domenica 31 marzo 2019

La potatura sistematica delle spine

Nella domenica in cui la Fortitudo ritrova in anticipo la Serie A, confermando quanto si era scritto a fine gennaio in questo blog (e sarcastici complimenti ai fenomeni da tastiera che danno prova di maturità ed intelligenza insultando Matteo Fantinelli), Treviso Basket conferma i favori del pronostico per i prossimi playoff con una prestazione corale ai limiti della perfezione. Ok, gli Sharks rosetani sembrano più che altro degli innocui palombi da dorare in padella piuttosto che dei predatori assetati di sangue cestistico. Ma ciò che conta è la lucidità e la capacità di riconoscere le insidie strada facendo, trovando soluzioni alla bisogna maggiormente efficaci.

Lo ha dimostrato ancora una volta la Menetti Band. Come? Compensando la serataccia al tiro di David Logan con la ricerca dell'alternativa ad alta percentuale in maniera scientifica. Se all'inizio Roseto chiude spazi a Tessitori in post affidandosi alla marcatura fisica o al raddoppio, ecco la circolazione di palla ad imbeccare i tiratori. Se il cecchino principe si esprime con un 1/7 facendosi sputare dal ferro almeno un paio di triple facili facili, nessun problema ché l'abbondanza di bocche da fuoco in tutti i ruoli non può far pesare l'occasionale defaillance. E se improvvisamente la retroguardia abruzzese abbozza un minimo di pressione sul perimetro, nessuna paura perché tra Tessitori e Chillo sotto canestro ce n'è in abbondanza per apparecchiare la tavola del banchetto.

Si potrebbe obiettare per il passivo a rimbalzo, già visto a Forlì e stavolta accentuato da un -10. Ma Roseto, pur piccolina, è squadra verticale ed atletica, un gruppo più di atleti che di giocatori tecnici, con un solo vero specialista del tiro pesante (Pierich, il migliore dei suoi) e tanti elementi che si esprimono al massimo quando possono sfoderare potenza e velocità aggredendo il canestro. Non deve sorprendere dunque la voracità rosetana di palloni da catturare nei pressi dell'area. Perché questa foga e l'eccessiva gioventù si paga con una marea di possessi offensivi gettati alle ortiche (22: record?) e con una circolazione di palla quasi inesistente. 

L'esatto contrario di una De' Longhi oliatissima nei meccanismi, spietata nella difesa sia sull'uomo che sulla palla, lesta ad approfittare della minima distrazione. In un aggettivo, cinica. In un secondo, profonda. Per la prima volta coach Menetti ha consentito a Logan di partire dalla panchina, al pari di Lombardi, riportando Alviti in quintetto e responsabilizzando Severini. Scelta tattica? Più che altro, lungimiranza: non si possono spremere i giocatori come limoni ed il tecnico reggiano lo sa bene. La sua filosofia prevede sì rotazioni a 9-10 elementi ma anche un impiego medio di circa 25 minuti o poco più per i giocatori chiave. Nei playoff, scendendo in campo ogni 48 ore, profondità e capacità di recupero rapido saranno le armi decisive, quindi quanto visto stasera è stato solo un antipasto di quel che sarà tra un mese. Non sorprendiamoci dunque.

Piuttosto, tempo di pagelle:

Tessitori 6,5 - Non il miglior Tex di sempre, specie alla luce di qualche difficoltà iniziale. Molto positivi i due recuperi ottenuti contro avversari atipici e dunque ostici da fronteggiare.
Logan 6,5 - Ad un certo punto scuote la testa vedendo il ferro che gli sputa letteralmente una tripla. Pazienza, succede. Ma con la testa resta lì, difende, recupera, smazza assist.
Burnett 7,5 - Forse qualche scout NBA, in tribuna per il reclamizzato ma deludente Eboua, avrà annotato anche il suo nome. Il connazionale Person lo rivedrà nei suoi peggiori incubi.
Sarto 6,5 - Presente quando c'è ancora partita, con tanto di tripla dall'angolo ad inaugurare il secondo quarto. Poi torna sul parquet in pieno garbage time.
Alviti 7 - Il feeling col canestro c'è ancora. Dopo diverse partite ritrova il quintetto base e le responsabilità offensive, partecipando con gioia all'orgia di triple.
Saladini ng
Barbante ng
Imbrò 7 - Una regia puntuale e ben orchestrata. Scelta dei tiri quasi impeccabile, a parte una tripla fuori contesto presa causa scadere del tempo. Da applausi un suo recupero a centrocampo.
Chillo 6,5 - Contro l'atipicità di Sherrod si trova a meraviglia. Un po' meno quando deve gestire un contropiede.
Uglietti 7 - Solito play di scorta, solita difesa solida, solito contributo di sostanza. Insomma, una sicurezza.
Severini 7 - Da lontano ci ha preso gusto e raddrizzato la mira: non più sassate ma triple chirurgiche. E sotto le plance lotta sempre come un gladiatore. Antonutti chi?
Lombardi 6,5 - Abbassa il voto con due falli in attacco in fotocopia che gli costano un po' di minutaggio. Positivo invece sulle linee di passaggio con ben 4 recuperi a referto.
Menetti 7 - Compito piuttosto facile, non deve ricorrere ad alchimie tattiche e deve solo dosare energie e falli e dei suoi.

Giordano 6,5 - Sarà stato anche garbage time ma 7 punti al Palaverde dopo un solo minuto giocato in stagione sono da ricordare. Quindi, martedì paste in spogliatoio.
Person 5 - Dicono abbia la congiuntivite, tuttavia la sua prestazione è largamente insufficiente su ambo i fronti anche senza invocare le scusanti del referto medico.
Cocciaretto ng
Rodriguez 6 - Senza Nikolic deve sobbarcarsi la cabina di regia. Commette anche degli errori ma in simili condizioni cerca di non sfigurare e di tenere la barca a galla.
Ianelli 5,5 - Non fa nulla. Letteralmente.
Pene' 6 - Già qualcosina di più rispetto a Ianelli.
Eboua 4,5 - Per lui ci sarebbe una caviglia in disordine come scusante. Ma il posizionamento errato in difesa, i liberi sbagliati e i falli sciocchi spesi non passano attraverso un certificato. Non una bella figura davanti agli osservatori.
Bayehe 5,5 - Una cavalletta a rimbalzo, inizia positivamente ma si perde nel prosieguo. E quando Severini si allarga per il tiro commette l'errore massimo di non seguirlo.
Sherrod 5 - Il nano-pivot impensierisce Tessitori solo nei primi due minuti, levandogli punti di riferimento in area. Poi sparisce.
Akele 6 - Ci teneva a fare bella figura davanti alla numerosa famiglia, lui che è nato a Montebelluna. Ci riesce giusto a rimbalzo. Ma non può bastare.
Pierich 6,5 - All'andata era stato tra i peggiori in campo. Stavolta sfrutta il suo bagaglio di esperienza per colpire con l'unica arma mai avuta a disposizione: il tiro sullo scarico. Abbastanza per evitare a Roseto un passivo esagerato.
D'Arcangeli 6 - Guida un gruppo giovane che si ritrova per metà azzoppato e privo da un giorno all'altro del cervello pensante in campo (Nikolic): è già tanto aver retto per un quarto di gioco.

