lunedì 20 febbraio 2023

Gnari, che Coppa!


Allungate la graduatoria, piantate una nuova bandierina sulla cartina geografica: Brescia ce l'ha fatta. Di più: la Germani si è iscritta di diritto al ristrettissimo club delle squadre capaci di risalire la china dall'ultimo posto in griglia e di conquistare il trofeo, eliminando strada facendo compagini teoricamente più attrezzate, più forti o semplicemente meglio piazzate. La serata di ieri ha incoronato capitan Moss e compagni, scatenando la gioia incontenibile del patron Ferrari che finalmente ha visto premiati i propri lauti investimenti, ma anche di Amedeo Della Valle nelle vesti di (quasi) profeta in patria, lui piemontese figlio di una bandiera della vecchia Auxilium e capace di superare il babbo in una piazza che ha dimostrato di amarlo. E mi domando quanto vorrebbero i torinesi non solo riavere una squadra in Serie A - brucia ancora il fallimento del 2019 - quanto piuttosto vedere l'attuale Basket Torino guidata da un giocatore del genere. Sogni mostruosamente proibiti forse, mentre è molto probabile che tra un anno ci si riveda tutti sotto la Mole: lo ha confermato il presidente Gandini pur parlando in politichese, il dialogo tra le parti proseguirà con la città e la Regione oltre agli enti locali che hanno sfruttato al massimo la vetrina e che hanno necessità di riempire quel meraviglioso contenitore che è il PalaIsozaki/Olimpico/Alpitour/come lo volete chiamare.

Qualcuno magari storcerà il naso, dicendo che Torino è distante, scomoda(?!), con scarsa tradizione(???), priva di una squadra locale. I numeri dicono il contrario. Quindi un plauso va fatto al presidente Gandini che ieri pomeriggio era gongolante mentre snocciolava i freddi numeri del successo: record su record su record, ed è un bene. Aspetto da non tralasciare, tutto ciò non preclude alla possibilità di ulteriori miglioramenti: il margine su cui lavorare è quello delle giornate iniziali dove, complice il collocamento a metà settimana e l'incertezza sulla partecipazione, l'impianto di gioco è mezzo vuoto. In passato accadeva anche di peggio, va detto, ma non ci si può né ci si deve accontentare di 6mila e spiccioli spettatori se si può disporre di una capienza doppia. Semmai si possono considerare quei numeri come una base di partenza per il 2024, al pari di ulteriori occasioni di coinvolgimento. Butto lì una proposta-provocazione: perché non organizzare dei 5vs5 o 3vs3 nei campi di contorno tra tifosi delle varie squadre qualificate o tra gli staff societari, oppure coinvolgendo le vecchie glorie (avvistati Sartori, Iacopini, Riccio Ragazzi, Galanda, Myers e molti altri) o i giornalisti accreditati?

In un precedente post in questo blog ho espresso già le poche critiche all'organizzazione delle Final Eight. Ne aggiungo una, estremamente costruttiva: al venerdì, giorno di pausa deciso per non sovraccaricare le squadre, il centro storico era invaso da turisti ed anche addetti ai lavori, quindi si potrebbe tranquillamente pensare a delle occasioni di incontro o di confronto o di promozione del prodotto. Qualora fosse ancora Torino, la Mole Antonelliana potrebbe essere coinvolta non solo con la proiezione notturna sulla superficie esterna ma ospitando magari una rassegna a tema (film sulla pallacanestro non mancano); oppure sarebbe interessante realizzare un percorso di scoperta della città e dei suoi luoghi simbolo attraverso una serie di convenzioni tra mobilità e percorsi studiati appositamente; o ancora, ideare una sorta di "basket passport" che consenta al tifoso di ottenere agevolazioni agli ingressi ai musei cittadini per vivere non uno o due ma cinque giorni di Finale Eight. Sono idee, queste che ho appena abbozzato, che sorgono da semplici osservazioni raccolte qua e là, passeggiando sotto i portici, respirando l'atmosfera sabauda o verificando come non solo noi giornalisti ma anche dei giocatori professionisti abbiano sfruttato il main sponsor di queste F8 per rientrare alla base - vi scrivo da un Frecciarossa in direzione Bologna, seduto a un posto di distanza da Riccardo Visconti che sta tornando a Pesaro.

