domenica 24 dicembre 2023

Il fattore C

C come corsi storici. C come coach. C come... beh, la parte anatomica pluricitata dall'onorevole cavaliere conte Diego Catellani, Gran Maestro dell'Ufficio Raccomandazioni nonché campione di stecca. Ecco, quello ogni tanto serve. Ma è ancor più necessaria un'altra C, quella di classe, altro termine invocato dal personaggio interpretato dal povero Umberto D'Orsi. Quella classe che purtroppo in pochi dimostrano di avere e che meriterebbe maggiore considerazione tanto nella gestione quotidiana quanto nei momenti di crisi che, puntualmente, si verificano. Perché se c'è una differenza tra Derthona Basket e TvB non è tanto nella qualità del gioco espresso ieri al PalaFerraris o nel budget - queste sono questioni evidenti a chiunque - ma nella gestione dei rapporti umani e nella valutazione della fiducia. Concetti riassumibili con il termine "classe", appunto. E no, non stiamo parlando di navi da guerra per quanto la Bertram del diporto di lusso dovrebbe essere una corazzata mentre la Nutribullet è un incrociatore leggero.

Un mesetto fa Frank Vitucci era sulla graticola, spedito sul banco degli imputati per nove e dico nove sconfitte consecutive e per la scelta errata di almeno due stranieri in ruoli affatto marginali. Un mesetto fa Marco Ramondino era ugualmente in ambasce per un gioco che stentava ad affermarsi e convincere, stava per perdere il suo miglior USA attirato dalle sirene dell'Eurolega e riusciva a reggere i contraccolpi solo in funzione di due fattori: il primo, le vittorie in BCL che per una matricola assoluta dell'Europa dei canestri sono sempre un bel biglietto da visita; il secondo, quello che il collega ed amico Piero Guerrini definiva "culo". Non si può negare che dal 2020 in poi Ramondino non abbia avuto fortuna: prima dell'esonero odierno, anche tre anni fa rischiò seriamente di farsi cacciare dalla creatura di patron Gavio causa risultati deludenti; poi cambiò marcia, arrivarono i playoff e nei secondi finali di gara5 di finale Torino pensò bene di suicidarsi in un derby piemontese destinato a cambiare parecchi equilibri. Il famoso o famigerato "culo di Ramondino" si è manifestato anche in seguito, si veda la Coppa Italia 2022 con percorso spianato sino alla finale, oppure i playoff 2022 contro una Venezia all'ammazzacaffè come ciclo tecnico, o le partite dell'anno scorso contro Trento concluse tutte con scarti minimi e quasi sempre con vittoria - anche con botte di culo clamorose come quella dei due liberi sbagliati da Matteo Spagnolo a tempo scaduto in gara4 dei quarti playoff.

Anche il culo però prima o poi finisce. E quello di Ramondino a quanto pare ha raggiunto la data di scadenza. Ma al di là di discorsi scaramantici o di allineamenti planetari, occorre sempre ricordare che in uno sport estremamente logico e tattico come il basket è la programmazione a dominare. Se Tortona ha disputato due annate consecutive ad alto livello, ciò non è dovuto solo alla fortuna del suo (ormai ex) coach o all'ampia disponibilità di budget garantita da un patron ricco ed appassionato. Ciò è stato figlio di idee precise traslate su una lavagnetta tattica e prima ancora nella ricerca dei soggetti ideali con cui comporre il progetto iniziale. Come nella costruzione della cittadella dello sport che il Gruppo Gavio sta realizzando, anche nel Derthona si sono scelti i materiali base per poi passare all'assemblaggio. Peccato che nella volontà di crescita sin troppo accelerata si siano commessi degli errori imperdonabili, rimpiazzando solisti talentuosi ma un po' matti (Macura) con soldatini ordinati ma non abituati ad agire fuori dalle righe (Weems); oppure pensando che il playmaking diffuso avrebbe esaltato di volta in volta le doti di questo o quell'esterno, a fronte di una batteria piuttosto poverella in termini offensivi; o ancora, non capendo l'importanza di disporre di un 4 equilibratore tra gioco offensivo spalle e fronte a canestro in rapporto ad una batteria di centri buona come supporting cast ma inutile se sul perimetro c'è ben poco. Questi errori, compiuti da Ramondino ma non solo, sono costati il posto all'allenatore irpino. Che appena un anno e mezzo fa era COTY in LBA ed oggi è un allenatore appiedato alla vigilia di Natale.

L'esatto contrario di Frank Vitucci. Che ha avuto l'onestà di ammettere gli errori compiuti da lui e non solo e che in cambio ha ricevuto ripetuti attestati di fiducia e due rinforzi finalmente funzionali a gioco e campionato di riferimento. Se volete la controprova, osservate la metamorfosi avuta ieri da Osvaldas Olisevicius tra primo e secondo tempo: reduce dal virus ed ancora non in perfette condizioni, il lituano ha passato i primi venti minuti a litigare col canestro; è bastato che nell'intervallo il coach (altro fattore C) gli parlasse per cambiare qualcosina... et voilà! Ecco servita una bella, concreta, preziosa vittoria che riporta più su Treviso. In cui brilla anche quel Terry Allen di cui molti invocavano il taglio già a settembre, senza capire forse che pure lui fosse vittima della mancanza di regia. Da quando Robinson ha preso il posto dell'immaturo Booker e Olisevicius ha rimpiazzato l'impresentabile Young, il pallone ha ripreso a circolare facendo le fortune di Paulicap ed anche di Allen, che trova spazi e tempi giusti per utilizzare il tiro. Nulla di tutto ciò comunque sarebbe successo se a Treviso avessero dato retta ai mal di pancia dei tifosi che chiedevano la testa di Vitucci, magari invocando quel Walter De Raffaele visto un paio di volte in tribuna al Palaverde. Il livornese dell'Ovosodo prenderà il posto di Ramondino, alla guida di una squadra che è l'esatto opposto delle sue idee tattiche, in cui l'unico 4 abituato a giocare pick'n'pop è l'involuto Severini ed in cui Weems e Strautins assieme non valgono il Bramos dell'ultima stagione. Fuori dalla Coppa Italia di Torino - questo è il vero motivo della rivoluzione tortonese, un affronto territoriale che la proprietà del Derthona non tollera - a De Raffaele verrà chiesto un mezzo miracolo ossia ridare identità ad un gruppo che da qui in poi dovrà affidarsi allo strapagato Colbey Ross, che ha accettato il doppio della proposta varesina per vestire il bianconero, per risalire la china.

Treviso al contrario dimostra che fiducia, circolazione di palla e utilizzo della materia grigia sono i tre pilastri che illuminano il tempio del gioco. Al frullato nel marchingegno ciclonico manca un solo ingrediente, sinora inefficace per non dire pessimo. Sarà anche un caso fortuito però le quattro vittorie in fila sono giunte con un ruolo marginale o con l'assenza totale di D'Angelo Harrison, relegato in panca contro Brindisi ed a Cremona e poi in tribuna causa botta alla mano. Con Ky Bowman nel ruolo di guardia tiratrice titolare gli schemi di Vitucci guadagnano solidità e concretezza oltre che serenità. Quella che l'ex St. John's non riusciva a trasmettere. C'è curiosità attorno al suo rientro nei ranghi ed al ruolo che avrà: se riuscirà a capire come deve comportarsi un sesto uomo di successo, questa Nutribullet non potrà far altro che migliorare. Viceversa, occorrerà forse fare qualche discorso in più, a parte, col giocatore affinché capisca che certe intemerate sono solamente dannose.

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