domenica 25 novembre 2018

Tutto molto Lollo

CAPITOLO 7: IL PEPERONCINO VIENE DAL PIEMONTE

Era un piccolo esame di maturità, quello del PalaSavelli. E la De' Longhi l'ha passato con fatica e ricorrendo all'aiuto fondamentale di qualche elemento cardine. Non si può parlare di successo pieno, né di prova pienamente superata. Anche perché sul parquet si è vista ancora una volta una squadra priva di un vero play, con molte soluzioni adattate e vittima per larghi tratti delle sfuriate di un ex amato, forse rimpianto, sicuramente velenoso.

Non era certo la prima volta da avversario di TVB per La'Marshall Corbett. Anzi, scorrendo gli almanacchi si scopre che oggi per la sesta volta in carriera la guardia americana ha ritrovato la società che lo portò in Italia. Ma questa Treviso non è più quella di Corbett: è cambiato tutto, in campo ed in panchina. Eppure La'Marshall si diverte ancora a gonfiare la retina del canestro di quella compagine che lo lanciò, lo esaltò e poi lo cacciò per il più stupido degli errori. Ed è difficile non pensare a cosa sarebbe potuta essere quella TVB con Corbett (e senza Abbott) sino in fondo, anche nei playoff.

Chiusa la parentesi del passato, il presente ci racconta di una De' Longhi ancora tanto confusionaria e pasticciona, che si esalta nella lotta corpo a corpo e nella transizione ma che entra in crisi non appena il suo primo, elementare gioco offensivo (pick'n'roll centrale per il lungo rollante o con riapertura sugli angoli) viene ostacolato con una marcatura fisica ed un paio di raddoppi. I ringraziamenti a Tessitori per aver tenuto in piedi la baracca per tre quarti di partita sono obbligatori ma occorre ricordare che per cucinare a puntino il brodetto marchigiano è stato necessario ancora una volta puntare tutto sul lato più speziato della cucina di Menetti.

L'ingrediente fondamentale della ricetta è il peperoncino. E senza Lorenzo Uglietti probabilmente a quest'ora staremmo parlando di una bruciante sconfitta contornata dalla prestazione mostruosa del già citato Corbett. Invece lode sia allo sgraziato ma efficacissimo esterno tuttofare, prezioso ed utilizzabile come il prezzemolo ma capace di donare un tocco di imprevedibilità, di sapidità e di gusto al piatto. Qualche flash: la difesa sull'indiavolato Corbett; il recupero a metà campo con schiacciata in contropiede; la regia improntata a qualche gioco di rottura; la lotta a rimbalzo. Questo e molto altro è Uglietti, il vero refugium peccatorum del ricettario di Menetti per cucinare gli avversari.

Il resto è un corollario di notorietà. Anche sul fronte di Montegranaro, bella ed incompiuta, con scelte tecniche e tattiche talvolta incomprensibili. Occorre ricordare tuttavia che gli obiettivi delle due squadre sono differenti: in fondo Treviso ambisce a salire in Serie A e la Poderosa a disputare un'annata da guastafeste altrui. Dopo aver accarezzato l'impresa con la Fortitudo, la XL Extralight ha ripetuto con la De' Longhi. Se in casa Bigioni ci si lascerà contagiare dalla voglia di salire di livello, sarà imprescindibile in futuro compiere alcune scelte conseguenti. Intanto, pur con la terza sconfitta di campionato (tutte in casa: strano record), Montegranaro si gode un posizionamento in piena zona playoff. TVB invece si appresta a programmare in maniera differente il proprio lavoro di inizio dicembre: la convocazione in Nazionale di Tessitori obbligherà a due partite casalinghe ravvicinate, prima con Imola e poi con Forlì, che verosimilmente decideranno parte delle sorti dei biancocelesti nel rush verso il giro di boa.

PAGELLE MONTEGRANARO-TV

Treier 5,5: entusiasmo da vendere, tanta esuberanza ma poca concentrazione. Il fallo sulla schiacciata di Lombardi evidenzia scarsa presenza mentale. Peccato perché le doti tecniche dell'estone allevato a Moncalieri sarebbero di prim'ordine.
Testa sv: tre impalpabili minuti.
Mastellari 6,5: giocatore spesso sottovalutato, si fa apprezzare in mille modi. Ciliegina sulla torta, la rubata su rimessa con assist per la tripla a fil di sirena di Corbett.
Simmons 5,5: dai tempi di Scafati non è migliorato granché. L'atletismo c'è, l'attitudine a giocare spalle a canestro non è sparita ma in difesa patisce Tessitori e davanti compie alcune scelte discutibili.
Palermo 6: ordinato, preciso, puntuale. Non un fenomeno ma con una guardia che necessita di poter trattare il pallone a piacimento riesce a convivere benissimo.
Petrovic 5,5: benino in attacco, malissimo in difesa dove perde il proprio uomo di riferimento spesso e volentieri.
Negri 6,5: a Treviso pativa il quintetto base, rendendo al massimo quando poteva uscire dalla panchina; l'esatto contrario alla Poderosa, dove regala il meglio quando viene responsabilizzato. Probabilmente avrebbe voluto regalare un dispiacere alla sua vecchia squadra.
Corbett 8,5: sbaglia poco o nulla, in alcuni momenti appare da ogni parte, catturando rimbalzi in maniera plastica per proporsi tre secondi dopo dalla parte opposta a scardinare la difesa. Poco più di un anno fa aveva espugnato il Palaverde a suon di bombe, stavolta il suo 5/6 dall'arco è prova notevole ma inutile.
Amoroso 5: l'età avanza inesorabile e contro la gioventù di Lombardi nulla può. Qualcosa di meglio lo offre contro Antonutti. Troppo poco.
Traini 4,5: rari momenti di esaltazione seguiti da disastri ferroviari. Più volte si incunea in area a testa bassa provocando sfondamenti. Non pago, scompagina la manovra della sua squadra e perde la testa nei momenti decisivi.
Pancotto 5: per 35 minuti Corbett gli ha regalato un sogno. Poi è giunto il risveglio amaro, accompagnato da decisioni davvero incredibili, a cominciare dalla scelta di Traini in cabina di regia.