Passiamo alle pagelle, ché altrimenti tra un po' mi mandate tutti a quel paese:

VOTO 10 a Brescia. E non dovrei nemmeno dirvi il perché. Coach Magro era arrivato a Torino inseguito da malumori, mal di pancia, sussurri malevoli, voci fuori controllo. Dicevano che la sua squadra fosse morta, stravolta, irrecuperabile, condizionata dai troppi errori tra estate ed autunno. Quando però conta davvero, la bravura di un allenatore riemerge prepotente. E si è visto: nei quarti ha fatto fuori Milano con una prestazione da clinic, in semifinale ha scatenato la forza bruta dei suoi per far perdere la bussola a Pesaro, in finale ha tolto a Shengelia la linea di fondo per 25 minuti e mandato fuori giri Teodosic resistendo ai tentativi virtussini di rimonta. Giù il cappello.

VOTO 9 alla Legabasket. Il lavoro è stato ottimo, a tratti eccellente e non era scontato. Soprattutto perché si trattava di ripartire dopo l'edizione 2021 a porte chiuse e quella 2022 con la riapertura parziale in extremis. Zero problemi o criticità, soluzioni pronte per ogni occasione, coordinazione massima di uno staff esemplare. Lasciatemi spendere due parole per Maurizio Bezzecchi che, pur provato da un fastidioso malessere di stagione, non si è mai negato né ha respinto una richiesta. Ed un 9 come voto meritano anche i ragazzi di Infront, bravissimi ad accompagnare la dimensione sportiva con quella business poiché in uno sport professionistico non solo di nome è fondamentale promuovere gli affari e gli interessi di chi finanzia i club e dunque anche il movimento.

VOTO 8 alla Virtus Bologna. Un numero che è anche una sorta di maledizione: condannata a restare a 8 Coppe Italia vinte (come Milano e la Pall. Treviso) anche dalla prestazione di un numero 8 (Della Valle) che pure era stato accostato alla Vu Nera nei sussurri dell'ultimo mercato estivo. Con i soliti problemi di forma fisica dei suoi, coach Scariolo ha fatto il possibile ma l'impressione è che in finale alcuni senatori fossero in debito d'ossigeno o che qualcuno avesse la testa da un'altra parte. D'altronde Teodosic è apparso nervoso ed indolente sin dal riscaldamento, non un bel segnale in generale. Esce con un bel 8 dal PalaAlpitour anche Marco Belinelli che avrebbe preferito vincere ma che almeno ha dimostrato con i fatti che le storielle sui carrelli dei bolliti sono da riservare alle migliori trattorie di Bologna.

VOTO 7 a Pesaro e Tortona. Osservando gli scarti dei punteggi delle semifinali potreste domandarvi perché riservi un voto tutto sommato alto a queste due squadre. Presto detto: i marchigiani sono stati sfavillanti al primo giorno e hanno combattuto contro mira sballata, espulsione incomprensibile del proprio allenatore e primo terminale spuntato (Abdur-Rahkman, che da quando ha cambiato agenzia non ne ha imbroccata una). I piemontesi erano tra i favoriti ma non potevano mettere in conto la sfortuna manifestatasi sotto forma virale: non Covid ma classica influenza che ha colpito mezza squadra e condizionato pure il bravissimo Marco Ramondino.  Al netto di ciò, il Derthona resta una certezza per le zone alte della classifica e conferma il proprio percorso di consolidamento che porterà l'anno prossimo i bianconeri in Eurocup - contratto già firmato, ufficialità a giugno.

VOTO 6 a Trento e Varese. Lele Molin ha commesso un errore nel finale contro Tortona ma ciò non toglie che con una squadra acciaccata e con rotazioni corte, divenute drammatiche dopo l'infortunio di Spagnolo, sia riuscito ugualmente a riportarsi a contatto nel momento topico spaventando i più quotati avversari. Matt Brase invece deve aver capito che il suo smallball esasperato condito dal caos convulso dei ritmi indiavolati che predilige non può funzionare sempre, specie se ci si scontra contro un tecnico come Jasmin Repesa che in carriera ne ha viste di tutti i colori.