giovedì 28 marzo 2019

Excusatio non petita...

Mi hanno fatto sorridere, in maniera amara, i comunicati emessi in rapida successione da Pallacanestro Trieste 2004 a smentita di qualsivoglia coinvolgimento della società alabardata nella vicenda che riguarda il suo presidente Luigi Scavone e lo sponsor-proprietario Alma. Non un sorriso di scherno o di compatimento ma di semplice presa d'atto: si smentisce ciò che nessuno ha ancora esplicitamente detto o scritto. Però intanto dai comunicati sparisce il nome dello sponsor. Appunto: excusatio non petita, accusatio manifesta. Per chi non vanta familiarità con i brocardi della lingua latina, "la prima gallina che canta è quella che ha fatto l'uovo".

La situazione triestina è precipitata a velocità da valanga. In 48 ore si è passati dall'ostentare tranquillità al dichiarare di non voler entrare nei playoff per non dover sopportare un aggravio di spese. In aggiunta, le indiscrezioni sulla cifra mancante alla chiusura della stagione corrente, la ventilata possibilità di sgravare il monte ingaggi da qualche contratto pesante (Dragic ma non solo), il blocco del rinnovo con coach Dalmasson. Tutto tace per ora sul fronte Allianz che attualmente rappresenta la prima e forse unica ancora di salvezza per la società biancorossa, anche a fronte di trattative ben avviate e del naming concesso al PalaRubini giusto dieci mesi fa. Sabato ci sarà il CdA e mi piacerebbe essere una mosca per poter volare in quella stanza e vedere chi parteciperà, visto e considerato che Scavone occupava la quasi totalità delle poltrone (non tanto per la stazza corpulenta ma per il pacchetto azionario detenuto). Nel frattempo l'AD Gianluca Mauro è stato convocato dalla Procura Federale con procedura d'urgenza: fa sorridere anche la parabola di questo dirigente che meno di due anni fa disarcionò Giovanni Marzini dalla presidenza reclamando una poltrona di peso in funzione dei soldi spesi dallo sponsor ora innominabile. Si potrebbe parlare di karma e di dottrina confuciana anche se Marzini con invidiabile signorilità ha augurato al sodalizio sportivo di superare il momento di crisi.

Intanto dalla parte opposta del Settentrione prosegue la telenovela Torino. Qui lo sponsor ci sarebbe - sempre che FCA non si stanchi prima e che il progetto del polo commerciale a fianco del PalaVela non venga bloccato - ma la proprietà è sempre più debole. Mancano soldi per chiudere la stagione (non ridete: è così), ci sono lodi da saldare, non v'è uno straccio di programmazione non dico a lungo ma nemmeno a medio termine. E lo spettro retrocessione e possibile sparizione aleggia sempre. Sotto la Mole l'unica via d'uscita pare rappresentata da un ritorno di Mister PMS Terzolo, a patto che in dote porti abbastanza liquidità da coprire i passivi che sono importanti e che hanno fatto fuggire il Gruppo Leonis. Ci si può interrogare su come sia possibile che una società rifondata appena quattro anni fa possa aver accumulato passività talmente schiaccianti da farla boccheggiare, tra l'altro in una città economicamente tutt'altro che depressa e con un main sponsor di portata internazionale.

Situazione fluida anche a Cantù, dove si spera in un raggio di sole di normalità dopo tre stagioni di promesse russe difficilmente rispettate. Ma con certe premesse è lecito domandarsi se la prossima Serie A sarà davvero allargata a 18 o se manterrà il format a 16 causa rinunce o esclusioni. Che l'aumento degli ingressi sia un boccone amaro da digerire per far tollerare alle società la prospettiva di una doppia retrocessione in A2 è il classico segreto di Pulcinella, così come il desiderio nemmeno troppo velato di quasi tutti i club di LBA (Milano in testa) di tornare a 16 in un lasso di tempo ragionevole. Meglio se breve. Non mi stupirei se a luglio i controlli ComTeC dovessero evidenziare una o due situazioni di estrema difficoltà inducendo il Consiglio Federale ad escludere qualcuno dalla prossima Serie A. Il tutto ricordando le immortali parole di Giannino er Laziale: "Il basket italiano è in salute". Sì, come no...

martedì 26 marzo 2019

Riciclaggio mon amour

"Senza soldi non si fa nulla, nemmeno la carità!"
"Non si può mandare avanti una chiesa con le Ave Maria!"
(noto prelato american-lituano di Cicero, Illinois, circa 1982)

Santa Manetta colpisce ancora nel mondo del basket. E si ripresenta stavolta tra due golfi, quello triestino e quello napoletano, annunciando mare in tempesta. Anzi, burrasca. L'arresto di Luigi Scavone, padre-padrone di Alma e munifico sponsor di basket e motociclismo riapre vecchi discorsi riguardanti la fatturazione nel mondo sportivo. Il ricorso ad artifici contabili per nascondere evasioni fiscali o per riciclare denaro non è una novità e rappresenta un elemento che ciclicamente ritorna in auge nelle notizie giudiziarie connesse allo sport.

Stavolta tocca a Trieste, almeno nella palla a spicchi, oltre al Team Pramac. Entrambi balzano ai disonori delle cronache per una questione che affossa ancor di più il sistema di sport business italiano che si dimostra incapace di compiere un decisivo passo in avanti verso la modernità rimanendo invece ancorato ad un passato composto da finanza creativa e da piccole furberie. Sembra impossibile che nel 2019 possano emergere ancora questioni che sembravano appartenere agli anni '90. Invece le vicende odierne smentiscono ancora una volta le presunzioni di progresso riportandoci indietro.

