-VOTO 10 a Jasmin Repesa. Era sparito dai radar dopo essere finito nel tritacarne milanese in cui comunque qualche risultato positivo l'aveva raggiunto. Pareva destinato all'oblio, schiacciato da un passato diviso tra successi e delusioni ed un presente composto da una generazione di allenatori arrembanti. Invece Jasmin ha compiuto un miracolo: vincere la Coppa era impossibile, eliminare Sassari e Brindisi invece era teoricamente possibile ma alla vigilia pareva ugualmente fuori portata. Anche perché Pesaro è la stessa società che un anno fa a quest'ora ospitava la Final Eight da retrocessa virtuale e che in estate ha investito più sul nuovo tecnico che sulla squadra. A dimostrazione che una guida tattica è fondamentale per costruire un progetto sportivo, Repesa ha colto due bei successi e la sua Vuelle pur senza centro di scorta, pur con un reparto ali tra asilo e geriatria, pur con un play con le valigie in mano direzione Francia, pur con mille difetti è lì a giocarsi un posto nei playoff. Giù il cappello.
-VOTO 9 a Ettore Messina ed alla sua Milano. Il pronostico stavolta era chiuso sin dall'inizio e non ci sono stati rischi di sorta: se il banco di prova reale era il quarto di finale contro Reggio Emilia, si è capito subito come sarebbe finita. Prima partita con difesa efficace e buona circolazione di palla, poi un crescendo a triturare i malcapitati avversari. Quest'anno all'ombra della Madunina possono fare tutti gli scongiuri che vogliono ma lo Slam italiano è bersaglio facile. E pure in Europa questa Olimpia può dire la sua tranquillamente. Il segreto? La progettualità, un elemento che nei diciassette anni di era Armani quasi mai si è visto e che ora fa la differenza.
-VOTO 8 a Frank Vitucci ed alla sua Brindisi che è arrivata a giocarsi le Final Eight senza il miglior realizzatore e con il più forte tra i lunghi con la schiena ancora bloccata. Non bastasse, in semifinale si è fatto male pure Bell che non sarà un fenomeno ma in situazioni di emergenza come quella attuale fa comodo. Con gli uomini contati il tecnico veneziano ha rimescolato le carte valorizzando ancora Udom e Gaspardo, si è fidato del talento del neo-papà Thompson (a proposito, auguri!) e ha ottenuto risposte di carattere da Visconti. Che in semifinale ha sbagliato la lettura dell'assalto decisivo ma che sta dimostrando di poter valere questo livello.
-VOTO 7 a Venezia cui stavolta non sono bastati i lampi di Tonut per tornare a giocarsi un trofeo. La vittoria iniziale sulla Virtus fa morale tuttavia senza due lunghi e con un Daye tornato ad essere il solito elemento ondivago (eufemismo) era impensabile fare di più. I limiti della squadra di De Raffaele ormai sono noti: il gruppo è solido sì ma il peso degli anni si avverte e la prevedibilità di un gioco sin troppo perimetrale e condizionato dalle lune di Stone e del già citato Daye diventa stucchevole alla lunga. La stagione dell'Umana rischia di risultare deludente, con l'uscita prematura dall'Eurocup e le avventure in Supercoppa e Coppa Italia concluse prima della finale. Resta sempre lo scudetto ma contro questa Milano...
-VOTO 6 a Trieste che ha pagato non solo la disabitudine a giocare questo tipo di partite ma soprattutto l'assenza di quell'equilibratore che è Grazulis. Peric, il suo sostituto, è in netta fase calante e si è visto che senza un 4 capace di aprire l'area e ribaltare il gioco in maniera efficace l'Allianz deve affidarsi agli acuti di Fernandez o Doyle. Nota positiva sicuramente la crescita di Upson cui l'avvicendamento tra Udanoh e Delia ha fatto sicuramente bene.
-VOTO 5 a Sasha Djordjevic che ha gestito malino (altro eufemismo) la partita contro Venezia. Inutile nascondersi dietro le assenze, per quanto quella di Pajola sia indubbiamente una mazzata per un sistema come quello virtussino che prevede sempre almeno due portatori di palla in campo. L'Umana era teoricamente debole sotto canestro, con il solo Watt superstite alla sfortuna, mentre il punto di forza dei lagunari era lo stato di forma di Tonut. La scelta di accoppiare quest'ultimo a Teodosic e la gestione sbagliata dei lunghi ha portato ad una cocente sconfitta. Se è vero che l'obiettivo stagionale della Vu Nera è vincere l'Eurocup per approdare in Eurolega c'è da chiedersi che senso abbia spremere energie in competizioni in cui non si dovrebbe nemmeno credere. Ma se hai quel simbolo sul petto, se alle tue spalle c'è un patron che spende bei soldi e se le ambizioni sono tutto fuorché segrete, dovresti sempre lottare per vincere.
