A Cantù risuona il segnale d'allarme. Non è una novità (purtroppo). E per l'ennesima volta si conferma la fondatezza dei peana di quei pochi osservatori precocemente bollati quali Cassandre.
A Cantù sono finiti i soldi. "Capirai che notizia", immagino sia il primo commento. Ma la gravità del fatto poggia sulla gestione scellerata di un presunto magnate giunto dall'Est, sbarcato in Brianza con proclami rivelatisi in rapidità vuoti di contenuti e ricchi di bugie.
Non mi soffermo sulle vicende giudiziarie di Dmitry Gerasimenko, inseguito da un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta ed appropriazione indebita. La storia giudiziaria la scrivono i tribunali, com'è giusto e logico che sia. Preferisco focalizzare l'attenzione sugli aspetti di mera gestione della società sportiva. E mi domando: possibile che nessuno si sia domandato perché qualche anno fa Gerasimenko svuotò interamente il suo vecchio club, il Krasny Oktyab'r, trasferendo JaJuan Johnson dalla piana del Volga alle colline brianzole? Nessuno si chiese il motivo di tale operazione e se in un futuro prossimo tale sorte sarebbe toccata anche alla Pallacanestro Cantù?
Io all'epoca non rimasi insensibile alla questione ma evitai di esplicitare il mio pensiero, fortemente dubbioso. Troppe ombre nella persona e negli affari del russo piovuto dalla vicina Svizzera e poi convenientemente espatriato a Cipro. Il tempo da autentico galantuomo ha dissipato ogni nebbia e ha chiarito che le sensazioni iniziali erano corrette. Gerasimenko era interessato a qualche operazione di natura immobiliare, probabilmente per reinvestire (eufemismo) i capitali un tempo russi. Non è un caso che tutto il suo progetto ruotasse attorno al nuovo palasport, di cui ancora non si vede l'ombra. Così come non è un caso che la Pallacanestro Cantù sia oggi in vendita a prezzo simbolico, ma senza i terreni del Pianella che restano nella disponibilità del presunto magnate.
Cantù è quindi sull'orlo del baratro. Servono subito capitali freschi. Tanti. Perché bisogna far fronte alle scadenze federali - tra dodici giorni la rata NAS, tra meno di un mese il controllo ComTeC - e perché gli stipendi finora quasi non si sono visti. Senza dimenticare i debiti finora accumulati, ancora non quantificati anche se si mormora di cifre importanti. In simili condizioni al club italiano che vanta ancor oggi il maggior numero di Coppe internazionali vinte serve un miracolo.
"I miracoli sono insensati per definizione... Solo quello che può accadere accade realmente" (Jon Ostermann/Dr. Manhattan)
La speranza è che anche stavolta si possa trovare un modo per tramutare l'ossigeno in oro.
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