Probabilmente la risposta a tutti questi interrogativi siede in panchina ed è lo stesso responsabile delle scelte estive. Spezzo volentieri una metaforica lancia a favore di Andrea Gracis: non è lui a decidere chi firmare, ruolo per ruolo. Il direttore sportivo semmai si occupa di procurare attraverso gli agenti un ventaglio di opportunità nelle varie caselle, demandando all'allenatore la decisione finale. Quindi se volete sapere chi abbia voluto Invernizzi ma anche Derek Cooke (e pure Banks e Zanelli e Simioni), giubilando in estate Imbrò e Chillo e liquidando Sokolowski in corsa, l'autore di tutte queste scelte è Marcelo Nicola. E qui si innesta un'altra questione aperta relativa alla società Treviso Basket ossia il peso relativo del capoallenatore della prima squadra. Perché diciamocela tutta, a parte il mai abbastanza rimpianto Stefano Pillastrini ed un Max Menetti che fino ad un anno fa era ancora abbastanza lucido da saper gestire le situazioni, TvB non ha mai ben capito quanto sia importante selezionare un head coach con pieno controllo di tutte le questioni tecniche. Pilla fece benissimo ben oltre i risultati in A2, costruendo da zero un sistema di lavoro degli allenatori e scegliendo giocatori funzionali in base a precise esigenze di gioco; Menetti, pur non godendo della piena libertà del predecessore (Vedovato e Busetto a parte, l'allenatore cervese ripartì da un foglio bianco), ebbe anch'egli sufficiente margine di manovra per impostare un certo tipo di discorso, commettendo però degli errori sempre più pesanti - il divorzio da Galigani, la sopravvalutazione di Sims e di Dimsa, la mancata opposizione all'arrivo (imposto dall'alto) di Casarin.
Nicola ha avuto in estate piena autonomia, a parte il contrattone di Sokolowski. E ha sbagliato molto: Banks non dà continuità né affidabilità, Iroegbu è meno discontinuo ma è poco play e molto guardia, Cooke è stato un fallimento annunciato, Simioni è inutile, Zanelli va a sprazzi. Ma ancora peggiore è stata la scelta di rinunciare a dei cervelli pensanti, a dei punti fermi che potevano fungere da pietre angolari della ricostruzione: Imbrò, pur limitato dai noti problemi alle articolazioni, conosceva l'ambiente e sapeva farsi sentire; Chillo era preziosissimo ben oltre il favorevole rapporto qualità-prezzo grazie alla capacità di leggere le difese avversarie; coach Francesco Tabellini era l'ultimo lascito della gestione Pillastrini, un allenatore preparato, bravissimo con i giovani, capace di fornire una forte impronta ad ogni squadra e di organizzare al meglio la tattica. Su Imbrò, Chillo e Tabellini si è abbattuta la scure, non li si voleva più. E pure Sokolowski ha capito di non essere gradito ma a differenza degli altri aveva un contratto praticamente impossibile da risolvere, per cui si è dovuta attendere la rivoluzione invernale del Besiktas.
Se l'avvicendamento di Cooke con un centro dotato di gioco in post basso non era nemmeno quotato dai bookmakers stante l'ovvietà della mossa in sé, più di qualcuno pensava che al posto del polacco potesse arrivare un regista ossia quel giocatore che manca terribilmente ad una squadra che si condanna da sola a giocare in isolamenti e che, se non approfitta dei suicidi altrui o non trova la serata di grazia di un solista, è spacciata in partenza. Invece l'allenatore ha deciso per un altro numero 3, sia mai che il ruolo risulti scoperto tra un Jurkatamm che gioca scampoli isolati, un Faggian che vede il campo solo in determinate occasioni ed un Sarto che metà delle squadre di A2 vorrebbe ma che a Treviso fatica a trovare minutaggio neanche fosse un brocco - e non lo è, sottolineiamolo. Il risultato lo si è visto contro Tortona: l'estone parte in quintetto, difende benissimo, viene tolto al secondo fallo e proprio lì la Nutribullet inizia a soffrire; l'oriundo italoargentino viene schierato da arma tattica e non dispiace affatto ma non può cantare e portare la croce; Sarto colleziona l'ennesimo "non entrato" della stagione. Il tutto a vantaggio dell'ultimo arrivato, il francese affatto irresistibile che non ne combina una di giusta nemmeno quando prova a giocare fuori ruolo, da guardia. Quindi, mi e vi domando: serviva davvero? E perché non si è cercato un regista al suo posto, così da avere un po' di idee fresche in campo? E non era meglio tutelare il prodotto nostrano, trevigiano o comunque di scuola italiana, anche valorizzando quel settore giovanile che finora ha meritato ampi investimenti?
