anche di Lombardi. La promozione in quintetto base non è solo figlia del buon stato di forma dell'ala che ha finalmente dimenticato l'incidente estivo con lo scooter. Eric in fondo si è preso quel naturale ruolo di 4 atletico pensato lo scorso giugno per un americano, piano tecnico poi saltato a causa del pasticcio Fantinelli - un problema non solo di comunicazione, visto che il gran rifiuto è costato il cambio di strategia con una coppia straniera di guardie, Tomassini da aspettare ed Antonutti da tenere obtorto collo. Lombardi consente alla De' Longhi di avere maggiore copertura in difesa, esalta le capacità di tiratore di Alviti, può aprirsi a sua volta per il pick'n'roll (o pop) e, aspetto importantissimo, può aiutare Tessitori alternandosi con lui in marcatura sul lungo più pericoloso.

Poi c'è tutto il resto. Cioè i miglioramenti di Imbrò, sempre più responsabilizzato, o l'affidabilità di Uglietti. Tutti puntelli alle solite certezze, vale a dire Burnett e Chillo, più Antonutti che in uscita dalla panca acquista un senso compiuto senza far perdere alla squadra preziosa energia difensiva. Da questi presupposti si può costruire una grande stagione, dimenticando le azzoppate rimediate ad ottobre tra Fortitudo e Cento. Gli esami comunque non finiscono mai e domenica a Roseto, nella trasferta più lunga e faticosa della regular season, si potrà avere ulteriore riprova. Gli Sharks hanno dimostrato di essere battaglieri passando in rimonta ed overtime a Piacenza, sponda Assigeco. Quindi, occhi aperti in Abruzzo.

domenica 9 dicembre 2018

Un collettivo che fa sognare

Appuntamento a domani con l'analisi tecnico-tattica. Intanto, godetevi le pagelle di Treviso-Forlì.

Tessitori 7,5: ovvero, come non lasciarsi condizionare da due falli iniziali (uno dubbio, l'altro frutto di distrazione) per giocare il resto della partita con un'intensità pazzesca. Ben oltre le cifre, che raccontano di 13 punti, 7 rimbalzi e 3 stoppate, Tex marchia a fuoco la gara con la dote migliore, quella che forse finora gli ha precluso palcoscenici di maggior spessore. Ovvero la concentrazione.
Burnett 7: la sua fiammata realizzativa è tutta a fine secondo quarto. Libero, tripla, due percussioni di cui la seconda con recupero a metà campo e schiacciata. Prima e dopo, tanto movimento al servizio del gruppo, con due recuperi e 4 assist. Un po' d'apprensione per la ricaduta in area dopo una stoppata fallosa subita, ma non dovrebbero esserci conseguenze.
Sarto ng: tanto garbage time, ingiudicabile.
Alviti 6,5: si fa apprezzare per la determinazione con cui cerca (e trova) gli anticipi sugli avversari. Non si capisce granché col metro arbitrale, riducendo a suon di falli minutaggio ed incisività offensiva.
Wayns 7,5: la miglior dimostrazione del significato del sostantivo "fiducia". Dopo 5 errori al tiro Maalik continua a giocare con la necessaria attenzione e viene premiato: prima vede la difesa forlivese aprirsi al suo tentativo di penetrazione, poi trova spazio sul perimetro per colpire. Seconda prestazione convincente in fila.
Antonutti 7: inizio in sordina, forse il peggiore del lotto nel primo quarto vittima anche del nervosismo in seguito alle botte prese da Oxilia. Ripresa ben più solida, con qualche punto esclamativo qua e là. Partire dalla panca fa bene a lui ed alla squadra.
Imbrò 7,5: rispetto ad un anno fa è un altro giocatore. Duro e determinato in difesa, ordinato nella gestione dei possessi, letale in fase offensiva. La chicca è la tripla (di tabella) a fine terzo quarto: martedì alla ripresa degli allenamenti a S. Antonino si attende un ben vassoio di cannoli siciliani.
Chillo 6,5: Lawson non è un cliente facilissimo da trattare ma col passare dei minuti il bolognese capisce come reagire. E quando si sposta su Donzelli e De Laurentiis risulta efficace anche sul fronte offensivo.
Uglietti 7: sorpresi? Guardate l'efficacia globale del silente esterno torinese. Con lui in campo, TVB a +24. Le statistiche non mentono. Ed i compagni ringraziano per gli assist (5).
Lombardi 7: un po' molle all'inizio, poi si esalta. Recupera e stoppa su Donzelli, poi toglie la sedia sotto il sedere di Lawson e quando trova spazio in campo aperto accende i booster e decolla. Eric è pedina imprescindibile di questa De' Longhi. Ah, dimenticavamo: 6 rimbalzi, tanto per gradire.
Menetti 7: chiedeva applicazione difensiva e non è rimasto deluso. Col trascorrere delle settimane i meccanismi risultano sempre più oliati, pur esprimendo giochi più semplici, specie in attacco. La squadra sta rispondendo e lui non può che esserne contento. Aspetta solo buone notizie dai medici, riavere Tomassini entro Natale non sarebbe male.

Tremolada ng: vedi Sarto.
Marini 4,5: 22% al tiro (compresa tabellata), 5 falli spesi, pochissimi barlumi di concentrazione. Un disastro.
Donzelli 4,5: praticamente invisibile. Sovrastato da Lombardi sul piano atletico, si fa surclassare anche dal più lento e tecnico Antonutti. Persino Chillo trova movimenti vincenti contro di lui.
Bonacini 6: forse l'unico a salvarsi nel marasma forlivese. Gioca con personalità, coinvolgendo i compagni e surrogando al meglio l'assenza di Giachetti. Certo, avrebbe bisogno di supporto, specie in termini di mentalità... invece predica nel deserto.
Piazza ng: un paio di buoni minuti nel primo tempo, lo si rivede a partita finita. Ininfluente.
Oxilia 3: gli arbitri gli concedono parecchie porcherie e lui mena fendenti proibiti, senza tuttavia fermare il contropiede avversario. Davvero pessimo. I suoi 2 punti? Bottino raccolto negli ultimissimi scampoli di gara.
Lawson 5,5: gioca quasi da solo. Finché la mette è anche utile ma alla lunga i suoi isolamenti sono deleteri. Cantare e portare la croce non è semplice per nessuno, nemmeno per un veterano del suo calibro.
De Laurentiis 5: quasi impalpabile, girovaga spesso lontano dall'area in attacco senza pungere né appoggiare la palla. Ma non era un centro?
Johnson 3: ha l'alibi dell'infortunio in corso d'opera ma anche prima di farsi male la prova dell'americano è deficitaria: 9% al tiro in azione(!), tre stoppate subite, non certo una prova da americano.
Valli 5: le prova tutte per raddrizzare una gara sempre più da incubo. Chiama ogni timeout possibile, lascia il suo vice ad allenare osservando da seduto (mossa alla Messina, suo vecchio maestro), prova a farsi dare tecnico dai fischietti. Niente, i suoi giocatori non capiscono. E affondano in un gelido -32.

giovedì 6 dicembre 2018

That's Wayns, pilgrims!

CAPITOLO 8: IN MAALIK WE TRUST

Eccoci con l'analisi tecnica e tattica di TVB-Andrea Costa. Una partita sostanzialmente semplice, almeno per la squadra di casa. Primo, perché finalmente la difesa biancoceleste ha fornito una sufficiente continuità di rendimento nella chiusura degli spazi - con la notevole eccezione dei 10 minuti a cavallo tra secondo e terzo quarto in cui Fultz ha ringraziato e beneficiato. Secondo, perché a fronte delle difficoltà dei centri si è notato un netto progresso di Eric Lombardi, puntuale e preciso come di rado gli era capitato finora. Terzo, perché Maalik Wayns ha dimostrato di non essere un corpo avulso ma un giocatore capace di segnare e coinvolgere, sfruttando al meglio la circolazione di palla di cui è stato autorevole protagonista.

