Cos'ha ribadito Minucci davanti ai giudici? Di aver agito in stato di necessità taroccando la contabilità per competere con mecenati che avevano capacità di spesa superiori alla sua Siena. Di aver comprato ed utilizzato una testata giornalistica internet perché agisse da megafono personale. Di non essersi arricchito a scapito della decotta società sportiva. Cicero pro domo sua. Ma andò davvero così? Proviamo un'analisi punto per punto.
- Dice Minucci: "Ho utilizzato fatture sovrastimate, è stato un errore e sono pronto a pagarne le conseguenze. Lo abbiamo fatto per poter competere con altre società che avevano alle spalle i mecenati: la Mens Sana aveva un capitale sociale basso e la proprietà non era disposta ad aumentarlo. Lo so, non è una giustificazione. Ci tengo a precisare che non mi sono mai arricchito personalmente". Se analizziamo il lungo interregno del manager a capo della società sportiva si può anche credere a tale ricostruzione, ad una piccola Siena che vuole confrontarsi con i Goliath del basket italiano ed europeo senza disporre di coperture straordinarie. Ma la scalata al successo della Mens Sana parte vent'anni fa quando lo stesso Minucci convince Monte dei Paschi ad assumere un ruolo di primo piano con una sponsorizzazione diretta dopo anni di appoggio esterno (ricordate le sponsorhip "Ducato" o "Fontanafredda"?). Da quel momento il club non insegue più gli americani a poco prezzo o gli scarti altrui ma compra di tutto e a prezzi salati. Prima gli azzurri Scarone e Chiacig, poi Gorenc, Stefanov, Kakiouzis, Turkcan, il povero Alphonso Ford, Vanterpool, Galanda, David Andersen. Nel 2004 il primo scudetto, cui segue l'ingaggio di Carlton Myers. Certo, i soci del club non aumentano vertiginosamente il capitale sociale ma la banca concede volentieri un ampio sostegno. E nello stesso periodo, mentre Seragnoli esce dalla pallacanestro e Benetton ridimensiona, solo il neoarrivato Giorgio Armani spende in grande stile. Quindi non si può certo dire che nel suo periodo di massimo splendore (2006-2013) la Mens Sana fosse una pulce costretta a combattere contro pachidermi e che per questo dovesse ricorrere a mezzucci non esattamente legali. La favola della Siena società modello si infrange tanto con la realtà storica quanto con la situazione di declino di un sistema in cui il mecenatismo aveva già imboccato una evidente parabola discendente - occorre forse ricordare le rese di altri grandi finanziatori della pallacanestro come Scavolini, Snaidero, Vicenzi, Bulgheroni, Castiglioni, Cazzola o Stefanel?
- Ancora Minucci: "Noi vincevamo molto battendo Roma e Milano, hanno iniziato così a prenderci di mira, colpendoci alle spalle. Il coach di Milano Scariolo fece la famosa dichiarazione sull’aria rancida, riferendosi a presunti arbitraggi a nostro favore, una tattica già utilizzata in Spagna e Russia". Le dichiarazioni pubbliche fanno parte del gioco. E se un addetto ai lavori decide di lamentarsi di qualcosa che secondo lui non quadra, lo fa a proprio rischio e pericolo, conscio che eventuali dichiarazioni false o calunniose potrebbero provocare conseguenze affatto fauste. Non mi pare che Scariolo, la cui infelice uscita sulla famigerata "aria rancida" è passata purtroppo per lui alla storia rovinandogli un'immagine precedentemente solida, abbia sussurrato in segreto, dietro le spalle di qualcuno, frasi infamanti. Scariolo rilasciò interviste, disse che c'era qualcosa che non gli quadrava, si lamentò pubblicamente degli arbitraggi. Aveva ragione? I fatti finora lo smentiscono giacché non è stata riscontrata alcuna corruzione sistematica della classe dei direttori di gara per favorire Siena. Ma di fronte a parole pronunciate davanti ai microfoni o ai registratori dei giornalisti ci sono diversi modi di reagire. Il primo è liquidare il tutto con un sorriso compassionevole. Il secondo è replicare con gli stessi termini o argomenti. Il terzo è reagire ad un'accusa di complotto creando le basi per una diffamazione sistematica.
