lunedì 30 dicembre 2013

Un anno è passato... cosa resta?

Riprendo ad animare il blog ad un anno di distanza dall'ultimo post. Per tanti motivi, anche personali, ho preferito concedere una lunga pausa a questo esperimento comunicativo.
Ora si riprende. E lo si fa proprio da dove si era interrotto il racconto il 31 dicembre 2012.

Tanti avvenimenti si sono succeduti in questo anno 2013, prossimo a concludersi. Qualche esempio: Sandro Nicevic alle Piscine, Max Minto che segna il canestro vincente a Quinto, l'Enzo-day a marzo, l'inno dei Fioi dea Sud, SuperPippo Sales che illumina la strada verso la vittoria del campionato provinciale. I primi cinque mesi sono volati così, con tanta soddisfazione.

Dopo? Cinquanta giorni di incertezze. Si dice. Pare. Spifferi. Congetture. Possibilità. Smentite. Alla fine, la DNB. Non voluta ma accettata. Si preferiva una Legadue, anche Silver, per ripartire. Obiettivo fallito e non solo per demeriti propri. Acquisire un diritto anticipando i soldi di tasca propria è già un'impresa rischiosa; figuriamoci quando il venditore pone condizioni difficili da accettare oppure quando ci ripensa subito prima di apporre la firma sul documento di cessione.

Non tutto il male viene per nuocere, si suol dire. Ebbene, ripartire dalla DNB ha consentito di dar spazio, almeno a parole, al famoso recupero della trevigianità. Un qualcosa che è parso evidente almeno nelle scelte di mercato. E qui va un plauso particolare ad Ivan Gatto, che avrebbe potuto onorare l'accordo sulla parola che aveva con Udine, molto più vantaggioso. Invece ha preferito compiere una scelta di vita, diventare capitano della squadra della sua città. Un modo per dire, a voce alta, "Treviso, io ci sono!".

Dopo di lui, gli altri. Cazzolato, Raminelli, Maestrello e Prandin. Ed anche Masocco, con le conferme di Vedovato e Rossetto. Più due "stranieri", Cortesi e Parente. E coach Bjedov in panchina. Premesse ottime, non solo a livello tecnico, che hanno scatenato l'entusiasmo dei tifosi. Nessuno dimenticherà la folla al raduno, un'istantanea insolita se confrontata con l'accoglienza alle squadre targate Ghirada nel lustro precedente l'indegna chiusura. 

Sul campo la squadra non è l'annunciato schiacciasassi, anzi sta faticando. Eppure la passione sotto c'è. Ed alla fine si è pure riusciti a coinvolgere Denis Marconato, rimasto senza squadra a luglio e convinto dopo due mesi di allenamenti in gruppo a dare una mano anche in partita.

Positivo e riuscito anche il distacco dall'universo dei Colori Uniti, testimoniato da un accesissimo derby giovanile. Vinto dai verdi a fatica, nonostante la differenza tecnica a loro favore fosse abissale. Ma con la nota lieta di una folta presenza sugli spalti a tifare TVB. 

Non è tutto oro ciò che luccica. In realtà, qualcosa che non mi piace c'è. E lo dico come sempre senza peli sulla lingua. Se il tifoso medio accetta tutto e partecipa entusiasticamente ad ogni iniziativa, sia essa lo struscio in piazza per l'evento mondano della società piuttosto che la trasferta, noto un ritorno snobista all'interno del club. Un qualcosa che non mi piaceva ai vecchi tempi, quando si vinceva e si pretendeva di selezionare gli ingressi, e che mi piace ancor meno oggi, che si dovrebbero evitare distinzioni. Capisco la necessità di marketing, il bisogno di dare a chi materialmente contribuisce un comodo posto a sedere al PalaCicogna ed anche una sala relax con annessi spuntini. Ma che fine ha fatto l'anima trevigiana? Un anno fa i soci (oggi rientrati nel Consorzio per modifica strutturale del club), i consorziati ed i dirigenti sedevano tra il pubblico del Natatorio, parlavano con tutti e mangiavano con il tifoso comune a fine partita. Oggi vedo i vertici sulle poltroncine a bordo campo, distanti dalla gente. Un anno fa la cena di Natale si teneva in un ristorante comune; dodici mesi dopo si va in un locale alla moda. Il tutto poi con un incredibile capovolgimento della situazione osservando la gestione quotidiana della società, poiché ad un ristretto gruppo di lavoro comunque sovradimensionato per numero e qualità per la Promozione (Claudio Coldebella ed Alberto Bernhart) è succeduto un team allargato in cui però il solo Bernhart, confermatissimo a ragion veduta, pare essere impiegato a tempo pieno mentre per il resto c'è il part-time. Bisognerebbe porre una sorta di questione di coerenza: dove vogliamo andare? Cosa vuol essere questo TVB? Una società sportiva di trevigiani per i trevigiani o un ambizioso club che vuole scalare le vette e rinverdire i fasti del passato a costo di compiere i medesimi errori di comunicazione? Se il desiderio va verso la prima ipotesi, si torni al pane e soppressa, alle spaghettate comuni, meno lustrini e più genuinità; qualora invece si preferisse il secondo obiettivo, smettiamola di spacciare buone intenzioni per poi comportarci diversamente, come il passato tanto additato a pessimo esempio.

Magari tutto questo è solo il riflesso di una mia sensazione errata, una visione sbagliata, un'interpretazione viziata da un giudizio non conforme. Spero che sia così, di non aver compreso. Oppure che, qualora fosse tutto reale, sia stato fatto in pura buona fede, non immaginando di deviare dalla strada maestra, quella tracciata agli inizi di luglio 2012 da cinque imprenditori ed alcune vecchie glorie. Torniamo all'antico, torniamo a coinvolgere tutti. Torniamo al basket senza barriere. Torniamo tutti tifosi, senza categoria né distinzione. 

E' con un augurio che concludo il 2013 e questa ripartenza del blog. Che il 2014 possa portare belle novità ed ulteriore crescita a Treviso Basket ed a tutti coloro i quali sono affezionati a questa realtà. Per passione e non per moda.