domenica 29 gennaio 2023

Viva il Made in Italy!

Domanda tra il gourmet ed il cestistico: era davvero necessario importare lo stracchino alsaziano invece di valorizzare la trevigianissima Casatella o al massimo il Raviggiolo bolognese pur se prodotto con latte estone? Avrete già capito, immagino: anche alla luce della prestazione negativa contro Tortona, non riesco a capire il motivo dell'ingaggio di Hugo Invernizzi da parte di Treviso Basket. Se alla Nutribullet c'era (e c'è) un ruolo più che coperto è quello dell'ala piccola. E pure con una bella variante di possibilità tattiche: Mikk Jurkatamm è spendibile anche da guardia, difende molto bene (i suoi primi cinque minuti su Christon sono da antologia), non è appariscente ma sa alla bisogna colpire sia da lontano che in avvicinamento; Leonardo Faggian non ha tiro da fuori (può e deve lavorarci) però è fisico, può marcare su quattro ruoli diversi, accetta i cambi difensivi, attacca il ferro; Alvise Sarto è un buon tiratore sugli scarichi e sa essere elemento di raccordo tra i reparti. Insomma, il materiale c'è. Quindi mi spiegate l'obiettivo di aggiungere ad una squadra che ha tutte queste risorse cui attingere un altro giocatore in un ruolo più che coperto? E perché non si è cercato invece un cervello autentico, un playmaker vero capace di leggere le situazioni, di innescare i lunghi, di variare il gioco rispetto al solito attacco a mezza ruota?

Probabilmente la risposta a tutti questi interrogativi siede in panchina ed è lo stesso responsabile delle scelte estive. Spezzo volentieri una metaforica lancia a favore di Andrea Gracis: non è lui a decidere chi firmare, ruolo per ruolo. Il direttore sportivo semmai si occupa di procurare attraverso gli agenti un ventaglio di opportunità nelle varie caselle, demandando all'allenatore la decisione finale. Quindi se volete sapere chi abbia voluto Invernizzi ma anche Derek Cooke (e pure Banks e Zanelli e Simioni), giubilando in estate Imbrò e Chillo e liquidando Sokolowski in corsa, l'autore di tutte queste scelte è Marcelo Nicola. E qui si innesta un'altra questione aperta relativa alla società Treviso Basket ossia il peso relativo del capoallenatore della prima squadra. Perché diciamocela tutta, a parte il mai abbastanza rimpianto Stefano Pillastrini ed un Max Menetti che fino ad un anno fa era ancora abbastanza lucido da saper gestire le situazioni, TvB non ha mai ben capito quanto sia importante selezionare un head coach con pieno controllo di tutte le questioni tecniche. Pilla fece benissimo ben oltre i risultati in A2, costruendo da zero un sistema di lavoro degli allenatori e scegliendo giocatori funzionali in base a precise esigenze di gioco; Menetti, pur non godendo della piena libertà del predecessore (Vedovato e Busetto a parte, l'allenatore cervese ripartì da un foglio bianco), ebbe anch'egli sufficiente margine di manovra per impostare un certo tipo di discorso, commettendo però degli errori sempre più pesanti - il divorzio da Galigani, la sopravvalutazione di Sims e di Dimsa, la mancata opposizione all'arrivo (imposto dall'alto) di Casarin.

Nicola ha avuto in estate piena autonomia, a parte il contrattone di Sokolowski. E ha sbagliato molto: Banks non dà continuità né affidabilità, Iroegbu è meno discontinuo ma è poco play e molto guardia, Cooke è stato un fallimento annunciato, Simioni è inutile, Zanelli va a sprazzi. Ma ancora peggiore è stata la scelta di rinunciare a dei cervelli pensanti, a dei punti fermi che potevano fungere da pietre angolari della ricostruzione: Imbrò, pur limitato dai noti problemi alle articolazioni, conosceva l'ambiente e sapeva farsi sentire; Chillo era preziosissimo ben oltre il favorevole rapporto qualità-prezzo grazie alla capacità di leggere le difese avversarie; coach Francesco Tabellini era l'ultimo lascito della gestione Pillastrini, un allenatore preparato, bravissimo con i giovani, capace di fornire una forte impronta ad ogni squadra e di organizzare al meglio la tattica. Su Imbrò, Chillo e Tabellini si è abbattuta la scure, non li si voleva più. E pure Sokolowski ha capito di non essere gradito ma a differenza degli altri aveva un contratto praticamente impossibile da risolvere, per cui si è dovuta attendere la rivoluzione invernale del Besiktas.

