mercoledì 30 gennaio 2019

Se c'è il bollino blu... è una banana Tex

Consuete pagelle di fine partita, stavolta per la netta vittoria della De' Longhi su Cagliari. A domani per l'analisi tecnica e tattica.

Tessitori 8: resta il mistero sul perché i rilevatori statistici gli assegnino così poche stoppate... il tabellino dice appena due, in partita se ne contano almeno tre. Resta il dato di fatto: il pisano è imprescindibile per il gioco di Menetti, sia offensivo che difensivo. La chicca della serata è la capacità di rubar palla addirittura alle guardie. 
Burnett 8: rispolvera il tiro da fuori con insospettabile efficacia, variando il suo pick'n'roll solitamente dedito alle percussioni verso l'area. Non dover amministrare i possessi è un toccasana: sgravato da compiti di regia l'americano rende che è un piacere.
Sarto 6: una decina di minuti in pieno garbage time.
Alviti 7,5: dopo il PalaDozza, altra scarica di grandine nel canestro avversario. Stavolta però c'è anche una costante attenzione difensiva che non fa affatto dispiacere al suo allenatore.
Saladini ng
Antonutti 5: approccio molle con due incursioni stoppate dal ferro. Dopo una tripla su scarico non si vede più, Menetti gli preferisce Lombardi. Al rientro in campo i giochi sono fatti. L'impressione negativa permane.
Imbrò 7,5: mira da registrare da lontano (1/5) ma tanto lavoro in regia. Regala 9 assist ai compagni e, non pago, spiega un paio di cosette a Bucarelli sulla gestione dei possessi.
Epifani 6,5: bel motorino di spinta e preziosa pedina difensiva. La caviglia non è ancora a posto ma con la squadra ancora orfana di un regista la sua energia serve.
Chillo 6,5: doveva cancellare la pessima prestazione di domenica, ci riesce facendo a sportellate con tutti.
Uglietti 7: Miles all'inizio pare indemoniato, poi entra il piemontese e la partita del folletto americano di Cagliari cambia istantaneamente. Nel mezzo, tanto appoggio in regia e qualche pregevole iniziativa personale.
Lombardi 6,5: balza da ogni parte, qualche volta fuori tempo, ma è utilissimo. Sia per chiudere su Janelidze e Johnson che per correggere a canestro passaggi e tiri altrui.
Menetti 7: voleva una reazione di carattere, l'ha avuta. Squadra quasi sempre concentrata, grande concretezza difensiva, bella circolazione di palla in attacco, responsabilità condivise con tutti. Gli mancano sempre almeno un paio di pedine ma contro una Cagliari fiaccata dal forcing può bastare.

Miles 6,5: inizio al fulmicotone, 10 dei 12 punti dei sardi nei primi minuti sono suoi. Poi si scontra con la difesa di Uglietti e deve placarsi. Il dramma per la sua squadra è che non esistono reali alternative.
Allegretti 5: la schiena non è più quella dei tempi belli, il fiato è poco.
Rullo 4: ci teneva a ben figurare nel palasport in cui esordì 18enne in Serie A. Lo score è impietoso: 1/8 in azione, 5 perse di cui 3 propiziate da Tessitori(!) e testa altrove.
Gallizzi ng: in campo a partita finita da un pezzo, invisibile.
Rovatti 4: altro buco nero in quintetto base. Zero punti, zero iniziative, zero pericolosità.
Matrone 4,5: sgomita, a volte troppo come in occasione di un evidente fallo su blocco aggiustato. Da centro titolare è diventato quarto lungo.
Bucarelli 4: era la grande promessa della classe '98 assieme a Moretti. Davide è al college, lui fatica da matti in A2.
Johnson 6: gioca quasi sempre fuori ruolo, da centro, e si fa notare per dinamismo e volontà. Qualche bella azione personale ma anche alcune distrazioni. In fondo è un rookie.
Picarelli 5: qualcosina in più rispetto a tanti altri compagni.
Janelidze 6: si fa apprezzare per la capacità di lottare a rimbalzo e per gli assist (3) che distribuisce. A Trieste era l'arma tattica dalla panca, a Cagliari deve agire in quintetto e paga lo sforzo in lucidità.
Iacozza 6: non ha grandi colpe. Dopo una cavalcata incredibile con gli scalpi di Forlì e Ravenna colti in trasferta era logico che l'appuntamento infrasettimanale potesse risolversi in una sconfitta. Pronostico confermato ma il campionato di Cagliari è quello della salvezza, non della corsa playoff.

