Ha suscitato un prevedibile clamore in rete l'incazzatura mediatica di Luigi Brugnaro, patron Umana, riguardante i cori che la curva veneziana ogni tanto dedica agli avversari trevigiani. Stando alle parole del presidente reyerino, nel recente passato un potenziale sponsor della Marca avrebbe rifiutato di proseguire una trattativa per accoppiare il proprio marchio alla squadra lagunare dopo aver udito l'ennesimo sfottò dei tifosi.
Il ragionamento imprenditoriale di Brugnaro potrebbe anche avere fondamento. D'altronde, analizzando la vicenda da un punto di vista di marketing, reclutare finanziatori in un territorio dileggiato (non solo dalla curva, è bene dirlo) non è semplice ed a qualsiasi imprenditore di Casier piuttosto che di Roncade o di Vedelago potrebbe dar fastidio anche solo pensare di aprire il portafogli a beneficio di una realtà che, per tutta risposta, ringrazia con cori di dileggio. Ed a tal proposito verrebbe da chiedersi quale sia l'opinione dell'agenzia di viaggi Baldoin, trevigiana e presente tra gli sponsor veneziani alla voce "Partners".
Da un punto di vista emozionale e di tifo, l'uscita di Brugnaro è invece incomprensibile. A meno di rientrare in logiche di confronto-scontro che in passato hanno prodotto varie occasioni di attrito tra il padrone e la curva. Basti ricordare che lo stesso Brugnaro non lesinò atteggiamenti da ultrà di tribuna nel derby di fine aprile 2012, peraltro giocato a Villorba, quindi nella Marca. C'è un problema di coerenza tra la ricerca di denaro da immettere nel giocattolo-basket ed il lato emotivo che spingerebbe al campanilismo puro?
Il dato di fatto è che finché si resta sul piano dello sfottò c'è poco da recriminare. D'altronde, anche i Fioi dea Sud non mancano di dedicare cori speculari ai lagunari. E' il gioco delle parti tra curve. E non parliamo di violenza vera e propria, ché come metodo, a parte isolati episodi marcati da emeriti deficienti (vedi il recente caso di Porto S. Elpidio), quell'usanza è morta e sepolta con gli anni '90 e le ultime sassaiole. Altro che le risse di un tempo.
Il ciclone-Brugnaro invece ha destato l'attenzione dei tifosi non solo per la polemica curvaiola, ma per il progetto mai accantonato di una "squadra metropolitana". Traduzione: trasformare la Reyer nel polo catalizzatore di tutta la pallacanestro veneta ed in particolare del triangolo Padova-Treviso-Venezia. Un'idea che non piace a nessuno. Ma che fa paura a tanti. E subito sono iniziate discussioni sul futuro, sulla possibilità che un giorno la vecchia Pallacanestro Treviso, attualmente attiva solo con il settore giovanile, possa confluire nel raccoglitore veneziano. Oppure che tocchi a Treviso Basket entrare nell'orbita reyerina. Chissà che prima o poi non si ipotizzi anche un accorpamento del Basket Club Mestre o dei Giants Marghera.
La realtà è che l'idea di Brugnaro è solo tale. Un desiderio che puntualmente viene riproposto. Per provarci? Per tastare il terreno? Per scuotere l'ambiente? Per distrarre? Chissà. Da una settimana è iniziato il Carnevale, per cui possiamo anche catalogare l'ennesima uscita incongrua del presidente orogranata come una boutade, uno scherzo. Chi ha abboccato all'amo della provocazione può definirsi da solo. Nel frattempo posso solo consigliare di dedicarsi tutti a friggere frittelle e crostoli, piuttosto che l'aria. L'umore ringrazia, lo stomaco pure.