Ecco, parliamo proprio di Wayns. Un elemento finora criticato (a ragion veduta) per le difficoltà incontrate nell'adattarsi al gioco della Serie A2 in generale ed alle necessità della De' Longhi in particolare. Troppo guardia e poco play, si diceva: questo in effetti spiega le scelte estive di circondare l'ex Joventud di trattatori di palla, da Burnett a Uglietti passando per la conferma di Imbrò. Il tutto in attesa del rientro di Tomassini, ça va sans dire, che ridisegnerà compiti e gerarchie anche se con tempistiche tutte da valutare. Wayns finora aveva impressionato positivamente solo in precampionato e segnatamente a Caorle contro il Bamberg. Ieri sera si è rivisto lo stesso Maalik del PalaMare: piccola carburazione da diesel nell'abbrivio, poi una progressione potente e contraddistinta da un rendimento costante. Ok, l'avversario diretto non era il top assoluto di categoria - Fultz è un onesto interprete del ruolo che si basa sull'esperienza, Bowers ha giocato forse la peggior partita della stagione e il giovane Montanari ha fatto il possibile - tuttavia la prestazione di Wayns è incoraggiante.

Il plus/minus, indice statistico spesso snobbato o sottovalutato, in realtà contribuisce a fotografare con buona precisione il rendimento del singolo all'interno di un gruppo. Ebbene, ieri sera Wayns e Lombardi hanno fatturato il medesimo risultato: +25. Tradotto: con loro due in campo, TVB ha ottenuto il maggior vantaggio possibile nel match. Casualità? No. Perché entrambi hanno marchiato a fuoco la gara. Per referenze, chiedere a BJ Raymond che, alla faccia del premio di MVP del mese di novembre ad Est, ha collezionato un -26 eclatante ed eloquente, dovendo fronteggiare un avversario (il piemontese) perfettamente concentrato in ambo le metà del campo.

Per stavolta ça suffit. Se ne riparlerà domenica quando arriverà Forlì. Ovvero l'asse Giachetti-Lawson. Una gara che vale un pezzetto di Final Eight e che potrà fungere da banco di prova per i progressi della Menetti-band.

mercoledì 5 dicembre 2018

Ottovolante Wayns

Per stavolta, spazio alle sole pagelle della partita. A domani per l'analisi tattica di Treviso-Imola.

Tessitori 6,5: la cura-Nazionale non gli fa benissimo. Tante energie spese ma resa non esente da pecche. Una chicca le due stoppate, di cui una ad effetto "murata" volley-style.
Burnett 7,5: aggressivo ed essenziale. Sbaglia poco o nulla, almeno quando conta. Si prende qualche meritata licenza nel finale. Prezioso sia in difesa che nell'appoggio alla regia (5 assist).
Sarto ng: poche apparizioni ininfluenti a partita ormai decisa.
Alviti 6,5: dichiara di non percepire la tensione da ex. E l'inizio di gara pare dargli ragione, visti gli 8 punti in rapida successione. Poi qualche fallo sciocco lo raffredda visibilmente ed il prosieguo è meno esaltante.
Wayns 8: la prima, vera prestazione da americano. Silente nel primo quarto, si scatena poco dopo ingaggiando un duello di punti ed assist con Fultz. Stravinto, alla fine, dall'ex Sixers che domina la scena fino alla meritata ovazione.
Antonutti 6: i tiri dal gomito sono puntuali come un cucù svizzero. Però in difesa patisce la stazza di Raymond. Dalla panchina è comunque efficace.
Imbrò 6: sufficienza strappata d'un soffio. Tira un po' il fiato dopo due mesi spesi a 100 all'ora.
Chillo 6: sale di tono col passare dei minuti, dopo aver sofferto Rossi per almeno 20 minuti. Qualche persa di troppo.
Uglietti 6,5: la sua utilità si manifesta nell'attitudine difensiva costante, anche sul +15. Stavolta non deve spendersi eccessivamente in regia.
Lombardi 7,5: fosse sempre così... veloce, rapido, concentrato. E preciso: soltanto un errore, dall'arco, in una serata in cui tira magnificamente e difende pure con attenzione, sia su Raymond che sui cambi sistematici.
Menetti 7: la grinta con cui richiama all'ordine i suoi dopo un paio di sbandate chiarisce il suo ruolo. Bravo e concentrato. Se poi Wayns è questo...

Montanari 6,5: ottimo cambio per Fultz. Bravo a farsi trovare sugli scarichi, regia abbastanza ordinata, pochissime sbavature. Un giovane da seguire.
Crow 5,5: croce e delizia. Giocate da campetto, tiri impossibili realizzati e tentativi semplicissimi falliti. Più qualche sciocchezza qua e là.
Fultz 7: finché ha benzina, ingaggia un duello meraviglioso con Wayns. Poi deve alzare bandiera bianca. A 36 anni dimostra comunque di poter dire ancora la sua.
Bowers 4,5: prima vera iniziativa a partita sostanzialmente finita. Un peso, non un valore aggiunto, a dispetto dei 5 assist.
Rossi 7: totem di sostanza, irride Chillo in più occasioni. Poi però spende qualche fallo di troppo e deve alzare bandiera bianca non potendo arginare l'energia di Lombardi e le incursioni dei piccoli di TVB.
Simioni 5,5: si vede e si sente poco in campo. Piuttosto si fa notare nel finale quando, sostituito, manda a quel paese l'allenatore che lo richiama per un evidente errore in marcatura.
Raymond 5,5: primo quarto da califfo, qualche bel movimento di piedi ma nulla più. La squadra reagisce quando lui e Bowers sono in panchina: brutto segnale.
Magrini 6,5: non dispiace il dinamismo con cui si alterna nei tre ruoli esterni. Cerca di fornire un apporto ed in fondo è uno degli ultimi ad arrendersi.
Di Paolantonio 6: la sua idea migliore è la zone-press nel secondo quarto, riproposta poi ad inizio ultima frazione. Le rotazioni corte, la serataccia degli americani e la pessima prova difensiva di Crow invalidano il suo piano tattico.

domenica 25 novembre 2018

Tutto molto Lollo

CAPITOLO 7: IL PEPERONCINO VIENE DAL PIEMONTE

Era un piccolo esame di maturità, quello del PalaSavelli. E la De' Longhi l'ha passato con fatica e ricorrendo all'aiuto fondamentale di qualche elemento cardine. Non si può parlare di successo pieno, né di prova pienamente superata. Anche perché sul parquet si è vista ancora una volta una squadra priva di un vero play, con molte soluzioni adattate e vittima per larghi tratti delle sfuriate di un ex amato, forse rimpianto, sicuramente velenoso.

Non era certo la prima volta da avversario di TVB per La'Marshall Corbett. Anzi, scorrendo gli almanacchi si scopre che oggi per la sesta volta in carriera la guardia americana ha ritrovato la società che lo portò in Italia. Ma questa Treviso non è più quella di Corbett: è cambiato tutto, in campo ed in panchina. Eppure La'Marshall si diverte ancora a gonfiare la retina del canestro di quella compagine che lo lanciò, lo esaltò e poi lo cacciò per il più stupido degli errori. Ed è difficile non pensare a cosa sarebbe potuta essere quella TVB con Corbett (e senza Abbott) sino in fondo, anche nei playoff.

Chiusa la parentesi del passato, il presente ci racconta di una De' Longhi ancora tanto confusionaria e pasticciona, che si esalta nella lotta corpo a corpo e nella transizione ma che entra in crisi non appena il suo primo, elementare gioco offensivo (pick'n'roll centrale per il lungo rollante o con riapertura sugli angoli) viene ostacolato con una marcatura fisica ed un paio di raddoppi. I ringraziamenti a Tessitori per aver tenuto in piedi la baracca per tre quarti di partita sono obbligatori ma occorre ricordare che per cucinare a puntino il brodetto marchigiano è stato necessario ancora una volta puntare tutto sul lato più speziato della cucina di Menetti.

L'ingrediente fondamentale della ricetta è il peperoncino. E senza Lorenzo Uglietti probabilmente a quest'ora staremmo parlando di una bruciante sconfitta contornata dalla prestazione mostruosa del già citato Corbett. Invece lode sia allo sgraziato ma efficacissimo esterno tuttofare, prezioso ed utilizzabile come il prezzemolo ma capace di donare un tocco di imprevedibilità, di sapidità e di gusto al piatto. Qualche flash: la difesa sull'indiavolato Corbett; il recupero a metà campo con schiacciata in contropiede; la regia improntata a qualche gioco di rottura; la lotta a rimbalzo. Questo e molto altro è Uglietti, il vero refugium peccatorum del ricettario di Menetti per cucinare gli avversari.

