domenica 28 ottobre 2018

Quanto è triste l'Emilia...

CAPITOLO 3: I GENERALI DI CENTO

La seconda sconfitta in campionato della De' Longhi riserva diversi spunti di riflessione. Ovviamente il brodino sardo di mercoledì non poteva cancellare i difetti di una squadra ancora alla ricerca di identità e di certezze. Cento evidenzia impietosamente ancora di più le debolezze di una Treviso troppo brutta per essere vera. Inutile in questo frangente invocare assenze o condizioni di forma precarie: manca di tutto. All'appello risultano assenti ingiustificati parecchi elementi, chi per concentrazione e chi per nervosismo. Se l'ultima TVB di Pillastrini aveva comunque potuto invocare diversi alibi per una partenza ad handicap, la formazione di Menetti sta spargendo dubbi sul proprio cammino.

Si sapeva e si sa ormai del cronico problema in cabina di regia, un difetto congenito che la De' Longhi cerca di mascherare in ogni modo, anche ricorrendo ad Uglietti che, bontà sua, si adatta volentieri a tanti ruoli ma play mai sarà. Le idee confuse portano a conseguenze nefaste, dai palloni gettati al vento sino all'intestardirsi di troppi elementi in inutili uno contro il mondo che si concludono con errori, falli in attacco o, appunto, possessi consegnati all'avversaria di turno. Che nel caso è una Cento affatto trascendentale ma concreta. Pungente con Mays, che non sarà mai un regista puro ma almeno riesce a variare il gioco offensivo. Ficcante con White, che dopo l'abbraccio iniziale al suo ex coach Menetti decide di dimostrare che a 35 anni può ancora insegnare pallacanestro in avvicinamento. Esplosiva con Reati, altro veterano che ritrova l'entusiasmo e la mira dei giorni verdi infilzando la retina da lontano. Esuberante con Chiumenti che stravince la sfida in post basso contro chiunque.

Treviso invece ha gerarchie confuse. Tanti caporali e colonnelli, a vari livelli. Tutti si credono generali ma comandano a malapena loro stessi. Il marasma è tale da coinvolgere la terna arbitrale che fischia tutto ed il contrario di tutto, coinvolta dalla montante marea biancorossa che sommerge la disordinata armata biancoceleste. L'assenza di un gioco intermedio tra il tiro da fuori e l'isolamento per la penetrazione (con appoggio o scarico, non importa) facilita la lettura tattica di chiunque. Bastano meno di due quarti di gioco per prendere le misure a questa TVB che si rivela vulnerabile. Alla fine Cento vince in maniera semplice, forzando le penetrazioni per cercare canestri semplici o falli ed imbeccando Reati quando la retroguardia trevigiana collassa. Al resto ci pensa il nervosismo, col flopping di Uglietti (Jasmin Repesa sarebbe esploso di rabbia vedendolo), il tecnico a Menetti per proteste su un fallo di Chillo inventato, il tecnico a Mays per un plateale invito a viaggiare rivolto all'arbitro - c'è quasi da stupirsi che in questo clima non sia stata sanzionata un'espulsione. Insomma, nel deserto di San Lazzaro di Savena che non è quello dei Tartari ma qualche assonanza c'è, il sottotenente Drogo ha le fattezze di Davide Alviti, unico biancoceleste a scrutare l'orizzonte ed a proporsi per qualcosa di concreto, salvo restare in panchina a lungo e venire richiamato in servizio quando è troppo tardi.

Intanto il campionato pare aver trovato nella strana coppia Fortitudo-Poderosa una parvenza di dominio. Più forte delle assenze Bologna, robusta e determinata Montegranaro. Più indietro inseguono le altre e tra queste c'è Treviso che deve iniziare ad interrogarsi sulle già citate gerarchie e sulla capacità di trovare risposte al proprio interno. Domenica al Palaverde arriverà Verona per un derby veneto che odora di paura. La Scaligera è anch'essa preda di fantasmi dopo aver perso in casa con l'Assigeco: chi perderà dovrà necessariamente affrontare un processo. Che potrebbe anche tramutarsi in corte marziale.