VOTO 5 a Venezia che forse sperava in qualcosa di meglio dopo l'incoraggiante debutto di Spahija in campionato. Invece la Reyer ha sempre gli stessi problemi: lunghi che difendono poco e male, assenza di guardie che possano attaccare il ferro mettendo palla a terra, eccessiva dipendenza dal tiro da 3. Il tecnico croato lo ha detto, questa non è la sua pallacanestro: però ha scelto lui di accettare la proposta dei lagunari quindi non è pensabile che fosse all'oscuro delle amnesie di Watt o della monodimensionalità di Spissu e Granger. Parks in compenso sta dando ottimi segnali ed è ad oggi il giocatore che più e meglio si può integrare in un sistema di gioco come quello prediletto dall'allenatore ex Baskonia.

VOTO 4 agli arbitri. Il disastro della semifinale Pesaro-Brescia è stato imbarazzante, ancor di più perché avvenuto in diretta televisiva nazionale su un canale mainstream. Che la categoria stai facendo fatica nel ricambio tra i pochi senatori rimasti ed i pochi giovani emergenti credo sia evidente. Occorre non solo investire in formazione e qualità ma anche credere nei direttori di gara che, seppur ancora non dotati di ampia esperienza in Serie A, dimostrano di essere ben calati nella realtà e di saper gestire le partite con freddezza e professionalità. Soprattutto, senza quel protagonismo che diviene deleterio e che mortifica il gioco.

VOTO 3 a Milano. Budget clamoroso, obiettivi stagionali saltati come birilli del bowling, uno dopo l'altro. Il ko contro Brescia è solo l'ultima delle disgrazie di una stagione nata male. Facile ora rimpiangere Rodriguez ed ammettere di aver sbagliato tutto con Pangos e Mitrou-Long, sempre rotti. Ma ci sarebbero anche Thomas che non gioca, Voigtmann in rottura, Davies indolente, Tonut scomparso (e Alviti che nemmeno si sa se possa tornare a giocare dopo tanta perniciosa inattività). Queste scelte sono state compiute da un unico plenipotenziario che gode di piena fiducia dalla proprietà ed è dunque intoccabile nonostante i risultati siano assai modesti per non dire deludenti. Solo uno scudetto ad oggi lontano potrebbe addolcire l'amara medicina.

VOTO 2 a chi non è venuto a Torino. Gli assenti hanno sempre e solo torto.

VOTO 1 all'assenza di servizi igienici nei sotterranei del palasport: noi giornalisti decisamente non abbiamo apprezzato.

domenica 19 febbraio 2023

Passeggiando per Torino

Nell'attesa della finale di stasera, dall'esito affatto scritto, e della conferenza pomeridiana di Umberto Gandini, provo a raccontarvi cosa siano queste Final Eight 2023, quali indicazioni stiano fornendo al campionato, alle squadre, al movimento. Ed azzardo (felice di essere smentito, nel caso) alcune previsioni sui prossimi mesi, ossia sulla corsa allo scudetto e non solo.

Credo sia chiaro a tutti che ormai la Coppa Italia, al di là della propria natura di evento sportivo e di trofeo di metà stagione, sia un barometro della situazione della pallacanestro nostrana. Ebbene, l'ago dello strumento è sul "variabile", quasi a fotografare gli umori dei diversi attori presenti al PalaAlpitour - altrove, vedi evento B2B alla Nuvola Lavazza, l'indicatore è sul "sereno stabile". Il vento a favore che ha investito Brescia ad esempio ha portato serenità in casa biancoblu, dove soltanto una settimana fa si era giunti al silenzio stampa, alle voci incontrollate di tagli ed esoneri (ma ci credete? Io no), a nefaste prospettive di lotta-salvezza. L'annata della Germani è assolutamente contraddittoria ma replica quanto visto altrove, in altre realtà italiche così come in Paesi vicini, quando una società ambiziosa sottovaluta il rischio del doppio impegno, specie se si tratta di Eurocup. Credete sia tutto rose e fiori? Per chi se lo fosse dimenticato, una delle semifinaliste della scorsa edizione della seconda competizione ECA ossia Andorra è retrocessa in patria: non parlo di un club in difficoltà economiche o con scarne prospettive, mi riferisco invece ad una società piuttosto ricca, ben diretta ma che per inseguire il risultato continentale ha commesso errori nel campionato domestico. Brescia, che aveva perso in estate il vero elemento imprescindibile del meccanismo di coach Magro ossia Mitrou-Long, ha avuto sfortuna (infortuni) ma ha anche compiuto delle scelte discutibili che l'hanno portata fuori dalla zona playoff attuale eppure in finale per la coccarda. La partita di stasera potrebbe dare ulteriore consistenza alla primavera dei lombardi oppure riportare aria di crisi.

