Prendo a prestito il titolo dell'ultimo album di studio degli Skiantos, quel "Dio ci deve delle spiegazioni" che vedeva ancora il compianto Freak Antoni al microfono, per aprire questo mio intervento. Che sì, è di natura fortemente polemica verso vari soggetti. E no, non intendo essere diplomatico stavolta. Nemmeno un pochino. Neanche per accalappiare qualche fugace simpatia. Voglio essere sincero, anche brutale, scorretto se serve, pur di affermare ciò che è palese ma che pochi hanno il coraggio di affermare.
Punto primo, questo campionato è tutto fuorché regolare. Paradossalmente aveva una maggiore pretesa di regolarità la scorsa stagione, cominciata con l'incertezza, proseguita con le soste improvvise, i rinvii, le calendarizzazioni riviste, i recuperi, il calendario dei playoff pasticciato all'ultimo. Almeno un anno fa si avevano le scusanti dei vaccini inizialmente non disponibili e poi in lenta somministrazione, dei palasport chiusi al pubblico, dei protocolli stabiliti solo dalle autorità sanitarie. Ora invece siamo allo sbando totale, tanto che gli organi di governo sportivo sono dovuti intervenire dopo che la squadra X e il club Y avevano sventolato un divieto della ASL che bloccava la trasferta, anche se i positivi erano pochi, anche se le normali rotazioni non avrebbero risentito granché, anche se in fondo non esisteva rischio concretamente riscontrabile di diffusione del virus e peggio ancora di ospedalizzazione.
Ma cosa ha prodotto, questo intervento? Il solito topolino all'italiana, una normativa cervellotica che si contraddice da sola. Il famigerato documento dice che si può giocare se il parco giocatori professionisti presenta meno del 35% di positivi, vale a dire, 7 sani su un roster a 10 o 8 su una rosa di 12. Però un conto è autorizzare una partita, ben altra questione è il return to play, cioè quegli accorgimenti varati dal CONI per restituire la certificazione medico-sportiva agonistica agli atleti risultati positivi al tampone. Già perché se la FIP stabilisce che si possa giocare se la percentuale di negativi è pari o superiore al 65% tra gli atleti professionisti (esclusi dunque i giovani di formazione), il CONI prevede che senza superamento dei controlli ECG, Doppler a contrasto ed ergometria con elettrocardiogramma non si possa riottenere l'abilitazione. Quindi in linea teorica un club può anche riscontrare la negativizzazione di tutto il gruppo squadra ma rischia di essere obbligato a giocare con una Under18 più pochi senior se i referti dei tamponi arrivano troppo tardi per prenotare le visite specialistiche richieste. E se il problema è stato evidente per Treviso in una regular season che continua a procedere zoppa a causa dei recuperi e con lo spettro di ulteriori rinvii, cosa potrebbe accadere nei playoff in cui di norma si gioca ogni 48 ore (o ogni 24, come accaduto lo scorso anno)? Vedremo forse una Milano o una Virtus costrette a inserire in fretta e furia i ragazzini in rosa perché i senior sono sì negativi ma privi delle visite mediche necessarie? Follia.
I critici hanno imputato per settimane e mesi ad Aaron Jones una abulia offensiva prolungata, come se un americano in un roster 5+5 debba solamente produrre punti (o rimbalzi, dipende da ruolo). Forse sono gli stessi presunti esperti che non hanno mai capito come potesse la terza TvB di Pillastrini permettersi un telepass difensivo come Davide Moretti in quintetto - a proposito: Imbrò ancora ringrazia per ieri. O forse sono quelli che piangevano per Antonutti quando coach Menetti volle dare un giro di vite, proteggendo Tessitori con l'atletismo di Lombardi e la silenziosa concretezza di Severini. Chi lo sa. Io intanto mi godo un Aaron Jones che difende l'area, che accetta i cambi, abbassa il sedere, fa a sportellate e, se richiesto, sa anche colpire frontalmente o con l'amato alley oop. Ai critici professionisti lascio volentieri il piacere relativo di chiedere invano la testa di ora questo, ora quel giocatore. Per fortuna non siedono in panchina ma su una seggiola del Palaverde o sul divano di casa, pontificando a casaccio con lo smartphone in mano. Buon per loro ma soprattutto per Treviso Basket.