PAGELLE CENTO-TV

BA 5: non fosse per i due punti segnati nel finale, una partita davvero pessima.
MAYS 7,5: non sarà il play dei vostri sogni, difatti il suo allenatore lo fa spesso e volentieri giocare guardia. L'ex Trapani ha un merito innegabile: prende a spallate la difesa avversaria e la fa a fettine.
CHIUMENTI 7,5: una furia, sfiora la doppia-doppia (11+9) giocando di potenza ed agitando un'ideale clava sulle teste di Chillo e Lombardi. Benfatto può restare tranquillo a godersi la partita in panchina.
REATI 8: una sentenza da ogni posizione, tanta freddezza nei momenti topici ed una buona dose di cattiveria che non guasta mai.
PASQUALIN 6: poteva andare peggio.
GASPARIN 6: gioca in due ruoli, perde qualche pallone di troppo ma nel complesso non dispiace.
MORENO 5,5: partita difficile contro avversari comunque non irresistibili. Se Mays non fosse incappato nel quinto fallo probabilmente avrebbe concluso la contesa in panchina.
WHITE 8: doppia-doppia sfiorata anche per lui (24+9). Presente su tutti i palloni, si diverte a giocare in avvicinamento e nel pitturato dove si fa beffe della lentezza o delle sciocchezze dei diretti avversari. Un autentico califfo per la categoria... giocando costantemente fuori ruolo.
BENEDETTO 7: capisce che la chiave del gioco di TVB è Uglietti. Quando manca l'ombrello Tessitori, fa chiudere ai suoi gli spazi per Burnett e Wayns e sfida apertamente Menetti a dar fiducia alla sua point forward. Scommessa vinta.

TESSITORI 6: debilitato, gioca poco più di 9 minuti ma gli mancano le energie per incidere davvero. E si vede.
BURNETT 6: solita produzione offensiva abbondante ma anche tante palle perse e diverse iniziative discutibili.
ALVITI 6,5: quasi perfetto al tiro, non è un caso che abbia il plus/minus migliore della sua squadra (+7); piuttosto è un mistero il motivo per cui giochi pochino, meno di 19 minuti.
WAYNS 5,5: è una guardia, ormai è chiaro. Può aiutare in regia ma ha una necessità vitale di percepire il feeling col canestro. E quando questo viene a mancare, iniziano i dolori.
ANTONUTTI 5: si toglie la maschera ma la mira va ancora raddrizzata. L'impressione è che soffra i pochi palloni a disposizione in attacco, mentre in difesa non può nulla contro White che lo sovrasta.
IMBRO' 5,5: ci prova, bisogna dargliene atto. Stavolta però non riesce a combinare granché.
CHILLO 5: se c'è da picchiare non si tira indietro. Peccato che Chiumenti segni ugualmente, incurante delle mazzate. Dopo un precampionato scoppiettante, come vice-Tessitori fa rimpiangere tanto il pisano quanto Bruttini.
UGLIETTI 5: come l'empedoclino, si sbatte parecchio. Ormai è lui il play designato ma non è il suo ruolo ed alla lunga la squadra paga dazio: -20 di plus/minus, questo dice tutto anche in merito alle energie spese in regia e sottratte alla difesa.
LOMBARDI 5: colpevolmente distratto, per due volte ha palla in mano a 3 secondi dal gong e non se ne accorge. 
MENETTI 5: si sbraccia, urla, si arrabbia, prende tecnico. Ma non risolve la situazione: la sua squadra continua a sfilacciarsi nei momenti più difficili, specie quando si gioca a metà campo.

QUINTETTO IDEALE: Mays, Reati, Alviti, White, Chiumenti.

M'è sembrato di vedere un Mahmuti...

Ieri sera ho dato un'occhiata al Ponzano Basket, impegnato al PalaCicogna contro Marghera. Giuro di aver guardato almeno 5 o 6 volte verso la panchina delle padrone di casa per accertarmi che il capoallenatore non fosse Oktay Mahmuti, per gli amici Il Farmacista. Il motivo è presto illustrato: dopo un avvio piuttosto buono ed un secondo quarto in equilibrio, le biancoverdi si sono bloccate contro una elementare zona 2-3 imbastita dalle Gigantesse veneziane, collezionando al termine la terza sconfitta in cinque turni di campionato, la seconda casalinga e contro una formazione affatto irresistibile.