Luigi Scavone è stato fermato in procinto di partire per Dubai, nello zainetto 200mila euro in fascette di banconote. Peggio dei vecchi spalloni che facevano la spola tra la Milano da bere o la Brianza dei mobilieri ed il paradiso fiscale vista lago di Lugano. Sarà piuttosto difficile per lui dimostrare che non esistono connessioni tra una singolare sovrabbondanza di liquidità (letteralmente) in saccoccia e le accuse di evasione fiscale e riciclaggio che gli vengono mosse dagli inquirenti. A meno che non si possano creare eccezioni tra le normative anticiriclaggio sempre più stringenti che ormai impediscono di movimentare contante per cifre a tre zeri, consentendo invece di viaggiare con una comoda compagnia di biglietti verdi, gialli e fucsia.

Staremo a vedere. Ma questo è l'ennesimo brutto segnale di un periodaccio per il basket. Giusto nelle ultime settimane si è consumato l'ennesimo capitolo di quella farsa - perché come ci insegna Marx, la prima volta la storia si presenta come tragedia - della Mens Sana Siena. Una società decotta a nemmeno cinque anni dalla ripartenza. Peggio della Fulgor Libertas gestione Boccio&Chirisi, anche se lo schema è paurosamente simile. Debiti su debiti, impossibilità a saldare, proprietari che alzano una cortina fumogena già prima di Natale, soldi finiti, fuggi fuggi generale ed infine l'esclusione dal campionato e l'arrivo in sede delle Fiamme Gialle a sequestrare i faldoni. Un film purtroppo già visto a varie latitudini. Con un tempismo pessimo, visto che a giorni uscirà il libro di Flavio Tranquillo dedicato all'Operazione Time Out e che a breve giro di posta potrebbe essere disponibile anche la Versione di Ferdinando, cioè la verità di parte del Minucci che, dopo aver patteggiato, dovrebbe spiegare come sarebbero andate le cose nel corso del suo regno quindicinale all'ombra della Torre del Mangia.

Periodo buio per il basket si diceva. Giusto un anno fa esplodeva il caso Viola, destinato a scoperchiare una storiaccia di fideiussioni false, di auto-sponsorizzazioni, di mancati pagamenti che ha portato oggi un'altra gloriosa società ad essere di fatto commissariata in attesa di una inevitabile liquidazione. Poi la pagliacciata settembrina di Metano Nord in casa Fortitudo, dove già bisognerebbe chiarire le reali prospettive del progetto Torreverde e far luce sui due soci non pubblici della Fondazione. A seguire Siena, di cui si è già detto. Nel mezzo i guai di Cantù, forse finalmente uscita dal sequestro in cui l'aveva costretta il presunto magnate russo, e di Avellino, stretta nella morsa della contrazione del mercato del gas da cui dipende al 100% il patron De Cesare. Ora tocca a Trieste che lo scorso giugno aveva festeggiato la partnership futura con Allianz (ritorno al futuro visto che il gigante tedesco dell'insurance ha assorbito il Lloyd Adriatico) ed il ritorno in Serie A 14 anni dopo il fallimento della vecchia società.

Nella città della Bora si è punto ed a capo. La squadra, bella ed ambiziosa, concluderà la stagione. Ma con la dirigenza decapitata, senza sponsor nell'immediato e forse anche nel futuro - Allianz onorerà l'accordo dopo aver visto il proprio nome accostato ad una vicenda così squallida? - ci si domanda se possa esistere un futuro. Quando nel 2001 Telit lasciò per gestione non più sostenibile e mollando un'eredità composta più da passività che da asset vennero poste le basi per il successivo crack. Il classico passo più lungo della gamba e senza trovare appoggi in una città in cui le opportunità non mancano. Certo, dispiacerebbe vedere di nuovo il PalaRubini dedicato a concerti e convention con il basket relegato a fastidiosa presenza occasionale per partite di bassa serie - i lunghi anni della B2 ce lo ricordano. Ma molti si domandavano da dove venisse realmente la pioggia di quattrini manifestatasi improvvisamente nel 2016 dopo che la rinata Pallacanestro Trieste era stata costretta per anni a fare le nozze con i fichi secchi, peraltro costruendo in casa un paio di talenti niente male del calibro di Michele Ruzzier e Stefano Tonut. Ora forse si farà luce su tutti quei lustrini e quelle paillettes che hanno coperto una situazione tutt'altro che idilliaca. Sperando davvero che sia anche l'ultima volta per il nostro disastrato basket.

domenica 24 marzo 2019

Sassate vincenti

A volte un successo passa attraverso i dettagli. Che possono essere la calma serafica in lunetta di un pivot che solitamente si esprime col 64%, la lucidità di chi rientra in campo dopo aver beccato una gomitata sulle gengive per gestire dei possessi decisivi o la faccia tosta di prendere e segnare una fiondata da tre punti che vale una bella fetta di fattore campo nei prossimi playoff. Treviso Basket riparte da qui, dalla vittoria ottenuta a Forlì lottando e sudando, sprecando parecchio ma facendo emergere ancora una volta il carattere del gruppo. Aspetto da non sottovalutare, specie nella corsa suicida ad eliminazione che inizierà tra un mesetto.

Ci vuole fegato. Per fare 6/6 dalla linea della carità quando il punteggio è in bilico ma anche per accettare un tiro sì aperto e pulito ma dopo uno 0/3 in partita ed arrivando all'appuntamento con un misero 20% nella specialità. Ma a decidere il risultato di un match inizialmente semplice e poi complicato da sciocchezze e distrazione sono stati loro, Amedeo Tessitori e Luca Severini. Poca sorpresa per il primo, abituato a caricarsi di responsabilità ed ormai raddoppiato in area da qualunque difesa. Bella scoperta il secondo, arrivato come quarto lungo di sostanza difensiva ed ora pedina sempre più solida delle rotazioni di coach Menetti. 