Tessitori 7: la chiamata in Nazionale pare averlo galvanizzato nuovamente. Per larghi tratti domina la scena nel pitturato, poi accusa un debito d'ossigeno commettendo due falli sciocchi.
Burnett 6,5: bottino personale modesto ma tanto dinamismo. E 8 assist che non sono affatto da disprezzare.
Sarto 6: bella bomba dall'angolo nel primo tempo.
Alviti 6: presente alla bisogna, anche se pure stavolta non sono mancati i falli sciocchi. Potrebbe e dovrebbe dare di più.
Wayns 5: male. E purtroppo non è una novità. Il -5 di plaus/minus, dato peggiore di tutta TVB, è fotografia impietosa.
Antonutti 6,5: imbarazzante per tre quarti, in crescendo e prezioso nel finale. Per stavolta, bene così.
Imbrò 5,5: una gran fatica sui due lati del campo. Un passetto indietro rispetto alle precedenti prestazioni.
Chillo 6,5: da dimenticare le velleità perimetrali. Per il resto, bella lotta sotto i tabelloni e tanto lavoro sporco.
Uglietti 8,5: quando viene spostato su Corbett, l'americano smette di devastare il canestro di Treviso. In regia si disimpegna benissimo, in marcatura sa essere efficace e se dovesse continuare a mostrare quel tiro pungente dall'arco potrebbe diventare un giocatore totale. In attesa di Tomassini, la squadra ha trovato il suo equilibratore.
Lombardi 6,5: mezzo voto in meno per la leggerezza sulla rimessa che a fine terzo quarto costa la tripla del sorpasso di Corbett. Per il resto, bella prestazione di sostanza.
Menetti 6,5: i suoi faticano a contenere le sfuriate di un giocatore indemoniato e serve sempre un cambio di passo in difesa per svoltare le partite. Uglietti è la sua coperta di Linus, ormai l'ha capito. Da capire invece cosa fare con Wayns che proprio non pare riuscire ad ingranare.

Quintetto ideale: Uglietti, Corbett, Burnett, Lombardi, Tessitori.

domenica 18 novembre 2018

Un'Au(ro)ra luminosa per Treviso

CAPITOLO 6: PNR COME NON CI FOSSE UN DOMANI

Per battere la resistibile Jesi, lontana parente della bella Aurora che tanto bene fece la passata stagione, è sufficiente una ordinaria ed ordinata De' Longhi. Concetto lapalissiano: minima spesa e massima resa. Non suda eccessivamente Max Menetti che però da buon perfezionista richiama i suoi all'attenzione ogni volta in cui qualche sbavatura emerge nell'esecuzione dei giochi. Però una stagione si costruisce anche con le vittorie semplici, lineari, utili ma non esaltanti in senso assoluto. Sicuramente puntando sull'identità di gruppo. E dunque la miglior notizia per il tecnico reggiano è aver visto un costante aumento di consapevolezza dei suoi uomini, in piena forma o acciaccati, che giocano col coltello tra i denti dall'inizio alla fine, non lasciando scampo ad una Termoforgia imprecisa e disattenta.

Diciamolo: vedere Matteo Imbrò e Davide Alviti recapitare palloni in serie a Matteo Chillo, il quale converte puntualmente gli assist in due punti, fa sorridere qualunque amante del pick'n'roll come soluzione primaria se non principale dei giochi offensivi. Ma allo stesso tempo osservare la volontà di tutti i biancocelesti - e non solo di Lollo Uglietti, ormai titolare del dicastero della Difesa anche se costretto a partire di rincorsa - di sbucciarsi le ginocchia in retroguardia, fa spellare le mani a suon di applausi. Questa è la TVB operaia che si invocava in estate e che in ottobre si era vista soltanto a sprazzi.

Tre vittorie in fila, da Verona a Jesi passando per il sacco di Mantova, certificano la crescita di Treviso. Tre successi colti contro avversarie di levatura modesta o in evidente confusione, ma pur sempre risultati preziosi. Con una Fortitudo ormai involata in netto anticipo verso la vittoria della regular season, la De' Longhi può tranquillamente dedicarsi ad affinare i meccanismi in vista dei playoff. Sempre che la prevedibile (e prevista) flessione di gennaio-febbraio dei felsinei non cambi le carte in tavola. Intanto si può pensare a Montegranaro, battuta a domicilio proprio da Bologna e desiderosa di rapida rivalsa. La gara di domenica al PalaSavelli sarà un banco di prova affidabile per le aspirazioni di crescita della banda Menetti.

