Ho il fondato sospetto che nemmeno Rocco Tano in arte Siffredi (e neppure il compianto John Holmes cantato da Elio e le Storie Tese) abbia avuto il coraggio di invocare la scusante dell'ansia da prestazione per giustificare quella che in termini di meccanica sessuale è definita amichevolmente come "cilecca". Un rendimento al di sotto delle aspettative può capitare per mille e più motivi: condizioni psicofisiche carenti, stato di forma scadente, concentrazione assente, preparazione insufficiente, persino per errori negli studi preliminari. Ma l'ansia di prestazione, no. Almeno, non in ambito professionistico. Se è ammissibile ed anche scusabile che un amatore, un dilettante, un dopolavorista sbagli perché emozionato o condizionato dalla voglia di dimostrare qualcosa, il professionista non può sperare di concedersi simili lussi.
Non prendiamoci in giro. E, per cortesia, non chiedetemi di credere a delle assurdità clamorose tipo la volontà di giostrare a sette in funzione di un aumento della responsabilità dei veterani. Se Cooke torna quello di inizio campionato - dimostrazione di come le buone prestazioni tra Natale e Capodanno siano state figlie della contingenza e delle voci di taglio, poi rientrate, e non di un vero progresso tecnico - e se Banks si conferma condizionante in negativo, non è certo insistendo su di loro (o su Iroegbu o Zanelli) che si possa invertire l'inerzia. Si tratta anche di messaggi mentali da inviare a chi gioca da schifo: rendi poco? Non m'importa del nome che hai sulla canotta né del tuo curriculum, piuttosto butto nella mischia chi picchia (Jurkatamm), chi vola alto (Faggian), chi un tiro piazzato su scarico lo mette (Sarto). E se le cose vanno malissimo, allora abbasso il quintetto, gioco con quattro o anche cinque esterni, faccio zone-press, cerco di spezzare giochi e ritmo, faccio casino. Questa è l'ABC del ruolo dell'allenatore, non certo trovare alibi impossibili.
Invece... invece si è visto l'esatto contrario. Passaggi a zona contro una squadra di tiratori in situazioni di bonus non raggiunto e di pochi falli personali spesi. Insistenza su una coppia di guardie che, se non è in serata, fa solo danni. Zero idee tattiche innovative e zero chiamate per attaccare una retroguardia che invece nei quarti centrali vedeva la paletta dei cinque falli di squadra alzata dopo pochi minuti. Un disastro, insomma. Nemmeno mascherato da quella perifrasi, da quella "ansia da prestazione" che sembra assurta al rango di motivazione da tirar fuori dal cassetto ad ogni ventello subito. E non importa che l'avversaria sia Reggio Emilia, Scafati, Pesaro o Trieste. Non c'è nemmeno il pudore di ammettere di aver perso la bussola e di non aver capito nulla della partita. No. Meglio invocare la motivazione più puerile, qualcosa che non viene invocato nemmeno nelle minors più minors - e lo scrive uno che, modestamente, le minors le conosce bene e qualcosa nelle suddette minors ha pure (immeritatamente) vinto.
Preferirei un po' di sana onestà. Preferirei un "scusate, non ci ho capito una mazza" oppure un "la squadra non girava ma non ho saputo rimetterla in carreggiata". Qualsiasi altra motivazione, purché sincera e plausibile, sarebbe preferibile alla peggiore delle bugie. Io non credo al fatto che gente di 30 e passa anni compiuti, con una solida carriera sul parquet, vada improvvisamente nel pallone perché ci teneva tanto a fare una partita eccellente ma dopo due errori ha perso la testa. Mi dispiace, non ci credo. Piuttosto si reagisce prendendosi tecnico, o picchiando qualcuno facendosi espellere - mai sentito parlare di Ruslan Avleev? - ma non così. Quindi, visto che siamo giunti al giro di boa del campionato con un bilancio sportivamente in passivo, è ora di un po' di pagelle:
BANKS 5 - Se l'intento dello staff tecnico era puntare su una guardia capace di fungere da leader vocale, tecnico e realizzativo come arma primaria per la salvezza, esistevano parecchie opzioni migliori. Per dirne una, quell'Abdur-Rahkman che sta facendo ottimamente a Pesaro costa molto meno di Banks, chiede parecchi palloni in meno, difende un po' di più e quanto a killer instinct non si può dire che gli difetti. Ma per scegliere certi giocatori occorre avere le idee chiare: Repesa evidentemente le ha.
IROEGBU 5 - Lo ripeterò fino alla nausea, non è un play. Semmai è una comboguard, imprendibile se può andare a mille all'ora, ma se è costretto a giocare a ritmi controllati e difese schierate, il nigeriano paga un prezzo carissimo e con lui tutta la squadra. C'era di meglio sul mercato? Sì, ovvio.