domenica 27 gennaio 2019

Il basket è grande... e Martino il suo profeta

Nulla di cui stupirsi dopo il return match tra Fortitudo e TVB. Ha vinto Bologna, come è giusto e logico che sia. Più gruppo, più squadra, più solidità. Meccanismo rodato ed oliato quello felsineo, efficace anche quando il tiratore designato si esprime col 22% o quando la cabina di regia diffusa funziona a sprazzi. Fortitudo già in Serie A, possiamo dirlo senza timore di smentita. Occorrerebbe un cataclisma impensabile per affossare la Lavoropiù vincitutto (anche la Coppa? Forse quella no ma la storia va ancora scritta) e per rilanciare davvero le ambizioni delle inseguitrici che appaiono condannate al campionato de "gli altri".

Di chi i meriti? Partiamo dall'architetto, quell'Antimo Martino sottovalutato da troppi e scoperto tardivamente da molti. Non si costruisce il miracolo Ravenna per caso, speravo che gli osservatori distratti l'avessero capito: con un budget da aurea mediocritas il tecnico molisano ha portato una piccola realtà romagnola nell'empireo, lanciando giocatori (Tambone, oggi a Varese), riciclando vecchi marpioni (Foiera prima, Raschi dopo) e pescando gli americani giusti. Citando il conte Catellani, questo potrebbe anche definirsi culo... ma se "contro il cul ragion non vale" (vecchia massima), è anche vero che la volgare declinazione del posteriore può anche rivelarsi un acronimo accattivante: Cuore, Umiltà, Lavoro, Onestà. Antimo Martino mi sembra persona onesta e di cuore, sicuramente umile e dedita al lavoro. Ha accettato la sfida di quella che era una gabbia di matti - sopravvivere a tre anni di cura Boniciolli ed al passaggio di Pozzecco dovrebbe essere sufficiente - e ha trasformato un potenziale reparto geriatrico in un gruppo inattaccabile. Merito di sagacia, idee chiare, programmazione, volontà di costruire... e di un po' di culo, diciamolo.

Due passetti indietro. Dedichiamoci per un attimo al gioco del "se fosse". Cosa sarebbe accaduto se Treviso avesse colto per tempo i segnali che giungevano un anno fa da Matteo Fantinelli, prolungandogli il contratto? E cosa sarebbe successo se la Fortitudo in estate invece di aspettare e trovare un Maarten Leunen a prezzo concorrenziale avesse accettato di partecipare ai rialzi organizzati dall'agente di Kenny Lawson? Non lo sapremo mai con certezza ma possiamo azzardare che la Fortitudo non sarebbe l'attuale, meraviglioso, efficacissimo schiacciasassi. Ci vuole quindi anche del culo nella vita: il culo di fare la proposta giusta al momento giusto al giocatore giusto. E che quest'ultimo accetti, ça va sans dire. Ma il campione può solo migliorare un gruppo solido ed allora ecco il vero lampo di genio di Martino: ripartire da un nucleo solido, da giocatori al secondo o addirittura terzo anno nella stessa squadra, da gente che ormai si conosce bene e può costituire la base di partenza. Da qui, implementare con operai esperti (Benevelli, Venuto) e con stranieri che possano sia esprimersi coralmente che inventare la giocata fuori dagli schemi. Rotazioni a nove, fisicità, tranquillità - per questa basta davvero poco, come detto prima ricordando il manicomio precedente.

Che la Fortitudo fosse destinata a vincere il campionato a mani basse lo si era capito in Supercoppa. Così come nello stesso periodo si erano intuite le difficoltà di una TVB orfana di un manico sicuro in regia e priva di certezze in ala forte. Treviso si è ritrovata vittima di scelte passate rivelatesi nefaste, dal muro contro muro con Pillastrini a giugno 2017 alla decisione di affidarsi ad un costosissimo e sempre più calante Antonutti, passando per quella scelta suicida di non rinnovare per tempo con Fantinelli di cui s'è parlato prima. Tutto il resto è figlio di una strategia che col tempo è stata più deleteria di quella dello Heer nella doppia campagna di Russia. Treviso s'è dissanguata sul mercato per prendere un play americano che play non è e che non dava certezze di tenuta tecnica e fisica; ha confermato un 4 condizionante al massimo, non difensore, già conosciuto dall'attuale head coach che non a caso era stato il fautore del suo allontanamento da Reggio Emilia; ha scommesso pesantemente sul rientro dell'unico regista italiano di vaglia rimasto, fermato dal primo serio infortunio della carriera, sperando (al di là delle dichiarazioni di facciata) che potesse essere l'arma decisiva del girone di ritorno.