Posso capire la rabbia dei dirigenti a fine partita. Perdere in casa, dopo aver iniziato con un 8-0 (sarebbe potuto essere 14-0 senza alcuni errori dovuti alla frenesia e senza incappare in successive amnesie sui tagli) e dopo aver avuto anche 10 punti di margine ad inizio terzo quarto, è una mazzata tremenda. In tutto questo mi è sembrato di rivedere un'altra squadra, con identici colori, che dieci anni fa sotto la guida del tecnico turco-macedone faticava in maniera indicibile a trovare una contromisura alla difesa a zona.

Confesso la difficoltà nel comprendere le motivazioni di questo blocco, tecnico o psicologico che sia, di fronte alla 2-3. Non sto parlando 1-3-1, che è già più complessa e che comunque richiede la presenza di almeno un giocatore (o giocatrice) dallo spiccato atletismo. Non mi riferisco nemmeno a difese miste come box-and-one o triangolo-e-due, tutte soluzioni solitamente tattiche da sfoderare per un breve periodo al fine di disorientare la squadra opponente. Una elementare 2-3: le guardie davanti, le ali sui lati, il centro nel pitturato, la mobilità minima richiesta e stop. Eppure Ponzano ieri sera è rimasta immobile, facendo circolare la palla in maniera pigra (9 perse nel solo terzo quarto, 22 totali) e non trovando il bandolo della matassa. Che sia la scelta di schierare quintetti quasi privi di specialisti del tiro pesante, consueto apriscatole in caso di zona? A me è sembrato soltanto disorientamento, per quanto prolungato.

Ponzano è una bella squadra, in fondo. Ha giovani interessanti, una bella carica d'energia emotiva dovuta alla recente promozione in A2, alcune individualità di spicco (Schiavon, Brotto, la stessa Vian che però necessita di tempo per ritrovare la condizione e per calarsi appieno nella nuova realtà). Insomma, le carte per giocarsi una salvezza tranquilla ci sarebbero tutte. Eppure finora si è vista tanta fatica, accompagnata da pochi risultati utili. Inizialmente si è pensato che il problema di fondo fosse la mancanza di fisicità, ora compensata dall'arrivo di Gloria Vian che occupa spazio, effettua il tagliafuori con discreti risultati e ha pure mano educata fronte a canestro. Ora si parla di assenza di tiratrici e già si pensa a scandagliare il mercato straniero per prendere una specialista, sempre che sia disponibile. Forse però sarebbe il caso di riordinare le idee. Perché la Ponzano vista ieri non solo non sa attaccare una zona dal passaggio, ma non riesce nemmeno a sfruttare una Giulia Brotto che è ben più efficace se riesce ad attaccare il canestro calamitando falli piuttosto che impiegata come sponda(!) o come tiratrice sugli scarichi. Sono due infatti i dati salienti della sconfitta patita per mano delle Giants: 22 perse ed appena 3 tiri liberi tentati. Questi dati inducono ad una riflessione. Magari sabato a Moncalieri verrò smentito e le ragazze in biancoverde compiranno l'impresa sbancando il parquet di una delle migliori squadre del girone. Glielo auguro. Senza però dimenticare la lezione imparata ieri sera: la zona si attacca muovendo tanto la palla quanto le giocatrici.

mercoledì 24 ottobre 2018

Dalla Sardegna con pressione

CAPITOLO 2: UN LENTO PROGREDIRE

Torna alla vittoria, la De' Longhi. La trasferta infrasettimanale di Cagliari restituisce il sorriso ai biancocelesti che possono rientrare dalla Sardegna con due punti in più in classifica e qualche patema in meno. Non illudiamoci, la partita del PalaRockfeller non ha risolto i difetti di una TVB ancora cantiere aperto, ma ha offerto almeno un positivo segnale di riscatto da parte di qualche giocatore. Ci vorrà del tempo per godere dei reali benefici del lavoro di coach Max Menetti ma qualcosina già è possibile intravedere.