Il resto è un corollario di notorietà. Anche sul fronte di Montegranaro, bella ed incompiuta, con scelte tecniche e tattiche talvolta incomprensibili. Occorre ricordare tuttavia che gli obiettivi delle due squadre sono differenti: in fondo Treviso ambisce a salire in Serie A e la Poderosa a disputare un'annata da guastafeste altrui. Dopo aver accarezzato l'impresa con la Fortitudo, la XL Extralight ha ripetuto con la De' Longhi. Se in casa Bigioni ci si lascerà contagiare dalla voglia di salire di livello, sarà imprescindibile in futuro compiere alcune scelte conseguenti. Intanto, pur con la terza sconfitta di campionato (tutte in casa: strano record), Montegranaro si gode un posizionamento in piena zona playoff. TVB invece si appresta a programmare in maniera differente il proprio lavoro di inizio dicembre: la convocazione in Nazionale di Tessitori obbligherà a due partite casalinghe ravvicinate, prima con Imola e poi con Forlì, che verosimilmente decideranno parte delle sorti dei biancocelesti nel rush verso il giro di boa.

PAGELLE MONTEGRANARO-TV

Treier 5,5: entusiasmo da vendere, tanta esuberanza ma poca concentrazione. Il fallo sulla schiacciata di Lombardi evidenzia scarsa presenza mentale. Peccato perché le doti tecniche dell'estone allevato a Moncalieri sarebbero di prim'ordine.
Testa sv: tre impalpabili minuti.
Mastellari 6,5: giocatore spesso sottovalutato, si fa apprezzare in mille modi. Ciliegina sulla torta, la rubata su rimessa con assist per la tripla a fil di sirena di Corbett.
Simmons 5,5: dai tempi di Scafati non è migliorato granché. L'atletismo c'è, l'attitudine a giocare spalle a canestro non è sparita ma in difesa patisce Tessitori e davanti compie alcune scelte discutibili.
Palermo 6: ordinato, preciso, puntuale. Non un fenomeno ma con una guardia che necessita di poter trattare il pallone a piacimento riesce a convivere benissimo.
Petrovic 5,5: benino in attacco, malissimo in difesa dove perde il proprio uomo di riferimento spesso e volentieri.
Negri 6,5: a Treviso pativa il quintetto base, rendendo al massimo quando poteva uscire dalla panchina; l'esatto contrario alla Poderosa, dove regala il meglio quando viene responsabilizzato. Probabilmente avrebbe voluto regalare un dispiacere alla sua vecchia squadra.
Corbett 8,5: sbaglia poco o nulla, in alcuni momenti appare da ogni parte, catturando rimbalzi in maniera plastica per proporsi tre secondi dopo dalla parte opposta a scardinare la difesa. Poco più di un anno fa aveva espugnato il Palaverde a suon di bombe, stavolta il suo 5/6 dall'arco è prova notevole ma inutile.
Amoroso 5: l'età avanza inesorabile e contro la gioventù di Lombardi nulla può. Qualcosa di meglio lo offre contro Antonutti. Troppo poco.
Traini 4,5: rari momenti di esaltazione seguiti da disastri ferroviari. Più volte si incunea in area a testa bassa provocando sfondamenti. Non pago, scompagina la manovra della sua squadra e perde la testa nei momenti decisivi.
Pancotto 5: per 35 minuti Corbett gli ha regalato un sogno. Poi è giunto il risveglio amaro, accompagnato da decisioni davvero incredibili, a cominciare dalla scelta di Traini in cabina di regia.

Tessitori 7: la chiamata in Nazionale pare averlo galvanizzato nuovamente. Per larghi tratti domina la scena nel pitturato, poi accusa un debito d'ossigeno commettendo due falli sciocchi.
Burnett 6,5: bottino personale modesto ma tanto dinamismo. E 8 assist che non sono affatto da disprezzare.
Sarto 6: bella bomba dall'angolo nel primo tempo.
Alviti 6: presente alla bisogna, anche se pure stavolta non sono mancati i falli sciocchi. Potrebbe e dovrebbe dare di più.
Wayns 5: male. E purtroppo non è una novità. Il -5 di plaus/minus, dato peggiore di tutta TVB, è fotografia impietosa.
Antonutti 6,5: imbarazzante per tre quarti, in crescendo e prezioso nel finale. Per stavolta, bene così.
Imbrò 5,5: una gran fatica sui due lati del campo. Un passetto indietro rispetto alle precedenti prestazioni.
Chillo 6,5: da dimenticare le velleità perimetrali. Per il resto, bella lotta sotto i tabelloni e tanto lavoro sporco.
Uglietti 8,5: quando viene spostato su Corbett, l'americano smette di devastare il canestro di Treviso. In regia si disimpegna benissimo, in marcatura sa essere efficace e se dovesse continuare a mostrare quel tiro pungente dall'arco potrebbe diventare un giocatore totale. In attesa di Tomassini, la squadra ha trovato il suo equilibratore.
Lombardi 6,5: mezzo voto in meno per la leggerezza sulla rimessa che a fine terzo quarto costa la tripla del sorpasso di Corbett. Per il resto, bella prestazione di sostanza.
Menetti 6,5: i suoi faticano a contenere le sfuriate di un giocatore indemoniato e serve sempre un cambio di passo in difesa per svoltare le partite. Uglietti è la sua coperta di Linus, ormai l'ha capito. Da capire invece cosa fare con Wayns che proprio non pare riuscire ad ingranare.

Quintetto ideale: Uglietti, Corbett, Burnett, Lombardi, Tessitori.

domenica 18 novembre 2018

Un'Au(ro)ra luminosa per Treviso

CAPITOLO 6: PNR COME NON CI FOSSE UN DOMANI

Per battere la resistibile Jesi, lontana parente della bella Aurora che tanto bene fece la passata stagione, è sufficiente una ordinaria ed ordinata De' Longhi. Concetto lapalissiano: minima spesa e massima resa. Non suda eccessivamente Max Menetti che però da buon perfezionista richiama i suoi all'attenzione ogni volta in cui qualche sbavatura emerge nell'esecuzione dei giochi. Però una stagione si costruisce anche con le vittorie semplici, lineari, utili ma non esaltanti in senso assoluto. Sicuramente puntando sull'identità di gruppo. E dunque la miglior notizia per il tecnico reggiano è aver visto un costante aumento di consapevolezza dei suoi uomini, in piena forma o acciaccati, che giocano col coltello tra i denti dall'inizio alla fine, non lasciando scampo ad una Termoforgia imprecisa e disattenta.

Diciamolo: vedere Matteo Imbrò e Davide Alviti recapitare palloni in serie a Matteo Chillo, il quale converte puntualmente gli assist in due punti, fa sorridere qualunque amante del pick'n'roll come soluzione primaria se non principale dei giochi offensivi. Ma allo stesso tempo osservare la volontà di tutti i biancocelesti - e non solo di Lollo Uglietti, ormai titolare del dicastero della Difesa anche se costretto a partire di rincorsa - di sbucciarsi le ginocchia in retroguardia, fa spellare le mani a suon di applausi. Questa è la TVB operaia che si invocava in estate e che in ottobre si era vista soltanto a sprazzi.

Tre vittorie in fila, da Verona a Jesi passando per il sacco di Mantova, certificano la crescita di Treviso. Tre successi colti contro avversarie di levatura modesta o in evidente confusione, ma pur sempre risultati preziosi. Con una Fortitudo ormai involata in netto anticipo verso la vittoria della regular season, la De' Longhi può tranquillamente dedicarsi ad affinare i meccanismi in vista dei playoff. Sempre che la prevedibile (e prevista) flessione di gennaio-febbraio dei felsinei non cambi le carte in tavola. Intanto si può pensare a Montegranaro, battuta a domicilio proprio da Bologna e desiderosa di rapida rivalsa. La gara di domenica al PalaSavelli sarà un banco di prova affidabile per le aspirazioni di crescita della banda Menetti.

