domenica 4 novembre 2018

Il Mi(ni)stero della Difesa

CAPITOLO 4: BOLLITO IN SALSA PEARA'

C'è del buono nel derby veneto. Soprattutto per la De' Longhi che appare rinfrancata dopo gli abomini centesi. E forse non è un caso che la TVB più convincente di questo autunno sia quella priva di Michele Antonutti. Già a Piacenza, contro un'avversaria del tutto resistibile come la Bakery, Treviso aveva giocato e vinto con una bella prova di collettivo coincisa con l'assenza del suo capitano. Con Verona l'assenza del friulano conferma la cabala ed ancor di più evidenzia variabili tattiche in parte da esplorare oltre ad una responsabilizzazione complessiva che risulta incoraggiante. Diciamocelo: pochi avrebbero scommesso di vedere un Matteo Imbrò MVP partendo dalla difesa (4 recuperi, segnatevi il dato). Ancor meno probabilmente avrebbero puntato un centesimo su un Davide Alviti a proprio agio nel detestato ruolo di ala forte. Eppure...

...Eppur si muove. La classifica della De' Longhi, ovviamente. Il rinforzino per dirla alla Conte Lello Mascetti funziona. Non ci si riferisce al mezz'etto di stracchino o alle poche olive o al quartino di vino sfuso annotati da Lucianino Perozzi nel proprio diario ma al supporto morale prima che tattico scaturito dall'ennesima emergenza in casa biancoceleste. Contro una squadra abituata a giocare il pick'n'roll fino allo sfinimento e condizionata dalle scelte di due giocatori fin troppo accentratori, la vittoria TVB passa attraverso una ritrovata consapevolezza difensiva. Ma la vera notizia non è tanto questa riscoperta nei singoli, quanto nella volontà collettiva: i recuperi di Imbrò ed Uglietti contagiano anche Wayns, molto meno indolente rispetto alle scorse settimane e finalmente utile alla causa, nonostante si prenda tiri e scelte più da guardia che da play. Potenza della presenza in panchina (solo a far numero) di Giovanni Tomassini?

Per una volta non ci sono episodi di nervosismo nella cucina dello chef Menetti che alla fine può gustare un assaggio prelibato di quel che la sua brigata potrebbe offrire come menù classico domenicale. E la difesa sulle linee di passaggio gialloblu pare una gustosa salsa destinata ad innaffiare le portate ed accompagnare tanto le transizioni veloci quanto le percussioni a difesa schierata, magari sfruttando accoppiamenti azzardati o maldestri di un avversario sempre meno concentrato e che alla fine brucia pentole e fornelli.

Fa abbastanza male vedere la Scaligera attuale. Le scommesse estive stanno cadendo tutte rivelando trappole insidiose. Verona ottiene il massimo da Amato ma quando il play deve accomodarsi in panchina per falli o per rifiatare non ci sono veri portatori di palla aggiuntivi. Non può esserlo quel meraviglioso solista di Jazzmarr Ferguson, troppo preso dal sempiterno pick'n'roll teso al tiro da ogni posizione, per poter orchestrare un collettivo disperatamente orfano di guida tattica ed infarcito di ali ma poverissimo di guardie. Severini è un 3-2, Henderson idem, Ikangi un 3-4: che farsene di tale sovrabbondanza in un reparto a scapito delle necessità tattiche di un cervello autentico? Mistero della tattica cestistica. Mentre Treviso si affida al Ministero della Difesa, dicastero in cui i sottosegretari abbondano, Dalmonte si prepara ad una strigliata memorabile a diversi suoi presunti leader. Lo preannuncia anche in sala stampa: più di qualcuno in settimana tremerà dalle parti dell'Adige. Sempre che venga lasciato lavorare: in tribuna si vede Alberto Martelossi, osservatore (dis)interessato reduce da un lungo periodo di ferie, ancora a libro paga di Ferrara ma evidentemente desideroso di ributtarsi nella mischia. Sabato la Scaligerà riceverà la visita di Cagliari, avversaria abbordabile e da battere ad ogni costo per non dover rimpinguare il carrello dei bolliti con nuovi tagli. Mentre Treviso si recherà a Mantova, 30 km più a sud, per una trasferta che potrebbe dare altre belle risposte ad una squadra che faticosamente cerca identità e che forse, con maggiore consapevolezza nella propria metà campo, potrebbe davvero proporsi come contender per la promozione.

