giovedì 29 novembre 2012

Spuntino, cena e digestivo

La scorsa settimana Treviso Basket ha presentato lo sponsor di maglia per la stagione corrente. Primo passo per costruire un futuro distante ma da pianificare con la giusta accortezza. Ancora non si conoscono i dettagli dell'organizzazione dei campionati della prossima stagione, ma è importante poter disporre di una base di partenza per non farsi trovare impreparati di fronte a qualunque evenienza o possibilità. Ovviamente non ci si può né deve accontentare. Sarebbe anzi bellissimo se altri imprenditori riuscissero a capire l'importanza del Consorzio UniVerso e della stessa TVB. Si può fare comunicazione integrata, stringere nuovi rapporti di business e contribuire ad un patrimonio socio-culturale e sportivo di un intero territorio. Varese è l'esempio da seguire: al terzo anno di consorzio, i conti sono perfettamente in ordine (due pareggi di bilancio e le previsioni per l'anno in corso parlano di un piccolo utile) ed i risultati sportivi, con la prima squadra capolista imbattuta, dimostrano il valore dell'idea di partenza. Ora si tratta di replicare quel modello qui, nella Marca. Le adesioni ci sono, ne servono altre. Ed anche chi già partecipa, dovrebbe capire l'importanza tanto della scelta quanto degli oneri che questa comporta.

Per martedì 11 dicembre 2012 è stata programmata la cena di Natale di TVB, aperta a tutti i sostenitori a vario titolo del club. Non mi soffermo sui dettagli. Voglio invece sottolineare come già a febbraio scorso l'occasione conviviale promossa dai tifosi fu un successo. D'altronde, non è una novità né un segreto. Già negli anni '80 simili riunioni di semplici appassionati, a tavola con uno o due giocatori ospiti, costituivano la base del tifo che riempiva alla domenica il Palaverde. Poi venne l'epoca dello snob, della ricerca dell'eccellenza non solo nel risultato sportivo, degli ingressi selezionati. E del crollo del dato del pubblico pagante. La gente comune talvolta preferisce poter scambiare due parole con un cestista professionista, per capire di poter far parte di un gruppo unico, tra squadra e cittadinanza, piuttosto che ammirare super campioni virtualmente irraggiungibili. Un applauso per l'iniziativa che davvero recupera, come nelle intenzioni delle dirigenza, le autentiche radici del basket trevigiano.

A giudicare da certe reazioni, l'ultimo intervento in questo blog deve essere risultato indigesto a qualcuno dalle parti della laguna. Francamente me ne infischio, come recitava Clark Gable in un famoso film di tanti, troppi anni fa. Non è il caso di prestare troppa attenzione a chi dimostra di non saper fare una valutazione nel merito ma si ferma a quella rivalità cittadina che recita ossessivamente come un mantra senza capirne il contenuto ed il contesto. Al punto da fossilizzarsi su slogan triti e ritriti o sulla ricerca ossessiva del "nemico". L'invito a recuperare il senso antico dello sport, spogliandosi degli orpelli e della stupidità, è rimasto senza risposta. Pazienza. Certi personaggi non sanno davvero a cosa rinunciano ed in nome di quale stolta distinzione. Sempre che quest'ultima riesca a recar loro conforto delle delusioni del fine settimana nel ghetto che hanno costruito per loro stessi.

mercoledì 28 novembre 2012

A proposito di campanilismo...

Anni fa, Rosario Caputo, all'epoca presidente della JuveCaserta, diede una duplice definizione del termine derby nel basket: "Quello con Napoli è derby, gli altri sono succhi di frutta". Inutile specificare il significato anni '80 del riferimento. 