- Ancora lui: "Il presidente Proli ci denunciò alla Procura Federale e Armani iniziò a muoversi: Gazzetta dello Sport, Corriere della Sera, i grandi giornali ci iniziarono a bersagliare. Nel 2012 chiesi aiuto a David Rossi di MPS, che però non poté fare nulla. E così pensammo a un sito internet, Basketnet, per difenderci dagli attacchi". Per la cronaca, la denuncia in Procura Federale finì in una bolla di sapone. Ma le parole di Minucci delineano uno scenario in cui, stando alla sua vulgata, vi sarebbe stata una sorta di spaccatura del mondo dell'informazione. Da un lato i quotidiani disposti a partecipare ad una sorta di mortificazione della nomea vincente senese in nome di campanilismo, invidia o peggio ancora partigianeria nei confronti di un club e del suo proprietario; dall'altra il povero manager di provincia che prova a difendersi chiedendo aiuto al capo della comunicazione della banca-sponsor e che poi ricorre ad un sito internet piuttosto seguito per una campagna di presunta contro-informazione. Peccato che anche in questo caso la realtà smentisca le ricostruzioni di Minucci. Senza approfondire il coinvolgimento nell'inchiesta Time Out di un giornalista senese, accusato di aver intascato denaro proveniente dalle distrazioni di fondi della Mens Sana e scagionato solo dall'impossibilità di accertare il curioso reato di ricettazione contestatogli, basta ripescare le diffamazioni che quel sito cui fa riferimento Minucci ospitò per un periodo sino a quando la redazione decise in segno di protesta di fare fagotto ed andare altrove. I corsivi firmati con pseudonimo da presunti personaggi inesistenti ("Attilio Giglio" ed altri) non erano altro che palesi attacchi a carico di professionisti del mondo della pallacanestro. Non delle società rivali, Virtus Roma o Olimpia Milano, ma di singoli giornalisti o manager invisi al potere senese. "Unum castigabis, centum emendabis": Mao Zedong ne sarebbe stato fiero.
Il capolavoro minucciano resta sicuramente lo scandalo Lorbek, una trappola in piena regola. Quando quella sera di febbraio 2007 Ferdinando Minucci presentò quella denuncia per frode sportiva alla stazione dei carabinieri di Casalecchio di Reno non c'era nessuna autodifesa da mecenati o da giornalisti invidiosi. C'era solo la volontà di sfruttare l'errore di un ufficio federale, la fesseria del dirigente di un club rivale e la sete di potere del segretario di Lega per escludere una potenziale rivale dal piatto ricco dell'Eurolega. Minucci sapeva cosa stava facendo ed ottenne il suo obiettivo tramite una sentenza-farsa di colpevolezza per un reato impossibile da commettere. Sfogliate pure il Codice penale: la tentata frode non esiste. E fu per questo che qualche mese dopo la tragicommedia della giustizia sportiva arrivò la disposizione del Tribunale della Repubblica: frode impossibile da consumarsi quindi inesistente. Ma il danno alla rivale era stato cagionato, Minucci aveva sgombrato il campo da una possibile contendente al suo strapotere. Fuori Treviso e fuori la Fortitudo avviata ad una mesta fine, quelle preziose licenze pluriennali per l'Eurolega, sfuggite sul campo a causa di risultati inferiori alla concorrenza nonostante una parità di budget, Siena se le era prese speculando sulle altrui disgrazie o soffiando sul fuoco di presunti scandali.
L'unico scandalo vero ed accertato resta invece il declino della pallacanestro italiana. Se oggi pare un miracolo il concretizzarsi di un secondo mecenate dietro il solito Armani, se ci si meraviglia della competizione tra Milano e la rinata Virtus Bologna sul mercato dei giocatori, se pare incredibile che qualcuno possa scalfire dal basso l'immagine vincente di colossi finanziari, questo è dovuto non al presunto coraggio del modello senese ma alla capacità di ricostruzione di un sistema che ha recuperato stille d'energia dalle periferie. Ma senza partite di giro, senza contabilità taroccate, senza contratti d'immagine a sei zeri, senza vendite fasulle di diritti commerciali, senza siti internet compiacenti, senza scandali costruiti ad arte, senza denigrazione dell'avversario. Sassari, Venezia, Trento, Reggio Emilia, persino la piccola Cremona hanno dimostrato che non occorre inventarsi metodi truffaldini per vincere e convincere. Basta programmare con un serio piano economico rapportato al modello sportivo. Con buona pace di chi pensava di costruire un impero con le fatture gonfiate o i bilanci falsificati.