mercoledì 5 ottobre 2016

La storiaccia infinita

Come una maledizione. Treviso-Fortitudo pare non debba conoscere mai una fine. Che si tratti di partita secca, di serie playoff, di campionato. O di questioni borderline, che riguardano sì il basket ma solo come contorno di qualcosa di assai meno piacevole.

La penultima (in ordine di tempo) Treviso-Fortitudo si era conclusa a maggio scorso con un corollario di schifezze. Violenze, urla, schiaffi, devastazioni. Non un bello spettacolo, peraltro a due passi dalle telecamere di Sky Sport. Si pensava fosse tutto concluso o dimenticato... invece pochi giorni fa, ecco i Daspo. 22 divieti di durata biennale di assistere a manifestazioni sportive di qualunque genere a carico di altrettanti soggetti. Tutti bolognesi. Un paio - ed è clamoroso - sono dirigenti della Fortitudo.

Le motivazioni del provvedimento adottato dalla Questura riguardano gli incidenti del 29 maggio al Palaverde. Sorprende un po' l'accusa a carico dei dirigenti ma è pur vero che qualcosa è successo. Forse si sarebbe potuto agire diversamente, con più scaltrezza e senza prestare il fianco ad ulteriori polemiche. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte.

Uno spunto di riflessione però lo offre uno dei soggetti coinvolti nei disordini. Un dirigente. Che non va oltre una comoda versione di parte. Il testo è stato raccolto da un noto sito sportivo:

"Diffide dei fatti di Treviso? Ci siamo trovato spiazzati ed è stata una situazione spiacevole. Un peccato, perché il clima era tranquillo e sereno. Poi ci hanno accusato di aver rotto il soffitto, ma dei ragazzi picchiati fuori dal palazzetto nessuno ha detto nulla. In più sono arrivate diffide a tre ragazzi che fumavano, veramente grottesco. Con questo non dico che siamo dei santi e non voglio difendere i delinquenti. La situazione che mi riguarda? C'era un bambino di mezzo; un minore non è stato fatto passare ed è stato diviso dal padre. Un gesto che non doveva accadere. Mi son trovato lì ed ho chiesto il perché non l'avessero fatto passare, quando poi hanno rimesso un bambino di 6 anni nella zona dove ci doveva essere la rissa. Insomma, una situazione sfuggita di mano di fronte alla quale erano impreparati. Impugnerò comunque il provvedimento"

Crederci? Dubitare? Ai testimoni oculari spetta l'ultima parola. Intanto guardo il calendario: il 23 ottobre p.v., quarto turno di stagione regolare girone Est dell'A2, è prevista l'ennesima Treviso-Fortitudo. I tifosi ospiti ci saranno? E quel dirigente sarà riuscito ad ottenere la sospensiva della diffida?

domenica 19 giugno 2016

Io ne ho viste cose...

...che voi umani non potreste immaginarvi [...]

E rieccoci nel blog, questo blog, in cui lo ammetto colpevolmente dirado presenza e scritti. Voglio fare professione di snobismo per una volta quindi rettifico quanto poc'anzi tracciato e correggo con un verbo più fine e ricercato: centellinare. Come un buon vino da meditazione. Anche se qui forse è il caso di parlare di digestivi.

Già. Perché serve un po' di amaro, di ammazzacaffè come si diceva un tempo, per digerire certe porcherie. Che non sono i panini del fast-food o i fritti cinesi (mi scuso con chi predilige tale alimentazione ma la trovo orripilante). Mi riferisco invece al contorno avariato di quei playoff di A2 che volgono verso termine. Entro venerdì sera conosceremo l'identità dell'unica squadra promossa al piano di sopra ma... ecco, ma. C'è un ma ed è pure bello grosso.

Davvero è impossibile far finta di non vedere quel che sta succedendo non tanto in campo, dove le partite sono di rara intensità, ma intorno al parquet. Violenze verbali, qualche volta fisiche, volgarità, stupidità, incompetenza. Chiariamoci subito, lo sfottò è il sale della rivalità tra tifoserie e finché si resta in quell'ambito non c'è di che lamentarsi. Il problema si evidenzia quando si travalicano certi limiti. O certe transenne.

Torno al titolo ed all'incipit che si rifanno al celebre monologo del Roy Batty di Rutger Hauer in "Blade Runner".
Io ne ho viste cose... eccetera.
Ebbene, cosa ho visto?
Ho visto "tifosi"(?) sporgersi oltre una transenna per strattonare un giocatore della squadra avversaria.
Ho visto altri "tifosi"(?) vandalizzare uno spazio privato.
Ho visto persone dotate di accredito permettersi qualche licenza di troppo in spregio alle norme di buon comportamento prima ancora che di quelle imposte dai regolamenti di Lega.
Ho visto scuse accampate, tentativi di mistificazione, lamentele più o meno gratuite.
Ho visto disorganizzazione da parte di quei soggetti che dovrebbero sovrintendere alla sicurezza degli eventi pubblici.
Ho visto troppe situazioni che non andrebbero mai viste.
E tutti quei momenti purtroppo non andranno persi nel tempo come lacrime nella pioggia. No. Resteranno vivi nella memoria. Purtroppo. Sporcando l'immagine di un movimento che faticosamente sta cercando di risalire la china. 

venerdì 15 gennaio 2016

Cappellate... e senza camomilla

Leggo stamani un buffo peana che mi spinge a rianimare il blog dopo tanto tempo. L'argomento non del giorno ma della settimana è ovviamente Siena. E non potrebbe essere altrimenti dato che dopo i tanti onori ora stanno piovendo sulla provincia toscana anche gli oneri (fiscali) arretrati e qualche possibile conseguenza tanto penale quanto sportiva. L'ultimissima riguardante la fu nobile ormai sotterrata dai debiti riguarda una guerra di parole incrociata. O meglio ancora, il classico "dagli all'untore!" di manzoniana memoria, qui riproposta nell'ambito di una presunta guerra per bande - il nobile Clodio, buonanima, fosse ancora vivo potrebbe presentare querela.