Contro una Hertz volenterosa, irrobustita dall'aggiunta Diop ma orfana per quasi metà partita di Johnson che si infortuna alla caviglia destra tentando di recuperare un pallone, Treviso applica la tecnica della pentola a pressione. Una cottura lenta ed inesorabile, minuto dopo minuto, toccando le temperature più alte nell'ultimo quarto quando la circolazione di palla, facilitata dalla stanchezza sarda, trova le mani di Imbrò, Wayns ed Alviti, ovviamente caldissime. Curiosamente la De' Longhi pare gradire i parziali pari, il secondo ed il quarto, ovvero quelli in cui in vari modi riesce ad accumulare i vantaggi più consistenti nei confronti dei modesti avversari.

Si diceva di Maalik Wayns. Desideroso di cancellare il ricordo della pessima prestazione domenicale contro la Fortitudo, lo statunitense carbura con il passare dei minuti. Ed a poco a poco emerge un suo lato caratteristico: più guardia che play, almeno in questa configurazione, l'ex Joventud acquisisce confidenza con campo e gioco soltanto trovando la via verso il canestro. Percentuali da raddrizzare (29% da 2, 37,5% da 3) ma tanto movimento. Il tallone d'Achille di Wayns resta il nervosismo, col secondo fallo tecnico consecutivo dopo quello rimediato con Bologna. Ed anche Alviti non scherza, visti i battibecchi con Menetti al rientro in panchina - altra preoccupante costante.

Sul fronte lunghi, deciso passo in avanti di Lombardi, schierato spesso e volentieri da centro tattico. Sarà l'inconsistenza del pacchetto avversario - modesto Diop, volenteroso Johnson, acerbo Ebeling, pessimo Matrone, indisponibile Allegretti - ma il piemontese è un altro dei protagonisti a sorpresa della partita, completando il riscatto rispetto alle sciagure domenicali. Sul perimetro si capisce finalmente l'importanza di Uglietti: non solo metronomo difensivo e collante tra i reparti ma vero play aggiunto per sgravare dal compito gli americani e renderli liberi di realizzare. Un giocatore così, atipico ed umile, non può che rivelarsi utilissimo.

Superato l'esame sardo, si torna subito in Continente. Domenica altra trasferta piuttosto insidiosa: Cento è neopromossa e davanti al proprio pubblico sarà galvanizzata dalla sfida ad una corazzata. La coppia di americani della Benedetto XIV è di assoluto spessore, James White ha costruito una carriera tra campionati di alto livello, Eurolega e NBA, accettando a 35 anni di ripartire dall'A2 giocando fuori ruolo (è un 3 naturale, a Cento viene impiegato da 4). In un campionato che si conferma equilibratissimo - Fortitudo a parte: Bologna vince in casa anche con Udine, panchina di Cavina in bilico? - ogni vittoria acquisisce un peso specifico altissimo. Specie se accompagnata da confortanti segnali di progresso.

PAGELLE CA-TV

MILES 7: il contraltare di Wayns. Piccolo, veloce, ama avere la palla in mano ma finalizza più che creare, anche se le statistiche gli attribuiscono 5 assist. Ha carattere, questo è sicuro.
FLORIDIA ng: due minuti e spiccioli nel finale.
GALLIZZI ng: vedi Floridia, giocando anche meno e sempre a partita finita.
RULLO 6,5: fargli fare il play non è la migliore delle idee. Quando è impiegato nel naturale ruolo di guardia riesce ad esprimersi. Trasmette sempre la sensazione di magnifico, eterno incompiuto.
EBELING 4,5: a livello giovanile era una delle più belle promesse. Dopo poco più di un anno di cura Dinamo appare involuto. 12 minuti, 4 falli, tanta confusione.
ROVATTI 6,5: tiratore professionista, tanta personalità, qualche sbavatura in difesa.
MATRONE 4: ok le sportellate in difesa ma è un buco nero in attacco e si fa scavalcare addirittura dai ragazzini in rotazione.
BUCARELLI 5: altra grande promessa non mantenuta. Pariclasse di Davide Moretti, tre anni fa si contendeva proprio col figlio d'arte il titolo platonico di miglior '98 d'Italia. Ora è un onesto numero 3 che usa il fisico come può.
JOHNSON 6,5: finché non si gira la caviglia in un impeto di generosità risulta uno dei migliori dei suoi. Con la sua uscita per infortunio la partita della Hertz scivola lentamente verso la sconfitta.
DIOP 6,5: in estate ha lasciato Udine per Sassari ma in Serie A non ha trovato spazio. Si augura di averne a Cagliari, ancora in A2. Dovrà però dimostrare passi in avanti decisi, specie dal punto di vista mentale: a partita ancora teoricamente aperta i suoi falli risultano una mazzata.
PAOLINI 6: sfrutta i passaggi a zona della De' Longhi per suggerire ai suoi tiratori di osare. L'infortunio di Johnson non lo aiuta. L'impressione è che debba gestire una squadra un po' sopravvalutata e con qualche giovane da recuperare assolutamente.