I talebani di Michele Antonutti immagino si stiano lustrando gli occhi con i 21 punti in 26 minuti segnati dal loro idolo oggi nella partita vinta dalla modesta Biella contro la mediocre Tortona. Ma se Severini ha concluso il match con soli 5 punti all'attivo è anche vero che il successo di TVB in Romagna è merito non solo di quella bomba ma anche del ruvido lavoro sporco in difesa, tra marcatura ed anticipi sino alla lotta a rimbalzo. I dettagli talvolta sono poco appariscenti ma incidono in maniera ben più determinante. E per il gioco di Menetti è ben più funzionale lo sgraziato Severini del suo talentuoso predecessore.

C'è un'altra bella notizia per TVB in chiave playoff: il sacco del PalaSavelli ad opera della Verona che, recuperando Mattia Udom e rinunciando all'acerbo Dieng, è ora più quadrata e meno dipendente dal tiro da 3. Riacciuffando in classifica Montegranaro, la De' Longhi torna padrona del proprio destino. Il calendario di Treviso non è facile, con le partite casalinghe contro una Roseto in ascesa ed una Udine nervosa intervallate dalle trasferte a Ravenna (campo tradizionalmente ostico) e Piacenza sponda Assigeco (la sconfitta dell'andata grida ancora vendetta). Riusciranno i nostri eroi a non complicarsi la vita evitando altre regalie agli avversari dopo aver concesso punti in stagione anche a Cento, ormai quasi condannata alla retrocessione, ed aver sprecato proprio oggi un comodo +12 a Forlì? Si vedrà.

Intanto ecco le pagelle:

DiLiegro 5 - Più passa il tempo e più mi convinco che certi giocatori faticherebbero a trovare ingaggio se non avessero la giusta combinazione di chili, centimetri e status. Il caso del pivot oriundo di Forlì è emblematico: a 30 anni compiuti ancora non ha capito come evitare uno sfondamento contro un piccolo ad un metro e mezzo dal canestro.
Giachetti 7 - L'esperienza non si insegna. La furbizia, nemmeno. La malizia, non ne parliamo proprio. Vecchio e pelato ma sempre velenoso. Piuttosto deve maledire chi gli ha fatto un bendaggio insufficiente al sopracciglio, una disattenzione che lo obbliga in panchina quando la sua squadra sbanda in mezzo alle uscite per falli.
Marini 4,5 - Partire dalla panchina non gli piace, evidentemente. In campo azzecca forse un paio di scelte ma fa anche parecchie fesserie. E non si riesce a capire se il vero Marini sia questo o il mitragliatore folle che a volte incendia le retine anche con due difensori addosso. Mistero.
Donzelli 6 - Parte da 4, gioca in avvicinamento, poi si sposta in ala piccola. Ma la fine del match la vede dalla panca. Bei voli a rimbalzo (9), vanificati qualche volta da eccessi di foga.
Bonacini 5,5 - Volenteroso, questo sì. Un passo indietro in regia quando deve gestire la sfera al posto di Giachetti.
Oxilia 6,5 - Non era dispiaciuto fino a quando un movimento sbagliato non lo tradisce. Rivedendo le immagini si teme rottura di un tendine o di un legamento. In bocca al lupo.
Lawson 3 - Lasciamo stare le triple su scarico, un qualcosa che ha sempre saputo fare. L'unica scintilla di una partita al buio è un rimbalzo offensivo volante con tap-in nell'ultimo quarto. Ma non difende nemmeno sotto tortura e nel primo tempo è un fantasma. Il rapporto tra stipendio e rendimento è da profondo rosso.
De Laurentiis ng - Lasciato in panca quasi fino alla fine, buttato in campo per assenza di alternative, peraltro fuori ruolo perché costretto a giocare ala piccola.
Johnson 5 - Altro bel rebus. Ma per il suo staff tecnico più che per le difese avversarie. Si accende ad intermittenza, difende poco e male, si prende responsabilità eccessive quando non serve. Forse un visto ed uno stipendio sprecati.
Nicola 6 - Non allenava in prima persona da anni. Prende in corsa una squadra costruita da altri, la vede annaspare, le ridà un minimo di fiducia senza alzare troppo la voce. Arriva anche a +4 contro una autentica corazzata, ma gli mancano le alternative ai pochi giocatori davvero di livello di cui dispone.

Tessitori 7,5 - Glaciale sia in lunetta che nelle scelte offensive, trovando sempre la giusta tempistica tra finta, appoggio ed elusione della difesa forlivese. Pecche? Solo un paio di falli che avrebbe potuto risparmiarsi.
Logan 6 - Giusto per i 5 assist che smazza. I ferri del PalaFiera gli sputano anche i tiri buoni e l'Unieuro gli leva parecchio spazio sul perimetro. Meglio negli ultimi tre minuti.
Burnett 6 - Media tra un primo tempo perfetto ed un secondo da mani nei capelli. Menetti vorrebbe divorarlo intero, scarpe e fascetta incluse, dopo la schiacciata solitaria in contropiede spedita sul secondo ferro. Almeno fa qualcosa per emendare gli errori.
Sarto ng
Alviti 6 - Due bei recuperi nel primo tempo con canestri di atletismo e rapina. Poi scompare dai radar per riapparire, anonimo, nell'ultimo quarto dove dimentica il taglio a rimbalzo offensivo di Lawson.
Imbrò 7 - Scoppiettante e concreto all'inizio, in ombra nel mezzo. Si becca una gomitata gratuita sulle gengive (visita dal dentista prenotata?) e rientra nel finale per un paio di buone difese.
Chillo 6,5 - Cerca di non far rimpiangere Tessitori. Missione compiuta.
Uglietti 6 - Troppi falli ingenui. Positivi i due giochi da tre punti che si guadagna e converte.
Severini 7,5 - Ci vogliono attributi giganteschi per gettarsi sui palloni, lottare spalla contro spalla con DiLiegro e Lawson e per accettare l'assist di Logan per quella tripla scaccia-incubi. Sarà anche grezzo e taciturno ma ben venga un giocatore così silenziosamente prezioso.
Lombardi 4,5 - La nota stonata. Non è un caso che Menetti lo tenga a lungo in panchina: le rinunce sul pick'n'roll farebbero imbufalire chiunque.
Menetti 6 - Rischia di perdere una partita piuttosto semplice. Gliela risolvono i lunghi, specialmente più tecnici.

domenica 17 marzo 2019

Alla fiera del girone Est...