Qualche sorriso in più si nota anche in casa Virtus, ma sempre ben nascosto sotto il gel di Don Sergio o nelle pieghe perfette della giacca di patron Zanetti. La Vu Nera ha ritrovato i suoi senatori - lussuoso Shengelia, strabiliante Teodosic, concreto Hackett, chirurgico Belinelli che ha dimostrato con i fatti che per il carrello dei bolliti c'è ancora tempo - e ha triturato prima una Venezia in aperta ricostruzione tattica, poi una Tortona troppo influenzata per essere vera. E parliamo di una squadra comunque incerottata, che recupera solo parzialmente Ojeleye ma che ogni giorno deve fare la conta degli acciacchi e dei chiedenti visita. Il roster lungo aiuta - anche se Scariolo, opportunamente pungolato, risponde in maniera paracula - per cui questa Coppa Italia è anche un utile laboratorio per capire come prepararsi alle prossime volate tra Italia ed Eurolega. Non è un mistero che alla proprietà non darebbe fastidio inserire un altro trofeo in bacheca staccando le concorrenti in vetta alla speciale classifica di Coppa Italia, ma oltre al trofeo in palio c'è anche un premio invisibile ma apprezzato che si chiama concretezza.

Con Virtus e Brescia in finale, chi sicuramente non ha nessuna voglia di abbozzare non dico un sorriso ma nemmeno una smorfia è Gianni Petrucci che, neanche a farlo apposta, deve sorbire l'amaro calice di vedere le due società più detestate contendersi la Coppa. Se dalle parti di via Aldo Moro a Bologna si respira un'aria un po' più leggera e velata d'ottimismo grazie a numeri piuttosto buoni - sold out il weekend, mezzo palasport riempito nei giorni centrali della settimana - in via Vitorchiano a Roma il clima dev'essere pesantuccio. Chissà se la fresca paternità di Pozzecco ed il corteggiamento del PAO riusciranno a smorzare la tensione. Qualche tirata d'orecchi comunque la merita anche LBA: tutto bello, tutto (o quasi) a posto, ma trovo imbarazzante che al venerdì passeggiando per piazza Castello o piazza San Carlo in pieno centro di Torino si vedano ai lampioni i banner svolazzanti dell'evento di scherma del weekend precedente all'Isozaki. Bella l'idea della multimedialità, della proiezione notturna sulla Mole, degli eventi di contorno, ma è grave che nessun tassista con cui abbia parlato sinora sappia che in città vi sia un grande evento del genere. Appunti per la prossima edizione della kermesse, ovunque si faccia: banner ai lampioni ovunque, alleanze strategiche non solo con Camera di Commercio e Comune ma con i trasporti elementari (bus, tram, taxi). Poi il resto va benissimo, la campagna di sostenibilità ambientale è un bel risultato ed il coinvolgimento delle scuole scalda il cuore. Ma c'è ancora tanto da lavorare.

A proposito di lavoro. Sono rimasto stupito da alcune fragorose assenze al già citato evento B2B, che poi in fondo è una scopiazzatura dei cari vecchi speed date che si facevano una volta o dei semplici eventi fieristici. Immagino che i ragazzi di Infront abbiano sbirciato tra gli incontri effettuati dai vari consorzi presenti in Serie A per mettere in piedi un meeting bello nella forma e nei contenuti. Posso solo immaginare però l'imbarazzo dei padroni di casa di Lavazza nel dover issare al soffitto del proprio spazio interno il bandierone recante il main sponsor/proprietario della Virtus: quasi come dover accogliere in casa in piena consapevolezza ma facendo buon viso a cattivo gioco l'amante della propria consorte. Un plauso dunque va a chi riesce persino a superare questi aspetti delicati, dimostrando un gran bel pelo sullo stomaco oltre ad altre indubbie capacità manageriali.