Non ho mai apprezzato la partigianeria pelosa nel mio mestiere. Si può essere ottima penna e arguta mente anche mantenendo la volontà di tifo per dei colori o delle posizioni verso cui si prova umanissima simpatia. Però... ecco, non ho mai compreso l'utilità dello schierarsi secondo situazione. O convenienza, che spesso è la stessa cosa.

Simpatia si contrappone ad antipatia. Deontologia ad improvvisazione. E la serietà? A voi la risposta. Di certo comprendo le uscite pro o contro qualcosa o qualcuno in virtù delle preferenze soggettive. Mai invece tollero, a prescindere, anche quando il sottoscritto non è oggetto di valutazione nello specifico, che le banderuole vadano a contare i peli di barba sfuggiti alla lama sul mento altrui.

Chiariamoci. Flavio Tranquillo è un collega, non un amico. Ci siamo scambiati di sfuggita due battute in una occasione informale e probabilmente nemmeno se ne ricorda. Lo apprezzo per la qualità del suo lavoro senza per questo idolatrarlo o dimenticarne i difetti evidenti. Merita rispetto per quel che fa ed il giusto rabbuffo quando scrive o dice castronerie. L'ultima riguarda l'omessa dichiarazione al Fisco di alcune ospitate negli anni 2000, una a Siena ed un paio altrove - forse Treviso? Ricordo un paio di sue introduzioni ad inizio stagione. La difesa improntata al "non sapevo ed ora non ricordo" è abbastanza debole anche perché l'evasione fiscale parte appunto dalla volontà di non dichiarare all'Erario il percepimento di una somma quale compenso. Il cosiddetto "nero" è la base di tutto e non ritengo possibile che nel 2004 un professionista non conoscesse il significato di intascare una busta di soldi senza emissione di fattura. La volontà di ammettere un errore, non forzato dall'altrui delazione, credo sia comunque qualcosa di positivo. Al collega Flavio posso solo dare due consigli. Il primo è di non utilizzare più il "non so e non ricordo", sostituendolo con il "sono stato un cretino" (copyright Maurizio Costanzo, 1981) ed accompagnandolo magari con un qualcosa di pratico... dicono che la beneficenza possa far miracoli ma non intendo forzare scelte. Il secondo è fregarsene di certe persone.

Arriviamo alla chiusa dell'intervento ed alla cappellata massima. Un vecchio detto riguarda curiosamente gli animali tradizionalmente rappresentati nei presepi cristiani all'interno della stalla (o della grotta): secondo tale adagio, tra due ruminanti sorgerebbe la discussione tra chi sia o meno dotato di appendici ossee che fuoriescono dalla calotta cranica. Ora, che Flavio Tranquillo abbia fatto una stupidaggine credo sia acclarato. Lo ha ammesso lui stesso, in modo poco accorto e con parole che hanno già dato adito a scandalo. Ma che l'accusa parta da chi in passato ha volutamente svolto il ruolo della banderuola al vento è davvero assurdo. Chiunque conservi i "Superbasket" di inizio Millennio potrà controllare come il Grande Accusatore odierno (nonché Grande Difensore del potere minuccian-pianigianesco fino ad un paio di anni fa) ben prima di dedicarsi gioiosamente alla dieta a base di pici aglione, di finocchiona e di panforte fosse abituato a decantare le doti del risotto al radicchio, della sopa coada e del tiramisù. Divenne curioso, di pari passo con il radicale mutamento ai vertici del basket italiano, osservare come il GA-GD di cui sopra passasse dal frequentare un certo palasport assiduamente per dialogare amabilmente con un certo dirigente o con lo sponsor-proprietario del club locale a diradare le visite nel medesimo impianto solo quando in questo si degnava d'entrare (con moglie e scorta) il nuovo boss incontrastato del sistema che con metodi non sempre ortodossi aveva spazzato via la concorrenza. Tacendo ovviamente delle interviste abbastanza comode e molto garbate che nel giro di un lustro o poco più cambiarono soggetto preferito, dal re dei maglioni passato alle autovie ed alla ristorazione di massa all'ex bancario divenuto reuccio. Entrambi con fidi scudieri, ovvio. Pur non avendo simpatie per la morale cattolica, ne rispolvero qui un passaggio veloce a memento futuro: non guardare alla pagliuzza nell'occhio del vicino ma curati della trave che occupa il tuo.

Post scriptum: prima che qualcuno mi tacci di disonestà intellettuale per aver taciuto chissà quali favori ottenuti a mia volta, confesso candidamente di aver goduto di una (dico una) cena informale gentilmente offerta a me e ad un collega nonché amico da un alto dirigente di un club ancora attivo in ambito giovanile ma non più professionistico. Cena piacevole, dettata da un legame d'amicizia tra persone adulte, in cui si discusse di letteratura e di cinema con una spesa a testa di 80 Euro. Confesso, avrei dovuto rifondere quegli 80 Euro alla carta di credito aziendale che il gentilissimo dirigente, persona squisita e di grande levatura culturale, utilizzò per saldare il conto. Mea culpa. Quanto alle mie dichiarazioni dei redditi, sono talmente limpide che il Fisco non solo non mi ha mai creato problemi finora contestandomi alcunché ma mi ha usato la solerte cortesia di rimborsare con puntualità i versamenti in eccesso all'Erario.