...per qualche migliaio di dollari (al mese) la De' Longhi un alieno comprò.

Perdonate la riedizione di una classica filastrocca per bambini ma la tentazione era troppo forte. Si è da poco conclusa la partita del PalaRuggi e, qualora vi fossero ancora dubbi, si è capito che David Logan con questo campionato di A2 c'entra pochissimo per non dire nulla. Certo, il solito lezioso esercizio porta a domandarsi dove sarebbe in classifica questa Treviso Basket se avesse potuto disporre dall'inizio tanto del marziano che da un mese indossa il biancoceleste quanto di Luca Severini che si sta confermando prezioso collante difensivo sotto le plance. Domanda sciocca perché inutile ed a poco giova ricordare chi c'era, chi non c'è più e chi c'è ora.

Piuttosto vanno evidenziati i risultati. Con Logan finora TVB è 6-0 in gare ufficiali, compresa la Coppa portata a casa contro l'acerrima rivale Fortitudo. La quale sta tirando un grosso sospiro di sollievo per aver affrontato la banda Menetti in largo anticipo, quando Logan era solo un sogno lontano e quando i peggiori incubi trevigiani vestivano il numero 9. A Bologna manca pochissimo per centrare il grande balzo, la partita decisiva potrebbe essere quella di fine mese in casa contro Ferrara. Con Montegranaro in ritardo i 4 lunghezze e la De' Longhi a -6, entrambi afflitte dall'handicap di un bilancio negativo tra scontri diretti e differenza canestri nei confronti dei felsinei, in Emilia è partito il countdown. Soltanto la Fortitudo stessa può riaprire una corsa alla promozione diretta che lei aveva chiuso il 27 gennaio e che sempre lei aveva parzialmente riaperto mostrando di soffrire gli impegni ravvicinati. Non è un segreto che Antimo Martino abbia plasmato la sua creatura per vincere la regular season e così accadrà.

Treviso invece guarda con fiducia ai playoff. Dove potrà liberare tutta la potenza di Logan Il Marziano. Non ha pelle verde né orecchie a punta o altre singolarità somatiche ma quel che l'ex sassarese fa sul campo è incredibile. Le sue nove triple a bersaglio contro Imola rappresentano un record. Ancor di più, la concentrazione con cui si esprime sul campo e la tranquillità che riesce a trasmettere ai compagni fanno assumere all'esterno fattezze da alieno del livello tecnico. Se Fortitudo (in Coppa) e Montegranaro avevano provato a fermarlo con l'arma della staffetta difensiva, l'Andrea Costa ha pensato di ricorrere alla zona, una soluzione indotta anche dalle iniziali difficoltà di tutta TVB a trovare il fondo della retina. Come già era accaduto alle Final Eight, al Marziano basta pochissimo per accendersi e per svoltare una partita. Lo ha fatto ancora strappando applausi. 

Passiamo alle consuete pagelle:

Montanari 5 - Ha due compiti, surrogare Bowers in cabina di regia e dare fiato alle guardie imolesi sui due fronti. Non ne azzecca una.
Crow 5 - Non dispiace nel break tra primo e secondo quarto. Ma è troppo evanescente per incidere davvero e spesso e volentieri si fa preferire Magrini. Nel finale viene provato anche da 4 tattico in un quintetto da corsa senza sortire effetti.
Fultz 5,5 - Tre triple in apertura di gara probabilmente non le infilava dai tempi di Reggio Emilia. Con Bowers si scambia i ruoli ma resta un play. E quando il tiro non entra più sono dolori.
Bowers 7 - Solo una palla persa a sporcare una prestazione molto buona. Il tiro da fuori non è mai stato la specialità della casa (1/5); piuttosto non devono sorprendere i 7 assist.
Rossi 5,5 - Buona tenuta a rimbalzo ed un fallo in attacco ottenuto ai danni di Tessitori. Il resto è da dimenticare.
Simioni 5 - Ok il tiro frontale ma in difesa sbaglia tutto il possibile confermandosi troppo morbido. Deve ancora maturare parecchio.
Raymond 7 - Ad un certo punto gli viene chiesto anche di fare il play. E nel finale l'allenatore lo schiera pure da finto centro. Non gli si può rimproverare granché a parte un paio di passaggi spediti in tribuna. Ma era davvero il suo compito?
Magrini 5,5 - Bravo a caricare di falli gli avversari speculando in lunetta. Non del tutto efficace sugli esterni di TVB.
Di Paolantonio 6 - Per trenta minuti spera nel colpaccio, speculando su una zona con adattamenti e sulle iniziali difficoltà di Treviso ad inquadrare il canestro. Logan evidenzia le falle del suo sistema difensivo colpendo ogni ritardo sugli adeguamenti. Poi, più per disperazione che per convincimento, schiera un quintetto microscopico che arriva sino al -7 ed al tiro del possibile -6. 

Tessitori 7 - Contro la zona Menetti non si fida di lui. Col passare dei minuti però si nota la sua importanza. Da manuale un paio di movimenti in avvicinamento irridendo tanto l'esperienza di Rossi quanto la giovinezza di Simioni.
Logan 10 - Abbiamo già detto tutto. Non c'entra un cappero con questo campionato.
Burnett 6 - I falli di Imbrò lo obbligano a giocare molto di più in appoggio che in percussione. Dominez soffre la situazione ma si adegua.
Alviti 6,5 - Molto presente in difesa, recupera un paio di palloni e si dimostra utilissimo a rimbalzo. Nel palasport che fu suo denota di aver perso un po' il feeling con i ferri che sputano quasi tutti i suoi tentativi.
Imbrò 5 - La prima partita negativa dopo tante ottime prestazioni. I due falli iniziali complicano il lavoro di tutta la De' Longhi costringendo Burnett ed Uglietti agli straordinari. L'unica nota positiva della sua serata è la bomba del 58-66. Nel finale a suon di palle perse rischia di riaprire la partita.
Chillo 6,5 - La scelta tecnica di Menetti prevede sempre di sfruttare il bolognese come boa per affrontare una zona. Da ex della contesa si esprime su buoni livelli,tripla su scarico inclusa. Eccede solo nei falli.
Uglietti 6,5 - Come detto, i problemi del capitano ricadono a cascata anche su di lui che deve gestire i possessi ed amministrare attacco e difesa nel momento più critico, il secondo quarto coinciso con il massimo svantaggio. Se la cava comunque egregiamente, pur senza brillare in assoluto.
Severini 7 - Messaggio a chi rimpiange il suo predecessore: anche il ragazzo di Loreto sa colpire sugli scarichi dall'angolo. Ma a differenza del friulano la sua difesa si sente.
Lombardi 7 - Peccato per quei due liberi falliti nel finale. Intanto si conferma tiratore affidabile sul pick'n'roll e consueto ombrello a rimbalzo.
Menetti 6,5 - Per tre quarti Imola lo impensierisce, anche se il problema vero consta nella trasparenza di Imbrò. A togliergli le castagne dal fuoco ci pensa Logan. Negli ultimi quattro minuti vorrebbe prendere a mazzate almeno un paio dei suoi giocatori che sprecano un cospicuo vantaggio.

