giovedì 28 marzo 2019

Excusatio non petita...

Mi hanno fatto sorridere, in maniera amara, i comunicati emessi in rapida successione da Pallacanestro Trieste 2004 a smentita di qualsivoglia coinvolgimento della società alabardata nella vicenda che riguarda il suo presidente Luigi Scavone e lo sponsor-proprietario Alma. Non un sorriso di scherno o di compatimento ma di semplice presa d'atto: si smentisce ciò che nessuno ha ancora esplicitamente detto o scritto. Però intanto dai comunicati sparisce il nome dello sponsor. Appunto: excusatio non petita, accusatio manifesta. Per chi non vanta familiarità con i brocardi della lingua latina, "la prima gallina che canta è quella che ha fatto l'uovo".

La situazione triestina è precipitata a velocità da valanga. In 48 ore si è passati dall'ostentare tranquillità al dichiarare di non voler entrare nei playoff per non dover sopportare un aggravio di spese. In aggiunta, le indiscrezioni sulla cifra mancante alla chiusura della stagione corrente, la ventilata possibilità di sgravare il monte ingaggi da qualche contratto pesante (Dragic ma non solo), il blocco del rinnovo con coach Dalmasson. Tutto tace per ora sul fronte Allianz che attualmente rappresenta la prima e forse unica ancora di salvezza per la società biancorossa, anche a fronte di trattative ben avviate e del naming concesso al PalaRubini giusto dieci mesi fa. Sabato ci sarà il CdA e mi piacerebbe essere una mosca per poter volare in quella stanza e vedere chi parteciperà, visto e considerato che Scavone occupava la quasi totalità delle poltrone (non tanto per la stazza corpulenta ma per il pacchetto azionario detenuto). Nel frattempo l'AD Gianluca Mauro è stato convocato dalla Procura Federale con procedura d'urgenza: fa sorridere anche la parabola di questo dirigente che meno di due anni fa disarcionò Giovanni Marzini dalla presidenza reclamando una poltrona di peso in funzione dei soldi spesi dallo sponsor ora innominabile. Si potrebbe parlare di karma e di dottrina confuciana anche se Marzini con invidiabile signorilità ha augurato al sodalizio sportivo di superare il momento di crisi.

Intanto dalla parte opposta del Settentrione prosegue la telenovela Torino. Qui lo sponsor ci sarebbe - sempre che FCA non si stanchi prima e che il progetto del polo commerciale a fianco del PalaVela non venga bloccato - ma la proprietà è sempre più debole. Mancano soldi per chiudere la stagione (non ridete: è così), ci sono lodi da saldare, non v'è uno straccio di programmazione non dico a lungo ma nemmeno a medio termine. E lo spettro retrocessione e possibile sparizione aleggia sempre. Sotto la Mole l'unica via d'uscita pare rappresentata da un ritorno di Mister PMS Terzolo, a patto che in dote porti abbastanza liquidità da coprire i passivi che sono importanti e che hanno fatto fuggire il Gruppo Leonis. Ci si può interrogare su come sia possibile che una società rifondata appena quattro anni fa possa aver accumulato passività talmente schiaccianti da farla boccheggiare, tra l'altro in una città economicamente tutt'altro che depressa e con un main sponsor di portata internazionale.

Situazione fluida anche a Cantù, dove si spera in un raggio di sole di normalità dopo tre stagioni di promesse russe difficilmente rispettate. Ma con certe premesse è lecito domandarsi se la prossima Serie A sarà davvero allargata a 18 o se manterrà il format a 16 causa rinunce o esclusioni. Che l'aumento degli ingressi sia un boccone amaro da digerire per far tollerare alle società la prospettiva di una doppia retrocessione in A2 è il classico segreto di Pulcinella, così come il desiderio nemmeno troppo velato di quasi tutti i club di LBA (Milano in testa) di tornare a 16 in un lasso di tempo ragionevole. Meglio se breve. Non mi stupirei se a luglio i controlli ComTeC dovessero evidenziare una o due situazioni di estrema difficoltà inducendo il Consiglio Federale ad escludere qualcuno dalla prossima Serie A. Il tutto ricordando le immortali parole di Giannino er Laziale: "Il basket italiano è in salute". Sì, come no...

1 commento: