domenica 8 maggio 2022

Uno scudetto (e tante vite) in un libro

Leggere significa prima di tutto allenare il cervello e preservare la memoria. Il fatto che nel nostro Paese si leggano sempre meno libri dovrebbe suonare come un doppio campanello d'allarme, per la nostra salute e per la conservazione del nostro retaggio storico. In un'epoca dominata dall'eccessiva rapidità, dagli smartphone, dalle news convulse, da aggiornamenti costanti, il semplice gesto di sedersi ed aprire un volume rappresenta quasi qualcosa di rivoluzionario, lontano dagli schemi (e dagli schermi, soprattutto), una rottura con il quotidiano. E se una lettura ci trasporta in altre dimensioni, in altre epoche, in posti differenti, a volte un libro può farci vivere l'esistenza altrui, può farci sperimentare le sensazioni tanto positive quanto negative provate da chi ha vissuto sulla propria pelle determinate esperienze destinate a passare alla Storia.

Il 9 maggio 1992 è una data che resta impressa nella mente di ogni sportivo trevigiano. Quel giorno la Pallacanestro Treviso, la Benetton Basket, conquista il suo primo, memorabile scudetto. Non sarà l'unico né l'ultimo trofeo, ma è il trionfo che conserva nel tempo un fascino immutato e sconvolgente. Forse per la grande umanità di chi compì quell'impresa, forse per l'epica di un periodo storico a cavallo tra gli ultimi grandi botti della Prima Repubblica e l'imminenza di Tangentopoli, forse per le tante singolarità di una squadra condannata a vincere ma sino a quel momento a digiuno di trionfi e quasi maledetta dalla sorte. La Treviso che fece l'impresa, la Benetton in verde che si incuneò nel ristretto club dei miliardari di successo nella pallacanestro nostrana fu tutto ciò: ragazzi di talento e con spirito di sacrificio, un proprietario innamorato perso dello sport, un allenatore dall'incredibile umanità, un ambiente pervaso dalla goliardia ma terribilmente serio nei momenti decisivi.

L'idea di un libro per celebrare quell'impresa era nata due anni fa, subito prima della pandemia. Febbraio 2020: all'Eden Cafè (oggi ahimè non più esistente) la coppia composta da Alessandro Toso e Simone Fregonese imbastisce una serata amarcord dedicata a "lo scudetto degli scappati di casa" (testuale). Loro, gli ex ragazzi del microfono che avevano raccontato quella stagione come giovani telecronisti, avevano pensato di rompere il ghiaccio con una sorta di tabù - mai si era pensato di celebrare degnamente la ricorrenza di quello scudetto, neanche fosse stato qualcosa di tremendamente ordinario. La serata era stata un successo, grazie soprattutto a Massimo Iacopini che aveva coinvolto Ciccio Vianini più alcuni ex ragazzi di allora (Pellacani, Morrone, Mian, Mayer, Generali) per dei video proiettati nella sala del locale affollatissimo, col notaio Enrico Fumo ed il dottor Angelo Motta in prima fila. Qualche giorno dopo la reunion di vecchie glorie aveva coinvolto anche coach Pero Skansi che aveva ritrovato i suoi adorati, terribili giocatori di allora al Palaverde, riabbracciandoli. Pero stava già male eppure solo rivedere la sua vecchia squadra gli aveva fatto dimenticate ogni sofferenza ed anzi lo aveva portato a compiere un passo decisivo: occorreva fare qualcosa per il trentennale dello scudetto, il 2022 era dietro l'angolo, un libro sarebbe stato l'ideale.

Poi vennero la pandemia, il lockdown, le notizie dei contagi, la paura, l'incertezza per il domani. Non si pensava ad altro che a sopravvivere. Per un po' nessuno parlò più di anniversari, di libri, di celebrazioni. Ad ottobre scorso, un martedì mattina mi ritrovai con Iaco in un caffè a S. Antonino per una colazione: dovevo ricavare materiale per un articolo sui Moana's da pubblicare in un mensile di storie di pallacanestro. E mentre Iaco apriva il cassetto dei ricordi vedevo i suoi occhi brillare di una luce mai vista prima: per lui quei trent'anni non erano mai passati, era sempre il ragazzone empolese che amava scherzare con il suo sodale Black Nino e che coinvolgeva nelle trovate comuni il complice silenzioso Vianini, il mago del contropiede Generali, lo Struzzo Mian, i bersagli designati Morrone e Mayer. A colazione conclusa e appunti trascritti, nel salutarci, Iaco disse qualcosa che non avrei dimenticato: "Ho parlato con Nino, il libro lo facciamo, avremo bisogno del tuo aiuto".