Se l'avvicendamento di Cooke con un centro dotato di gioco in post basso non era nemmeno quotato dai bookmakers stante l'ovvietà della mossa in sé, più di qualcuno pensava che al posto del polacco potesse arrivare un regista ossia quel giocatore che manca terribilmente ad una squadra che si condanna da sola a giocare in isolamenti e che, se non approfitta dei suicidi altrui o non trova la serata di grazia di un solista, è spacciata in partenza. Invece l'allenatore ha deciso per un altro numero 3, sia mai che il ruolo risulti scoperto tra un Jurkatamm che gioca scampoli isolati, un Faggian che vede il campo solo in determinate occasioni ed un Sarto che metà delle squadre di A2 vorrebbe ma che a Treviso fatica a trovare minutaggio neanche fosse un brocco - e non lo è, sottolineiamolo. Il risultato lo si è visto contro Tortona: l'estone parte in quintetto, difende benissimo, viene tolto al secondo fallo e proprio lì la Nutribullet inizia a soffrire; l'oriundo italoargentino viene schierato da arma tattica e non dispiace affatto ma non può cantare e portare la croce; Sarto colleziona l'ennesimo "non entrato" della stagione. Il tutto a vantaggio dell'ultimo arrivato, il francese affatto irresistibile che non ne combina una di giusta nemmeno quando prova a giocare fuori ruolo, da guardia. Quindi, mi e vi domando: serviva davvero? E perché non si è cercato un regista al suo posto, così da avere un po' di idee fresche in campo? E non era meglio tutelare il prodotto nostrano, trevigiano o comunque di scuola italiana, anche valorizzando quel settore giovanile che finora ha meritato ampi investimenti?

Vabbé, basta con gli interrogativi che poi nemmeno trovano risposta e passiamo alle mie personali pagelle di Treviso-Tortona:

BANKS 4.5 - Raddrizza il tabellino personale a suon di viaggi in lunetta nell'ultimo quarto, faticando moltissimo ad arrivare a due metri dal canestro e non trovando spazi per il tiro da fuori. Merito della difesa di Ramondino (voto 8, a lui) che gli leva uscite dai blocchi e spazio in angolo. Ma se si pensa che il basket di Serie A viva solo del talento di un vecchio marpione, allora la colpa non è tanto del giocatore in sé quanto di chi pensa che possa ogni volta cavare il metaforico coniglio dal cilindro

IROEGBU 5 - Inizia benino, poi si perde tra difficoltà a leggere le situazioni, necessità di far paniere al posto di più di un collega, difesa impossibile su troppi avversari e mancanza di situazioni di campo aperto e gioco rapido che ne esaltino le caratteristiche. Ramondino (sempre lui) mica si è scordato di cosa era successo appena un mese fa, difatti ingabbia pure il nigeriano. 

ELLIS 6 - Da un pivot delle sue potenzialità mi aspetto molto di più di 5 rimbalzi, quasi tutti catturati nell'ultimo quarto. Intanto però si sono visti finalmente dei movimenti in post basso quasi dimenticati dopo il mai abbastanza rimpianto Mekowulu. Se i risultati sono questi dopo solo due allenamenti in gruppo ed un jet lag appena smaltito, c'è da essere ottimisti.

ZANELLI 4 - Zero assist per un play è una pecca grave, gravissima. Ma anche qui, colpa sua che non ce la fa o colpa di chi lo fa giocare in determinate condizioni? Opterei per una responsabilità diffusa. Ma se poi in attacco il mottense tira con 2/7, compresi dei piccioni viaggiatori, c'è poco da essere allegri.