Invece gli azzardi sono stati un disastro dietro l'altro. Fa quasi pietà vedere un cavallo di razza come Burnett scalpitare perché costretto ad agire da play o un ammirevole Imbrò salire di tono ma restare perennemente a corto di un centesimo per fare la rimpianta lira. Treviso oggi è questa: qualche equivoco tattico, alcuni lottatori non sempre fortunati, talenti puri ma spremuti. Una coperta corta che non sempre può bastare a coprire il letto di Menetti che, bontà sua, ha l'onestà di ammettere che manca qualcosa. Cosa? Il sogno di ogni staff tecnico: un play-guardia che gestisca i possessi, aiuti in marcatura ed a rimbalzo, dia fiato ai compagni, spinga la transizione, sappia giocare a difesa schierata ma anche a tutto campo, si prenda tiri e, alla bisogna, porti borracce ed asciugamani ed aiuti Ciccio Mineo a mettere in ordine palestra e palasport. Dite che sia troppo? Forse avete ragione. 

Questa è la De' Longhi attuale, prendere o lasciare. Poi magari domani capiterà un colpo di culo da far rabbrividire Catellani, Calboni e lo stesso coglionazzo Fantozzi: non un triplo filotto reale ritornato con pallino ma la firma di un fuoriclasse capace di svoltare da solo la stagione. L'ultimo della specie visto a Treviso fu il compianto Big O Woolridge che prese il posto del non irresistibile Ken Barlow: altri tempi, altri ruoli, altra pallacanestro. Ma la speranza in un miracolo bis è l'ultima a morire.

Pagelle (volutamente light):

Sgorbati sv
Cinciarini 7,5
Mancinelli 6,5
Benevelli 7,5
Leunen 7
Venuto 6
Rosselli 7
Fantinelli 6
Pini 5
Hasbrouck 5
Martino 8

Tessitori 6
Burnett 5
Sarto sv
Alviti 6
Antonutti 4
Imbrò 7
Epifani sv
Chillo 4
Uglietti 5
Lombardi 6
Menetti 6

Quintetto ideale: Imbrò, Cinciarini, Rosselli, Benevelli, Leunen


domenica 20 gennaio 2019

#10yearschallenge... o poco più

Primavera 2006. A Treviso sbarca un giovane Andrea Crosariol. Un giocatore in rampa di lancio, un centro classico reduce da alcune positive annate al college di Farleigh Dickinson. In maglia Benetton lo si vedrà pochissimo, giusto qualche apparizione a referto e nulla più: pochi mesi dopo la firma, il lungo padovano viene prestato alla Virtus Bologna. Un'operazione che non si spiega soltanto con l'idiosincrasia di coach David Blatt per i pivot puri. Ma in quel periodo Crosariol rappresenta un possibile futuro del ruolo sia nei club che in Nazionale. Lo sviluppo della sua carriera dirà che il potenziale è rimasto inespresso e che le promesse non sono state rispettate.

Sabato 19 gennaio 2019. Sono passati circa 13 anni e Crosariol ritorna al Palaverde da avversario. Di fronte si trova Amedeo Tessitori, ovvero un suo potenziale erede. E guardando la carriera del pisano si potrebbe pensare ad una replica fedele almeno nei primi anni: cambi di casacca, difficoltà a trovare spazio, qualche equivoco tattico. Ma in A2 Tessitori è cresciuto, è maturato, ha acquisito consapevolezza al punto da guadagnare la chiamata in azzurro, unico giocatore del campionato cadetto a riuscire in questa piccola impresa. Ed il confronto tra i due, diretto, è impietoso. Non è una questione di età o di integrità fisica, ché Crosariol nel tempo ha saputo comunque mantenersi integro ed a 34 anni risulta ancora in perfetta forma. Semplicemente Tessitori ha saputo sfruttare le stagioni passate per arricchire il proprio bagaglio tecnico, riuscendo non soltanto a costruire un ottimo tiro frontale ma anche a migliorare la visione e la comprensione del gioco (con e senza palla), migliorando dunque nelle letture. Il saldo finale della sfida è a senso unico: Tessitori stravince mentre Crosariol perde la bussola al punto da sfogarsi con una puerile spinta ai danni di Burnett a metà campo, prontamente sanzionata da un antisportivo.