Derby, intesi come sfide stracittadine o anche provinciali/regionali, ce ne sono tanti. Treviso Basket in questa annata particolare, nel campionato di Promozione, ne ha tanti e non ne ha nessuno. Mi spiego meglio. Nel torneo provinciale l'unica squadra del capoluogo della Marca è appunto TVB. Per trovare una rivale, occorre uscire dal confine comunale in direzione sud-ovest (Pol. S. Giorgio Quinto) o nord-est (Olimpia Carbonera). A seguire, tutte le altre, fino a due avversarie addirittura fuori provincia, Valbelluna (Belluno) ed Agordo.
A prescindere da rivalità ovviamente inesistenti, sia a livello societario che tra tifosi, c'è comunque, per tutti, la possibilità di mantenere acceso il confronto a distanza. Specie tra curve. Così, se mai si è sentito e mai si sentirà, al Natatorio o in trasferta, un coro avverso ad una squadra che incroci il cammino con i biancocelesti di coach Goran Bjedov - anzi, è vero il contrario, dato che in Promo si possono udire soltanto gli incitamenti ai propri beniamini - è frequente l'innalzarsi di slogan contro antiche nemiche. In particolare, Venezia. E Mestre.
La stessa cosa accade in Serie A, sette categorie più in alto. I tifosi orogranata raramente dimenticano di intonare cori di dileggio a Treviso, nonostante la rivalità diretta, sul campo, sia rinviata a data da destinarsi, ovvero a quando le due squadre torneranno ad incrociarsi sul parquet. Fa parte del gioco e dell'essere italiani. Come i gemellaggi: Treviso nel massimo campionato non c'è, ma i suoi sostenitori vantano legami d'amicizia con alcuni gruppi di altre squadre. Dopo la Reggiana al Palaverde lo scorso 6 ottobre, è prevedibile una rappresentanza dei Fioi dea Sud al Taliercio il prossimo 24 marzo, quando Biella si recherà a Mestre, come già avvenne quasi nove mesi fa a Villorba. Destando scandalo, peraltro, tra i sostenitori lagunari che forse non conoscevano l'usanza.

Di che stupirsi? E' costume che le tifoserie gemellate si supportino a vicenda. Anche in caso di sparizione della squadra del cuore. Per un paio d'anni, i fortitudini della Fossa hanno accompagnato in varie occasioni il recentemente sciolto IBN casertano. Dal 2001 dalla balaustra della curva del Pianella occupata dagli Eagles campeggia uno striscione che ribadisce l'amicizia tra i brianzoli e Montecatini. E quante volte i romani, in trasferta al nord, hanno trovato i triestini a dar loro man forte? Magari non piacerà a tutti, ma si usa così. Se serve, anche nei derby. Ed a Bologna ne sanno qualcosa.

Torniamo al confronto a distanza tra Treviso e Venezia. Qualcuno, nei pressi del Ponte della Libertà, ancora pare non aver ancora digerito il risultato dell'ultimo scontro tra le due compagini, il 28 aprile scorso. Sarà per il risultato conclusivo, sarà per la differente carica agonistica, sarà per episodi di contorno poco edificanti (il patron veneziano che in diretta televisiva indica le proprie parti basse ai giocatori, ad esempio), sarà per articoli apparsi sulla carta stampata non graditi. Sia quel che sia, oltre il campanilismo, pare esserci qualcuno che vorrebbe una rapida rivincita. Chissà perché. Ed all'arrabbiatura che si trascina da mesi si accompagna nel frattempo la delusione per i risultati agonistici di una squadra che, osservando la lista dei nomi dei giocatori che la compongono, pareva pensata in origine per una cavalcata in grande stile nelle sfere alte della classifica e che invece attualmente langue nei bassifondi, vittima di un non-gioco, di involuzioni psicologiche e caratteriali, di un marasma che mescola problemi fisici a questioni di spogliatoio.
A queste persone, posso solo fornire un suggerimento. Volete vedere del bel basket, dello sport autentico? Scendete di categoria, andate a vedere qualche partita dei campionati regionali e provinciali. Non troverete il campionissimo, l'ex azzurro, lo straniero da 30 punti o da 20 rimbalzi. Scoprirete però il cuore autentico della pallacanestro, dove la rivalità può essere vissuta in maniera differente, senza l'assillo del risultato ad ogni costo e dello sfottò a prescindere. Ne vale la pena. E lo dice chi per anni ha visto finali scudetto e di Coppa Italia, oltre alle competizioni europee per club. Il basket vero è in basso, è alla base.

Per tutti gli altri, che ancora oggi preferiscono dilettarsi nell'antica arte del rimuginare su sconfitte subite, esiste un solo rimedio. Un forte antiacido, in alternativa ad una sana camomilla.