Nella domenica in cui la Fortitudo ritrova in anticipo la Serie A, confermando quanto si era scritto a fine gennaio in questo blog (e sarcastici complimenti ai fenomeni da tastiera che danno prova di maturità ed intelligenza insultando Matteo Fantinelli), Treviso Basket conferma i favori del pronostico per i prossimi playoff con una prestazione corale ai limiti della perfezione. Ok, gli Sharks rosetani sembrano più che altro degli innocui palombi da dorare in padella piuttosto che dei predatori assetati di sangue cestistico. Ma ciò che conta è la lucidità e la capacità di riconoscere le insidie strada facendo, trovando soluzioni alla bisogna maggiormente efficaci.
Lo ha dimostrato ancora una volta la Menetti Band. Come? Compensando la serataccia al tiro di David Logan con la ricerca dell'alternativa ad alta percentuale in maniera scientifica. Se all'inizio Roseto chiude spazi a Tessitori in post affidandosi alla marcatura fisica o al raddoppio, ecco la circolazione di palla ad imbeccare i tiratori. Se il cecchino principe si esprime con un 1/7 facendosi sputare dal ferro almeno un paio di triple facili facili, nessun problema ché l'abbondanza di bocche da fuoco in tutti i ruoli non può far pesare l'occasionale defaillance. E se improvvisamente la retroguardia abruzzese abbozza un minimo di pressione sul perimetro, nessuna paura perché tra Tessitori e Chillo sotto canestro ce n'è in abbondanza per apparecchiare la tavola del banchetto.
Si potrebbe obiettare per il passivo a rimbalzo, già visto a Forlì e stavolta accentuato da un -10. Ma Roseto, pur piccolina, è squadra verticale ed atletica, un gruppo più di atleti che di giocatori tecnici, con un solo vero specialista del tiro pesante (Pierich, il migliore dei suoi) e tanti elementi che si esprimono al massimo quando possono sfoderare potenza e velocità aggredendo il canestro. Non deve sorprendere dunque la voracità rosetana di palloni da catturare nei pressi dell'area. Perché questa foga e l'eccessiva gioventù si paga con una marea di possessi offensivi gettati alle ortiche (22: record?) e con una circolazione di palla quasi inesistente.
L'esatto contrario di una De' Longhi oliatissima nei meccanismi, spietata nella difesa sia sull'uomo che sulla palla, lesta ad approfittare della minima distrazione. In un aggettivo, cinica. In un secondo, profonda. Per la prima volta coach Menetti ha consentito a Logan di partire dalla panchina, al pari di Lombardi, riportando Alviti in quintetto e responsabilizzando Severini. Scelta tattica? Più che altro, lungimiranza: non si possono spremere i giocatori come limoni ed il tecnico reggiano lo sa bene. La sua filosofia prevede sì rotazioni a 9-10 elementi ma anche un impiego medio di circa 25 minuti o poco più per i giocatori chiave. Nei playoff, scendendo in campo ogni 48 ore, profondità e capacità di recupero rapido saranno le armi decisive, quindi quanto visto stasera è stato solo un antipasto di quel che sarà tra un mese. Non sorprendiamoci dunque.
Piuttosto, tempo di pagelle:
Tessitori 6,5 - Non il miglior Tex di sempre, specie alla luce di qualche difficoltà iniziale. Molto positivi i due recuperi ottenuti contro avversari atipici e dunque ostici da fronteggiare.
Logan 6,5 - Ad un certo punto scuote la testa vedendo il ferro che gli sputa letteralmente una tripla. Pazienza, succede. Ma con la testa resta lì, difende, recupera, smazza assist.
Burnett 7,5 - Forse qualche scout NBA, in tribuna per il reclamizzato ma deludente Eboua, avrà annotato anche il suo nome. Il connazionale Person lo rivedrà nei suoi peggiori incubi.
Sarto 6,5 - Presente quando c'è ancora partita, con tanto di tripla dall'angolo ad inaugurare il secondo quarto. Poi torna sul parquet in pieno garbage time.
Alviti 7 - Il feeling col canestro c'è ancora. Dopo diverse partite ritrova il quintetto base e le responsabilità offensive, partecipando con gioia all'orgia di triple.
Saladini ng
Barbante ng
Imbrò 7 - Una regia puntuale e ben orchestrata. Scelta dei tiri quasi impeccabile, a parte una tripla fuori contesto presa causa scadere del tempo. Da applausi un suo recupero a centrocampo.
Chillo 6,5 - Contro l'atipicità di Sherrod si trova a meraviglia. Un po' meno quando deve gestire un contropiede.
Uglietti 7 - Solito play di scorta, solita difesa solida, solito contributo di sostanza. Insomma, una sicurezza.
Severini 7 - Da lontano ci ha preso gusto e raddrizzato la mira: non più sassate ma triple chirurgiche. E sotto le plance lotta sempre come un gladiatore. Antonutti chi?
Lombardi 6,5 - Abbassa il voto con due falli in attacco in fotocopia che gli costano un po' di minutaggio. Positivo invece sulle linee di passaggio con ben 4 recuperi a referto.
Menetti 7 - Compito piuttosto facile, non deve ricorrere ad alchimie tattiche e deve solo dosare energie e falli e dei suoi.
Giordano 6,5 - Sarà stato anche garbage time ma 7 punti al Palaverde dopo un solo minuto giocato in stagione sono da ricordare. Quindi, martedì paste in spogliatoio.
Person 5 - Dicono abbia la congiuntivite, tuttavia la sua prestazione è largamente insufficiente su ambo i fronti anche senza invocare le scusanti del referto medico.
Cocciaretto ng
Rodriguez 6 - Senza Nikolic deve sobbarcarsi la cabina di regia. Commette anche degli errori ma in simili condizioni cerca di non sfigurare e di tenere la barca a galla.
Ianelli 5,5 - Non fa nulla. Letteralmente.
Pene' 6 - Già qualcosina di più rispetto a Ianelli.
Eboua 4,5 - Per lui ci sarebbe una caviglia in disordine come scusante. Ma il posizionamento errato in difesa, i liberi sbagliati e i falli sciocchi spesi non passano attraverso un certificato. Non una bella figura davanti agli osservatori.
Bayehe 5,5 - Una cavalletta a rimbalzo, inizia positivamente ma si perde nel prosieguo. E quando Severini si allarga per il tiro commette l'errore massimo di non seguirlo.
Sherrod 5 - Il nano-pivot impensierisce Tessitori solo nei primi due minuti, levandogli punti di riferimento in area. Poi sparisce.
Akele 6 - Ci teneva a fare bella figura davanti alla numerosa famiglia, lui che è nato a Montebelluna. Ci riesce giusto a rimbalzo. Ma non può bastare.
Pierich 6,5 - All'andata era stato tra i peggiori in campo. Stavolta sfrutta il suo bagaglio di esperienza per colpire con l'unica arma mai avuta a disposizione: il tiro sullo scarico. Abbastanza per evitare a Roseto un passivo esagerato.
D'Arcangeli 6 - Guida un gruppo giovane che si ritrova per metà azzoppato e privo da un giorno all'altro del cervello pensante in campo (Nikolic): è già tanto aver retto per un quarto di gioco.