La partita tra De' Longhi e Bakery si può tradurre tutta in questo duello. Da un lato la pazienza di lavorare duramente per affinare un prodotto già buono ma potenzialmente ottimo. Dall'altro la presunzione che il rientrare nella ristretta categoria "cestisti italiani sopra i 2,10m d'altezza" sia sufficiente per sviluppare una carriera ad alto livello. Nella pallacanestro emerge non solo chi è stato dotato naturalmente di mezzi fisici eccezionali ma soprattutto chi ha investito al meglio il tempo a disposizione specializzandosi e sviluppando le proprie doti.

sabato 19 gennaio 2019

Saturday Night Fever

Eccoci con le pagelle di TVB-Bakery. A domani con il consueto approfondimento tecnico.

Tessitori 7,5: dominante nel confronto tra passato e presente azzurro con Crosariol. Nei primi minuti occupa il post basso e ne fa terreno di scontro preferito, tra punti, rimbalzi, assist e stoppate. Prosegue da par suo. Unico neo, quell'antisportivo che fa infuriare Menetti.
Burnett 7,5: si divide nei due ruoli di guardia, risultando piuttosto efficace come play (7 assist e 3 recuperi, ma anche 4 perse) e puntuale in penetrazione. Da registrare invece la mira da lontano.
Sarto 6: pochi ma solidi minuti.
Alviti 6,5: molto diesel il suo approccio, con qualche difetto di carburazione. Poi migliora e sfrutta le amnesie della difesa piacentina per arrivare in doppia cifra.
Saladini ng: spiccioli conclusivi.
Antonutti 7: gioca quasi solo di sponda ma è abbastanza per colpire al cuore la retroguardia Bakery. Fa qualcosina anche in difesa e tanto basta.
Imbrò 7,5: prima guardia, poi play. Non è un mistero che al siciliano serva percepire fiducia offensiva per rendere in maniera efficace anche in cabina di regia. Quindi, dopo le triple, ecco i 6 assist.
Epifani ng: tre minuti, impossibile da giudicare.
Chillo 7: gladiatorio nel pitturato. E la tripla su scarico comincia a diventare una piacevole abitudine.
Uglietti 7: ormai è il vero play aggiunto della squadra. E per non farsi mancar nulla, si impegna anche in difesa incollandosi prima a Green e poi a Voskuil.
Lombardi 6,5: non è ancora al meglio ma regala 15 solidi minuti aperti da una pregevole bomba.
Menetti 7,5: la Bakery non è trascendente, lui però pretende (giustamente) attenzione da tutti i suoi ragazzi. Senza Wayns e col sostituto che non arriverà prima di qualche settimana chiede senso di responsabilità alla squadra.

Castelli 4,5: volitivo nei primi due minuti. Poi arrivano i falli, deleteri. Specie il terzo che lo costringe in panchina per un'eternità. E nella ripresa i buoi ormai sono scappati.
Green 6: alla sua età riesce ancora a trovare colpi da maestro. Non abbastanza per vincere una partita comunque difficilissima.
Perego 5,5: il suo tiro dai 6 metri risulta indigesto nel secondo quarto. Poi sparisce del tutto.
Cassar 4: due falli in attacco, il secondo seguito da inutile e plateale protesta che costa il tecnico. E l'uscita dal campo, visto che si tratta della quinta penalità. Un disastro. Anche se c'è chi fa peggio...
Guerra 7: testardo e determinato, il migliore dei suoi. Messo in campo quasi a sorpresa o forse per disperazione, frutta un 10-0 a cavallo della prima sosta grazie ad intensità difensiva.
Crosariol 3: portato a scuola da Tessitori, completamente nullo in difesa, poco efficace in attacco. Completa la sua serata da incubo con una porcheria di antisportivo.
Pastore 5: qualcosa fa, specie giocando guardia. Ma non basta.
Voskuil 6,5: tanti punti, alcune triple siderali ma giocando quasi da solo. Nell'ultimo quarto, annusata l'aria, decide di sistemare le statistiche personali. Si lascia contagiare dal nervosismo di squadra con un evitabile tecnico.
Buffo 4,5: in quintetto al posto dell'infortunato Pederzini, non fa davvero nulla per farsi notare in positivo.
Di Carlo 5: con una pedina in meno e con evidenti problemi nel reparto lunghi, se la gioca per nemmeno un quarto. Avrebbe voluto presentarsi al suo vecchio pubblico con ben altra prestazione.

domenica 13 gennaio 2019

Il coraggio di cambiare

Anno nuovo... e vecchie abitudini. Il blog riparte con le consuete pagelle post gara. Stavolta parliamo di Ferrara-Treviso.