JURKATAMM 6 - Parte titolare e finché c'è lui Christon non vede la luce (scusate la battuta a sfondo religioso). Poi viene panchinato e non più riproposto per dar spazio a chi è in serata storta o chi davvero gnafà. Qualcun altro al posto suo avrebbe già chiesto la cessione.

SOROKAS 7.5 - Non è la prima volta a risultare il migliore della truppa o uno dei più combattivi. Forse perché il lituano, che in carriera si è sempre guadagnato col sudore tutto ciò che ha ottenuto, conosce il significato della parola "sacrificio". Si potesse, sarebbe da clonare. Intanto andrebbe blindato con un bel contratto, sperando che non arrivi la retrocessione a cancellare il vincolo.

FAGGIAN 7 - Fa tutto quello che può, cioè moltissimo per il gruppo e nulla per sé. Se saprà lavorare sul tiro da fuori che gli manca e sulla consapevolezza nei propri mezzi diventerà un giocatore eccezionale. Già oggi, a nemmeno diciannove anni, regala preziose certezze in difesa al punto che Christon deve alzare parecchio la parabola per riuscire a segnare contro le sue lunghe leve.

INVERNIZZI 4 - Il tiro ha una parabola schiacciata, il baricentro difensivo è basso, la posizione non è male però manca tutto il resto. E come già detto, non se ne capisce l'utilità. A margine: nessuno si è domandato come mai il BC Wolves di Alytus se ne sia disfatto a tempo record dopo averlo preso in estate come ala piccola titolare? Sarebbe bastata una telefonata in Lituania per accorgersi del fatto che il giocatore sia deludente al punto che la sua ex squadra ha ingaggiato Jeffrey Taylor un mese e mezzo fa riducendo l'alsaziano a giocatore di estremo contorno prima di trovare dove piazzarlo.

JANTUNEN 7 - Ancora una volta miglior rimbalzista e guardando il finnico, che non ha certo muscoli da culturista né elevazione da cavalletta, significa trovarsi di fronte ad un giocatore con un ottimo senso della posizione. Ottimo ed efficace il tiro in virata dai 4 metri, dall'arco invece la mira è ancora storta. Ma pure lui non si tira indietro.

NICOLA 4 - Ramondino lo porta a scuola di tattica. E lui non sa che pesci pigliare: Banks non ha spazi e non ingrana, Iroegbu dopo un buon inizio non accelera più, Zanelli non ne fa una di giusta. Ha la colpa di insistere su Invernizzi a scapito di altri giocatori, oltre a non capire l'utilità di Jurkatamm. In più la sua difesa è un colabrodo negli angoli, con il Derthona che spara tutto lo sparabile: solo una mira perfettibile da parte dei bianconeri evita risultati peggiori. Detto delle inopinate scelte di mercato, ha voluto lui questa squadra quindi deve adeguarsi in fretta. E se, a suo dire, mancano fisicità ed aggressività, tocca all'allenatore trasmettere simili necessità al gruppo.

mercoledì 18 gennaio 2023

Vite parallele

Scommetto che pochi, pochissimi, forse nessuno di chi ogni tanto sbircia le pagine virtuali di questo blog ha letto il mio pezzo, pubblicato in un quotidiano locale, relativo alla partita di Pesaro di TvB. Tanto il malcostume dilagante tra il pubblico è divenuto quello di leggere i titoli, al limite i sommari ed i voti delle pagelle per poi sputare sentenze. Ed allora, a beneficio della massa, ribadisco il concetto iniziale di quell'articolo ossia le famose "Vite Parallele" di Plutarco. O, se preferite, la teoria della ciclicità della Storia di Giovan Battista Vico. O, meglio, l'aforisma di Karl Marx secondo cui la storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Tutto questo per dire che il divorzio annunciato tra Treviso Basket e Michal Sokolowski ricalca in brutta copia quanto avvenne undici anni fa, protagonista l'altro club trevigiano di pallacanestro maschile (la Benetton) ed un giovanissimo Alessandro Gentile.