TESSITORI 6,5: stavolta nessun effetto speciale, a parte un altro canestro di tabella. Non tutelato dagli arbitri che gli fischiano contro dopo un evidente sfondamento subito.
BURNETT 7: poco appariscente ma concreto al punto giusto. Anche lui approfitta dell'amico tabellone per colpire (da 3). Ma non si limita alle percentuali, comunque molto alte: bella presenza totale, con la chicca di una stoppata.
ALVITI 7: con fiducia recupera la mira e martella il canestro avversario. Benino anche in difesa.
WAYNS 6,5: si prende tanti tiri, ne sbaglia parecchia, ne azzecca alcuni di importanti. In difesa non sempre tiene Miles però compensa con assist (7) che ribadiscono la sua capacità di leggere le situazioni a patto di sentirsi coinvolto. Deve levarsi il vizio del fallo tecnico.
ANTONUTTI 6,5: Johnson lo fa soffrire, la maschera inizialmente non gli dona la necessaria mira al tiro. Nel finale cresce assieme al resto della squadra.
IMBRO' 7: non è un caso che il plus/minus più alto di tutti sia il suo (+19). L'empedoclino appare trasformato dalla cura-Menetti: concreto, concentrato, preciso, al servizio della squadra. Un altro giocatore rispetto ad un anno fa.
UGLIETTI 7,5: non solo difesa. Rimbalzi, stoppate, playmaking aggiunto, iniziative offensive. Si capisce sempre più perché Menetti ne abbia sentito la mancanza in prestagione, complice l'infortunio alla spalla.
LOMBARDI 7: da finto centro può sfruttare rapidità ed elevazione. Cagliari non ha contromisure adatte, visto che Diop è più pesante. Da rivalutare ancora in questa posizione tattica.
MENETTI 7: forse un po' sorpreso dai giochi iniziali di Miles e Johnson, chiede ai suoi maggiore circolazione e chiusura dell'area. Sull'arco paga dazio alle triple di Rovatti ma alla lunga la scelta paga ottimi dividendi. Vittoria che restituisce fiducia al gruppo ed è la notizia più importante.

QUINTETTO IDEALE: Miles, Imbrò, Burnett, Uglietti, Lombardi.

lunedì 22 ottobre 2018

Requiem per un gigante

Treviso. La città medievale sconvolta dalla Pasqua di Sangue del '44. Il luogo natio di pontefici, artisti, politici. La location di una nota e pungente commedia all'italiana. L'origine di attentati terroristici e di scandali finanziari nazionali. Per tanto tempo questa è stata Treviso nell'immaginario collettivo dell'italiano medio che ripensava al capoluogo della Marca solo se si nominavano Bepi Maffioli (il suo colonnello Barbacane ne "Vogliamo i colonnelli" di Monicelli è appunto trevigiano) e Gustavo Selva, se si parlava delle prime indagini su Piazza Fontana o del contrabbando di petrolio. Poi sono arrivati i Benetton, quattro fratelli. Maglioni colorati, moda facile da comprare, una piccola rivoluzione nella comunicazione. Della tetrarchia, uno solo ebbe l'intuizione di utilizzare lo sport come possibilità di riscatto del territorio, come volano morale per i terzisti che costituivano la spina dorsale nel nascente impero economico e come veicolo pubblicitario dalla forza dirompente.