Vabbé, basta con gli interrogativi che poi nemmeno trovano risposta e passiamo alle mie personali pagelle di Treviso-Tortona:
BANKS 4.5 - Raddrizza il tabellino personale a suon di viaggi in lunetta nell'ultimo quarto, faticando moltissimo ad arrivare a due metri dal canestro e non trovando spazi per il tiro da fuori. Merito della difesa di Ramondino (voto 8, a lui) che gli leva uscite dai blocchi e spazio in angolo. Ma se si pensa che il basket di Serie A viva solo del talento di un vecchio marpione, allora la colpa non è tanto del giocatore in sé quanto di chi pensa che possa ogni volta cavare il metaforico coniglio dal cilindro
IROEGBU 5 - Inizia benino, poi si perde tra difficoltà a leggere le situazioni, necessità di far paniere al posto di più di un collega, difesa impossibile su troppi avversari e mancanza di situazioni di campo aperto e gioco rapido che ne esaltino le caratteristiche. Ramondino (sempre lui) mica si è scordato di cosa era successo appena un mese fa, difatti ingabbia pure il nigeriano.
ELLIS 6 - Da un pivot delle sue potenzialità mi aspetto molto di più di 5 rimbalzi, quasi tutti catturati nell'ultimo quarto. Intanto però si sono visti finalmente dei movimenti in post basso quasi dimenticati dopo il mai abbastanza rimpianto Mekowulu. Se i risultati sono questi dopo solo due allenamenti in gruppo ed un jet lag appena smaltito, c'è da essere ottimisti.
ZANELLI 4 - Zero assist per un play è una pecca grave, gravissima. Ma anche qui, colpa sua che non ce la fa o colpa di chi lo fa giocare in determinate condizioni? Opterei per una responsabilità diffusa. Ma se poi in attacco il mottense tira con 2/7, compresi dei piccioni viaggiatori, c'è poco da essere allegri.
JURKATAMM 6 - Parte titolare e finché c'è lui Christon non vede la luce (scusate la battuta a sfondo religioso). Poi viene panchinato e non più riproposto per dar spazio a chi è in serata storta o chi davvero gnafà. Qualcun altro al posto suo avrebbe già chiesto la cessione.
SOROKAS 7.5 - Non è la prima volta a risultare il migliore della truppa o uno dei più combattivi. Forse perché il lituano, che in carriera si è sempre guadagnato col sudore tutto ciò che ha ottenuto, conosce il significato della parola "sacrificio". Si potesse, sarebbe da clonare. Intanto andrebbe blindato con un bel contratto, sperando che non arrivi la retrocessione a cancellare il vincolo.
FAGGIAN 7 - Fa tutto quello che può, cioè moltissimo per il gruppo e nulla per sé. Se saprà lavorare sul tiro da fuori che gli manca e sulla consapevolezza nei propri mezzi diventerà un giocatore eccezionale. Già oggi, a nemmeno diciannove anni, regala preziose certezze in difesa al punto che Christon deve alzare parecchio la parabola per riuscire a segnare contro le sue lunghe leve.
INVERNIZZI 4 - Il tiro ha una parabola schiacciata, il baricentro difensivo è basso, la posizione non è male però manca tutto il resto. E come già detto, non se ne capisce l'utilità. A margine: nessuno si è domandato come mai il BC Wolves di Alytus se ne sia disfatto a tempo record dopo averlo preso in estate come ala piccola titolare? Sarebbe bastata una telefonata in Lituania per accorgersi del fatto che il giocatore sia deludente al punto che la sua ex squadra ha ingaggiato Jeffrey Taylor un mese e mezzo fa riducendo l'alsaziano a giocatore di estremo contorno prima di trovare dove piazzarlo.
JANTUNEN 7 - Ancora una volta miglior rimbalzista e guardando il finnico, che non ha certo muscoli da culturista né elevazione da cavalletta, significa trovarsi di fronte ad un giocatore con un ottimo senso della posizione. Ottimo ed efficace il tiro in virata dai 4 metri, dall'arco invece la mira è ancora storta. Ma pure lui non si tira indietro.
NICOLA 4 - Ramondino lo porta a scuola di tattica. E lui non sa che pesci pigliare: Banks non ha spazi e non ingrana, Iroegbu dopo un buon inizio non accelera più, Zanelli non ne fa una di giusta. Ha la colpa di insistere su Invernizzi a scapito di altri giocatori, oltre a non capire l'utilità di Jurkatamm. In più la sua difesa è un colabrodo negli angoli, con il Derthona che spara tutto lo sparabile: solo una mira perfettibile da parte dei bianconeri evita risultati peggiori. Detto delle inopinate scelte di mercato, ha voluto lui questa squadra quindi deve adeguarsi in fretta. E se, a suo dire, mancano fisicità ed aggressività, tocca all'allenatore trasmettere simili necessità al gruppo.