I punti di contatto tra le due vicende? Tralasciando il ruolo dei giocatori, entrambi ali piccole, sono ugualmente moltissimi. La possibile separazione estiva rifiutata, procrastinata, rinviata, smentita, infine necessaria. Società bisognosa di intervenire sul mercato ma con problemi di liquidità. L'atleta che era un simbolo ma che col passare del tempo diventa un peso (economico ma anche tecnico) insostenibile. Per andare avanti, per potersi permettere il maquillage invernale con Jobey Thomas, Ortner, Viggiano, il ritorno di Goree e l'estensione contrattuale di Becirovic, la Benetton dovette cedere Gentile: era il sacrificio necessario, quello che il povero Enzo Lefebre mai avrebbe voluto compiere - "Come a poker si deve saper bluffare, se avessi venduto Alessandro in estate tutti avrebbero visto il mio bluff e avrebbero capito che questa società era destinata a morire", mi confidò Enzo prima di andarsene, vinto dal male. Insomma, si doveva ingoiare il più amaro dei bocconi per avere un domani. Difatti la cessione dell'ultimo gioiello rimasto, dopo aver rinunciato in estate a Markovic, Brunner e Devin Smith ed aver girato al Prokom il contrattone di Motiejunas, servì a ridare prezioso ossigeno - tradotto: mezzo milione cash più Viggiano pagato dall'Olimpia - ad un club mancante di uno sponsor di maglia e dunque a corto di risorse nell'immediato.

Michal Sokolowski rappresenta in prospettiva il Gentile di allora. Contratto e ruolo importanti ma inadatti al pensiero tattico di un allenatore diverso rispetto a quello che aveva voluto il polacco a Treviso. Trattative abortite in estate per ridimensionare il salario del giocatore, poi un maldestro tentativo di cessione a Napoli rifiutato dallo stesso Sokolowski. Infine la manfrina d'autunno, l'ala che torna dagli Europei e litiga con l'agente, i guai di una squadra assemblata troppo in fretta e con più di un problema tattico, un feeling impossibile con Banks (e forse anche con qualcun altro in panca), il Besiktas che chiama il CT della Polonia in panchina il quale cerca subito di circondarsi di pretoriani, la richiesta abnorme di buyout di TvB, l'arrivo di Wasserman, la pessima prestazione di Pesaro e quella incoraggiante sul piano personale con Trieste, la scaramuccia con i tifosi, la multa, la decisione di chiudere un rapporto logoro. Ed un vantaggio economico per la società trevigiana che, risparmiando mezza annualità di Sokolowski più un minimo di indennizzo turco, può pescare un centro americano che (si spera) possa dare più solidità sotto canestro.

Tutti felici, tutti contenti? Non direi. In primis perché la squadra ha perso l'ultimo vero cervello dopo aver rinunciato in estate agli altri due ossia Imbrò e Chillo. In secondo luogo, si apre una voragine in ala piccola, un ruolo che salvo nuovi movimenti vedrà l'alternanza di Sarto, Jurkatamm e Faggian con incarichi di contorno sperando che bastino a riportare la coppia Iroegbu-Banks a produrre caterve di punti. Aggiungiamo la persistenza di altre due criticità, ossia una cabina di regia sempre deboluccia ed i dubbi su Jantunen che fisicamente e tecnicamente pare poco adatto ad un gioco fisico come quello della Serie A, ed il quadro è completo. Di certo la partenza di Sokolowski toglie alibi a molti. Anche in panchina, dove coach Nicola non può più sbagliare: il polacco era l'unico giocatore che non ha scelto direttamente in estate - Jurkatamm è stato confermato su sua indicazione invece - quindi ora ha in mano una squadra al 100% voluta da lui. Gli errori fatti in precedenza, compresi contratti firmati troppo velocemente, passano in secondo piano: nel girone di ritorno occorreranno almeno 7 vittorie (magari raddrizzando almeno un paio di differenze canestri) per centrare una salvezza mai così tribolata. La vecchia Benetton si salvò sul campo, salvo essere uccisa dietro le quinte per precise volontà inconfessabili. Questa TvB è ben più solida e ha voglia di esistere ancora ma ha, almeno oggi, meno chances di preservare il posto in Serie A. Tocca ora al campo esprimersi quale giudice supremo.

sabato 14 gennaio 2023

Ansia da prestazione? A gennaio?

