sabato 24 giugno 2023

Tutto ampiamente previsto

Se la pallacanestro in sé, come sport e gioco, mantiene un pizzico di imprevedibilità a dispetto di una tattica sempre più povera e spesso uniformata, occorre dire che le dinamiche politiche, organizzative, esplicative e generali restano sempre, noiosamente, immarcescibilmente prevedibili. E dunque ben poco elettrizzanti. Non mi hanno sorpreso le dichiarazioni di Umberto Gandini, presidente LBA, prima riguardo all'omaggio funebre a Berlusconi e poi per elogiare la presunta crescita mediatica del prodotto pallacanestro. Perché non sono sorpreso? Beh, innanzitutto perché da buon ex milanista Gandini ha imparato abbastanza dall'ambiente guidato dal fu tycoon per poter ricavare motivazioni utili a riscrivere la storia - per la cronaca, a Berlusconi non interessava nulla del basket, né da tifoso (per lui, solo calcio), né da imprenditore televisivo. Poi la questione dei numeri sempre poverelli ma presuntuosamente eclatanti tra il mix di pay, chiaro e streaming è uno specchietto per le allodole utile a far dimenticare che in nome del piccolo aumento economico dei diritti televisivi il basket italiano ha rinunciato all'unica vera finestra di visibilità nazionale ossia RaiSport - dove fino a qualche settimana fa c'era una direttrice fissata con la pedivella e che non nutriva particolari simpatie per gli sport al chiuso, va detto.

Ma è stato prevedibile anche lo scudetto di Milano. Che ha salvato la faccia a Ettore Messina dopo una stagione orripilante e deleteria. Il triangolino tricolore mantenuto sulle canotte da cui nel frattempo è stata scucita la coccarda è lo zuccherino deve far dimenticare le carriolate di milioni spesi (male) per vincere qualcosa solo a gara7, il 23 giugno, ad estate iniziata. Ora Milano sembra estasiata, potenza di quella terza stella raggiunta e destinata ad arricchire lo stemma societario. Tuttavia non si può certo dimenticare che fine abbiano fatto Alviti, Pangos, Davies, Thomas, Mitrou-Long, Luwawu-Cabarrot: tutti voluti, strapagati, bocciati, condannati a guardare le finali con l'orrida maglietta casual d'ordinanza a bordo parquet (o davanti ad uno schermo, nel caso del francese). E che dire di Stefano Tonut? Alla soglia dei trent'anni ci teneva tanto a misurarsi con l'Eurolega, incurante della fama di tritura-italiani dell'Olimpia. E nel tritacarne ci è finito pure lui, inghiottito, masticato e sputato, in fondo alle rotazioni appena prima del già trombato Baldasso che però ha pedigree e stipendio di livello ben inferiore. Ha sbagliato tutto, Stefano. Ha sbagliato a non lasciar Venezia nel 2021, scontrandosi con Brugnaro che di cederlo a Milano non voleva saperne: poteva andare all'estero, rischiare come avevano fatto altri, magari con meno soldi ma migliori prospettive. Invece no, si è regalato un'ultima stagione in laguna da separato in casa, con un coach ormai senza più idee ed una squadra incapace di ricostruirsi. Ed infine è andato dove voleva, a Milano, conscio di un rischio che si è concretizzato con una puntualità svizzera. E quindi prevedibile.

Allo stesso modo, l'epilogo della triste parabola di Don Sergio Manolo (y) Scariolo alla guida della Virtus si poteva capire già nello scorso autunno. Ad una ottima squadra da Eurocup con troppi protagonisti dalla carta d'identità over30 non si è aggiunta né fisicità né freschezza. Anzi, l'unica gioventù possibile è stata spenta: Pajola, perso il nume tutelare Markovic che gli insegnava ben più di quel che si poteva intuire, è regredito; Mannion non si è goduto granché lo stipendio milionario dato che il campo l'ha visto quasi sempre da spettatore non pagante, neanche fosse l'ultimo degli juniores aggregati. In due anni sulla sponda bianconera del Reno Scariolo ha fatto il minimo ossia vincere due insipide Supercoppe ed aggiudicarsi l'Eurocup con annesso pass annuale per l'Eurolega. Nulla più, però. E se ci si guarda indietro, con quel budget cresciuto sempre più e con una proprietà che ha investito pesante anche in infrastrutture, non si può dire che possa bastare. Ora arriverà la wild card pluriennale per l'Eurolega ma sarà solo funzionale ad un nuovo ciclo in cui non ci saranno Weems e Teodosic, due anni fa alfieri del ritorno alla vittoria nazionale ed ora uno ingombrante (andrà a Tortona al posto del bizzoso e scomodo "Popeye" Macura, altra previsione telefonata) e l'altro a corto di fiato e lucidità.

Restando nell'ambito delle facili previsioni, infiliamoci pure Paolo Banchero. Atteso come nuovo Messia e destinato al più atroce degli scherzi, almeno per i dirigenti di via Vitorchiano. Ci avevano sperato, puntato, scommesso su quel ragazzo che di italiano ha solo nome e passaporto, ma non c'è stato verso. Col senno di poi ci si potrebbe domandare come sarebbe andata se non ci fosse stato il Covid ad impedire la prima convocazione... ma come si poteva pensare che un giocatore del genere restasse fuori dal radar di USA Basketball e che preferisse l'azzurro ai sempre più ricchi contratti che gli procureranno i suoi agenti quando potranno vendere anche la sua immagine con addosso la divisa stars&stripes? Banchero ha fatto il suo gioco, conscio di poter scegliere come, quando e con chi vincere. Ha puntato sulla tattica attendista ed ora incassa. L'Italbasket resta a bocca asciutta, ché neppure Diop ha accettato la chiamata. E per una Nazionale che è da anni afflitta da problemi nel reparto lunghi non si può dire che vada tutto bene.

Chiudiamo il giro delle previsioni già conosciute. Ed infiliamoci Bullo Bulleri che torna in Italia da assistente di Piero Bucchi, confermando di aver fatto pace col tecnico bolognese dopo anni passati di reciproche insofferenze. Oppure le telefonate che Luca Baraldi continua a fare all'entourage di Sasha Djordjevic per convincere il serbo a tornare a Bologna. O l'uscita di Matteo Gentilini dalla Fortitudo da cui (sorpresi? No dai!) mai se ne era davvero andato quel Christian Pavani che fa tremare i tifosi appena se ne pronuncia il nome. O il ritorno di Davide Casarin a Venezia con un nuovo contratto ed un posto in squadra appositamente ritagliato. O la chiusura di Mantova che cede il posto in A2 alla Real Sebastiani Rieti senza nemmeno accettare di prenderne il posto in B: meglio i soldi, pochi, maledetti, subito, senza rimpianti ma col furore di una città sedotta e tradita. Sapete invece chi mi ha davvero stupito? La Rucker SanVe. Che ha scelto un tecnico da livello superiore per avviare la difficile transizione verso un futuro costoso chiamato Zoppas Arena. O la va, o la spacca.