Tornando al basket, qualcosa sulle semifinaliste ho già detto. Tortona aveva altre ambizioni, altri appetiti ma ci si è messo di mezzo il virus: prima Daum a mezzo servizio, poi Radosevic fuori e Macura senza gambe. Contro Bologna Ramondino avrebbe voluto più freschezza per provare almeno a correre per non dover accettare l'impossibile sfida sul piano fisico. Di certo si è confermata la sfiga della scelta di utilizzare una divisa diversa dal campionato (la City Edition di prestagione di Erreà, completata da un sopramaglia rosa già visto in passato): la tradizione nefasta colpisce ancora, confermata da Venezia, anch'essa in molto oro e poco granata ma con risultati negativi sul piano del gioco più che su quello cromatico. Il gioco di Spahija ancora non c'è e ci si chiede se mai si vedrà, stante l'indolenza di Watt e la tendenza di Willis a commettere qualche fallo di troppo. Il tecnico croato ha invocato il beneficio di una percentuale bassissima al tiro da 3 ma i problemi di questa Umana non si possono dire risolti con l'esonero di De Raffaele né con l'arrivo di un nuovo americano. Sono bastati sei minuti di difesa dura in area della Virtus e tre minuti di show offensivo orchestrato da Teodosic per dimostrare le difficoltà lagunari, acuite forse dalla scelta di non sfruttare appieno le rotazioni.

Tante, tantissime e furenti polemiche da Pesaro. Con un po' di ragione, occorre dirlo: l'arbitraggio della semifinale contro Brescia è stato di livello infimo, indegno persino di un campetto delle minors. Un antisportivo netto a favore che diventa fallo tecnico a Repesa che lo invoca; un altro tecnico con annessa espulsione per l'allenatore che non ha capito nessuno, nemmeno la tribuna stampa; una rimessa da lato invertita e raddrizzata solo dopo conciliabolo tra i fischietti; diverso metro nella valutazione dei contatti: tutti esempi di pessima gestione di una partita in prime time televisiva e che dovrebbe costituire un biglietto da visita per il movimento. Persino il pubblico torinese, neutrale dopo l'uscita di Tortona, ha fischiato sonoramente le decisioni arbitrali a corollario di una serata da incubo. Non mi aspetto rivoluzioni o punizioni, semmai spero che si inizi davvero ad investire sulla formazione delle nuove leve - a proposito, qualcuno sa perché non sia stata convocata Silvia Marziali, nemmeno per i quarti di finale? Se non si danno opportunità ai giovani in queste manifestazioni, quando si pensa di farlo?

Chiudiamo con qualche considerazione su tutto il resto. Lasciamo stare Trento che fa quel che può con quel che ha (e auguri per la caviglia di Spagnolo) o Varese il cui caos tattico per una volta non paga e parliamo di Milano. Ripensavo proprio alla figuraccia dell'Olimpia mentre mi recavo in piazza della Consolata per gustare il tradizionale Bicerin: niente Supercoppa, con un piede e mezzo fuori dai playoff di Eurolega, eliminata al piatto in Coppa Italia... risultati orripilanti che non ripagano il budget da prima della classe e che dovrebbero indurre in riflessione parecchia gente sotto la Madunina. La gestione delle risorse umane è divenuta un mezzo caso così come le scelte di mercato, tanto in estate quanto in corsa. Comincio a sospettare che troppi anni di assistentato NBA abbiano condizionato Ettore Messina, disabituato ai ritmi europei e soprattutto a regole differenti in tema di porte girevoli e di partite ad alta importanza. Di là dall'ampia pozza è possibile ruotare a più non posso, consci della scarsa importanza del 75% delle partite di stagione regolare; qui bastano un paio di distrazioni o di errori nelle valutazioni e si può compromettere una stagione. Mi pare chiaro che per salvare le apparenze oltre che l'annata, Milano dovrà inseguire la conferma tricolore, ultima chiamata per non dichiarare fallimentare il 2022-23. E ci sarà da combattere pure contro la cabala: da quando è tornata a cucirsi il tricolore sul petto, l'Olimpia ha sempre centrato l'obiettivo in anni pari (2014, 2016, 2018, 2022) mancando però la conferma subito dopo. Chi è scaramantico è ovviamente autorizzato a fare gli scongiuri. Io intanto vado a farmi una passeggiata per poi gustare un piatto di Plin in attesa degli ultimi fuochi al PalaAlpitour.