Ho il fondato sospetto che nemmeno Rocco Tano in arte Siffredi (e neppure il compianto John Holmes cantato da Elio e le Storie Tese) abbia avuto il coraggio di invocare la scusante dell'ansia da prestazione per giustificare quella che in termini di meccanica sessuale è definita amichevolmente come "cilecca". Un rendimento al di sotto delle aspettative può capitare per mille e più motivi: condizioni psicofisiche carenti, stato di forma scadente, concentrazione assente, preparazione insufficiente, persino per errori negli studi preliminari. Ma l'ansia di prestazione, no. Almeno, non in ambito professionistico. Se è ammissibile ed anche scusabile che un amatore, un dilettante, un dopolavorista sbagli perché emozionato o condizionato dalla voglia di dimostrare qualcosa, il professionista non può sperare di concedersi simili lussi.

Trovo dunque offensivo che al giro di boa del campionato si invochi ancora la scusante dell'ansia da prestazione per giustificare l'ennesima partita preparata non perfettamente, eseguita male e mai raddrizzata. Ed il fatto che suddetta motivazione giunga dallo staff tecnico mi fa capire solo una cosa, al di là del desiderio di accampare un alibi impossibile: nemmeno gli allenatori hanno capito davvero qualcosa di quanto è accaduto. A cominciare da un assunto semplice ed evidente: le rotazioni ridotte a sette uomini, spremuti all'inverosimile, quando l'avversaria ruotava comodamente a dieci. E non mi si dica che Trieste dispone di un budget superiore (non è vero) o che i suoi rincalzi sono pari o addirittura superiori al quintetto base. Già Skylar Spencer è un centro oggettivamente limitato, ma se gli si consente di prendere posizione in post basso e di giocare a due col piccolo oppure di catturare il rimbalzo offensivo a dieci centimetri dal ferro, non ci si può certo aspettare che regali palle perse o schiacciate spedite sui ferri per benevolenza o umana pietà. Ma vogliamo parlare di Lodovico Deangeli, ragazzo di grande dedizione e con un buon fisico ma che è tutto fuorché materiale da Nazionale? O di Corey Davis, nemmeno parente del celeberrimo Baron? O di Alessandro Lever, che è il classico 4 dotato solo di gioco frontale? O di Giovanni Vildera, che pure all'interno di TvB dovrebbe essere ben conosciuto? O di un Campogrande divenuto la controfigura del tiratore di un tempo o di un Pacher che in Serie A è il classico pesce fuor d'acqua?

Non prendiamoci in giro. E, per cortesia, non chiedetemi di credere a delle assurdità clamorose tipo la volontà di giostrare a sette in funzione di un aumento della responsabilità dei veterani. Se Cooke torna quello di inizio campionato - dimostrazione di come le buone prestazioni tra Natale e Capodanno siano state figlie della contingenza e delle voci di taglio, poi rientrate, e non di un vero progresso tecnico - e se Banks si conferma condizionante in negativo, non è certo insistendo su di loro (o su Iroegbu o Zanelli) che si possa invertire l'inerzia. Si tratta anche di messaggi mentali da inviare a chi gioca da schifo: rendi poco? Non m'importa del nome che hai sulla canotta né del tuo curriculum, piuttosto butto nella mischia chi picchia (Jurkatamm), chi vola alto (Faggian), chi un tiro piazzato su scarico lo mette (Sarto). E se le cose vanno malissimo, allora abbasso il quintetto, gioco con quattro o anche cinque esterni, faccio zone-press, cerco di spezzare giochi e ritmo, faccio casino. Questa è l'ABC del ruolo dell'allenatore, non certo trovare alibi impossibili.

