Un doveroso ringraziamento prima di tutto al mio socio di telecronache nonché di discorsi assurdi alias Ubaldo Saini che mi ha lanciato un assist pazzesco con la foto a corredo di questo post. Come alla morte di Nelson Mandela più d'uno fece confusione con Morgan Freeman, bisogna ammettere che un minimo di somiglianza tra Stanley Tucci e Frank Vitucci c'è. Eccome se c'è. La differenza è tutto il resto, per quanto intelligenza e talento nei rispettivi campi siano un altro comun denominatore tra i due. Vi riservo una chicca su Vitucci: se il suo quasi omonimo attore hollywoodiano è non solo uomo di spirito ma incredibilmente legato alle radici italiane al punto di aver lanciato un format di scoperta enogastronomica del Belpaese, Frank è uomo non solo di basket ma di cultura. E se Sergio Tavčar ha ragione - e già sapete che in materia di pallacanestro ha sempre ragione - la natura intrinseca del basket quale sport logico per gente intelligente si adatta meravigliosamente a Vitucci.
Piccolo balzo indietro nel tempo. 1995, Serie A2, Venezia: la Reyer è con l'acqua alla gola, i soldi sono finiti, il fallimento incombe. Frank rimane comunque al suo posto, potrebbe andarsene e nessuno avrebbe da ridire. Non lo fa. Ed anzi dimostra che creatività ed intelligenza possono molto più del denaro. La pallacanestro di Vitucci nasce lì: play intelligente (Mastroianni), ala grande che apre l'area ma appoggia anche la regia (il povero Silvestrin), guardia americana con piena licenza di far quel che vuole col pallone (Burtt sr.), pivot da legna e bassa macelleria ed ala piccola con range di tiro esteso. Gli stessi principi poi ripetuti altre volte e che ad esempio a Treviso portarono nel 2009-10 Gary Neal a dominare la classifica marcatori e CJ Wallace ad essere una macchina da doppie-doppie. A quella Benetton però mancavano gli altri tre elementi, ché all'epoca Hackett era acerbo soprattutto mentalmente, Cartier Martin era l'uomo sbagliato nel posto sbagliato (meglio di lui KC Rivers) e Sandro Nicevic non era esattamente un lottatore in post basso. Come finì quell'avventura lo sappiamo bene. Stavolta tutti si augurano che le cose vadano diversamente.
Frank fa armi e bagagli da Brindisi, dove ha costruito una realtà vincente assieme a Simone Giofrè. Altra storia, quella del dirigente canturino che partì da casa, dove faceva l'addetto stampa e curava il merchandising grazie al negozio di famiglia, per costruire l'esperienza dei primi camp di successo negli States per i ragazzi italiani. Lì maturò la sua conoscenza con il mondo americano, utilissima poi a Varese (alla faccia dei derby!), brevemente a Roma ed appunto al capolinea della Via Appia. Dove qualcosa deve essere andato storto negli ultimissimi tempi, viste le notizie contraddittorie che hanno sbilanciato parte della stampa nello smentire una trattativa che era nota ai più. Al posto di Vitucci con tutta probabilità ci sarà Galbiati, tecnico giovane e bravo in situazioni al limite (ricordate l'Auxilium?) ma con la brutta nomea di abbonato alle retrocessioni. Che poi, diciamocela tutta: Torino è scesa e sparita per altri motivi mentre Cremona l'anno scorso era nettamente la più debole del lotto a prescindere da Spagnolo.
Quello che comunque conforta è appunto la scelta operata da TvB di affidarsi ad un duo lavorativo di elevato spessore. Perché, con tutto il rispetto per Marcelo Nicola, la sua idea un po' caotica di pallacanestro affidata all'estro delle guardie e stop era una scommessa sicuramente a basso costo ma anche ad alto tasso di difficoltà. Buon per Treviso che sia andata in porto ed un monumento andrebbe fatto ad Adrian Banks per quel canestro-e-fallo contestatissimo ma netto che si è tradotto in salvezza matematica. Ma il passato è passato. Sono umanamente dispiaciuto per Andrea Gracis che negli ultimi due anni ha dovuto subire critiche immeritate e persino insulti gratuiti da certi presunti soloni, nel web e non solo. Nessuno è perfetto ed Andrea non fa eccezione, ma la sua professionalità è pari alla sua modestia ed al suo carattere da lord inglese. Invece di quei biechi e disgustosi saluti riservatigli da certi personaggi occorrerebbe ricordare che il merito di numerose TvB di successo è suo: Pillastrini prima di tutti, poi Fantinelli strappato alla Virtus, Rinaldi convinto a scendere in terza serie, Powell, Corbett, Moretti, Perl, coach Menetti, Tessitori, Alviti, Alj Nikolic, Fotu, Mekowulu sono tutti farina del suo sacco - per altri colpacci come Logan, John Brown e Sokolowski invece citofonare Iacopini. Capita poi anche di sbagliare un DeCosey (voluto da Pilla), un Cheese o un Wayns (segnalati e voluti da altri) o due Cooke (ragioni di bilancio), ma come detto nessuno è infallibile. Per cui ringrazio io Andrea Gracis per la dedizione, la pazienza, la gentilezza, la voglia e la passione infuse in tanti anni e gli auguro di trovare presto una nuova collocazione lavorativa che sappia riconoscerne le indubbie doti. E chissà che non ci si ritrovi prima o poi a sorseggiare un aperitivo chiacchierando di basket, come semplici amici e non come dirigente (lui) e giornalista (io). Anzi, se vuole, sa dove trovarmi quest'estate: l'invito è valido.