Gilberto Benetton ha attraversato le epoche. Da ragazzo, nel dopoguerra della faticosa rinascita, giocava a pallacanestro sotto lo sguardo di Ciano Bortoletto e quella passione non l'ha mai abbandonata. Ha tentato di dimenticarsene quando dovette compiere il passo decisivo verso il disimpegno del gruppo nei confronti dello sport ma in cuor suo la passione bruciava ancora. Nel 1981 decise di affiancare Aldo Bordignon colorando di bianco e verde le divise fino ad allora biancocelesti della A.P. Treviso, poi Pallacanestro Treviso Spa. Tempo tre anni si giunse al passaggio di consegne, lo sponsor diventò proprietario. Era il periodo di Scavolini, capostipite del ristretto club dei miliardari del canestro che davano il proprio nome e marchio alla squadra. E Benetton è stato questo, per Treviso: un nome, un marchio, una garanzia economica e di successo. In definitiva, l'applicazione in ambito sportivo del modello manageriale d'impresa.

Il Benetton Sportsystem per un periodo è parso un colosso inarrestabile. Tre sport di squadra nella Treviso da bere degli anni '80 e '90, quella del boom economico-bis. Più la sponsorizzazione estemporanea della pallanuoto a Pescara. Più la scuderia di Formula Uno, nata sulle ceneri della Toleman e capace di lanciare campioni e vincere tre titoli. Più l'esperienza nel Motomondiale, con una squadra impegnata direttamente nelle cilindrate inferiori ed il marchio ben visibile su tuta e carena del cannibale australiano Mick Doohan. Non basta: il Benetton Sportsystem di paròn Gilberto è stato anche fucina di talenti dietro le scrivanie, poiché la crescita esponenziale ed il successo non possono prescindere da competenza, capacità ed applicazione. Gherardini, Da Re, Munari, Lefebre, De Conti, Coldebella, Briatore si sono affermati anche grazie a Gilberto Benetton che riconobbe in loro le doti per rivoluzionare la sonnacchiosa dirigenza sportiva italica, ancorata a modelli superati - uniche eccezioni nel periodo, l'eclettico Montezemolo ed il vituperato Giraudo.

La lungimiranza di un uomo straordinario si è vista in ambito finanziario. L'annunciata morte del tessile italiano di bassa qualità fu intuita a tempo di record, aggredendo il mercato delle privatizzazioni e delle partecipazioni. Tra avventure sfortunate (chi ricorda la compagnia telefonica Blu?) e grandiosi investimenti (Autogrill), l'impero si è espanso. Oltre lo scetticismo o lo scherno di qualche vecchio marpione della finanza nazionale. Al culmine del successo però sono arrivati alcuni dolori. Lo scandalo Lorbek, una svista regolamentare sfruttata ad arte da nemici privi di scrupoli, lasciò amaramente il segno in un Gilberto Benetton già deluso dalla piega che 12 anni fa aveva preso l'Eurolega che proprio i suoi uomini avevano contribuito a lanciare. Pochi anni dopo, il disimpegno su quasi tutti i fronti, mantenendo il rugby per passione del fratello Luciano e per contratti già firmati di collaborazione con la FIR, più che per irremovibile convinzione. Sul piano finanziario, i tormenti di un gruppo affidato alla seconda generazione che ha deciso il delisting da Piazza Affari, ha perseguito strategie non sempre efficaci per tornare alla fine al tessile. E le difficoltà di condurre in porto quello che sarebbe stato il capolavoro assoluto, la fusione tra Autostrade ed Abertis con la nascita di un colosso europeo della viabilità.

Il 2018 è un anno tragico per la famiglia Benetton. In pochi mesi i lutti si sono succeduti: il marito di Giuliana, poi Carlo che era il più giovane e forse anche il più riservato di tutta la vecchia generazione. Ad agosto, la tragedia di Genova e la bieca, sordida, disgustosa opera di sciacallaggio politico nell'italianissimo campionato dello scaricabarile che ha convocato ai piedi del viadotto crollato in Valpolcevera un torneo straordinario, tra macerie e 43 vite spezzate. Gilberto Benetton ha visto impotente il nome della famiglia insozzato in ogni modo ed è difficile oggi pensare che quelle cattiverie gratuite, comprese le speculazioni sul Ferragosto in famiglia a Cortina, non abbiano aggravato una situazione di salute già preoccupante.