PAGELLE TV-JESI:

Tessitori 6,5: gioca poco, appena 15 minuti, il pisano. Ma non per falli. Semplicemente il suo teorico cambio risulta più efficace. Ed alla fine sono tutti contenti. Anche lui, che chiude con 10 punti che non sono poi un bottino disprezzabile.
Burnett 6: al rientro dopo lo stop per fascite plantare, gli manca il ritmo partita ma prova ugualmente a giocare di fioretto. Buone le intenzioni, quando tornerà al meglio della forma potrà incidere ancor di più.
Sarto ng: 5 minuti di garbage time
Alviti 7: visione di gioco eccezionale, i 6 assist confezionati non possono essere taciuti. Bella anche la finta dall'angolo con partenza e schiacciata, a dimostrare che l'ex Imola non è soltanto un tiratore sugli scarichi.
Wayns 6: l'impegno c'è, anche in difesa. La mira da fuori (0/4) no.
Antonutti 6: al rientro anche lui dopo un paio di gare saltate causa frattura composta ad una costola. Gioca anche in avvicinamento, facendosi beffare dal ferro in tre occasioni. In difesa non può tenere Totè, troppo alto e pesante.
Barbante ng: vedi Sarto.
Imbrò 7: nuovamente positivo, l'empedoclino. Prima chirurgico nelle esecuzioni offensive, poi efficace in difesa, infine autore di una rubata a metà campo con schiacciata(!) in contropiede che merita i replay degli highlights.
Chillo 7,5: puntualissimo sugli assist dei compagni, roccioso in difesa su Rinaldi e Lovisotto. Una garanzia insomma.
Uglietti 7: voto esagerato? No. Perché pur senza effetti speciali il piemontese regala un giro di vite alla propria retroguardia. Dimostrazione, +22 di plus/minus.
Lombardi 7,5: il miglior Eric della stagione. Non si lascia condizionare da un errore nei primi minuti, quando spreca un canestro già fatto. La dimostrazione giunge nel prosieguo a suon di rimbalzi offensivi (4), di tap-in e di triple.
Menetti 7: la squadra ormai ha acquisito una fisionomia ed una identità, il gruppo lo segue, i miglioramenti si vedono. Ora mancano le riprove assolute contro avversarie di caratura superiore.

Dillard 6,5: fosse una guardia, meriterebbe un voto più alto. Ma è un play ed è costretto ad agire da boia ed impiccato, risultando quasi sprecato. Al terzo fallo commesso si accende la spia della riserva di tutta Jesi.
Mentonelli ng: 87 secondi invisibili nel finale.
Mascolo 5,5: prova a dar ordine alla manovra, alla fine non combina granché.
Baldasso 5: il suo tiro doveva essere l'ideale apriscatole con cui scardinare la difesa trevigiana. Invece l'ex Trieste viene limitato, segnando poco soprattutto a causa dell'asfissiante difesa di TVB.
Santucci 6: un paio di canestri frutto di coraggiose iniziative.
Rinaldi 5: dispiace, perché nei precedenti contro TVB si era sempre distinto per voglia di lottare e per ottime prestazioni. Stavolta incappa in una serata da mira storta (20%) e grande fatica nella battaglia di muscoli con Chillo.
Jones 5,5: qualche bella percussione e nulla più. Troppo poco.
Totè 6,5: bravo ad approfittare delle situazioni in post basso contro Antonutti o a sfruttare i centimetri contro avversari meno prestanti. In progresso rispetto all'esperienza veronese.
Lovisotto 5: un brutto ritorno nel palasport che avrebbe potuto essere la sua casa.
Cagnazzo 4: alla batosta in campo, con i suoi giocatori vittime continue prima di elementari giochi a due e poi di semplici tiri costruiti con pazienza, unisce l'assenza finale in sala interviste. Una caduta di stile.

QUINTETTO IDEALE: Imbrò, Uglietti, Alviti, Lombardi, Chillo.

giovedì 15 novembre 2018

L'importanza di non chiamarsi Dmitry (e di non fare voli pindarici)

A Cantù risuona il segnale d'allarme. Non è una novità (purtroppo). E per l'ennesima volta si conferma la fondatezza dei peana di quei pochi osservatori precocemente bollati quali Cassandre.
A Cantù sono finiti i soldi. "Capirai che notizia", immagino sia il primo commento. Ma la gravità del fatto poggia sulla gestione scellerata di un presunto magnate giunto dall'Est, sbarcato in Brianza con proclami rivelatisi in rapidità vuoti di contenuti e ricchi di bugie.

Non mi soffermo sulle vicende giudiziarie di Dmitry Gerasimenko, inseguito da un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta ed appropriazione indebita. La storia giudiziaria la scrivono i tribunali, com'è giusto e logico che sia. Preferisco focalizzare l'attenzione sugli aspetti di mera gestione della società sportiva. E mi domando: possibile che nessuno si sia domandato perché qualche anno fa Gerasimenko svuotò interamente il suo vecchio club, il Krasny Oktyab'r, trasferendo JaJuan Johnson dalla piana del Volga alle colline brianzole? Nessuno si chiese il motivo di tale operazione e se in un futuro prossimo tale sorte sarebbe toccata anche alla Pallacanestro Cantù?