PAGELLE TV-VR

Tessitori 6: Forse qualche scoria del virus intestinale è rimasta in circolo. Un po' molle il pisano che dopo 18 minuti di partita si accomoda in panchina per non alzarsi più, approvando la scelta del coach di preferirgli Chillo. Fotografia del match: due appoggi consecutivi sbagliati nella ripresa. Per stavolta, lasciamo stare.
Burnett 7: nel primo tempo Verona gli lascia il primo passo e lui affonda la lama nel burro. Poi sbatte a ripetizione contro i raddoppi ma al contempo prova a creare qualcosa per i compagni (2 assist).
Alviti 7: gli darà anche fastidio giocare da 4 tattico ma la riprova della sua efficacia è evidente. Udom lo perde in continuazione in difesa e lui può insaccare solo soletto. Doppia-doppia sfiorata (10+9).
Wayns 6,5: 13 punti tirando da un po' ovunque ma con scelte talvolta azzardate, vedi la bomba scagliata senza ritmo e (bontà sua) segnata. Coraggio, al ritorno di Tomassini dovrebbero mancare solo 5 settimane, poi potrà sfogarsi nel ruolo di guardia.
Imbrò 8: migliore in campo e per netto distacco. Cosa manca nel suo tabellino? Solo la stoppata. Il resto c'è. Punti, rimbalzi, assist (4), recuperi (idem). Sontuoso 23 di valutazione. E partendo dalla panchina.
Epifani 6: mandato in campo per far rifiatare i colleghi più esperti. Sufficienza di stima.
Chillo 7: sale di tono col passare dei minuti e nell'ultimo quarto devasta l'area veronese, stravincendo il duello con Quarisa e con Candussi. Finalmente si è rivisto il guerriero del precampionato.
Uglietti 7,5: la chicca della sua gara è rappresentata dalla bomba dall'angolo nella ripresa. Ma in mezzo ci sono la solita applicazione difensiva, il playmaking aggiunto, la capacità di spendersi in più zone del campo.
Lombardi 6: forse potrebbe fare di più. Intanto contribuisce con 8 rimbalzi. Sa farsi da parte quando serve in favore di un Alviti più in palla.
Menetti 7: trasmette la giusta carica emotiva e trova le adeguate contromisure. Verona imposta il gioco su scelte elementari in attacco e sulla fisicità. Lui trova contromisure in quintetti leggeri e nella scelta di giocare sulle linee di passaggio.

Ferguson 4: ad un certo punto diventa Ferroguson, visto il numero di forzature che ammaccano gli anelli del Palaverde. Da sesto uomo può avere un impatto di livello a patto di non dover gestire i possessi. Non è un caso che a Biella avesse al fianco play veri (Venuto) o esterni polivalenti (Uglietti e Bowers). Così è deleterio.
Amato 6,5: finché non si esclude con un tecnico che obbliga Dalmonte a panchinarlo, è il vero ago di bilancia della Tezenis. Forse non sarà un top player assoluto ma vale comunque la scelta di affidargli la cabina di regia come titolare.
Candussi 4,5: positivo nel primo tempo, poi diventa una zavorra tecnica e non solo. Nella ripresa perde qualche giro di giostra in difesa e la sua area diventa preda dei finti lunghi trevigiani.
Henderson 3: due canestri, -13 di plus/minus (stesso dato di Ferguson). Basta?
Maspero ng: pochi minuti, a partita quasi compromessa. E non fa nulla. Che dirgli?
Udom 4,5: per due volte consecutive perde Alviti in difesa in elementari situazioni di adeguamento. Dovrebbe forse dare maggiore profondità in area ma oltre a questo si nota la sua apatia: se non gioca un numero sufficiente di palloni in attacco, si blocca.
Quarisa 5: era un lottatore nelle giovanili Benetton. Tale è rimasto, anche se col passare del tempo è diventato sempre più grosso e con una notevole carica di cattiveria agonistica che talvolta sfocia in falli gratuiti.
Severini 6: posizioni giuste, spaziature impeccabili, ma è e resta uno swingman impiegato fuori ruolo. Non una novità in questa Scaligera composta da doppioni.
Ikangi ng: il fisico c'è ma in campo gioca costantemente fuori ruolo. Ricorda sinistramente quell'Okulaja che nel 2004 concluse la stagione in Benetton: il talento c'è ma non si può chiedere ad un n.4 di giocare in ogni posizione tranne in quella che gli compete.
Dalmonte 5,5: la zona 2-3 sfoderata a cavallo della ripresa è mossa tattica utile a sovvertire per un po' le gerarchie. Purtroppo per lui il livello di concentrazione della sua squadra è tremendamente incostante ed i risultati si vedono.

QUINTETTO IDEALE: Imbrò, Burnett, Uglietti, Alviti, Chillo.

Nessun commento:

Posta un commento