Vi ricordate Jena (Snake) Plissken di Kurt Russell, il povero Donald Pleasence nei panni del presidente USA, il mitico Ernst Borgnine come improbabile tassista, una New York post apocalittica trasformata in penitenziario all'interno della magnifica visione distopica di John Carpenter? Bene. Dimenticate la fantascienza di "1997: Fuga da New York" e concentratevi su una pellicola di possibile, prossima realizzazione, il cui soggetto è materia d'aggiornamento quotidiano (o quasi) negli ultimi due mesi. Il titolo è presto fatto: "2021: fuga dalla Fortitudo".
Il primo in ordine di tempo ad andarsene è stato il timoniere, l'head coach designato, quel Jasmin Repesa tornato nella metà biancoblu di Bologna con le migliori intenzioni e scappato alla prima occasione, vale a dire dopo una Supercoppa prestagionale da incubo ed un debutto in campionato davvero pessimo. Le motivazioni di circostanza erano le solite, ovvero motivi di salute: Repesa non se la sentiva più di continuare, troppo stressante la mole di lavoro da affrontare in una società che, per sua stessa ammissione, andava risistemata. Nessuno ha voluto scavare all'interno di quelle dichiarazioni sin troppo sibilline, anche se era facile leggervi una insoddisfazione per troppe questioni aperte, dal mercato condotto in maniera abbastanza indecifrabile sino alla telenovela-Fantinelli.
Ecco, Fantinelli può rappresentare il secondo, teorico abbandono. Dico teorico perché in realtà Matteo a Bologna c'è ancora, fisicamente. Solo che, vista la pessima piega degli eventi, difficilmente lo si vedrà in campo a breve-medio termine. Già l'intervento estivo di pulizia del tendine ha determinato un lunghissimo periodo di inattività - forse troppo lungo, forse mai del tutto chiarito anche a Repesa, che si è visto promettere ben altro; poi, poco dopo il teorico via libera alla ripresa dell'attività in gruppo, ecco un nuovo guaio: edema osseo, altro stop e stagione compromessa. Bisogna dire che Fantinelli non è mai stato fortunato con i malanni fisici, tra problemi alla schiena e fasciti plantari che ciclicamente riemergevano: stavolta il guaio è più serio, merita i migliori auguri ed a fronte di un rinnovo contrattuale siglato la scorsa estate ci si può domandare se la mala sorte non abbia deciso di accanirsi su di lui.
Poi ci sarebbe Keith Langford. Che dalla Fortitudo è fuggito prima ancora di metterci piede. Situazione paradossale: la società taglia Malachi Richardson (pupillo di Repesa, malvisto da Martino) per prendere un giocatore meno duttile ma con più punti nelle mani. Il veterano americano è il bersaglio prediletto: sarà vecchio e magari senza il primo passo bruciante di un tempo, sarà anche un elemento difficile da gestire in spogliatoio, ma Langford è Langford. Tutto fatto in meno di dieci giorni, accordo raggiunto ma il giocatore non sbarca mai al Marconi. Motivo? Semplice: è fermo da parecchi mesi e a 38 anni suonati ha bisogno di almeno tre settimane (se bastano...) per tornare ad uno stato di forma decente. Ci sarebbe anche la questione degli arretrati ancora non incassati all'AEK Atene, sua ultima squadra, ma a molti appare come un inutile dettaglio.
La quarta fuga, comunque autorizzata anche se non priva di ricadute, è quella di Tommaso Baldasso. Che nella Bologna biancoblu era arrivato meno di un anno fa dopo un'altra fuga, quella dalla defunta Virtus Roma di Toti, scomparsa a stagione in corso. Approdando in Effe, Baldasso si era abbandonato ai soliti proclami che tanto piacciono ai tifosi: cuore Fortitudo, ammirazione per l'ambiente, voglia di lottare, bla bla bla. Alla riprova dei fatti, pur risultando un giocatore utile ma non fondamentale (e più guardia che play, come scoperto dallo stesso Repesa), non ha resistito poi molto. Appena Milano ha scoperto i problemi fisici di Delaney e soprattutto ha saputo della positività al doping di Moraschini - a proposito: ma chi è che fa circolare nello spogliatoio meneghino la pomata proibita di cui era già stato utilizzatore Burns? - la caccia ad un regista italiano si è aperta. Ed ecco arrivare la trattativa con Baldasso, trapelata nel weekend e chiusa ufficialmente soltanto ieri. Col giocatore che, per non sminuire la retorica di cui sopra, si concede altre dichiarazioni di presunto amore per la maglia, confermando comunque l'addio. Insomma, altro che "Per amore eccetera": carriera e soldi vengono prima, poche balle.