La scomparsa di Gilberto Benetton lascia Treviso senza una delle sue anime. Chissà se da domani i trevigiani si accorgeranno di quanto il vituperato re dei maglioni ha lasciato in eredità, dai restauri alla Fondazione degli Studi, dalla Ghirada al Palaverde, dalle biblioteche al Master SBS. Chissà.
Sarebbe sicuramente buona cosa almeno offrire un tangibile segno di ringraziamento. Il Palaverde, gioiello ancora oggi dopo 35 anni, meriterebbe di cambiare nome e trovare una degna titolazione. E sarebbe ancora poco per onorare la memoria di un uomo che in silenzio, con garbo e col sorriso, ha dimostrato con i fatti di amare tanto la sua terra.

domenica 21 ottobre 2018

Si sta come d'autunno...

...sugli alberi le foglie. 
Cito Ungaretti nella riapertura di questo blog dopo un lungo oblio, riaffermando la caducità della nostra esistenza. Non solo per una questione stagionale: fino a novità che spero prossime, utilizzerò questo spazio, che inaugurai circa 6 anni fa, per riversare impressioni e considerazioni in merito al gioco che ho sempre amato. Lo farò con cadenza differente, a seconda delle notizie, per capitoli. L'interazione dei lettori è ben accetta, come sempre, con suggerimenti o critiche.

CAPITOLO 1. DEGLI ERRORI E DELLE CORREZIONI

Domenica 21 ottobre 2018, la Fortitudo sbanca il Palaverde affermandosi giustamente come prima candidata alla vittoria della regular season e confermando la validità dei pronostici estivi. Nulla da eccepire: coach Antimo Martino sa il fatto suo. Lo ha dimostrato in estate costruendo una squadra fortissima - unici punti interrogativi, il post basso accentratore di Mancinelli (che però attualmente è infortunato) e l'età media piuttosto elevata del gruppo - e l'ha ribadito conducendo un gruppo profondamente rinnovato ad esprimere un gioco convincente ad ogni velocità. L'esatto contrario della De' Longhi di coach Menetti, irresistibile in transizione ma disastrosa a metà campo.

Non è soltanto una questione di playmaker. Oppure è anche una questione di playmaker. Indubbiamente Bologna può avvalersi di una regia diffusa, con Rosselli e Leunen a coadiuvare i Fantinelli e Venuto della situazione. Però se a fronte della perdita del regista titolare - il faentino, vittima di un riacutizzarsi della vecchia fascite plantare (fastidiosissima, posso confermarlo: quindi auguri!) - la compagine reagisce serrando le fila, guadagnando fiducia col passare dei minuti e trovando spesso la soluzione vincente, non si può certo parlare di difetti caratteriali.

Semmai è TVB a doversi interrogare sulla scelta di Maalik Wayns. L'ex Sixers potenzialmente è un fenomeno ma finora sta faticando ed in alcuni casi si è tramutato in zavorra. Esemplare proprio la prestazione nell'anticipo televisivo: tripla inaugurale, 5 assist nel mezzo... ma 4 perse, 4 falli (due in attacco più un tecnico per proteste) e testa da un'altra parte. Il ritardo di condizione dovuto al leggero sovrappeso ed all'estate trascorsa recuperando dal guaio al ginocchio è evidente. Peggio ancora però pare la situazione mentale, con un playmaker che fa girare pochino la squadra e che alla fine risulta il peggiore dei suoi. In queste condizioni non si può recriminare sullo scarso apporto di Antonutti dovuto alla maschera protettiva o sul rendimento un po' ondivago di Alviti o sulla partita in ombra di Chillo. Il guaio è lì, in cabina di regia, ruolo delicatissimo in cui teoricamente si potrebbero alternare anche Burnett (bravo, ma più efficace da guardia), Imbrò (idem) e Uglietti (equilibratore tattico e specialista difensivo). Il rientro di Giovanni Tomassini è ancora piuttosto lontano e nel frattempo la squadra dovrà affrontare tante insidie: lo stesso Menetti ha ribadito nel commento finale che il passo indietro registrato con la Fortitudo è anche di natura mentale. Per far strada occorre rettificare il proprio percorso, a costo di qualche scelta temporaneamente dolorosa. La stagione dell'ultima TVB di Pillastrini svoltò non solo grazie a Swann ma soprattutto con la serietà di Bruttini e con una piccola rivoluzione nelle gerarchie interne. Menetti ha ribadito più volte che non intende garantire il posto a nessuno: impegno e dedizione. Oggi Treviso Basket è Tessitori e Burnett, più qualche sprazzo qua e là. Per diventare squadra occorre passare attraverso un'acquisizione completa di responsabilità. La De' Longhi può farlo. Ma deve iniziare a dare risposte già mercoledì a Cagliari.