Io all'epoca non rimasi insensibile alla questione ma evitai di esplicitare il mio pensiero, fortemente dubbioso. Troppe ombre nella persona e negli affari del russo piovuto dalla vicina Svizzera e poi convenientemente espatriato a Cipro. Il tempo da autentico galantuomo ha dissipato ogni nebbia e ha chiarito che le sensazioni iniziali erano corrette. Gerasimenko era interessato a qualche operazione di natura immobiliare, probabilmente per reinvestire (eufemismo) i capitali un tempo russi. Non è un caso che tutto il suo progetto ruotasse attorno al nuovo palasport, di cui ancora non si vede l'ombra. Così come non è un caso che la Pallacanestro Cantù sia oggi in vendita a prezzo simbolico, ma senza i terreni del Pianella che restano nella disponibilità del presunto magnate.

Cantù è quindi sull'orlo del baratro. Servono subito capitali freschi. Tanti. Perché bisogna far fronte alle scadenze federali - tra dodici giorni la rata NAS, tra meno di un mese il controllo ComTeC - e perché gli stipendi finora quasi non si sono visti. Senza dimenticare i debiti finora accumulati, ancora non quantificati anche se si mormora di cifre importanti. In simili condizioni al club italiano che vanta ancor oggi il maggior numero di Coppe internazionali vinte serve un miracolo.

"I miracoli sono insensati per definizione... Solo quello che può accadere accade realmente" (Jon Ostermann/Dr. Manhattan)
La speranza è che anche stavolta si possa trovare un modo per tramutare l'ossigeno in oro.

domenica 11 novembre 2018

Mantova in salsa

CAPITOLO 5: UN TANTO AL CHILLO

Mantova è da anni terra di conquista per TVB. Che al PalaBam cala il tris: i biancocelesti avevano vinto a gennaio 2017 nella città virgiliana col buzzer-beater di Kazuto Saccaggi, si erano ripetuti un anno e 6 giorni fa col bombardamento di Matteo Imbrò e centrano la terza affermazione in casa Stings con una prova da collettivo operaio. Forse questa è la vittoria più bella della stagione e non è un ossimoro in assoluto che sia giunta dopo la prestazione più sporca e cattiva di questi sette turni di campionato. Bene così per Max Menetti che incassa il quinto referto rosa dell'autunno e porta la sua squadra al terzo posto in classifica dietro l'imbattibile Fortitudo e la sorprendente Montegranaro - e domenica prossima c'è lo scontro diretto tra felsinei e Poderosa, occhio alle sorprese.

Si diceva della terza vittoria al PalaBam. Palasport bruttino e freddo che però regala quasi sempre soddisfazioni alla De' Longhi. Tacendo della sconfitta di misura dell'aprile 2016 quando la serataccia al tiro di Ty Abbott e le porcherie di Amici fermarono temporaneamente la corsa della TVB 2.0 di Pillastrini, la celebrazione dei due punti sta diventando piacevole abitudine nello spogliatoio biancoceleste allestito nell'impianto mantovano. Punto di contatto con la precedente affermazione in ordine temporale, le numerose assenze. Un anno fa non c'erano Fantinelli ed Antonutti; stavolta a far compagnia al friulano a bordo panchina ci sono anche Burnett ed il lungodegente Tomassini, cambiato e nei 12 ma ovviamente non utilizzabile. A proposito: da martedì il play pesarese dovrebbe riprendere confidenza con il lavoro di squadra, obiettivo il pieno recupero entro Natale. Auguri a lui.

Per gli amanti delle statistiche e della cabala, i successi ottenuti senza Antonutti salgono a 3 su altrettante uscite. Casualità? Anche no. Perché senza un 4 poco fisico e molto condizionante sia in attacco che in difesa, questa Treviso sa esprimersi con maggiore cattiveria in difesa. E, sul fronte opposto, con Lombardi responsabilizzato emerge un Matteo Chillo autentico MVP di una gara muscolare e che a tratti sfugge al controllo della mediocre terna arbitrale. La pioggia di falli tecnici - nell'ordine: a Raspino, alla panchina Stings, a Menetti - descrive puntualmente l'alto tasso di nervosismo di un match senza veri padroni, almeno fino a due minuti dal termine. Ovvero quando improvvisamente le mani dei tiratori trevigiani si scaldano ed infilano i canestri dello strappo.

La bomba della vittoria porta la firma di Lorenzo Uglietti cioè il peggior specialista possibile nel parco esterni ed uno dei meno affidabili in assoluto dall'arco contando anche il pacchetto lunghi. Ma senza l'oscuro lavoro nel pitturato di Chillo non si arriverebbe al dolce epilogo. I secondi ed a volte terzi tiri regalati dal lungo bolognese fanno ingolosire qualunque amante della pallacanestro vecchia maniera, quella fatta di sgomitate, di allacci in area, di blocchi di contenimento, di posizionamento a rimbalzo. E rendono amarissimo l'epilogo alla Pompea (giuro, stavo per scrivere Dinamica) che non coglie la ghiotta occasione di prendersi due punti d'oro contro una teorica corazzata costretta a viaggiare sotto i 20 nodi e con metà delle artiglierie in avaria.