De Zardo ng: cinque minuti invisibili. Spedito in Emilia a maturare esperienza, alla prima gara del nuovo corso Bondi il pontino gioca poco e cedendo pure il posto in quintetto non al neoarrivato Campbell ma ad un altro giovane, Calò. Non un bel segnale.
Swann 4: voto che ricorda il numero di maglia ed i rimbalzi catturati... ma anche le triple sbagliate e le palle perse. Isaiah è questo, prendere o lasciare: o si infiamma come un tizzone o risulta dannoso oltre ogni limite. Tutta da verificare in tal senso la futura coesistenza con Campbell e Ganeto, due giocatori di personalità al posto del pur ingombrante Hall.
Fantoni 5: Chillo lo demolisce minuto dopo minuto. Ed anche Tessitori banchetta sulla sua testa. Unica voce positiva, gli assist (4) che però non controbilanciano il 50% in azione ed in lunetta ed i pochi rimbalzi presi.
Ganeto 6: da un paio d'anni si era trasformato in un'ala forte, a Ferrara potrà evoluire in questo ruolo sfruttando chili, centimetri ed esperienza oltre alla dimensione perimetrale. Sbarcato il sabato, gioca ovviamente meglio in solitudine piuttosto che di squadra.
Molinaro 4: si presenta con una tripla. Poi nulla più, non onorando il quintetto base che, di questo passo, raramente lo vedrà ancora protagonista.
Mazzoleni ng: poco sfruttato nel primo tempo, rimesso in campo nei minuti finali.
Panni 4: dopo la bomba iniziale, il vuoto pneumatico. E se lui sbaglia partita, ci si deve affidare a Swann in regia...
Calò 5,5: dimostra personalità, tuttavia al secondo fallo deve accomodarsi in panca e da lì si rialza soltanto a partita già compromessa.
Campbell 6: inizia malissimo, gambe imballate e con tanta confusione. Col passare del tempo guadagna spazi in penetrazione mentre da fuori non la mette (antico problema mai risolto). Con lui Bonacina dovrà rivedere parecchie gerarchie, non è detto che possa essere una soluzione.
Liberati 5,5: qualcosa fa. Ma è troppo poco.
Bonacina 5: per oltre un tempo lascia che Tessitori prima e Chillo poi devastino la sua area, colpendo o riaprendo il gioco. Solo quando la partita è ormai persa si convince a blindare il pitturato. Ha l'attenuante di dover buttare nella mischia due giocatori ancora digiuni dei suoi schemi.

Tessitori 6: positivo all'inizio, poi fa spazio al dominante Chillo. 
Burnett 7: ad Udine si era percepita la sua assenza. Dinamismo, aiuto in regia, tanta energia difensiva e grande capacità di attaccare l'avversario dal palleggio: tutte doti fondamentali.
Sarto 6,5: stavolta oltre a difendere piazza anche due triple in fila. Senza Wayns ritrova spazio e responsabilità.
Alviti 6,5: in progresso rispetto alle ultime uscite, protagonista nel secondo quarto in cui infilza la retina dall'arco. Potrebbe fare ancora qualcosa di più.
Antonutti 6: da lontano non la mette, in difesa soffre un po' i chili di Fantoni in post, ma un paio di giocate offensive gli valgono la sufficienza.
Imbrò 7: ottime letture dal palleggio, trovando sia le mani di Chillo sotto canestro che quelle di Alviti dai 6,75m. Aggiunge alla sua partita una corposa pioggia di bombe.
Epifani ng: pochi minuti per ridare fiato ai compagni e spendere falli.
Chillo 8: quasi immarcabile. Colpisce da sotto e da fuori, non sbaglia un libero (è una notizia), lotta e sgomita, risulta un rebus irrisolvibile per la Bondi.
Uglietti 8: spegne la luce a Swann togliendogli spazio e respiro. Non pago, si propone in fase offensiva con ottimi risultati. Ah, ci si dimentica sempre che sarebbe uno specialista difensivo, un equilibratore nel ruolo di ala piccola adattato alla bisogna a giocare play e guardia.
Lombardi ng: al rientro, gli manca la forma ma non si tira indietro.
Menetti 7,5: dopo il break negativo iniziale richiama i suoi anche ricorrendo alla mossa psicologica del fallo tecnico. Capisce che Ferrara è vulnerabile in post basso e sfrutta il più possibile la falla. Benedice il ritorno di Burnett che gli regala atletismo in difesa ed in penetrazione.