Invece... invece si è visto l'esatto contrario. Passaggi a zona contro una squadra di tiratori in situazioni di bonus non raggiunto e di pochi falli personali spesi. Insistenza su una coppia di guardie che, se non è in serata, fa solo danni. Zero idee tattiche innovative e zero chiamate per attaccare una retroguardia che invece nei quarti centrali vedeva la paletta dei cinque falli di squadra alzata dopo pochi minuti. Un disastro, insomma. Nemmeno mascherato da quella perifrasi, da quella "ansia da prestazione" che sembra assurta al rango di motivazione da tirar fuori dal cassetto ad ogni ventello subito. E non importa che l'avversaria sia Reggio Emilia, Scafati, Pesaro o Trieste. Non c'è nemmeno il pudore di ammettere di aver perso la bussola e di non aver capito nulla della partita. No. Meglio invocare la motivazione più puerile, qualcosa che non viene invocato nemmeno nelle minors più minors - e lo scrive uno che, modestamente, le minors le conosce bene e qualcosa nelle suddette minors ha pure (immeritatamente) vinto.

Preferirei un po' di sana onestà. Preferirei un "scusate, non ci ho capito una mazza" oppure un "la squadra non girava ma non ho saputo rimetterla in carreggiata". Qualsiasi altra motivazione, purché sincera e plausibile, sarebbe preferibile alla peggiore delle bugie. Io non credo al fatto che gente di 30 e passa anni compiuti, con una solida carriera sul parquet, vada improvvisamente nel pallone perché ci teneva tanto a fare una partita eccellente ma dopo due errori ha perso la testa. Mi dispiace, non ci credo. Piuttosto si reagisce prendendosi tecnico, o picchiando qualcuno facendosi espellere - mai sentito parlare di Ruslan Avleev? - ma non così. Quindi, visto che siamo giunti al giro di boa del campionato con un bilancio sportivamente in passivo, è ora di un po' di pagelle:

BANKS 5 - Se l'intento dello staff tecnico era puntare su una guardia capace di fungere da leader vocale, tecnico e realizzativo come arma primaria per la salvezza, esistevano parecchie opzioni migliori. Per dirne una, quell'Abdur-Rahkman che sta facendo ottimamente a Pesaro costa molto meno di Banks, chiede parecchi palloni in meno, difende un po' di più e quanto a killer instinct non si può dire che gli difetti. Ma per scegliere certi giocatori occorre avere le idee chiare: Repesa evidentemente le ha.

IROEGBU 5 - Lo ripeterò fino alla nausea, non è un play. Semmai è una comboguard, imprendibile se può andare a mille all'ora, ma se è costretto a giocare a ritmi controllati e difese schierate, il nigeriano paga un prezzo carissimo e con lui tutta la squadra. C'era di meglio sul mercato? Sì, ovvio.

SARTO 5.5 - La versione nostrana, molto più giovane (e sana) di Domen Lorbek, fatto in casa ed a prezzo conveniente. Tiro sugli scarichi e stop. Spesso non è stato nemmeno chiamato sul cubo dei cambi, quando coinvolto in rotazione o ha convinto parzialmente oppure ha faticato moltissimo. Certo, se è una questione di budget può anche andar bene, a patto di saperlo e volerlo utilizzare per quel che può fare.

TORRESANI 6 - Per quel poco che ha fatto vedere, meriterebbe il nome sulla canotta e maggiore considerazione.

ZANELLI 5 - A Brindisi non lo rimpiangono e credo che ormai si sia capito il motivo. Va bene come play da cambio di ritmo se davanti ha un cervello del calibro di Darius Thompson; viceversa, può anche piazzare qua e là qualche canestro clamoroso ma resta un cambio di qualità non eccelsa in un roster in cui gli italiani sono mediamente materiale da A2. E nemmeno di quella d'alta fascia.