domenica 5 febbraio 2023

Pagellone dall'Adige

Per una volta, preferisco scrivere direttamente le pagelle senza dilungarmi altrove, spiegando tutto voce per voce. Cominciamo dai padroni di casa, giustamente, ossia da Verona

CAPPELLETTI 5 - Il guaio, per la Tezenis, è che dopo aver salutato Imbrò è rimasto solamente lui come regista. Per cui se trova la serata giusta, è inarrestabile; se va in debito d'ossigeno e di idee e se non gli entra il tiro, come avvenuto sabato sera (2/13), si tramuta in qualcosa di deleterio. Ho il fondato sospetto che degli 8 assist a referto almeno un paio siano alquanto generosi, per non dire inventati di sana pianta, ma vabbè.

HOLMAN 2 - Poche balle, doveva essere il 4 titolare ed è ridotto ormai a fare il cambio di Smith da centro. Sette minuti di nulla (0/4 complessivo), anzi di danni assortiti. Mi dicono che da due mesi avrebbe le valigie pronte ma non si capisce per quale motivo la Scaligera non l'abbia ancora sostituito con qualcosa di decente. Misteri (parte prima)

CASARIN 5 - Sul parquet si gioca a basket, non a rugby: qualcuno dovrebbe avvisarlo. Continua a pagare il fatto di non avere un ruolo definito e di venire adattato alla bisogna: quando Cappelletti rifiata, fa (malino) il play; in certe situazioni gioca da 3 tattico o persino finisce a marcare i 4 avversari. Cose buone, poche come sempre. Falli, tanti come sempre. E deve pure ringraziare la terna che lo grazia in almeno due occasioni

JOHNSON 5.5 - Avesse il tiro da fuori, sarebbe l'ala piccola che manca a Verona dalla fuga di Selden. Invece è costretto a fare l'ala forte con risultati non sempre positivi. Senza dimenticare che nei piani estivi doveva essere il cambio di Holman, non uomo da quintetto base...

BORTOLANI 7.5 - Un mese e mezzo fa mi domandavo cosa ci facesse uno come lui in una squadra che aveva già una guardia abituata ad alti bottini come Anderson. Risposta: segnare quando il compagno non ingrana, o è in panchina, o quando si fa cacciare dal campo. Venti punti in 24 minuti, anche giocando da solo, anche prendendosi grosse responsabilità. Non sarà mai giocatore adatto ai sistemi cannibali di Milano ma se messo nelle giuste condizioni è sempre uno spettacolo

ROSSELLI NG - Non dovrebbe nemmeno giocare. Invece è costretto dalle circostanze, ovviamente fuori ruolo, ovviamente non azzeccandone mezza. Ma come detto non è colpa sua quanto di chi non gli ha detto che da anni non è più adatto alla Serie A.

ANDERSON 5 - Sarebbe da 7 per la precisione da cecchino dall'arco e per la leadership che esprime. Già, sarebbe... se solo non commettesse la peggiore delle sciocchezze cioè beccarsi due tecnici in neanche quattro minuti facendosi espellere. Chiariamoci: l'arbitraggio è stato pessimo ma un giocatore esperto dovrebbe riconoscere certe situazioni e capire che applaudire polemicamente per 30 secondi ignorando i richiami significa andarsele a cercare. Fosse stato più razionale credo che avrebbe dato un bel contributo ai suoi fino alla fine

UDOM NG - Stesso scarso contributo di Rosselli giocando pure lui in un ruolo che non gli appartiene. Avrebbe bisogno di scendere di categoria e di giocare tanto, sbagliando ed accumulando esperienza. Così invece perde un anno

SANDERS 4 - Giocatore di sistema, lo si è visto a Tortona ma anche a Casale Monferrato e a Trieste. Alla Tezenis invece non si capisce cosa dovrebbe fare e probabilmente è questo a non farlo rendere appieno: ha preso il posto di un autentico cavallo pazzo come Selden rispetto al quale è molto più razionale ed i risultati (negativi) si vedono. O si cambia il playbook per farlo rendere, o è inutile

SMITH 7 - Adoro i centri che riescono a partire ai tre metri, avvitarsi in palleggio ed eludere ogni volta il difensore. E se pensiamo che il Doppio Zero di Verona non tocca i due metri d'altezza, i 10 rimbalzi di sabato sera sono una prova da califfo. Tra l'altro giocando anche troppo, chiudendo in debito d'ossigeno dopo 35 minuti intensi e continui