Treviso quindi passa e ringrazia i suoi operai Uglietti e Chillo, ma anche Imbrò che mostra di gradire assai i canestri del palasport della Favorita. Per una volta ci si può anche dimenticare della serataccia di Tessitori e di Alviti o i balbettii di Wayns che ancora non riesce ad essere decisivo pur giocando in maniera discreta. Mantova invece dovrebbe interrogarsi su alcune scelte estive, iniziando da una coppia americana incolore per poi passare a lunghi di rincalzo sin troppo fallosi. Se questi Stings vogliono davvero puntare ai playoff, forse dovrebbero cambiare qualcosina per non vedere il proprio sogno sgretolarsi come la migliore sbrisolona reperibile nelle pasticcerie sotto i portici di Piazza Erbe. Il menù di serata è goloso per TVB che rientra a casa rinfrancata dalla prestazione collettiva, gustosa quanto un pasticcio di luccio in crosta con salsa; Menetti può concentrarsi sul recupero di Burnett dalla fascite plantare in vista dell'arrivo domenica al Palaverde della Termoforgia Jesi di Tommy Rinaldi. Dieta ferrea invece per gli Stings che dovranno rifarsi sabato a Ravenna, corsara a Imola.

PAGELLE MN-TV:

Tessitori 5,5: parte fortissimo ma incappa in un metro arbitrale piuttosto complesso. Quattro falli di cui 3 in attacco, l'ultimo sanzionato dopo pochi secondi dal ritorno in campo a fine terzo quarto. Succede. Per sua fortuna il suo backup non ha simili problemi.
Sarto 6: sbaglia qualcosa di troppo al tiro ma il 18enne di scuola Benetton è difensore arcigno e regala preziosi minuti di fiato ad una squadra improvvisamente ritto al lumicino quanto a rotazioni.
Alviti 4,5: niente da fare, l'aria del PalaBam proprio non gli piace. Come ex di turno non fa nulla per farsi rimpiangere.
Wayns 6,5: soliti meravigliosi movimenti da guardia. E solite ingenuità in difesa. Menetti ormai ha capito come utilizzarlo e Maalik gioca quasi soltanto nel ruolo 2 prendendosi responsabilità offensive.
Imbrò 7: volitivo, presente mentalmente, dotato di leadership. Unico difetto, tira malissimo: il suo 22% da 3 urla vendetta. In compenso gioca con efficacia sui due lati del campo.
Chillo 8: mostruoso. 12+11 dalla panchina ridicolizzando Morse e mettendo la museruola sia a Ghersetti che a Cucci. La lotta ne esalta le capacità per la gioia del suo allenatore.
Uglietti 7,5: ormai agisce da point forward manlevando Wayns dagli obblighi di portar palla e di gestire i possessi. Due note di merito assolute: la difesa in mismatch su Morse e la bomba della fuga definitiva.
Lombardi 7: troppo rapido e verticale per tutti i lunghi mantovani, tecnici e lenti di piedi. A suo agio nelle situazioni di pick'n'roll ma anche nella lotta a rimbalzo. Il quintetto base lo ha rigenerato.
Menetti 7: con la coperta cortissima, infeltrita dai falli di Tessitori e dall'apatia di Alviti, inventa un approccio differente alla difesa mista mantovana chiedendo ad ali e centri un lavoro supplementare. Nel finale i suoi bucano la retina da ogni posizione a dimostrazione che pazienza ed abnegazione pagano sempre.

Vencato 5,5: vorrei ma non posso. Recuperato dal malanno al ginocchio, tenta giocate di personalità ma azzecca poche scelte. Paradossale che dopo aver sbagliato tre triple aperte insacchi proprio l'ultima, quella della speranza, prima del cesto dalla lunga di Uglietti.
Morse 6: finché gli consentono di usare il fisico contro avversari meno grossi, fa quel che vuole. Poi si ritrova accoppiato a Chillo e si diverte decisamente meno. Franando su Uglietti in rinculo alza bandiera bianca.
Raspino 5: per essere l'ala piccola titolare della propria squadra combina davvero poco e si fa notare ancora meno.
Visconti 6: tiratore folle, alza la mano da ogni posizione. Ne mette poche, in verità, ma in momenti importanti. Almeno dimostra il necessario sangue freddo e la voglia di far qualcosa.
Ferrara ng: due minuti quasi invisibili sul parquet.
Ghersetti 6: solito argentino da battaglia, mena fendenti con cattiveria ed esce per falli solo alla fine (stranamente). Contro Alviti ha partita facile, con Lombardi è un'altra musica.
Maspero 6,5: forse il migliore di Mantova. Partenza in quintetto base, buone idee sulla gestione dei possessi, tanto lavoro a favore della squadra. Unico neo, il tiro. Ma è difetto conosciuto.
Warren 4: come i punti realizzati, solo dalla lunetta visto lo 0/7 in azione. Il suo -10 di plus/minus inquadra l'entità della zavorra che affossa Mantova nell'occasione.
Cucci 5,5: emulo di Ghersetti, gioca molto di fisico e poco di tattica. Un onesto mestierante e nulla più.
Seravalli 6: belle alcune intuizioni, soprattutto con la zona. Gli si presenta un'opportunità unica, battere una squadra ridotta all'osso: non la coglie perché nel momento decisivo i suoi lunghi si fanno ridicolizzare da Chillo e Lombardi a rimbalzo.