PAGELLE TV-JESI:

Tessitori 6,5: gioca poco, appena 15 minuti, il pisano. Ma non per falli. Semplicemente il suo teorico cambio risulta più efficace. Ed alla fine sono tutti contenti. Anche lui, che chiude con 10 punti che non sono poi un bottino disprezzabile.
Burnett 6: al rientro dopo lo stop per fascite plantare, gli manca il ritmo partita ma prova ugualmente a giocare di fioretto. Buone le intenzioni, quando tornerà al meglio della forma potrà incidere ancor di più.
Sarto ng: 5 minuti di garbage time
Alviti 7: visione di gioco eccezionale, i 6 assist confezionati non possono essere taciuti. Bella anche la finta dall'angolo con partenza e schiacciata, a dimostrare che l'ex Imola non è soltanto un tiratore sugli scarichi.
Wayns 6: l'impegno c'è, anche in difesa. La mira da fuori (0/4) no.
Antonutti 6: al rientro anche lui dopo un paio di gare saltate causa frattura composta ad una costola. Gioca anche in avvicinamento, facendosi beffare dal ferro in tre occasioni. In difesa non può tenere Totè, troppo alto e pesante.
Barbante ng: vedi Sarto.
Imbrò 7: nuovamente positivo, l'empedoclino. Prima chirurgico nelle esecuzioni offensive, poi efficace in difesa, infine autore di una rubata a metà campo con schiacciata(!) in contropiede che merita i replay degli highlights.
Chillo 7,5: puntualissimo sugli assist dei compagni, roccioso in difesa su Rinaldi e Lovisotto. Una garanzia insomma.
Uglietti 7: voto esagerato? No. Perché pur senza effetti speciali il piemontese regala un giro di vite alla propria retroguardia. Dimostrazione, +22 di plus/minus.
Lombardi 7,5: il miglior Eric della stagione. Non si lascia condizionare da un errore nei primi minuti, quando spreca un canestro già fatto. La dimostrazione giunge nel prosieguo a suon di rimbalzi offensivi (4), di tap-in e di triple.
Menetti 7: la squadra ormai ha acquisito una fisionomia ed una identità, il gruppo lo segue, i miglioramenti si vedono. Ora mancano le riprove assolute contro avversarie di caratura superiore.

Dillard 6,5: fosse una guardia, meriterebbe un voto più alto. Ma è un play ed è costretto ad agire da boia ed impiccato, risultando quasi sprecato. Al terzo fallo commesso si accende la spia della riserva di tutta Jesi.
Mentonelli ng: 87 secondi invisibili nel finale.
Mascolo 5,5: prova a dar ordine alla manovra, alla fine non combina granché.
Baldasso 5: il suo tiro doveva essere l'ideale apriscatole con cui scardinare la difesa trevigiana. Invece l'ex Trieste viene limitato, segnando poco soprattutto a causa dell'asfissiante difesa di TVB.
Santucci 6: un paio di canestri frutto di coraggiose iniziative.
Rinaldi 5: dispiace, perché nei precedenti contro TVB si era sempre distinto per voglia di lottare e per ottime prestazioni. Stavolta incappa in una serata da mira storta (20%) e grande fatica nella battaglia di muscoli con Chillo.
Jones 5,5: qualche bella percussione e nulla più. Troppo poco.
Totè 6,5: bravo ad approfittare delle situazioni in post basso contro Antonutti o a sfruttare i centimetri contro avversari meno prestanti. In progresso rispetto all'esperienza veronese.
Lovisotto 5: un brutto ritorno nel palasport che avrebbe potuto essere la sua casa.
Cagnazzo 4: alla batosta in campo, con i suoi giocatori vittime continue prima di elementari giochi a due e poi di semplici tiri costruiti con pazienza, unisce l'assenza finale in sala interviste. Una caduta di stile.

QUINTETTO IDEALE: Imbrò, Uglietti, Alviti, Lombardi, Chillo.

giovedì 15 novembre 2018

L'importanza di non chiamarsi Dmitry (e di non fare voli pindarici)

A Cantù risuona il segnale d'allarme. Non è una novità (purtroppo). E per l'ennesima volta si conferma la fondatezza dei peana di quei pochi osservatori precocemente bollati quali Cassandre.
A Cantù sono finiti i soldi. "Capirai che notizia", immagino sia il primo commento. Ma la gravità del fatto poggia sulla gestione scellerata di un presunto magnate giunto dall'Est, sbarcato in Brianza con proclami rivelatisi in rapidità vuoti di contenuti e ricchi di bugie.

Non mi soffermo sulle vicende giudiziarie di Dmitry Gerasimenko, inseguito da un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta ed appropriazione indebita. La storia giudiziaria la scrivono i tribunali, com'è giusto e logico che sia. Preferisco focalizzare l'attenzione sugli aspetti di mera gestione della società sportiva. E mi domando: possibile che nessuno si sia domandato perché qualche anno fa Gerasimenko svuotò interamente il suo vecchio club, il Krasny Oktyab'r, trasferendo JaJuan Johnson dalla piana del Volga alle colline brianzole? Nessuno si chiese il motivo di tale operazione e se in un futuro prossimo tale sorte sarebbe toccata anche alla Pallacanestro Cantù?

Io all'epoca non rimasi insensibile alla questione ma evitai di esplicitare il mio pensiero, fortemente dubbioso. Troppe ombre nella persona e negli affari del russo piovuto dalla vicina Svizzera e poi convenientemente espatriato a Cipro. Il tempo da autentico galantuomo ha dissipato ogni nebbia e ha chiarito che le sensazioni iniziali erano corrette. Gerasimenko era interessato a qualche operazione di natura immobiliare, probabilmente per reinvestire (eufemismo) i capitali un tempo russi. Non è un caso che tutto il suo progetto ruotasse attorno al nuovo palasport, di cui ancora non si vede l'ombra. Così come non è un caso che la Pallacanestro Cantù sia oggi in vendita a prezzo simbolico, ma senza i terreni del Pianella che restano nella disponibilità del presunto magnate.

Cantù è quindi sull'orlo del baratro. Servono subito capitali freschi. Tanti. Perché bisogna far fronte alle scadenze federali - tra dodici giorni la rata NAS, tra meno di un mese il controllo ComTeC - e perché gli stipendi finora quasi non si sono visti. Senza dimenticare i debiti finora accumulati, ancora non quantificati anche se si mormora di cifre importanti. In simili condizioni al club italiano che vanta ancor oggi il maggior numero di Coppe internazionali vinte serve un miracolo.

"I miracoli sono insensati per definizione... Solo quello che può accadere accade realmente" (Jon Ostermann/Dr. Manhattan)
La speranza è che anche stavolta si possa trovare un modo per tramutare l'ossigeno in oro.

domenica 11 novembre 2018

Mantova in salsa

CAPITOLO 5: UN TANTO AL CHILLO

Mantova è da anni terra di conquista per TVB. Che al PalaBam cala il tris: i biancocelesti avevano vinto a gennaio 2017 nella città virgiliana col buzzer-beater di Kazuto Saccaggi, si erano ripetuti un anno e 6 giorni fa col bombardamento di Matteo Imbrò e centrano la terza affermazione in casa Stings con una prova da collettivo operaio. Forse questa è la vittoria più bella della stagione e non è un ossimoro in assoluto che sia giunta dopo la prestazione più sporca e cattiva di questi sette turni di campionato. Bene così per Max Menetti che incassa il quinto referto rosa dell'autunno e porta la sua squadra al terzo posto in classifica dietro l'imbattibile Fortitudo e la sorprendente Montegranaro - e domenica prossima c'è lo scontro diretto tra felsinei e Poderosa, occhio alle sorprese.

Si diceva della terza vittoria al PalaBam. Palasport bruttino e freddo che però regala quasi sempre soddisfazioni alla De' Longhi. Tacendo della sconfitta di misura dell'aprile 2016 quando la serataccia al tiro di Ty Abbott e le porcherie di Amici fermarono temporaneamente la corsa della TVB 2.0 di Pillastrini, la celebrazione dei due punti sta diventando piacevole abitudine nello spogliatoio biancoceleste allestito nell'impianto mantovano. Punto di contatto con la precedente affermazione in ordine temporale, le numerose assenze. Un anno fa non c'erano Fantinelli ed Antonutti; stavolta a far compagnia al friulano a bordo panchina ci sono anche Burnett ed il lungodegente Tomassini, cambiato e nei 12 ma ovviamente non utilizzabile. A proposito: da martedì il play pesarese dovrebbe riprendere confidenza con il lavoro di squadra, obiettivo il pieno recupero entro Natale. Auguri a lui.

Per gli amanti delle statistiche e della cabala, i successi ottenuti senza Antonutti salgono a 3 su altrettante uscite. Casualità? Anche no. Perché senza un 4 poco fisico e molto condizionante sia in attacco che in difesa, questa Treviso sa esprimersi con maggiore cattiveria in difesa. E, sul fronte opposto, con Lombardi responsabilizzato emerge un Matteo Chillo autentico MVP di una gara muscolare e che a tratti sfugge al controllo della mediocre terna arbitrale. La pioggia di falli tecnici - nell'ordine: a Raspino, alla panchina Stings, a Menetti - descrive puntualmente l'alto tasso di nervosismo di un match senza veri padroni, almeno fino a due minuti dal termine. Ovvero quando improvvisamente le mani dei tiratori trevigiani si scaldano ed infilano i canestri dello strappo.