JURKATAMM 5.5 - Ha l'innegabile pregio di essere un soldatino, ubbidisce agli ordini senza fiatare. Funziona come equilibratore e picchiatore, meno come terminale offensivo o come elemento di furbizia. E pure lui costa poco.

VETTORI NG - Candidato a personaggio principale del remake de "Il Caso Scafroglia": ha contratto pro ma non gioca, nemmeno quando i senior sono in emergenza per infortuni, virus o falli. Un mistero trevigiano.

SOROKAS 6.5 - Gli tocca pure fare il 5 tattico per coprire i buchi altrui. Di tutti gli stranieri è l'unico ad aver offerto un minimo di continuità, quindi non si può che applaudirlo. Si potesse clonarlo, sarebbe un tesoro da preservare.

FAGGIAN 7 - Il suo futuro è da ala pura, ha mezzi atletici notevoli, è sfrontato, ha voglia di fare. Piuttosto è un mistero il motivo del suo scarso utilizzo: uno così, per quanto non abbia un tiro affidabile, andrebbe schierato come jolly almeno per dieci minuti a partita.

COOKE 4 - Potenza di avere l'agente giusto, verrebbe da dire visto che condivide l'assistenza del medesimo procuratore con altri giocatori passati per Treviso, compreso Sims. Che fosse tecnicamente limitato e carente in concentrazione, lo si sapeva. Ma proprio per questo resta incomprensibile la sua scelta in estate al posto di un Aaron Jones che costava meno, ormai già conosceva l'ambiente e che un minimo di difesa la garantiva sempre.

SCANDIUZZI 6 - Vedi Torresani.

JANTUNEN 5.5 - Continuo a chiedermi cosa abbiano visto gli scout in lui. Giocare in una Nazionale mediocre come quella finlandese ma al fianco di una stella NBA come Markkanen è piuttosto semplice; replicare lo stesso impatto in una squadra di club che ha centri di infimo livello e che non possiede giocatori capaci di liberare i compagni attirando le attenzioni delle difese avversari, è ai limiti dell'impossibilità.

SOKOLOWSKI 5 - Nemmeno le telenovelas brasiliane sono così appassionanti. In estate TvB prova a cederlo a Napoli, ma lui non vuole; poi gli chiedono di ridursi l'ingaggio pensando che così chieda di essere liberato, ma nisba. Va in Nazionale, disputa un Europeo da stropicciarsi gli occhi ma quando torna a Treviso si intristisce di nuovo, litiga con tutti (compreso l'agente) e pare quasi giocare contro. Dopo settimane di abboccamenti ha finalmente rotto gli indugi e ha voltato pagina affidandosi a Wasserman: se questa scelta servirà a riportare in campo il vecchio Sokolowski, allora in molti tireranno un sospiro di sollievo. Sperando non sia troppo tardi.

SIMIONI 5 - Non è la sua categoria. Se l'obiettivo di mercato era un pivot italiano dall'A2 a basso ingaggio, c'era Vildera libero e pure disposto a tornare a Treviso. Puntare su un elemento del genere, anche no.

NICOLA 4 - Con tutto l'affetto per Marcelo, emergono in ogni sconfitta le grandi lacune di gestione tattica della squadra. Lacune che si sommano alle scelte compiute in estate, da quella assurda di licenziare Tabellini alla selezione sin troppo rapida per non dire frenetica dei giocatori. Chi è causa del suo mal...

SOCIETA' 5 - ...pianga sé stesso. La conferma di Nicola in panca, l'incapacità di risolvere i mal di pancia con Sokolowski, gli equivoci su Alberani ed il budget, le interviste suicide, le nefaste eredità di Corato e del Covid da neutralizzare, l'incubo di dover trovare un nuovo main sponsor a giugno. I mali sono tanti. Unica luce in fondo al tunnel, c'è voglia di lavorare e di risolvere almeno alcuni dei guai.