Quintetto ideale: Maspero, Imbrò, Uglietti, Lombardi, Chillo

venerdì 9 novembre 2018

Le regole auree del giornalismo sportivo

Cari lettori, oggi ho deciso di rompere la monotonia del blog per affrontare un argomento poco conosciuto al di fuori del ristretto ambito degli addetti ai lavori. Mi riferisco all'ideale manuale di comportamento del giornalista sportivo. L'esperienza maturata dallo scrivente spero possa risultare utile alle nuove leve ed anche a qualche collega non più di primo pelo che si affaccia per la prima volta o dopo molto tempo al mondo della cronaca sportiva.

Iniziamo da un concetto semplice. Molti osservatori ritengono il giornalismo sportivo una sorta di refugium peccatorum per chi vorrebbe scrivere ma non sa da quale ambito iniziare. Ciò è parzialmente vero ma anche straordinariamente falso. Vado a spiegarmi.
Per scrivere di sport teoricamente è sufficiente conoscere la disciplina in oggetto (almeno le regole di base), avere un paio di conoscenze nell'ambiente e la pazienza di seguire le notizie. Dallo sport sono emerse storicamente delle penne raffinatissime, colleghi di spiccata intelligenza che si sono affermati con le proprie capacità. Alcuni come il compianto Giorgio Lago hanno reso lo sport una autentica fucina di nuove leve giornalistiche, costruendo le redazioni del domani sperimentando sul campo l'efficacia dei collaboratori poi diventati redattori. Ma cosa differenzia un ottimo giornalista sportivo da un mediocre giornalista sportivo? Quali dettagli marcano la distanza di qualità tra un articolo ben realizzato ed un copia&incolla qualsiasi, magari attinto dal mare magno di internet o dei comunicati stampa?

  1. La qualità sopra ogni cosa. Il buon giornalista sportivo arricchisce costantemente la propria preparazione. Non soltanto partecipando ai corsi obbligatori dell'Ordine professionale ma approfondendo a proprie spese argomenti snobbati da colleghi che si occupano d'altro. Dunque diventa prioritario acquisire competenze accessorie, da una buona infarinatura delle lingue franche (inglese sopra ogni cosa, il castigliano può essere consigliato) alle nozioni tecniche dello sport in oggetto. Sergio Tavcar, punto di riferimento per ogni telecronista cestistico d'Italia, insegna che il confine tra qualità e mediocrità alberga anche nella corretta pronuncia dei nomi stranieri oltre che nella conoscenza minima della carriera di giocatori ed allenatori.
  2. Le 5 W. Una regola sempre valida: mai dimenticare che chi vede un servizio televisivo o legge un articolo o ascolta una radiocronaca può non avere la minima idea di cosa sia successo in precedenza. Quindi è bene ricordare di chi o cosa si stia parlando, del luogo, della collocazione temporale e delle implicazioni. Accorgimento ovviamente da diluire principalmente nelle prime righe, in testa, ma senza far sembrare il tutto come una velina d'ufficio stampa statale.
  3. La storicità. Un buon archivio del passato è utilissimo per ritrovare retroscena, curiosità, storie con cui accompagnare un articolo o un servizio, aumentando l'interesse del pubblico. Uno stile troppo essenziale e con pochi particolari è consigliato solo per le brevi; in caso di cronache o di approfondimenti è quasi obbligatorio ripescare nella memoria ciò che può arricchire lo scritto o il racconto con quel particolare che stimola il fruitore, riportandogli alla memoria qualcosa di sepolto oppure stuzzicandone la curiosità.
  4. La continenza. Requisito fondamentale del diritto di cronaca sancito dalla famosa "sentenza decalogo" del 1984 (assieme a veridicità e pertinenza), la continenza impone al giornalista sportivo di marcare un preciso stile senza rinunciarvi mai. Continenza significa non eccedere nell'utilizzo di lessico inappropriato, non aizzare alcuna tifoseria, non mancare ai propri doveri. Per chi ricopre incarichi televisivi, significa anche mantenere un aplomb professionale - traduzione per il gentil sesso: agghindarsi in maniera vistosa o mostrare le proprie grazie per qualche visualizzazione in più non è etico né rispettoso della professione.
  5. Equidistanza. Altro requisito talvolta colpevolmente dimenticato in un cassetto. L'imparzialità nel giornalismo sportivo richiede di non lasciar mai trasparire simpatie o tifo o (peggio) rapporti personali, dall'amicizia alla frequentazione intima, nei confronti dei tesserati. La vita privata del giornalista non deve mai interferire nello svolgimento del suo lavoro e viceversa. Se non si possono scindere vita privata e professione, probabilmente è consigliabile dedicarsi ad altro.
  6. Rapidità, sia nello scrivere che negli spostamenti. Lo sport richiede al giornalista una puntualità costante, tanto nella presenza quanto nella stesura dei pezzi. Questo perché l'estrema velocità con cui viaggiano le notizie attraverso i moderni mezzi di comunicazione consiglia che una cronaca o una news sia disponibile in brevissimo tempo. Per i colleghi della carta stampata, gli eventi sportivi in notturna obbligano a notevoli stress visti i tempi di chiusura delle tipografie: se in media occorre più di un'ora a confezionare una cronaca da 3000 battute, è il caso di esercitarsi oppure di passare la mano.
  7. Un vocabolario adatto. Le parole sono importanti, per citare Nanni Moretti: non tutto è concesso. Senza utilizzare un linguaggio troppo complesso, bisogna sempre circostanziare il fatto riconducendolo all'ambito specifico. Quindi, conoscenza dei ruoli, delle tattiche, degli appellativi. Utilizzare il termine "attaccante" in ogni sport di squadra può far arrabbiare i puristi o far perdere appeal al giornalista pigro.
  8. Indipendenza. Forse la caratteristica più difficile. Perché dopo una cronaca non gradita il dirigente Tal dei Tali potrebbe telefonare per protestare. O perché il caposervizio Tizio Caio potrebbe voler modificare un testo in maniera arbitraria. A costo di risultare antipatici o apparire poco collaborativi, a volte bisogna rimarcare la propria indipendenza professionale. Ricordando ai dirigenti che il diritto di critica, se caratterizzato da opportuna continenza (vedi punto 4), non è limitabile. E chiedendo il dovuto rispetto delle regole della professione ai colleghi, ritirando la propria firma in caso di modifica non autorizzata di un proprio scritto.


