venerdì 15 gennaio 2016

Cappellate... e senza camomilla

Leggo stamani un buffo peana che mi spinge a rianimare il blog dopo tanto tempo. L'argomento non del giorno ma della settimana è ovviamente Siena. E non potrebbe essere altrimenti dato che dopo i tanti onori ora stanno piovendo sulla provincia toscana anche gli oneri (fiscali) arretrati e qualche possibile conseguenza tanto penale quanto sportiva. L'ultimissima riguardante la fu nobile ormai sotterrata dai debiti riguarda una guerra di parole incrociata. O meglio ancora, il classico "dagli all'untore!" di manzoniana memoria, qui riproposta nell'ambito di una presunta guerra per bande - il nobile Clodio, buonanima, fosse ancora vivo potrebbe presentare querela.

Non ho mai apprezzato la partigianeria pelosa nel mio mestiere. Si può essere ottima penna e arguta mente anche mantenendo la volontà di tifo per dei colori o delle posizioni verso cui si prova umanissima simpatia. Però... ecco, non ho mai compreso l'utilità dello schierarsi secondo situazione. O convenienza, che spesso è la stessa cosa.

Simpatia si contrappone ad antipatia. Deontologia ad improvvisazione. E la serietà? A voi la risposta. Di certo comprendo le uscite pro o contro qualcosa o qualcuno in virtù delle preferenze soggettive. Mai invece tollero, a prescindere, anche quando il sottoscritto non è oggetto di valutazione nello specifico, che le banderuole vadano a contare i peli di barba sfuggiti alla lama sul mento altrui.

Chiariamoci. Flavio Tranquillo è un collega, non un amico. Ci siamo scambiati di sfuggita due battute in una occasione informale e probabilmente nemmeno se ne ricorda. Lo apprezzo per la qualità del suo lavoro senza per questo idolatrarlo o dimenticarne i difetti evidenti. Merita rispetto per quel che fa ed il giusto rabbuffo quando scrive o dice castronerie. L'ultima riguarda l'omessa dichiarazione al Fisco di alcune ospitate negli anni 2000, una a Siena ed un paio altrove - forse Treviso? Ricordo un paio di sue introduzioni ad inizio stagione. La difesa improntata al "non sapevo ed ora non ricordo" è abbastanza debole anche perché l'evasione fiscale parte appunto dalla volontà di non dichiarare all'Erario il percepimento di una somma quale compenso. Il cosiddetto "nero" è la base di tutto e non ritengo possibile che nel 2004 un professionista non conoscesse il significato di intascare una busta di soldi senza emissione di fattura. La volontà di ammettere un errore, non forzato dall'altrui delazione, credo sia comunque qualcosa di positivo. Al collega Flavio posso solo dare due consigli. Il primo è di non utilizzare più il "non so e non ricordo", sostituendolo con il "sono stato un cretino" (copyright Maurizio Costanzo, 1981) ed accompagnandolo magari con un qualcosa di pratico... dicono che la beneficenza possa far miracoli ma non intendo forzare scelte. Il secondo è fregarsene di certe persone.

Arriviamo alla chiusa dell'intervento ed alla cappellata massima. Un vecchio detto riguarda curiosamente gli animali tradizionalmente rappresentati nei presepi cristiani all'interno della stalla (o della grotta): secondo tale adagio, tra due ruminanti sorgerebbe la discussione tra chi sia o meno dotato di appendici ossee che fuoriescono dalla calotta cranica. Ora, che Flavio Tranquillo abbia fatto una stupidaggine credo sia acclarato. Lo ha ammesso lui stesso, in modo poco accorto e con parole che hanno già dato adito a scandalo. Ma che l'accusa parta da chi in passato ha volutamente svolto il ruolo della banderuola al vento è davvero assurdo. Chiunque conservi i "Superbasket" di inizio Millennio potrà controllare come il Grande Accusatore odierno (nonché Grande Difensore del potere minuccian-pianigianesco fino ad un paio di anni fa) ben prima di dedicarsi gioiosamente alla dieta a base di pici aglione, di finocchiona e di panforte fosse abituato a decantare le doti del risotto al radicchio, della sopa coada e del tiramisù. Divenne curioso, di pari passo con il radicale mutamento ai vertici del basket italiano, osservare come il GA-GD di cui sopra passasse dal frequentare un certo palasport assiduamente per dialogare amabilmente con un certo dirigente o con lo sponsor-proprietario del club locale a diradare le visite nel medesimo impianto solo quando in questo si degnava d'entrare (con moglie e scorta) il nuovo boss incontrastato del sistema che con metodi non sempre ortodossi aveva spazzato via la concorrenza. Tacendo ovviamente delle interviste abbastanza comode e molto garbate che nel giro di un lustro o poco più cambiarono soggetto preferito, dal re dei maglioni passato alle autovie ed alla ristorazione di massa all'ex bancario divenuto reuccio. Entrambi con fidi scudieri, ovvio. Pur non avendo simpatie per la morale cattolica, ne rispolvero qui un passaggio veloce a memento futuro: non guardare alla pagliuzza nell'occhio del vicino ma curati della trave che occupa il tuo.

Post scriptum: prima che qualcuno mi tacci di disonestà intellettuale per aver taciuto chissà quali favori ottenuti a mia volta, confesso candidamente di aver goduto di una (dico una) cena informale gentilmente offerta a me e ad un collega nonché amico da un alto dirigente di un club ancora attivo in ambito giovanile ma non più professionistico. Cena piacevole, dettata da un legame d'amicizia tra persone adulte, in cui si discusse di letteratura e di cinema con una spesa a testa di 80 Euro. Confesso, avrei dovuto rifondere quegli 80 Euro alla carta di credito aziendale che il gentilissimo dirigente, persona squisita e di grande levatura culturale, utilizzò per saldare il conto. Mea culpa. Quanto alle mie dichiarazioni dei redditi, sono talmente limpide che il Fisco non solo non mi ha mai creato problemi finora contestandomi alcunché ma mi ha usato la solerte cortesia di rimborsare con puntualità i versamenti in eccesso all'Erario.