Sarebbero trascorsi tre mesi da quella promessa. Ora, scrivere un libro di ricordi ma soprattutto di emozioni non è semplice, soprattutto se bisogna sentire tutti i protagonisti. Eppure ci siamo riusciti e pure in brevissimo tempo. Gennaio 2022: sono seduto ad un tavolo del Makallé in Restera con Iaco e Alessandro Toso. Ale è uno scrittore metodico, ha già pensato un menabò del volume da scrivere, stringiamo i primi accordi e si decide di riaggiornarsi di lì a breve per iniziare. Intanto per non partire al buio decidiamo entrambi di sondare i nostri contatti, chi un editore, chi il Consorzio UniVerso, chi un giornale locale, chi VerdeSport per ottenere quanto più materiale fotografico possibile e magari anche qualche soldo per coprire i costi. Ale, Iaco ed io siamo già d'accordo su un punto: il libro che nascerà non porterà un centesimo nelle tasche di noi tre, devolveremo tutto ad un ente benefico individuato nell'ADVAR.

A febbraio, pranzo in Ghirada. Suddivisione dei compiti, chi contatta chi tra i protagonisti di allora, come ristrutturare alcune parti del menabò, eccetera. Il pranzo si conclude con una memorabile videochiamata Zoom a Nino Pellacani a Bologna per darsi appuntamento in seguito: Nino è in isolamento, la figlia piccola è positiva al tampone ma è chiaro che con lui e Iaco non ci si può limitare ad un'ora di chiacchierata al telefono, semmai ci sarà da andare a casa sua per trascrivere la storia ed i dialoghi di due vecchi, inseparabili amici. Nel frattempo Ale ed io ricontattiamo un po' tutti gli altri oltre a tifosi, giornalisti, dirigenti, membri dello staff di quell'epoca. L'obiettivo è consegnare tutto il materiale a Nino, che si occuperà di impaginazione e grafiche, entro il 31 marzo.

3 marzo 2022, Iaco ed io scendiamo a Bologna. Anzi, a San Lazzaro di Savena dove vive Nino. Giornata memorabile: immaginate sedere ad un tavolo con questi due, che avranno anche un'età da nonni ormai ma che dentro non sono mai invecchiati restando i ragazzi di un tempo, mentre ricordano come si sono conosciuti, i rispettivi percorsi, le stupidaggini fatte, cosa leggevano, chi frequentavano, cosa combinavano. E poi le foto emerse da quel periodo, i leggendari Moana's e non solo. La pausa pranzo alla Croara, col classico umarell bolognese un po' tappo che vedendoci alle sue spalle - in scala io (1.91m), Iaco (2 metri) e Nino (2.05m) - ci chiede se siamo giocatori di pallacanestro ed annessa risposta di Pellacani che si mantiene serio mentre lo percula alla vecchia maniera. E le moke di caffè, le pause per la paglia, la comune passione mia e di Nino per Frank Zappa e gli Skiantos con immancabili digressioni a parlare di musica, radio e libri. Al ritorno in auto, dalle parti di Padova, arriva la chiamata da Est: c'è Pero al telefono, fatica a parlare ma vuol sapere come sta procedendo il libro. Pero ci tiene moltissimo, qualche giorno prima Iaco ed Ale sono stati a trovarlo al mare in Croazia e hanno raccolto i suoi ricordi. Tutti e tre sappiamo che Pero sta combattendo una battaglia impossibile col male e tutti e tre desideriamo solo che possa tener duro, che ci sia al momento della presentazione. In fondo, mancano due mesi e stiamo marciando spediti - per la cronaca, il libro viene scritto da Ale e dal sottoscritto rubando tempo alle nostre rispettive professioni in una corsa contro il tempo.

Un mese dopo Pero non c'è più. A quel punto, superato il dolore per la perdita di una persona unica, si matura l'idea di dedicargli il libro che viene modificato in corsa con l'aggiunta di alcune pagine dedicate proprio a lui e scritte dal suo capitano, da quel ragazzone di Empoli che Pero in persona aveva voluto come capofila dello spogliatoio. Il resto è storia recente: la stampa delle copie, l'evento programmato nei social, le telefonate dei tifosi ("Ma quand'è? E dove? Quanto costa? E chi viene? Ma davvero, proprio tutti? Ma... a che ora?"), gente come Ruggero e Carlo che non sta nella pelle dall'attesa, il pomeriggio in Ghirada con le nuovissime generazioni che magari andranno a vedere su Youtube chi erano Iacopini & soci, la serata alla Tenuta Santomè a Biancade. Ed il volume, quel libro che abbiamo scritto a tempo record, che diviene qualcosa di meraviglioso, ricercatissimo, emozionante. 

Ok, ora basta. Non aggiungo altro. Volete saperne di più? Comprate il libro, leggetelo, immergetevi nelle storie e nelle vite di chi allora c'era. Poi semmai potrete dire che è stata una perdita di tempo, che Ale ed il sottoscritto non sanno scrivere, che i Moana's erano dei debosciati, che quella squadra giocava a ping pong e non a basket o altre cattiverie. Intanto resta il ricordo di un gruppo stupendo, di persone vere e dolcissime, di grandi interpreti della pallacanestro e non solo. Restano anche le memorie di chi purtroppo non c'è più ed invece avrebbe apprezzato questo nostro lavoro, anche solo come esercizio: Ciano Bortoletto, Josha Blazic, il signor Gilberto Benetton, Beppe De Stefano. Ed ovviamente Pero, cui va tutto l'affetto mio, di Ale, di Iaco e degli altri per averci regalato pagine di umanità ed un sogno chiamato scudetto.