La bomba della vittoria porta la firma di Lorenzo Uglietti cioè il peggior specialista possibile nel parco esterni ed uno dei meno affidabili in assoluto dall'arco contando anche il pacchetto lunghi. Ma senza l'oscuro lavoro nel pitturato di Chillo non si arriverebbe al dolce epilogo. I secondi ed a volte terzi tiri regalati dal lungo bolognese fanno ingolosire qualunque amante della pallacanestro vecchia maniera, quella fatta di sgomitate, di allacci in area, di blocchi di contenimento, di posizionamento a rimbalzo. E rendono amarissimo l'epilogo alla Pompea (giuro, stavo per scrivere Dinamica) che non coglie la ghiotta occasione di prendersi due punti d'oro contro una teorica corazzata costretta a viaggiare sotto i 20 nodi e con metà delle artiglierie in avaria.

Treviso quindi passa e ringrazia i suoi operai Uglietti e Chillo, ma anche Imbrò che mostra di gradire assai i canestri del palasport della Favorita. Per una volta ci si può anche dimenticare della serataccia di Tessitori e di Alviti o i balbettii di Wayns che ancora non riesce ad essere decisivo pur giocando in maniera discreta. Mantova invece dovrebbe interrogarsi su alcune scelte estive, iniziando da una coppia americana incolore per poi passare a lunghi di rincalzo sin troppo fallosi. Se questi Stings vogliono davvero puntare ai playoff, forse dovrebbero cambiare qualcosina per non vedere il proprio sogno sgretolarsi come la migliore sbrisolona reperibile nelle pasticcerie sotto i portici di Piazza Erbe. Il menù di serata è goloso per TVB che rientra a casa rinfrancata dalla prestazione collettiva, gustosa quanto un pasticcio di luccio in crosta con salsa; Menetti può concentrarsi sul recupero di Burnett dalla fascite plantare in vista dell'arrivo domenica al Palaverde della Termoforgia Jesi di Tommy Rinaldi. Dieta ferrea invece per gli Stings che dovranno rifarsi sabato a Ravenna, corsara a Imola.

PAGELLE MN-TV:

Tessitori 5,5: parte fortissimo ma incappa in un metro arbitrale piuttosto complesso. Quattro falli di cui 3 in attacco, l'ultimo sanzionato dopo pochi secondi dal ritorno in campo a fine terzo quarto. Succede. Per sua fortuna il suo backup non ha simili problemi.
Sarto 6: sbaglia qualcosa di troppo al tiro ma il 18enne di scuola Benetton è difensore arcigno e regala preziosi minuti di fiato ad una squadra improvvisamente ritto al lumicino quanto a rotazioni.
Alviti 4,5: niente da fare, l'aria del PalaBam proprio non gli piace. Come ex di turno non fa nulla per farsi rimpiangere.
Wayns 6,5: soliti meravigliosi movimenti da guardia. E solite ingenuità in difesa. Menetti ormai ha capito come utilizzarlo e Maalik gioca quasi soltanto nel ruolo 2 prendendosi responsabilità offensive.
Imbrò 7: volitivo, presente mentalmente, dotato di leadership. Unico difetto, tira malissimo: il suo 22% da 3 urla vendetta. In compenso gioca con efficacia sui due lati del campo.
Chillo 8: mostruoso. 12+11 dalla panchina ridicolizzando Morse e mettendo la museruola sia a Ghersetti che a Cucci. La lotta ne esalta le capacità per la gioia del suo allenatore.
Uglietti 7,5: ormai agisce da point forward manlevando Wayns dagli obblighi di portar palla e di gestire i possessi. Due note di merito assolute: la difesa in mismatch su Morse e la bomba della fuga definitiva.
Lombardi 7: troppo rapido e verticale per tutti i lunghi mantovani, tecnici e lenti di piedi. A suo agio nelle situazioni di pick'n'roll ma anche nella lotta a rimbalzo. Il quintetto base lo ha rigenerato.
Menetti 7: con la coperta cortissima, infeltrita dai falli di Tessitori e dall'apatia di Alviti, inventa un approccio differente alla difesa mista mantovana chiedendo ad ali e centri un lavoro supplementare. Nel finale i suoi bucano la retina da ogni posizione a dimostrazione che pazienza ed abnegazione pagano sempre.

Vencato 5,5: vorrei ma non posso. Recuperato dal malanno al ginocchio, tenta giocate di personalità ma azzecca poche scelte. Paradossale che dopo aver sbagliato tre triple aperte insacchi proprio l'ultima, quella della speranza, prima del cesto dalla lunga di Uglietti.
Morse 6: finché gli consentono di usare il fisico contro avversari meno grossi, fa quel che vuole. Poi si ritrova accoppiato a Chillo e si diverte decisamente meno. Franando su Uglietti in rinculo alza bandiera bianca.
Raspino 5: per essere l'ala piccola titolare della propria squadra combina davvero poco e si fa notare ancora meno.
Visconti 6: tiratore folle, alza la mano da ogni posizione. Ne mette poche, in verità, ma in momenti importanti. Almeno dimostra il necessario sangue freddo e la voglia di far qualcosa.
Ferrara ng: due minuti quasi invisibili sul parquet.
Ghersetti 6: solito argentino da battaglia, mena fendenti con cattiveria ed esce per falli solo alla fine (stranamente). Contro Alviti ha partita facile, con Lombardi è un'altra musica.
Maspero 6,5: forse il migliore di Mantova. Partenza in quintetto base, buone idee sulla gestione dei possessi, tanto lavoro a favore della squadra. Unico neo, il tiro. Ma è difetto conosciuto.
Warren 4: come i punti realizzati, solo dalla lunetta visto lo 0/7 in azione. Il suo -10 di plus/minus inquadra l'entità della zavorra che affossa Mantova nell'occasione.
Cucci 5,5: emulo di Ghersetti, gioca molto di fisico e poco di tattica. Un onesto mestierante e nulla più.
Seravalli 6: belle alcune intuizioni, soprattutto con la zona. Gli si presenta un'opportunità unica, battere una squadra ridotta all'osso: non la coglie perché nel momento decisivo i suoi lunghi si fanno ridicolizzare da Chillo e Lombardi a rimbalzo.

Quintetto ideale: Maspero, Imbrò, Uglietti, Lombardi, Chillo

venerdì 9 novembre 2018

Le regole auree del giornalismo sportivo

Cari lettori, oggi ho deciso di rompere la monotonia del blog per affrontare un argomento poco conosciuto al di fuori del ristretto ambito degli addetti ai lavori. Mi riferisco all'ideale manuale di comportamento del giornalista sportivo. L'esperienza maturata dallo scrivente spero possa risultare utile alle nuove leve ed anche a qualche collega non più di primo pelo che si affaccia per la prima volta o dopo molto tempo al mondo della cronaca sportiva.

Iniziamo da un concetto semplice. Molti osservatori ritengono il giornalismo sportivo una sorta di refugium peccatorum per chi vorrebbe scrivere ma non sa da quale ambito iniziare. Ciò è parzialmente vero ma anche straordinariamente falso. Vado a spiegarmi.
Per scrivere di sport teoricamente è sufficiente conoscere la disciplina in oggetto (almeno le regole di base), avere un paio di conoscenze nell'ambiente e la pazienza di seguire le notizie. Dallo sport sono emerse storicamente delle penne raffinatissime, colleghi di spiccata intelligenza che si sono affermati con le proprie capacità. Alcuni come il compianto Giorgio Lago hanno reso lo sport una autentica fucina di nuove leve giornalistiche, costruendo le redazioni del domani sperimentando sul campo l'efficacia dei collaboratori poi diventati redattori. Ma cosa differenzia un ottimo giornalista sportivo da un mediocre giornalista sportivo? Quali dettagli marcano la distanza di qualità tra un articolo ben realizzato ed un copia&incolla qualsiasi, magari attinto dal mare magno di internet o dei comunicati stampa?