RAMAGLI 6 - Ha il pregio di variare in corso d'opera le priorità, prima cavalcando la mira da lontano delle guardie e poi puntando su Smith in post basso. Avrebbe bisogno di rotazioni più profonde di cui però non dispone. Mi chiedo se certe conferme estive (Rosselli, Udom, Candussi) siano farina del suo sacco o decisioni prese da altri. Continuo a pensare che con un play vero dietro Cappelletti e due lunghi da rotazione avrebbe un gioco più continuo ed efficace oltre a più punti in classifica

Passiamo ora alla squadra ospite

BANKS 7 - Voto giustificato dal percorso netto in lunetta e dalla faccia tosta con cui affronta alcune situazioni. Compresa quella che fa imbufalire mezzo palasport ossia il canestro finale a partita finita, utile però in ottica classifica avulsa. Nel primo tempo però fatica moltissimo.

IROEGBU 6.5 - Si sveglia pure lui con ampio ritardo visto che all'inizio non trova pertugi in penetrazione e dall'arco proprio non gli entra nulla. Resta una guardia nel corpo di un play, ma visto che TvB ha puntato su di lui occorre insistere

ZANELLI 7 - Come passare dai disastri con Tortona all'essere protagonista in un derby. Le sue due triple sono fondamentali: la prima per la fuga a +13, la seconda per chiudere i discorsi. Meno bene in regia, ma lo staff tecnico può accontentarsi

ELLIS 9 - Dettaglio non da poco: giocava influenzato. Anzi, possiamo anche dire che era in dubbio causa febbre e che solo all'ultimo è stato deciso il suo impiego. I risultati parlano per lui: 18 punti, 89% al tiro, 8 rimbalzi, 2 stoppate, 25 di valutazione. Mi ero quasi dimenticato di cosa fosse un pivot prima di vederlo in azione...

JURKATAMM 7 - Il miglior difensore sugli esterni a disposizione di questa Nutribullet. La mano è quella che è, ma invito tutti a rivedere i movimenti in marcatura dell'estone: un clinic su come si usa il fisico e come si cambia in corsa su play, guardia e (presunta) ala piccola avversaria

VETTORI NG - 5 secondi per perdere Bortolani e lasciargli infilare la tripla. Misteri (parte seconda)

SOROKAS 8 - Da clonare per capacità di lottare su ogni pallone e pure per un paio di canestri ai limiti dell'assurdo. Prima di Ellis, la miglior pesca stagionale sul mercato di Treviso

FAGGIAN 7 - Quintetto base meritato, gambe a razzo, tanta sfacciataggine da diciottenne. Meriterebbe più spazio ma per ottenerlo dovrà lavorare molto su un tiro da fuori oggi assente

INVERNIZZI 5 - Lo scout dice: 14 minuti, 0 punti, 0/1 da 2, 5 rimbalzi, una stoppata subita, un assist, 1 di valutazione. Aggiungo io: giocando soprattutto da 4 tattico, ché il francese appare clamorosamente in ritardo di condizione al punto di essere utile solo come chili da sfruttare difensivamente in area e nulla più. In attesa di Pini (sempre che arrivi), il ruolo di quarto lungo è suo

JANTUNEN 6 - Non gradisce il trattamento riservatogli dai veronesi, la cui irruenza è evidente osservando lo strappo ai pantaloncini di gara. Ci prova pochissimo in attacco, fa qualcosa di meglio dietro, paga anche in termini fisici con un pestone al piede che per un po' lo tiene in panca

NICOLA 6.5 - La scelta azzeccata è quella di non insistere con il gioco perimetrale dopo lo 0/10 da 3 del primo tempo. Ed è buona anche l'idea di Invernizzi ala forte tattica contro lo smallball veronese. Però... visto che c'è qualcuno che gli mostra questo blog, gli lascio un messaggio: le domande dei giornalisti sono fatte a vantaggio di chi segue in video o legge su carta stampata l'intervista complessiva. Non è un confronto a muso duro col giornalista magari sgradito, né è uno sberleffo cui replicare. Se non l'ha capito, si adegui: gli allenatori che reagiscono male alle domande solitamente hanno qualcosa da nascondere.