domenica 10 marzo 2019

Non è un campionato per deboli

Dopo la Coppa torna la regular season. Neanche se ne fosse andata da qualche parte, direbbe lo spiritosone di turno. Cosa ci ha detto questo 24esimo turno di campionato di Serie A2, girone Est? Molto, moltissimo, quasi nulla (di nuovo). Ma scendiamo nel dettaglio.

Partiamo dal big match dell'ora di pranzo. Tra un panino, un tramezzino ed un pasticcino ho visto due squadre affrontarsi a viso aperto, sbagliando molto ma senza farsi frenare dalla paura né da timori reverenziali. Poi, è chiaro, soltanto una squadra può emergere vittoriosa ed è giusto e logico che sia la De' Longhi. Per la solidità dimostrata a dispetto della prima partita normale di David Logan. L'importanza di un sistema che redistribuisce onori ed oneri si è appurata ancora una volta. A partire dalla difesa, autentico marchio di fabbrica di qualunque squadra vincente. Prendete il terzo quarto odierno: TVB che scivola a -7, colpita duro da Corbett, ex tanto rimpianto quanto amato al Palaverde. Momento topico, momento caldo, momento difficile. E Treviso come reagisce? Giro di vite in difesa, l'accoppiata Uglietti-Alviti che difende in maniera forsennata recuperando palloni e togliendo sicurezze ad una Montegranaro più Orgogliosa e Furiosa che Poderosa. Ed ecco materializzarsi il riequilibrio della gara propedeutico ad un finale in cui tutti, nessuno escluso, portano il mattoncino utile per l'ennesima vittoria. Segnali di mentalità da grande squadra: bando alle individualità e testa (non Filippo) all'obiettivo comune. Un capolavoro firmato Mad Max Menetti che da quando ha detto addio alla V8 Antonutti per l'onesto truck Severini ha cambiato molto, pur senza rinunciare a grinta e determinazione. Un vero guerriero del parquet.*

In serata si attendevano notizie da Ravenna dove era impegnata la Fortitudo. Che è tornata a vincere ma non a convincere. Nonno Mancinelli sta approfittando di una seconda giovinezza portata dal vento di primavera mentre tanti altri protagonisti tirano il fiato. Quel che finora appare abbastanza evidente è che Delfino con questa squadra c'entri poco o nulla e c'è da scommettere che Antimo Martino stia contando i giorni mancanti al rientro del talismano Cinciarini. Senza di lui Bologna è prevedibile e troppo legata alle lune degli americani e di Rosselli. Il successo in Romagna ridà fiato ai felsinei, ora a +4 (e differenza canestri a favore) su Montegranaro: lo striscione del traguardo è sempre più vicino, la Serie A potrebbe arrivare anche a fine mese. Salvo sorprese.

Positivo nel risultato il debutto di Sasha Vujacic in A2, campionato che con gli ultimi botti di mercato è diventato una via di mezzo tra la vecchia Serie A ed una succursale geriatrica dell'Europa dei canestri che fu. Gli atavici problemi di Verona costruita con una pletora di ali ed un solo regista e badando quasi solo al tiro da 3 restano, ovviamente, ma la Scaligera spera di aver posto rimedio affiancando ad Amato un giocatore che nei giorni belli della carriera poteva permettersi di giocare in tutti e tre i ruoli esterni senza farsi troppi problemi. Con Verona c'è anche Udine che ha gioco facile con Jesi mentre alle spalle di Forlì merita attenzione la clamorosa risalita di Roseto, oggi settima e legittima pretendente ad un posto nei playoff. In coda invece vedo una Cento sempre più inguaiata per poter sperare davvero di agganciare il terzultimo posto, posizione ambita anche da Bakery, Jesi e Cagliari. Chissà chi resterà deluso a fine stagione regolare...

Intanto facciamo le solite pagelle al match di TVB:

Tessitori 7 - Brutto cliente Simmons, un'ala forte riciclata pivot che dopo mesi trascorsi a dare e prendere ceffoni sotto canestro decide di allargarsi per tirare (e segnare) persino dall'arco. Ma il peggior avversario per Tex è la contrattura che ad un certo punto lo costringe a rientrare in panca per affidarsi alle cure del massaggiatore. Al rientro ci mette l'anima il pisano, pur giocando a denti stretti. Nel mezzo comunque tante cose buone, tutte facenti parte del repertorio, ovvero tripla frontale, stoppate, recuperi, schiacciate.
Logan 6,5 - E' umano anche lui ed è questa la prima notizia. Tre quarti complicati da una difesa asfissiante e da qualche problemino di falli. Poi la bomba liberatoria e la freddezza di infilare i liberi decisivi. Se Treviso riesce a sopperire anche alle sue occasionali difficoltà, forse davvero potrebbe essere l'anno buono.
Burnett 7,5 - Invoca (a ragione) qualche fallo non fischiato ma a prescindere da questo dettaglio Dominez gioca in modo estremamente efficace. Anche perché le guardie di Montegranaro non tengono il suo passo.
Alviti 7 - Sorpresa? Per una volta non soffermatevi sullo 0 alla voce punti segnati ma riguardate la sua difesa sugli esterni e la voglia con cui si butta a rimbalzo. Si vince anche così, specie nelle partite a basso punteggio.
Imbrò 7,5 - Totale, come sempre. Regia, tiro, difesa, aiuti, rimbalzi. La cosa giusta quando serve. Dettaglio ulteriore, si sciroppa 16 minuti filati in apertura senza godere di un cambio, nemmeno per due secondi. Applausi per lo stoicismo.
Chillo 6 - Non ha le doti tecniche di Tessitori quindi certe giocate offensive non gli riescono. Compensa ottimamente in altri frangenti. Unica pecca, si fa surclassare a rimbalzo da Amoroso.
Uglietti 7 - L'energia profusa nel momento delicato ripaga ottimi dividendi. Non è un caso che il secondo miglior plus/minus di tutta la De' Longhi sia il suo, vi pare?
Severini 5 - Per darsi da fare, non c'è dubbio che si impegni. Non è baciato dalla fortuna e con lui da ala forte si paga dazio spesso. Unica nota stonata del matinée.
Lombardi 8 - Lo battezzano dall'arco e lui mette due bombe. Poi si fa trovare prontissimo anche nei pressi del canestro e pur senza effetti speciali mette forse la giocata decisiva, quel gioco da 3 punti che vale il 60-54 ed anticipa i titoli di coda.
Menetti 7 - Ha il coraggio di osare quintetti fisici contro un'avversaria che vive di rapidità. Gli va riconosciuto il merito di trovare soluzioni alternative a Logan che non è soltanto una coperta di Linus ma un leader silenzioso. 