PAGELLE TV-BO

TESSITORI 8: punti, rimbalzi, stoppate, recuperi, assist. Atteggiamento battagliero dall'inizio alla fine, incita il pubblico, sprona i compagni. Davvero, il meno colpevole di tutti.
BURNETT 7: un altro elemento che fa di tutto per dare una sterzata. A costo di inventarsi anche regista e realizzatore al tempo stesso. Purtroppo boia ed impiccato non possono coesistere, salvo suicidio.
ALVITI 5: in difficoltà palese su Rosselli, due lampi di personalità nell'ultimo quarto con le due triple che potrebbero valere la riscossa. Il terzo tentativo, dall'angolo, glielo sputa il ferro e la partita sua e della De' Longhi finisce lì.
WAYNS 4: disastroso e non solo per il rendimento. In evidente confusione, commette due falli in attacco praticamente identici ed al secondo si fa pure sanzionare con un tecnico aggiuntivo. L'ira di Menetti è pienamente giustificata.
ANTONUTTI 5,5: dieci minuti invisibili.
IMBRO' 6: da guardia è una pregevole riscoperta, emergendo dalla panchina. Come play incappa nei soliti vizi: possessi buttati e scelte non sempre azzeccate.
EPIFANI ng: 16 secondi in campo, il tempo di spendere due falli.
CHILLO 5: dovrebbe esaltarsi nella lotta in area con l'ex compagno Pini, invece non trova spunti.
LOMBARDI 5: si è perso il conto degli appoggi a canestro così semplici eppure sbagliati dal piemontese.
MENETTI 6: con una squadra priva di un faro in regia si ritrova a dover grattare il fondo del barile delle risorse mentali e tecniche, ricorrendo persino al doppio pivot. Non può essere contento di quanto sta vedendo, probabile si faccia sentire a breve.

SGORBATI 5,5: sgraziato ma fisico, funziona in difesa come guardia d'emergenza al terzo fallo di Hasbrouck. In attacco però è un buco nero, rimediando stoppate a ripetizione.
CINCIARINI 6,5: impiegato anche fuori ruolo, da play d'emergenza, se la cava. Ma la chicca sono le 2 bombe della provvisoria fuga. Poi, ordinaria amministrazione.
BENEVELLI 6: ottima bomba frontale su scarico. Nulla più.
LEUNEN 7,5: in coppia con Pini può sciorinare tutto il suo repertorio. Mano dolcissima, presenza a rimbalzo, leader silenzioso. Un califfo per questa A2.
VENUTO 6,5: regia ordinata, difesa attenta, zero sbavature. Comprensibile che Menetti lo apprezzi.
ROSSELLI 7,5: Praticamente inarrestabile, sia da 3 che da 4 tattico. La chicca: i 5 assist.
FANTINELLI 7: parte di gran carriera per farsi rimpiangere dal suo ex pubblico, diviso tra chi lo applaude e chi lo becca. Praticamente perfetto al tiro, si blocca per un riacutizzarsi di un vecchio malanno.
PINI 5,5: ruvido, legnoso, duro. Manca la sufficienza per la stoppata subita da Imbrò(!) in una situazione di assoluto dominio della propria squadra.
HASBROUCK 8: la vince lui, alla fine. A suon di bombe che scavano il solco nel terzo quarto e che mortificano l'ultimo tentativo di TVB di tornare in partita nel finale.
MARTINO 8: ormai bestia nera della De' Longhi, cui ha regalato infiniti dolori nelle scorse stagioni con Ravenna. Tattica impeccabile, scelte corrette (fallo tecnico compreso) ed ottima capacità di adattare la sua squadra alle rare difficoltà. Ecco perché era uno dei candidati al dopo-Pillastrini...

QUINTETTO IDEALE: Burnett, Hasbrouck, Rosselli, Leunen, Tessitori.