  1. La qualità sopra ogni cosa. Il buon giornalista sportivo arricchisce costantemente la propria preparazione. Non soltanto partecipando ai corsi obbligatori dell'Ordine professionale ma approfondendo a proprie spese argomenti snobbati da colleghi che si occupano d'altro. Dunque diventa prioritario acquisire competenze accessorie, da una buona infarinatura delle lingue franche (inglese sopra ogni cosa, il castigliano può essere consigliato) alle nozioni tecniche dello sport in oggetto. Sergio Tavcar, punto di riferimento per ogni telecronista cestistico d'Italia, insegna che il confine tra qualità e mediocrità alberga anche nella corretta pronuncia dei nomi stranieri oltre che nella conoscenza minima della carriera di giocatori ed allenatori.
  2. Le 5 W. Una regola sempre valida: mai dimenticare che chi vede un servizio televisivo o legge un articolo o ascolta una radiocronaca può non avere la minima idea di cosa sia successo in precedenza. Quindi è bene ricordare di chi o cosa si stia parlando, del luogo, della collocazione temporale e delle implicazioni. Accorgimento ovviamente da diluire principalmente nelle prime righe, in testa, ma senza far sembrare il tutto come una velina d'ufficio stampa statale.
  3. La storicità. Un buon archivio del passato è utilissimo per ritrovare retroscena, curiosità, storie con cui accompagnare un articolo o un servizio, aumentando l'interesse del pubblico. Uno stile troppo essenziale e con pochi particolari è consigliato solo per le brevi; in caso di cronache o di approfondimenti è quasi obbligatorio ripescare nella memoria ciò che può arricchire lo scritto o il racconto con quel particolare che stimola il fruitore, riportandogli alla memoria qualcosa di sepolto oppure stuzzicandone la curiosità.
  4. La continenza. Requisito fondamentale del diritto di cronaca sancito dalla famosa "sentenza decalogo" del 1984 (assieme a veridicità e pertinenza), la continenza impone al giornalista sportivo di marcare un preciso stile senza rinunciarvi mai. Continenza significa non eccedere nell'utilizzo di lessico inappropriato, non aizzare alcuna tifoseria, non mancare ai propri doveri. Per chi ricopre incarichi televisivi, significa anche mantenere un aplomb professionale - traduzione per il gentil sesso: agghindarsi in maniera vistosa o mostrare le proprie grazie per qualche visualizzazione in più non è etico né rispettoso della professione.
  5. Equidistanza. Altro requisito talvolta colpevolmente dimenticato in un cassetto. L'imparzialità nel giornalismo sportivo richiede di non lasciar mai trasparire simpatie o tifo o (peggio) rapporti personali, dall'amicizia alla frequentazione intima, nei confronti dei tesserati. La vita privata del giornalista non deve mai interferire nello svolgimento del suo lavoro e viceversa. Se non si possono scindere vita privata e professione, probabilmente è consigliabile dedicarsi ad altro.
  6. Rapidità, sia nello scrivere che negli spostamenti. Lo sport richiede al giornalista una puntualità costante, tanto nella presenza quanto nella stesura dei pezzi. Questo perché l'estrema velocità con cui viaggiano le notizie attraverso i moderni mezzi di comunicazione consiglia che una cronaca o una news sia disponibile in brevissimo tempo. Per i colleghi della carta stampata, gli eventi sportivi in notturna obbligano a notevoli stress visti i tempi di chiusura delle tipografie: se in media occorre più di un'ora a confezionare una cronaca da 3000 battute, è il caso di esercitarsi oppure di passare la mano.
  7. Un vocabolario adatto. Le parole sono importanti, per citare Nanni Moretti: non tutto è concesso. Senza utilizzare un linguaggio troppo complesso, bisogna sempre circostanziare il fatto riconducendolo all'ambito specifico. Quindi, conoscenza dei ruoli, delle tattiche, degli appellativi. Utilizzare il termine "attaccante" in ogni sport di squadra può far arrabbiare i puristi o far perdere appeal al giornalista pigro.
  8. Indipendenza. Forse la caratteristica più difficile. Perché dopo una cronaca non gradita il dirigente Tal dei Tali potrebbe telefonare per protestare. O perché il caposervizio Tizio Caio potrebbe voler modificare un testo in maniera arbitraria. A costo di risultare antipatici o apparire poco collaborativi, a volte bisogna rimarcare la propria indipendenza professionale. Ricordando ai dirigenti che il diritto di critica, se caratterizzato da opportuna continenza (vedi punto 4), non è limitabile. E chiedendo il dovuto rispetto delle regole della professione ai colleghi, ritirando la propria firma in caso di modifica non autorizzata di un proprio scritto.


Spero che questo breve elenco possa servire. Anche al pubblico, editore di riferimento di qualunque autentico giornalista, che ha il sacrosanto diritto di criticare ma prima ancora di essere informato.

domenica 4 novembre 2018

Il Mi(ni)stero della Difesa

CAPITOLO 4: BOLLITO IN SALSA PEARA'

C'è del buono nel derby veneto. Soprattutto per la De' Longhi che appare rinfrancata dopo gli abomini centesi. E forse non è un caso che la TVB più convincente di questo autunno sia quella priva di Michele Antonutti. Già a Piacenza, contro un'avversaria del tutto resistibile come la Bakery, Treviso aveva giocato e vinto con una bella prova di collettivo coincisa con l'assenza del suo capitano. Con Verona l'assenza del friulano conferma la cabala ed ancor di più evidenzia variabili tattiche in parte da esplorare oltre ad una responsabilizzazione complessiva che risulta incoraggiante. Diciamocelo: pochi avrebbero scommesso di vedere un Matteo Imbrò MVP partendo dalla difesa (4 recuperi, segnatevi il dato). Ancor meno probabilmente avrebbero puntato un centesimo su un Davide Alviti a proprio agio nel detestato ruolo di ala forte. Eppure...

...Eppur si muove. La classifica della De' Longhi, ovviamente. Il rinforzino per dirla alla Conte Lello Mascetti funziona. Non ci si riferisce al mezz'etto di stracchino o alle poche olive o al quartino di vino sfuso annotati da Lucianino Perozzi nel proprio diario ma al supporto morale prima che tattico scaturito dall'ennesima emergenza in casa biancoceleste. Contro una squadra abituata a giocare il pick'n'roll fino allo sfinimento e condizionata dalle scelte di due giocatori fin troppo accentratori, la vittoria TVB passa attraverso una ritrovata consapevolezza difensiva. Ma la vera notizia non è tanto questa riscoperta nei singoli, quanto nella volontà collettiva: i recuperi di Imbrò ed Uglietti contagiano anche Wayns, molto meno indolente rispetto alle scorse settimane e finalmente utile alla causa, nonostante si prenda tiri e scelte più da guardia che da play. Potenza della presenza in panchina (solo a far numero) di Giovanni Tomassini?

Per una volta non ci sono episodi di nervosismo nella cucina dello chef Menetti che alla fine può gustare un assaggio prelibato di quel che la sua brigata potrebbe offrire come menù classico domenicale. E la difesa sulle linee di passaggio gialloblu pare una gustosa salsa destinata ad innaffiare le portate ed accompagnare tanto le transizioni veloci quanto le percussioni a difesa schierata, magari sfruttando accoppiamenti azzardati o maldestri di un avversario sempre meno concentrato e che alla fine brucia pentole e fornelli.

Fa abbastanza male vedere la Scaligera attuale. Le scommesse estive stanno cadendo tutte rivelando trappole insidiose. Verona ottiene il massimo da Amato ma quando il play deve accomodarsi in panchina per falli o per rifiatare non ci sono veri portatori di palla aggiuntivi. Non può esserlo quel meraviglioso solista di Jazzmarr Ferguson, troppo preso dal sempiterno pick'n'roll teso al tiro da ogni posizione, per poter orchestrare un collettivo disperatamente orfano di guida tattica ed infarcito di ali ma poverissimo di guardie. Severini è un 3-2, Henderson idem, Ikangi un 3-4: che farsene di tale sovrabbondanza in un reparto a scapito delle necessità tattiche di un cervello autentico? Mistero della tattica cestistica. Mentre Treviso si affida al Ministero della Difesa, dicastero in cui i sottosegretari abbondano, Dalmonte si prepara ad una strigliata memorabile a diversi suoi presunti leader. Lo preannuncia anche in sala stampa: più di qualcuno in settimana tremerà dalle parti dell'Adige. Sempre che venga lasciato lavorare: in tribuna si vede Alberto Martelossi, osservatore (dis)interessato reduce da un lungo periodo di ferie, ancora a libro paga di Ferrara ma evidentemente desideroso di ributtarsi nella mischia. Sabato la Scaligerà riceverà la visita di Cagliari, avversaria abbordabile e da battere ad ogni costo per non dover rimpinguare il carrello dei bolliti con nuovi tagli. Mentre Treviso si recherà a Mantova, 30 km più a sud, per una trasferta che potrebbe dare altre belle risposte ad una squadra che faticosamente cerca identità e che forse, con maggiore consapevolezza nella propria metà campo, potrebbe davvero proporsi come contender per la promozione.

