martedì 10 dicembre 2019

Ieri Torino e Avellino. Domani...?

Ha destato curiosità l'anteprima della Gazzetta dello Sport di alcuni giorni fa relativa alla posizione difficile (anzi, in un caso davvero critica) di tre club di Serie A. Ed è subito partita la caccia alla possibile nuova candidata all'esclusione per riportare il massimo campionato ad un numero pari di partecipanti - la mostruosità a 17 non piace alle alte sfere federali che si sono già pronunciate in merito. La ridda di voci su chi sarà la nuova Auxilium o la nuova Scandone da escludere a maggio-giugno, vittime di ispezioni disposte dall'alto che non lascerebbero scampo a chi fosse in posizione traballante, è continuata per giorni, salvo affievolirsi. Occorre però rimanere vigili sulla questione per non rischiare il classico fulmine a ciel sereno.



Ma chi saranno mai queste tre società in difficoltà? Se ne sono sentite di ogni colore. Secondo alcuni, la più inguaiata sarebbe Trieste che all'epoca dei controlli era ancora scoperta del main sponsor e con una situazione societaria ben diversa dall'attuale - fuori Mauro e chiusa del tutto la storia Alma, spazio nuovamente a Ghiacci e avanti con il triennale Allianz. L'auspicio è che gli alabardati abbiano davvero risolto la questione non solo assicurandosi tranquillità a medio termine ma prima di tutto tappando le falle relative alla precedente gestione. In città c'è ottimismo e si respira un'atmosfera diversa rispetto a quella di un mese fa, tutti segnali indice di un cambiamento che si spera reale e concreto.

In difficoltà, anche se nessuno lo dice, è Brindisi. Non si capisce esattamente il motivo, ma l'HappyCasa risulta avere qualche debito con i vari giocatori e relative agenzie, tant'è vero che di fronte ai sondaggi effettuati per rimpiazzare l'infortunato Martin diversi procuratori hanno chiesto al club pugliese di saldare prima le pendenze attuali, rinviando ad un secondo momento ed a bonifici incassati ogni discorso per eventuali modifiche del roster. Non un bel biglietto da visita per chi attualmente occupa una posizione di rilievo in classifica di campionato ed è impegnato anche sul fronte europeo.

Girano sussurri insistenti anche su Cantù, a dispetto della recente firma di Ragland e dell'apporto extra budget fornito dal main sponsor e da un ulteriore contributore che apparirà a breve sulle maglie. In Brianza la spada di Damocle sarebbe rappresentata dall'eredità di Gerasimenko: anche qui, debiti ancora da quantificare con giocatori pronti a rivolgersi al celeberrimo tribunale FIBA per chiedere giustizia. L'attuale proprietà sta compiendo sforzi encomiabili per ridare solidità e credibilità alla piazza lombarda dopo la dimenticabile stagione delle illusioni russe ma qualora dovessero arriva BAT a pioggia la situazione tornerebbe a farsi preoccupante.

La stagione difficile del nostro basket insomma continua. Mentre diverse società chiedono di adottare una formula mista tra l'attuale professionismo ed il dilettantismo LNP al fine di abbassare i costi di gestione, non passa giorno che non vi siano notizie che riguardano crisi finanziarie o richieste di risarcimento. Ed ogni tanto spunta il nome della Fortitudo che pare il bersaglio preferito di tutti: colpa, è bene dirlo, delle sciagurate proprietà della precedente incarnazione, dalle macerie lasciate da Seragnoli sino ai disastri marchiati Sacrati. E proprio un giocatore che non impressionò positivamente nell'ultimo anno di Serie A della defunta società si è rifatto vivo per chiedere il saldo. Il contro presentato da DJ Strawberry è pesantuccio anche se, alla luce del precedente di Sharon Drucker, è praticamente impossibile che venga accolto dal sopra menzionato tribunale svizzero. Resta tuttavia insoluto un interrogativo: per quale motivo proprietari e dirigenti continuano da decenni a ingaggiare atleti senza avere le coperture finanziarie necessarie? In Serie A non giocano amatori ma professionisti che devono per forza sfruttare le poche stagioni agonistiche a loro disposizione per costruire la propria dimensione lavorativa. Non pagarli significa tanto affossare di debiti la società quanto danneggiare dei lavoratori. O davvero crediamo ancora che l'americano, il lituano o il russo di turno vengano nel Belpaese per fare i turisti e giocare ripagati solo dei pasti e dell'affetto dei tifosi?