-VOTO 4 a una Reggio Emilia in profonda crisi di nervi, più che tecnica. Sutton è arrivato da appena un mese e ha già litigato con mezza squadra e società, Elegar si è stufato e ha deciso di fare i bagagli, Bostic è pure lui con il biglietto di sola andata in mano. I segnali visti al Forum sono stati pessimi soprattutto per quel che riguarda la serenità di un gruppo che avrebbe due obiettivi da qui in avanti, cioè la competizione FIBA (brutta e scarsa, ma è pur sempre Europa) e un posto nei playoff. Il bel lavoro svolto da Martino sino a poche settimane fa invece potrebbe finire in fumo per le bizze di due-tre giocatori e per dei clamorosi errori di valutazione. Intanto con Sims si è bruciato l'ultimo visto extra a disposizione, senza contare che il taglio di Sutton non lo renderà appetibile sul mercato interno. Sempre che qualcuno sia disposto a prenderselo.
-VOTO 3 a Gianmarco Pozzecco. La clamorosa sconfitta della Dinamo nei quarti di finale, per quanto giunta al termine della partita più bella dei quattro giorni di competizione, è in buona parte di sua pertinenza. Vero è che il clima era pessimo, che gli arbitri avevano il fischietto allegro e la Grande T fin troppo facile. Però un allenatore deve capire che le partite si vincono anche se non soprattutto con la gestione dei nervi oltre che delle risorse. Stefano Gentile è stato eroico ma non va dimenticato che Sassari si è fatta risucchiare il vantaggio precedentemente accumulato in seguito alla cacciata dal campo del suo allenatore e non sapendo attaccare una zona sì mobile ma tutto sommato prevedibile.
-VOTO 2 alla classe arbitrale nei quarti di finale. La situazione è migliorata cammin facendo ma nelle prime quattro partite si è visto di tutto. A che servono l'instant replay, il precision time, i microfoni con auricolare ed ogni possibile strumento elettronico se poi non si è capaci di gestire in maniera elementare un match tutto sommato semplice? Di certo l'abuso del fallo tecnico e per certi versi anche dell'antisportivo sta rendendo i direttori di gara sempre meno calati nel contesto e sempre più protagonisti. L'esatto contrario di quel che dovrebbe essere.
-VOTO 1 ad Umberto Gandini che nel pomeriggio della finale risponde con supercazzole diplomatiche a domande imbarazzanti sul futuro di LBA. Della questione franchigie si discute dai tempi della defunta Superlega a 11 (era il 2000, pare un secolo), ma ci si dimentica sempre che senza l'assenso della Federazione non si potrà mai fare nulla. Ed è inutile ancora oggi pensare ad un sistema chiuso che premi le eccellenze assolute e sostenibili se tesseramenti, arbitri, antidoping sono ancora gestioni di competenza FIP. Paradossale poi la questione dell'emersione dei giovani talenti: se davvero si intende creare una Lega dei migliori è pacifico che le società premeranno sempre più per abolire le quote protezionistiche e per poter ingaggiare i migliori giocatori per rapporto qualità/prezzo. Che non sono certo gli italiani visto che i pochissimi fenomeni costano cifre spropositate, che gli elementi da rotazione nostrani non sono comunque a buon mercato e che pochissimi credono ancora nella potenzialità dei vivai. Al solito, a volte è meglio tacere o glissare.
-VOTO 0 a Mamma RAI che crede così poco in un prodotto comunque acquistato da non proporre nemmeno un passaggio in prime time in una delle reti ammiraglie. Non nel weekend in cui magari c'è fin troppa concorrenza ma neanche al giovedì, serata in cui il massimo della concorrenza è rappresentato da qualche talk e da Masterchef. Per carità, apprezzabile lo sforzo di produzione per rendere meno desolante il vuoto del Forum a porte chiuse, però resta sempre quel retrogusto amaro in bocca di un "potrei ma non voglio" esatto contrario del famoso adagio. E la promozione del basket in televisione? Un'altra volta, più avanti, forse, chissà.