domenica 22 ottobre 2023

AAA Numero 3 Cercasi (disperatamente)

Cambiano i dirigenti, gli allenatori, i sistemi di gioco, persino i nomi degli sponsor e le grafiche delle divise da gara. Quel che non cambia mai, nel pianeta TvB, è la maledizione dell'ala piccola. Lo si sta vedendo anche in questo pazzo inizio d'autunno 2023, tra giornate piovose ed altre calde: James Young III è l'ultimo nome di una lista lunghissima che parte da Quenton DeCosey, passa per Bernardo Musso, assiste al passaggio rapidissimo della meteora Elston Turner, toppa clamorosamente con Jeffrey Carroll e Hugo Invernizzi, brucia tante belle opportunità. E mentre il mai abbastanza rimpianto Michal Sokolowski se la ride a Napoli - e chissà che sorpresa sta preparando per il prossimo 19 novembre... - si assiste all'ennesimo fallimento mentale prima ancora che tecnico. Young è l'ultimo esempio di giocatore in piena confusione, teoricamente dotato di un talento fuori categoria ma limitato nei fatti da un atteggiamento censurabile sul parquet.

Non ne ha azzeccata una sinora, l'ex Celtics. Ed il suo rendimento fa capire sempre più perché, al netto di un infortunio ormai nel dimenticatoio, una ex prima scelta NBA sia finita al Kolossos Rodi, club che merita rispetto ma che non è certo una potenza. Con i dovuti distinguo, a chi come me ne ha viste forse pure troppe di partite (e di presunte star individualiste), Young ricorda la parabola di Dermarr Johnson, altro ex sopravvalutato spacciato per dominatore e, alla riprova del campo, zavorra tecnica e non solo. Nel 2007 Johnson era offerto a mezza Europa, con la NBA aveva chiuso per limiti caratteriali e per un rendimento assai inferiore alle attese. Anche lui era stato prima scelta al Draft (sesta chiamata del 2000), si disse che le sue sfortune erano iniziate con l'incidente del 2002 ma in realtà c'era dell'altro. Marco Atripaldi, all'epoca general manager di una Benetton con ampia licenza di spesa per rifarsi della scottatura del caso-Lorbek, non ci pensò un secondo e lo prese, nonostante la conferma del meno appariscente ma più solido Preston Shumpert fosse possibile ed anche più economica. Johnson in biancoverde durò sei partite, il tempo di far capire la sua pericolosità non per le difese avversarie ma per la stessa Treviso. E dire che quella formazione abbondava di presunte stelle molto problematiche, dai chili in eccesso di Mario Austin agli atteggiamenti sopra le righe di Mensah-Bonsu sino all'assenza di playmaking di Lionel Chalmers. Al posto di Johnson arrivò un altro pseudo-scienziato ossia Reece Gaines, la classica toppa peggiore del buco. Il resto è storia.

Le analogie tra quella Benetton, di cui Vitucci fu assistente ed anche guida per un paio di partite tra Ramagli e Mahmuti, e questa Nutribullet sono purtroppo tantissime. Booker viaggia oltre il limite dell'ingenuità, Bowman e Harrison non riescono a rendere in coppia ma solo in alternanza, Allen deve sempre fungere da boia ed impiccato col risultato di perdere lucidità, Paulicap che è la pescata più clamorosa in relazione al pedigree ed al costo talvolta è dimenticato in panchina come uno Scandiuzzi qualsiasi. E poi c'è Young che, dopo il buon esordio a Milano, ha collezionato 9 punti in tre uscite, con 1/12 al tiro pesante ed un linguaggio del corpo che non lascia presagire nulla di buono. Pare che per lui la pallacanestro sia riassumibile in un semplicistico "prendi la sfera e tira"...  neanche fossimo ad una prova di lancio del peso. La difesa non esiste, l'aiuto a rimbalzo è episodico, di riaprire il gioco non se ne parla. Peggio di Carroll, che almeno si sapeva fosse materiale da A2. Peggio di Invernizzi, che sta evolvendo verso il 4 basso e stazzato. Sul livello di un altro "terzo" ossia il Charles Cooke III 2019-2020, giubilato in ritardo per prendere il buon Almeida prima che il Covid-19 chiudesse tutto. E per chi chiedesse che fine abbia fatto, il Cooke esterno (da non confondere con l'altro, il Derek ora a Trento) ha sostanzialmente smesso di giocare quasi due anni fa dopo aver scontentato tutti, da Porto Rico alla G-League.

Se dietro la scrivania del direttore sportivo di TvB sedesse ancora Andrea Gracis credo che si sarebbero già innalzati i cori di invettive al suo indirizzo, accusato di immobilismo, incapacità, miopia, incompetenza. Tralasciando i grandi meriti di Andrea che in nove anni pescò qualche mela marcia ma anche delle autentiche pepite (Powell, John Brown, Burnett, Logan, Nikolic, Sokolowski, Mekowulu, Russell tra i tanti stranieri), è chiaro che capita a tutti di sbagliare. Anche a chi, come Simone Giofrè, è stato conferito in passato il riconoscimento di miglior dirigente LBA. L'importante in questi casi è accorgersene in tempo ed intervenire in maniera chiara e decisa. Possibilmente senza pescare il Reece Gaines di turno, ma senza attendere Godot. Nella sua precedenze esperienza da capoallenatore a Treviso Frank Vitucci sbagliò la scelta di un'altra ala piccola, Cartier Martin: l'errore, dovuto anche ad altri sbagli nella costuzione del gruppo (Kus in sostituzione di Kalnietis che si comportò come Caboclo), fu corretto togliendo l'americano e lanciando Ale Gentile in quintetto, per poi inserire KC Rivers. Intanto un segnale positivo potrebbe essere dato restituendo quintetto, minutaggio e fiducia a Leo Faggian, che non avrà le stimmate del tiratore come Young ma difende duro, passa la palla, si sbatte e se commette errori è il primo a scusarsi. Il resto si vedrà.