Non ho davvero compreso la reale portata della rottura del rapporto tra David Blatt e l'Olympiacos Pireo. La versione ufficiale recita "rescissione consensuale del rapporto" ma i contorni della vicenda restano poco chiari. Spiego il perché: in estate Blatt annuncia al mondo di essere malato di sclerosi multipla, una malattia degenerativa autoimmune. Lo fa attraverso una lettera, pubblicata dal sito ufficiale di OAKA, in cui tra le altre cose si riafferma la volontà di ambo le parti, vale a dire il tecnico e la società, di proseguire il rapporto lavorativo. Bel gesto che consente al club pireota di raccogliere simpatie un po' ovunque - merce rara, specie dopo la pantomima primaverile che ha scaraventato i Reds nel secondo campionato greco.
Fin qui tutto bene ("L'Odio", gran film francese).
Poi arriva il banco di prova rappresentato dal debutto nella nuova regular season di Eurolega. Come prevedibile, l'Olympiacos viene rullato senza troppi complimenti dall'Asvel, quest'ultimo debuttante nell'attuale formula di EL, ed iniziano i malumori. Blatt lamenta percentuali ridicole dei suoi, dice chiaramente quel che pensa - è al contempo un suo pregio ed un suo limite. Leggendo tra le righe si capisce tutto: dove si crede di andare con una squadra che farà fatica ovunque, che punta a rifarsi in patria e poco altro? E qui si tocca il nocciolo della questione: qual è il vero motivo della retrocessione a tavolino dell'Oly? E perché ECA si è rimangiata il vecchio vincolo di competitività (la famosa formuletta che portò all'esclusione di Virtus, Fortitudo, Treviso e Roma in passato), salvando la presenza di una formazione che teoricamente sarebbe dovuta sparire dal radar?
Tempo due giorni e arriva la separazione tra le parti. Consensuale o brusca, non è ben chiaro quale delle due, specie se non si badano ai comunicati di facciata che augurano sempre i migliori futuri ma che spesso sono intrisi di ipocrisia. Il dubbio lo ha insinuato anche Sarunas Jasikevicius, un altro personaggio abituato più ai fatti che alle parole: non si caccia un allenatore per una sconfitta singola, né è corretto addebitare al tecnico tutte le ragioni di un fallimento annunciato. E qui torniamo ai precedenti interrogativi: Blatt si è dimesso, ha deciso di farsi da parte, è stato cacciato o cos'altro?
Pacifico che nessun club con una dirigenza nel pieno delle proprie facoltà intellettive ammetterebbe mai in pubblico e probabilmente nemmeno in privato di aver sollevato dall'incarico un allenatore colpito da una grave malattia. Sarebbe a livello mediatico una mazzata da cui non si potrebbe recuperare in alcun modo. Così come la storiella degli arbitraggi pro-PAO nei playoff con conseguente decisione di non scendere in campo e conseguente retrocessione a tavolino è come il pesce marcio: puzza dalla testa. L'affaire di famiglia interno agli Angelopoulos è lungi dall'essere risolto e più d'uno ha adombrato il sospetto di permanenze locali tra i giocatori (l'eterno Spanoulis ma anche Printezis) dettate più dalla volontà di provare a recuperare un'annata di stipendi promessi e mai intascati che dal reale amore per la maglia. Insomma: si digerisce a viva forza l'A2 sperando di vedere qualche euro nel conto corrente. Lo stesso Blatt in estate era offerto sul mercato degli allenatori e si era fatto il suo nome anche per Milano prima dell'accordo con Ettore Messina. Tutto tace sul fronte societario anche se in Grecia sono tanti a mormorare e dalle parti del Pireo il brusio comincia a diventare una costante.
Al posto di David Blatt per il momento si è insediato il suo fedelissimo vice Kestutis Kemzura. Bravo, preparato ma non un leader assoluto. Un ottimo assistente, questo sì. E difficilmente resterà in sella tutta la stagione. Chissà chi prenderà la patata bollente pireota, sperando ovviamente di non ustionarsi. Nel frattempo faccio a David i miei auguri per la sua battaglia personale contro il male. E spero che ECA, così attenta ai dettagli, trovi del tempo per risolvere l'equivoco di una squadra di A2 sì infarcita di vecchie glorie e di qualche apprezzabile straniero, ma impresentabile al gran ballo continentale.