PAGELLE TV-VR

Tessitori 6: Forse qualche scoria del virus intestinale è rimasta in circolo. Un po' molle il pisano che dopo 18 minuti di partita si accomoda in panchina per non alzarsi più, approvando la scelta del coach di preferirgli Chillo. Fotografia del match: due appoggi consecutivi sbagliati nella ripresa. Per stavolta, lasciamo stare.
Burnett 7: nel primo tempo Verona gli lascia il primo passo e lui affonda la lama nel burro. Poi sbatte a ripetizione contro i raddoppi ma al contempo prova a creare qualcosa per i compagni (2 assist).
Alviti 7: gli darà anche fastidio giocare da 4 tattico ma la riprova della sua efficacia è evidente. Udom lo perde in continuazione in difesa e lui può insaccare solo soletto. Doppia-doppia sfiorata (10+9).
Wayns 6,5: 13 punti tirando da un po' ovunque ma con scelte talvolta azzardate, vedi la bomba scagliata senza ritmo e (bontà sua) segnata. Coraggio, al ritorno di Tomassini dovrebbero mancare solo 5 settimane, poi potrà sfogarsi nel ruolo di guardia.
Imbrò 8: migliore in campo e per netto distacco. Cosa manca nel suo tabellino? Solo la stoppata. Il resto c'è. Punti, rimbalzi, assist (4), recuperi (idem). Sontuoso 23 di valutazione. E partendo dalla panchina.
Epifani 6: mandato in campo per far rifiatare i colleghi più esperti. Sufficienza di stima.
Chillo 7: sale di tono col passare dei minuti e nell'ultimo quarto devasta l'area veronese, stravincendo il duello con Quarisa e con Candussi. Finalmente si è rivisto il guerriero del precampionato.
Uglietti 7,5: la chicca della sua gara è rappresentata dalla bomba dall'angolo nella ripresa. Ma in mezzo ci sono la solita applicazione difensiva, il playmaking aggiunto, la capacità di spendersi in più zone del campo.
Lombardi 6: forse potrebbe fare di più. Intanto contribuisce con 8 rimbalzi. Sa farsi da parte quando serve in favore di un Alviti più in palla.
Menetti 7: trasmette la giusta carica emotiva e trova le adeguate contromisure. Verona imposta il gioco su scelte elementari in attacco e sulla fisicità. Lui trova contromisure in quintetti leggeri e nella scelta di giocare sulle linee di passaggio.

Ferguson 4: ad un certo punto diventa Ferroguson, visto il numero di forzature che ammaccano gli anelli del Palaverde. Da sesto uomo può avere un impatto di livello a patto di non dover gestire i possessi. Non è un caso che a Biella avesse al fianco play veri (Venuto) o esterni polivalenti (Uglietti e Bowers). Così è deleterio.
Amato 6,5: finché non si esclude con un tecnico che obbliga Dalmonte a panchinarlo, è il vero ago di bilancia della Tezenis. Forse non sarà un top player assoluto ma vale comunque la scelta di affidargli la cabina di regia come titolare.
Candussi 4,5: positivo nel primo tempo, poi diventa una zavorra tecnica e non solo. Nella ripresa perde qualche giro di giostra in difesa e la sua area diventa preda dei finti lunghi trevigiani.
Henderson 3: due canestri, -13 di plus/minus (stesso dato di Ferguson). Basta?
Maspero ng: pochi minuti, a partita quasi compromessa. E non fa nulla. Che dirgli?
Udom 4,5: per due volte consecutive perde Alviti in difesa in elementari situazioni di adeguamento. Dovrebbe forse dare maggiore profondità in area ma oltre a questo si nota la sua apatia: se non gioca un numero sufficiente di palloni in attacco, si blocca.
Quarisa 5: era un lottatore nelle giovanili Benetton. Tale è rimasto, anche se col passare del tempo è diventato sempre più grosso e con una notevole carica di cattiveria agonistica che talvolta sfocia in falli gratuiti.
Severini 6: posizioni giuste, spaziature impeccabili, ma è e resta uno swingman impiegato fuori ruolo. Non una novità in questa Scaligera composta da doppioni.
Ikangi ng: il fisico c'è ma in campo gioca costantemente fuori ruolo. Ricorda sinistramente quell'Okulaja che nel 2004 concluse la stagione in Benetton: il talento c'è ma non si può chiedere ad un n.4 di giocare in ogni posizione tranne in quella che gli compete.
Dalmonte 5,5: la zona 2-3 sfoderata a cavallo della ripresa è mossa tattica utile a sovvertire per un po' le gerarchie. Purtroppo per lui il livello di concentrazione della sua squadra è tremendamente incostante ed i risultati si vedono.

QUINTETTO IDEALE: Imbrò, Burnett, Uglietti, Alviti, Chillo.

domenica 28 ottobre 2018

Quanto è triste l'Emilia...

CAPITOLO 3: I GENERALI DI CENTO

La seconda sconfitta in campionato della De' Longhi riserva diversi spunti di riflessione. Ovviamente il brodino sardo di mercoledì non poteva cancellare i difetti di una squadra ancora alla ricerca di identità e di certezze. Cento evidenzia impietosamente ancora di più le debolezze di una Treviso troppo brutta per essere vera. Inutile in questo frangente invocare assenze o condizioni di forma precarie: manca di tutto. All'appello risultano assenti ingiustificati parecchi elementi, chi per concentrazione e chi per nervosismo. Se l'ultima TVB di Pillastrini aveva comunque potuto invocare diversi alibi per una partenza ad handicap, la formazione di Menetti sta spargendo dubbi sul proprio cammino.

Si sapeva e si sa ormai del cronico problema in cabina di regia, un difetto congenito che la De' Longhi cerca di mascherare in ogni modo, anche ricorrendo ad Uglietti che, bontà sua, si adatta volentieri a tanti ruoli ma play mai sarà. Le idee confuse portano a conseguenze nefaste, dai palloni gettati al vento sino all'intestardirsi di troppi elementi in inutili uno contro il mondo che si concludono con errori, falli in attacco o, appunto, possessi consegnati all'avversaria di turno. Che nel caso è una Cento affatto trascendentale ma concreta. Pungente con Mays, che non sarà mai un regista puro ma almeno riesce a variare il gioco offensivo. Ficcante con White, che dopo l'abbraccio iniziale al suo ex coach Menetti decide di dimostrare che a 35 anni può ancora insegnare pallacanestro in avvicinamento. Esplosiva con Reati, altro veterano che ritrova l'entusiasmo e la mira dei giorni verdi infilzando la retina da lontano. Esuberante con Chiumenti che stravince la sfida in post basso contro chiunque.

Treviso invece ha gerarchie confuse. Tanti caporali e colonnelli, a vari livelli. Tutti si credono generali ma comandano a malapena loro stessi. Il marasma è tale da coinvolgere la terna arbitrale che fischia tutto ed il contrario di tutto, coinvolta dalla montante marea biancorossa che sommerge la disordinata armata biancoceleste. L'assenza di un gioco intermedio tra il tiro da fuori e l'isolamento per la penetrazione (con appoggio o scarico, non importa) facilita la lettura tattica di chiunque. Bastano meno di due quarti di gioco per prendere le misure a questa TVB che si rivela vulnerabile. Alla fine Cento vince in maniera semplice, forzando le penetrazioni per cercare canestri semplici o falli ed imbeccando Reati quando la retroguardia trevigiana collassa. Al resto ci pensa il nervosismo, col flopping di Uglietti (Jasmin Repesa sarebbe esploso di rabbia vedendolo), il tecnico a Menetti per proteste su un fallo di Chillo inventato, il tecnico a Mays per un plateale invito a viaggiare rivolto all'arbitro - c'è quasi da stupirsi che in questo clima non sia stata sanzionata un'espulsione. Insomma, nel deserto di San Lazzaro di Savena che non è quello dei Tartari ma qualche assonanza c'è, il sottotenente Drogo ha le fattezze di Davide Alviti, unico biancoceleste a scrutare l'orizzonte ed a proporsi per qualcosa di concreto, salvo restare in panchina a lungo e venire richiamato in servizio quando è troppo tardi.