Spero che questo breve elenco possa servire. Anche al pubblico, editore di riferimento di qualunque autentico giornalista, che ha il sacrosanto diritto di criticare ma prima ancora di essere informato.

domenica 4 novembre 2018

Il Mi(ni)stero della Difesa

CAPITOLO 4: BOLLITO IN SALSA PEARA'

C'è del buono nel derby veneto. Soprattutto per la De' Longhi che appare rinfrancata dopo gli abomini centesi. E forse non è un caso che la TVB più convincente di questo autunno sia quella priva di Michele Antonutti. Già a Piacenza, contro un'avversaria del tutto resistibile come la Bakery, Treviso aveva giocato e vinto con una bella prova di collettivo coincisa con l'assenza del suo capitano. Con Verona l'assenza del friulano conferma la cabala ed ancor di più evidenzia variabili tattiche in parte da esplorare oltre ad una responsabilizzazione complessiva che risulta incoraggiante. Diciamocelo: pochi avrebbero scommesso di vedere un Matteo Imbrò MVP partendo dalla difesa (4 recuperi, segnatevi il dato). Ancor meno probabilmente avrebbero puntato un centesimo su un Davide Alviti a proprio agio nel detestato ruolo di ala forte. Eppure...

...Eppur si muove. La classifica della De' Longhi, ovviamente. Il rinforzino per dirla alla Conte Lello Mascetti funziona. Non ci si riferisce al mezz'etto di stracchino o alle poche olive o al quartino di vino sfuso annotati da Lucianino Perozzi nel proprio diario ma al supporto morale prima che tattico scaturito dall'ennesima emergenza in casa biancoceleste. Contro una squadra abituata a giocare il pick'n'roll fino allo sfinimento e condizionata dalle scelte di due giocatori fin troppo accentratori, la vittoria TVB passa attraverso una ritrovata consapevolezza difensiva. Ma la vera notizia non è tanto questa riscoperta nei singoli, quanto nella volontà collettiva: i recuperi di Imbrò ed Uglietti contagiano anche Wayns, molto meno indolente rispetto alle scorse settimane e finalmente utile alla causa, nonostante si prenda tiri e scelte più da guardia che da play. Potenza della presenza in panchina (solo a far numero) di Giovanni Tomassini?

Per una volta non ci sono episodi di nervosismo nella cucina dello chef Menetti che alla fine può gustare un assaggio prelibato di quel che la sua brigata potrebbe offrire come menù classico domenicale. E la difesa sulle linee di passaggio gialloblu pare una gustosa salsa destinata ad innaffiare le portate ed accompagnare tanto le transizioni veloci quanto le percussioni a difesa schierata, magari sfruttando accoppiamenti azzardati o maldestri di un avversario sempre meno concentrato e che alla fine brucia pentole e fornelli.

Fa abbastanza male vedere la Scaligera attuale. Le scommesse estive stanno cadendo tutte rivelando trappole insidiose. Verona ottiene il massimo da Amato ma quando il play deve accomodarsi in panchina per falli o per rifiatare non ci sono veri portatori di palla aggiuntivi. Non può esserlo quel meraviglioso solista di Jazzmarr Ferguson, troppo preso dal sempiterno pick'n'roll teso al tiro da ogni posizione, per poter orchestrare un collettivo disperatamente orfano di guida tattica ed infarcito di ali ma poverissimo di guardie. Severini è un 3-2, Henderson idem, Ikangi un 3-4: che farsene di tale sovrabbondanza in un reparto a scapito delle necessità tattiche di un cervello autentico? Mistero della tattica cestistica. Mentre Treviso si affida al Ministero della Difesa, dicastero in cui i sottosegretari abbondano, Dalmonte si prepara ad una strigliata memorabile a diversi suoi presunti leader. Lo preannuncia anche in sala stampa: più di qualcuno in settimana tremerà dalle parti dell'Adige. Sempre che venga lasciato lavorare: in tribuna si vede Alberto Martelossi, osservatore (dis)interessato reduce da un lungo periodo di ferie, ancora a libro paga di Ferrara ma evidentemente desideroso di ributtarsi nella mischia. Sabato la Scaligerà riceverà la visita di Cagliari, avversaria abbordabile e da battere ad ogni costo per non dover rimpinguare il carrello dei bolliti con nuovi tagli. Mentre Treviso si recherà a Mantova, 30 km più a sud, per una trasferta che potrebbe dare altre belle risposte ad una squadra che faticosamente cerca identità e che forse, con maggiore consapevolezza nella propria metà campo, potrebbe davvero proporsi come contender per la promozione.