Treier 5,5 – L’unica voce positiva del bilancio dell’estone sono i rimbalzi catturati, sei, di cui due in attacco. Per il resto la sua prestazione è impalpabile.
Testa 5 – Utilizzato come agente speciale difensivo, si alterna in staffetta su Logan. Ma con Imbrò e Burnett non riesce proprio a far nulla.
Mastellari 4,5 – Dovrebbe garantire punti dalla panchina, si esibisce in uno 0/5 dal campo deleterio. Il Palaverde non è il PalaDozza e le sue polveri sono bagnate.
Simmons 7 – Sorprende la facilità con cui gioca fronte a canestro sfruttando gli scarichi per colpire anche dall’arco. Battagliero in area, contro Chillo ha buon gioco ma Tessitori gli oscura spesso la visuale.
Palermo 6,5 – Ordinato, preciso, puntuale. Quando occorre si assume responsabilità pesanti in attacco. Nel finale però patisce il redivivo Logan.
Petrovic 4,5 – Troppo morbido, la cattiveria agonistica di Treviso lo sovrasta.
Negri 5 – Sfortunato il suo ritorno da avversario in quel palasport che lo ha amato per quattro anni. Non trova spazio per incunearsi a canestro come ai bei tempi ed i falli gli tarpano le ali.
Corbett 7,5 – A lui invece i ferri di Villorba sono sempre piaciuti. E lo dimostra tirando dalla media e dalla lunga oltre che incuneandosi nella retroguardia biancoceleste per calamitare falli e guadagnare viaggi in lunetta.
Amoroso 7 – Fischiatissimo dal pubblico locale, si esibisce in una doppia-doppia (12+12) accompagnata da 4 assist. Polemizza eccessivamente con gli arbitri.
Traini 4 – Entra e commette subito due falli. La sua partita si chiude già nel secondo quarto.
Pancotto 6 - Fino a quando il quintetto base tira la carretta, tutto bene. Perfetta la scelta difensiva su Logan, rivedibile la gestione di un paio di situazioni. Incomprensibile invece la polemica post partita sulle differenze di budget.


*NOTA FINALE: confesso, mentre sto scrivendo queste righe sto riguardando la trilogia originale di Mad Max. Prima o poi suggerirò a Menetti di vestire il cuoio e gli spallacci di Rockatansky e di cercarsi una Ford Falcon nera del '73 cui aggiungere un compressore. Intanto mi godo le sue lucide sfuriate ed il suo essere freddo persino nei momenti più caldi.  

lunedì 4 marzo 2019

Coppa. E non parliamo di salumi

Stupisce fino ad un certo punto la vittoria di TVB nelle Final Eight di Coppa di Lega LNP - scusate ma per me la Coppa Italia è solo quella di Serie A. Primo trofeo di sempre per la società biancoceleste che al settimo anno di vita si è finalmente tolta una soddisfazione e che può ulteriormente legittimare le sue ambizioni in proiezione breve-medio termine. Chiaro, vincere un trofeo primaverile rischia di diventare un contentino o una distrazione, per informazioni citofonare Verona 2015. Ma preso e soppesato nel modo giusto questo risultato può fornire benzina al serbatoio della macchina trevigiana in vista di quella massacrante prova di Endurance chiamata playoff che al confronto una 8 Ore di Suzuka può sembrare una comoda gitarella in pista con pastiglie al mirtillo come colazione.

Il segreto del risultato è un Pulcinella calvo, con un fisico quasi da impiegato, propensione all'eloquenza pari a quella di un divo del cinema muto, provvidenziale passaporto polacco ed un recente trascorso nel Kazakistan cestistico mondiale noto come Corea del Sud. David Logan ha mutato volto alla De' Longhi in maniera radicale: le altre squadre devono inventarsi soluzioni non ortodosse per bloccare tanto lui quanto i compagni che si avvantaggiano degli spazi resi liberi. La Fortitudo in finale ci ha provato con show profondo di Leunen in aiuto al piccolo con Rosselli e Mancinelli che si immolavano collassando in area su Tessitori. Ma appena Burnett ha trovato un metro di spazio, fine della festa per l'Aquila di un nervosissimo e forse deluso Antimo Martino.

Parliamo quindi della Fortitudo che, tra campionato e Coppa, sta attraversando la prevista crisi primaverile. Un periodo problematico coinciso guarda caso con l'assenza di un giocatore fondamentale quale Daniele Cinciarini. Senza un esterno capace di attaccare dal palleggio per prendere penetrazioni, falli e tiri liberi, Bologna è dipendente in tutto e per tutto da Hasbrouck (magnifico ieri nel terzo quarto) o dai soliti vecchietti Rosselli, Mancinelli e Leunen. Quando uno o due di questi però devono rifiatare, ecco tornare in auge i guai. Idem con Fantinelli, buono in regia ma sfruttato a tratti in maniera oscena come terminale, con esiti rivedibili. Ed anche lui, se limitato dai falli, espone la squadra alle lune di Venuto che ultimamente ne azzecca pochine. Non è un caso che nelle due vittorie di campionato contro Treviso la Fortitudo abbia avuto un positivo Cinciarini, autore in entrambi i casi delle giocate chiave.