Intanto il campionato pare aver trovato nella strana coppia Fortitudo-Poderosa una parvenza di dominio. Più forte delle assenze Bologna, robusta e determinata Montegranaro. Più indietro inseguono le altre e tra queste c'è Treviso che deve iniziare ad interrogarsi sulle già citate gerarchie e sulla capacità di trovare risposte al proprio interno. Domenica al Palaverde arriverà Verona per un derby veneto che odora di paura. La Scaligera è anch'essa preda di fantasmi dopo aver perso in casa con l'Assigeco: chi perderà dovrà necessariamente affrontare un processo. Che potrebbe anche tramutarsi in corte marziale.

PAGELLE CENTO-TV

BA 5: non fosse per i due punti segnati nel finale, una partita davvero pessima.
MAYS 7,5: non sarà il play dei vostri sogni, difatti il suo allenatore lo fa spesso e volentieri giocare guardia. L'ex Trapani ha un merito innegabile: prende a spallate la difesa avversaria e la fa a fettine.
CHIUMENTI 7,5: una furia, sfiora la doppia-doppia (11+9) giocando di potenza ed agitando un'ideale clava sulle teste di Chillo e Lombardi. Benfatto può restare tranquillo a godersi la partita in panchina.
REATI 8: una sentenza da ogni posizione, tanta freddezza nei momenti topici ed una buona dose di cattiveria che non guasta mai.
PASQUALIN 6: poteva andare peggio.
GASPARIN 6: gioca in due ruoli, perde qualche pallone di troppo ma nel complesso non dispiace.
MORENO 5,5: partita difficile contro avversari comunque non irresistibili. Se Mays non fosse incappato nel quinto fallo probabilmente avrebbe concluso la contesa in panchina.
WHITE 8: doppia-doppia sfiorata anche per lui (24+9). Presente su tutti i palloni, si diverte a giocare in avvicinamento e nel pitturato dove si fa beffe della lentezza o delle sciocchezze dei diretti avversari. Un autentico califfo per la categoria... giocando costantemente fuori ruolo.
BENEDETTO 7: capisce che la chiave del gioco di TVB è Uglietti. Quando manca l'ombrello Tessitori, fa chiudere ai suoi gli spazi per Burnett e Wayns e sfida apertamente Menetti a dar fiducia alla sua point forward. Scommessa vinta.

TESSITORI 6: debilitato, gioca poco più di 9 minuti ma gli mancano le energie per incidere davvero. E si vede.
BURNETT 6: solita produzione offensiva abbondante ma anche tante palle perse e diverse iniziative discutibili.
ALVITI 6,5: quasi perfetto al tiro, non è un caso che abbia il plus/minus migliore della sua squadra (+7); piuttosto è un mistero il motivo per cui giochi pochino, meno di 19 minuti.
WAYNS 5,5: è una guardia, ormai è chiaro. Può aiutare in regia ma ha una necessità vitale di percepire il feeling col canestro. E quando questo viene a mancare, iniziano i dolori.
ANTONUTTI 5: si toglie la maschera ma la mira va ancora raddrizzata. L'impressione è che soffra i pochi palloni a disposizione in attacco, mentre in difesa non può nulla contro White che lo sovrasta.
IMBRO' 5,5: ci prova, bisogna dargliene atto. Stavolta però non riesce a combinare granché.
CHILLO 5: se c'è da picchiare non si tira indietro. Peccato che Chiumenti segni ugualmente, incurante delle mazzate. Dopo un precampionato scoppiettante, come vice-Tessitori fa rimpiangere tanto il pisano quanto Bruttini.
UGLIETTI 5: come l'empedoclino, si sbatte parecchio. Ormai è lui il play designato ma non è il suo ruolo ed alla lunga la squadra paga dazio: -20 di plus/minus, questo dice tutto anche in merito alle energie spese in regia e sottratte alla difesa.
LOMBARDI 5: colpevolmente distratto, per due volte ha palla in mano a 3 secondi dal gong e non se ne accorge. 
MENETTI 5: si sbraccia, urla, si arrabbia, prende tecnico. Ma non risolve la situazione: la sua squadra continua a sfilacciarsi nei momenti più difficili, specie quando si gioca a metà campo.

QUINTETTO IDEALE: Mays, Reati, Alviti, White, Chiumenti.

M'è sembrato di vedere un Mahmuti...

Ieri sera ho dato un'occhiata al Ponzano Basket, impegnato al PalaCicogna contro Marghera. Giuro di aver guardato almeno 5 o 6 volte verso la panchina delle padrone di casa per accertarmi che il capoallenatore non fosse Oktay Mahmuti, per gli amici Il Farmacista. Il motivo è presto illustrato: dopo un avvio piuttosto buono ed un secondo quarto in equilibrio, le biancoverdi si sono bloccate contro una elementare zona 2-3 imbastita dalle Gigantesse veneziane, collezionando al termine la terza sconfitta in cinque turni di campionato, la seconda casalinga e contro una formazione affatto irresistibile.

Posso capire la rabbia dei dirigenti a fine partita. Perdere in casa, dopo aver iniziato con un 8-0 (sarebbe potuto essere 14-0 senza alcuni errori dovuti alla frenesia e senza incappare in successive amnesie sui tagli) e dopo aver avuto anche 10 punti di margine ad inizio terzo quarto, è una mazzata tremenda. In tutto questo mi è sembrato di rivedere un'altra squadra, con identici colori, che dieci anni fa sotto la guida del tecnico turco-macedone faticava in maniera indicibile a trovare una contromisura alla difesa a zona.

Confesso la difficoltà nel comprendere le motivazioni di questo blocco, tecnico o psicologico che sia, di fronte alla 2-3. Non sto parlando 1-3-1, che è già più complessa e che comunque richiede la presenza di almeno un giocatore (o giocatrice) dallo spiccato atletismo. Non mi riferisco nemmeno a difese miste come box-and-one o triangolo-e-due, tutte soluzioni solitamente tattiche da sfoderare per un breve periodo al fine di disorientare la squadra opponente. Una elementare 2-3: le guardie davanti, le ali sui lati, il centro nel pitturato, la mobilità minima richiesta e stop. Eppure Ponzano ieri sera è rimasta immobile, facendo circolare la palla in maniera pigra (9 perse nel solo terzo quarto, 22 totali) e non trovando il bandolo della matassa. Che sia la scelta di schierare quintetti quasi privi di specialisti del tiro pesante, consueto apriscatole in caso di zona? A me è sembrato soltanto disorientamento, per quanto prolungato.

Ponzano è una bella squadra, in fondo. Ha giovani interessanti, una bella carica d'energia emotiva dovuta alla recente promozione in A2, alcune individualità di spicco (Schiavon, Brotto, la stessa Vian che però necessita di tempo per ritrovare la condizione e per calarsi appieno nella nuova realtà). Insomma, le carte per giocarsi una salvezza tranquilla ci sarebbero tutte. Eppure finora si è vista tanta fatica, accompagnata da pochi risultati utili. Inizialmente si è pensato che il problema di fondo fosse la mancanza di fisicità, ora compensata dall'arrivo di Gloria Vian che occupa spazio, effettua il tagliafuori con discreti risultati e ha pure mano educata fronte a canestro. Ora si parla di assenza di tiratrici e già si pensa a scandagliare il mercato straniero per prendere una specialista, sempre che sia disponibile. Forse però sarebbe il caso di riordinare le idee. Perché la Ponzano vista ieri non solo non sa attaccare una zona dal passaggio, ma non riesce nemmeno a sfruttare una Giulia Brotto che è ben più efficace se riesce ad attaccare il canestro calamitando falli piuttosto che impiegata come sponda(!) o come tiratrice sugli scarichi. Sono due infatti i dati salienti della sconfitta patita per mano delle Giants: 22 perse ed appena 3 tiri liberi tentati. Questi dati inducono ad una riflessione. Magari sabato a Moncalieri verrò smentito e le ragazze in biancoverde compiranno l'impresa sbancando il parquet di una delle migliori squadre del girone. Glielo auguro. Senza però dimenticare la lezione imparata ieri sera: la zona si attacca muovendo tanto la palla quanto le giocatrici.