PAGELLE TV-VR

Tessitori 6: Forse qualche scoria del virus intestinale è rimasta in circolo. Un po' molle il pisano che dopo 18 minuti di partita si accomoda in panchina per non alzarsi più, approvando la scelta del coach di preferirgli Chillo. Fotografia del match: due appoggi consecutivi sbagliati nella ripresa. Per stavolta, lasciamo stare.
Burnett 7: nel primo tempo Verona gli lascia il primo passo e lui affonda la lama nel burro. Poi sbatte a ripetizione contro i raddoppi ma al contempo prova a creare qualcosa per i compagni (2 assist).
Alviti 7: gli darà anche fastidio giocare da 4 tattico ma la riprova della sua efficacia è evidente. Udom lo perde in continuazione in difesa e lui può insaccare solo soletto. Doppia-doppia sfiorata (10+9).
Wayns 6,5: 13 punti tirando da un po' ovunque ma con scelte talvolta azzardate, vedi la bomba scagliata senza ritmo e (bontà sua) segnata. Coraggio, al ritorno di Tomassini dovrebbero mancare solo 5 settimane, poi potrà sfogarsi nel ruolo di guardia.
Imbrò 8: migliore in campo e per netto distacco. Cosa manca nel suo tabellino? Solo la stoppata. Il resto c'è. Punti, rimbalzi, assist (4), recuperi (idem). Sontuoso 23 di valutazione. E partendo dalla panchina.
Epifani 6: mandato in campo per far rifiatare i colleghi più esperti. Sufficienza di stima.
Chillo 7: sale di tono col passare dei minuti e nell'ultimo quarto devasta l'area veronese, stravincendo il duello con Quarisa e con Candussi. Finalmente si è rivisto il guerriero del precampionato.
Uglietti 7,5: la chicca della sua gara è rappresentata dalla bomba dall'angolo nella ripresa. Ma in mezzo ci sono la solita applicazione difensiva, il playmaking aggiunto, la capacità di spendersi in più zone del campo.
Lombardi 6: forse potrebbe fare di più. Intanto contribuisce con 8 rimbalzi. Sa farsi da parte quando serve in favore di un Alviti più in palla.
Menetti 7: trasmette la giusta carica emotiva e trova le adeguate contromisure. Verona imposta il gioco su scelte elementari in attacco e sulla fisicità. Lui trova contromisure in quintetti leggeri e nella scelta di giocare sulle linee di passaggio.

Ferguson 4: ad un certo punto diventa Ferroguson, visto il numero di forzature che ammaccano gli anelli del Palaverde. Da sesto uomo può avere un impatto di livello a patto di non dover gestire i possessi. Non è un caso che a Biella avesse al fianco play veri (Venuto) o esterni polivalenti (Uglietti e Bowers). Così è deleterio.
Amato 6,5: finché non si esclude con un tecnico che obbliga Dalmonte a panchinarlo, è il vero ago di bilancia della Tezenis. Forse non sarà un top player assoluto ma vale comunque la scelta di affidargli la cabina di regia come titolare.
Candussi 4,5: positivo nel primo tempo, poi diventa una zavorra tecnica e non solo. Nella ripresa perde qualche giro di giostra in difesa e la sua area diventa preda dei finti lunghi trevigiani.
Henderson 3: due canestri, -13 di plus/minus (stesso dato di Ferguson). Basta?
Maspero ng: pochi minuti, a partita quasi compromessa. E non fa nulla. Che dirgli?
Udom 4,5: per due volte consecutive perde Alviti in difesa in elementari situazioni di adeguamento. Dovrebbe forse dare maggiore profondità in area ma oltre a questo si nota la sua apatia: se non gioca un numero sufficiente di palloni in attacco, si blocca.
Quarisa 5: era un lottatore nelle giovanili Benetton. Tale è rimasto, anche se col passare del tempo è diventato sempre più grosso e con una notevole carica di cattiveria agonistica che talvolta sfocia in falli gratuiti.
Severini 6: posizioni giuste, spaziature impeccabili, ma è e resta uno swingman impiegato fuori ruolo. Non una novità in questa Scaligera composta da doppioni.
Ikangi ng: il fisico c'è ma in campo gioca costantemente fuori ruolo. Ricorda sinistramente quell'Okulaja che nel 2004 concluse la stagione in Benetton: il talento c'è ma non si può chiedere ad un n.4 di giocare in ogni posizione tranne in quella che gli compete.
Dalmonte 5,5: la zona 2-3 sfoderata a cavallo della ripresa è mossa tattica utile a sovvertire per un po' le gerarchie. Purtroppo per lui il livello di concentrazione della sua squadra è tremendamente incostante ed i risultati si vedono.

QUINTETTO IDEALE: Imbrò, Burnett, Uglietti, Alviti, Chillo.