Il teorico rimpiazzo ed in seguito addizione di qualità, cioè Carlos Francisco (la finite di chiamarlo Carlitos, che tradotto sarebbe "Carlini"?) Delfino, si sta rivelando utile quanto una vescica sotto la pianta del piede. Inesistente in difesa, fuori posizione e fuori ruolo in attacco, incapace di far girare la palla, rinunciatario ad attaccare il ferro: è questo il giocatore che oggi dovrebbe surrogare Cinciarini ed un domani prendere il posto di Sgorbati, fermo dicono per un problema al piede molto diplomatico ma in realtà per sfiducia tecnica? Se è così la metà biancoblu di Bologna può anche iniziare a dormire preoccupata, per quanto il calendario sia amico e gli scontri diretti risultino oggi tutti favorevoli. Ecco, se oggi la Fortitudo dovesse vedersela in campionato con Treviso o con Verona (con Vujacic) forse il finale di partita non sarebbe così smaccatamente a favore dei felsinei.

La Coppa ha comunque dato diverse indicazioni tra le partecipanti e non solo. Detto delle finaliste, ha stupito in positivo Bergamo che con la cura Dell'Agnello è molto più che un gruppo al servizio del solista Roderick. Benino anche Roma, senza Sandri e Chessa ma bisognosa di fiato ed idee fresche quando deve confrontarsi con difese fisiche che impediscono la circolazione di palla disinnescando Sims. Rimandate tutte le altre: Latina piuttosto deludente, troppo legata al tiro da fuori ed inspiegabilmente rinunciataria ad utilizzare l'arma della fisicità; Verona come sempre banda di cannonieri pazzi senza alternative, in attesa del salvatore sloveno; Biella da mani nei capelli e l'innesto di Antonutti non è detto che possa risolvere le tante magagne; Montegranaro con il vizio del suicidio casalingo, incapace di trovare alternative a Corbett e confusionaria nei momenti caldi. Malino anche la classe arbitrale, con fari puntati su Yang Yao, autore di fischiate cervellotiche, tecnici talvolta senza spiegazione, mancate chiamate su azioni chiaramente fallose e sanzioni eccessive in altri frangenti. Poco più di un anno fa il pasticcio combinato durante un Treviso-Roseto aveva fatto impallidire Roberto Chiari, facendo optare per una sospensione del fischietto veronese: forse sarebbe il caso di richiamarlo nuovamente a rapporto.

Pagelle delle Final Eight:

Voto 10 all'organizzazione - Non era semplice fare qualcosa di piacevole e di ben strutturato con un palasport un po' fuori mano, quasi senza parcheggi e con limitati margini di manovra per le iniziative di contorno. Eppure gli staff combinati di LNP e Poderosa hanno centrato gli obiettivi. Anche di raccolta del pubblico, un argomento delicato specie dopo l'incredibile eliminazione di Montegranaro al venerdì sera.
Voto 9 a David Logan - Come detto, la principale attrazione di una Final Eight entusiasmante e scoppiettante. Un marziano per la categoria, una attrazione da spendere con televisioni e sponsor. E meno male che si tratta di un giocatore taciturno e che preferisce giocare, anche in ciabatte. Uno show sul parquet.
Voto 8 alla Fulgor Omegna - C'era anche la Serie B al PalaSavelli ed allora è giusto premiare il back-to-back della Paffoni, capace di ripetersi dopo la vittoria di un anno fa a Jesi. Plauso a coach Ghizzinardi, bravo a capire che in terza serie sono inutili i centimetri ma serve il dinamismo delle ali. Belli anche i tifosi piemontesi con cori capaci di strappare sorrisi a tutti, specie quello per Balanzoni.
Voto 7 ai siparietti a bordo campo - Per chi se li è persi, uno spettacolo nello spettacolo. Due in particolare. Il primo, tra Benvenuti e Dell'Agnello in semifinale: "Ma cosa fate, ma perché cambiate in difesa? Porca miseria!", sbotta il tecnico; "Ma se cambiamo dal primo minuto...", ribatte il pivot. Da scompisciarsi. Il secondo, Menetti ed il suo balletto sulla posizione difensiva rivolto a Lombardi in finale: non descrivile ma da antologia.
Voto 6 a Boscia Tanjevic - A bordo campo ad osservare e borbottare. Conoscendone i gusti, si sarebbe aspettato di più da Fantinelli, avrebbe voluto vedere qualche minuto di Barbante in semifinale e si sarà domandato a che pro mandarlo a vedere, da supervisore azzurro, una Fortitudo imbottita di giocatori Over30.
Voto 5 ad Adidas Italia - Vero che in finale si sono scontrate due squadre che non hanno dato spazio ai giovanissimi, ma come si spiega la scelta di Alvise Sarto come MVP Under? La guardia classe 2000 di TVB ha giocato appena due minuti nei quarti, peraltro facendo poco o nulla. Se proprio si deve attribuire un riconoscimento, che vada almeno a chi qualcosa ha fatto nei giorni precedenti, come Barbante. Ma forse, vista la difficoltà del lungo veregrense a trovare una calzatura adatta alla sua misura fuori taglia, si è preferito non rischiare...
Voto 4 al tifo contro - Se ne è visto poco per la verità, ma è bastato. Non mi soffermo nemmeno sull'imbecillità di qualche singolo o di un gruppo organizzato: le loro parole si definiscono da sole e non c'entrano con lo spirito di una manifestazione del genere.
Voto 3 alle scelte cromatiche celebrative - Ormai è acclarato, almeno in A2 la maglia o la sopramaglia personalizzata per la Coppa porta sfortuna. Chiedere stavolta a Montegranaro e Biella. Solo in B Omegna ha sfatato la tradizione negativa, pur portando una casacca oro ed una nera forse accattivanti ma che non si capisce cosa c'entrino con i colori sociali o con quelli del main sponsor.
Voto 2 ai servizi igienici del PalaSavelli - Chi li ha provati, sa di cosa si parli. Velo pietoso.
Voto 1 alle prese elettriche della tribuna stampa - Chi ha deciso di attaccare le "ciabatte" sotto i tavoli, con le prese rivolte verso il basso? Soluzione scomodissima e nemmeno troppo sicura.
Voto 0 alla sirena del PalaSavelli - Molesta.