SARTO 5.5 - La versione nostrana, molto più giovane (e sana) di Domen Lorbek, fatto in casa ed a prezzo conveniente. Tiro sugli scarichi e stop. Spesso non è stato nemmeno chiamato sul cubo dei cambi, quando coinvolto in rotazione o ha convinto parzialmente oppure ha faticato moltissimo. Certo, se è una questione di budget può anche andar bene, a patto di saperlo e volerlo utilizzare per quel che può fare.
TORRESANI 6 - Per quel poco che ha fatto vedere, meriterebbe il nome sulla canotta e maggiore considerazione.
ZANELLI 5 - A Brindisi non lo rimpiangono e credo che ormai si sia capito il motivo. Va bene come play da cambio di ritmo se davanti ha un cervello del calibro di Darius Thompson; viceversa, può anche piazzare qua e là qualche canestro clamoroso ma resta un cambio di qualità non eccelsa in un roster in cui gli italiani sono mediamente materiale da A2. E nemmeno di quella d'alta fascia.
JURKATAMM 5.5 - Ha l'innegabile pregio di essere un soldatino, ubbidisce agli ordini senza fiatare. Funziona come equilibratore e picchiatore, meno come terminale offensivo o come elemento di furbizia. E pure lui costa poco.
VETTORI NG - Candidato a personaggio principale del remake de "Il Caso Scafroglia": ha contratto pro ma non gioca, nemmeno quando i senior sono in emergenza per infortuni, virus o falli. Un mistero trevigiano.
SOROKAS 6.5 - Gli tocca pure fare il 5 tattico per coprire i buchi altrui. Di tutti gli stranieri è l'unico ad aver offerto un minimo di continuità, quindi non si può che applaudirlo. Si potesse clonarlo, sarebbe un tesoro da preservare.
FAGGIAN 7 - Il suo futuro è da ala pura, ha mezzi atletici notevoli, è sfrontato, ha voglia di fare. Piuttosto è un mistero il motivo del suo scarso utilizzo: uno così, per quanto non abbia un tiro affidabile, andrebbe schierato come jolly almeno per dieci minuti a partita.
COOKE 4 - Potenza di avere l'agente giusto, verrebbe da dire visto che condivide l'assistenza del medesimo procuratore con altri giocatori passati per Treviso, compreso Sims. Che fosse tecnicamente limitato e carente in concentrazione, lo si sapeva. Ma proprio per questo resta incomprensibile la sua scelta in estate al posto di un Aaron Jones che costava meno, ormai già conosceva l'ambiente e che un minimo di difesa la garantiva sempre.
SCANDIUZZI 6 - Vedi Torresani.
JANTUNEN 5.5 - Continuo a chiedermi cosa abbiano visto gli scout in lui. Giocare in una Nazionale mediocre come quella finlandese ma al fianco di una stella NBA come Markkanen è piuttosto semplice; replicare lo stesso impatto in una squadra di club che ha centri di infimo livello e che non possiede giocatori capaci di liberare i compagni attirando le attenzioni delle difese avversari, è ai limiti dell'impossibilità.
SOKOLOWSKI 5 - Nemmeno le telenovelas brasiliane sono così appassionanti. In estate TvB prova a cederlo a Napoli, ma lui non vuole; poi gli chiedono di ridursi l'ingaggio pensando che così chieda di essere liberato, ma nisba. Va in Nazionale, disputa un Europeo da stropicciarsi gli occhi ma quando torna a Treviso si intristisce di nuovo, litiga con tutti (compreso l'agente) e pare quasi giocare contro. Dopo settimane di abboccamenti ha finalmente rotto gli indugi e ha voltato pagina affidandosi a Wasserman: se questa scelta servirà a riportare in campo il vecchio Sokolowski, allora in molti tireranno un sospiro di sollievo. Sperando non sia troppo tardi.
SIMIONI 5 - Non è la sua categoria. Se l'obiettivo di mercato era un pivot italiano dall'A2 a basso ingaggio, c'era Vildera libero e pure disposto a tornare a Treviso. Puntare su un elemento del genere, anche no.
NICOLA 4 - Con tutto l'affetto per Marcelo, emergono in ogni sconfitta le grandi lacune di gestione tattica della squadra. Lacune che si sommano alle scelte compiute in estate, da quella assurda di licenziare Tabellini alla selezione sin troppo rapida per non dire frenetica dei giocatori. Chi è causa del suo mal...
SOCIETA' 5 - ...pianga sé stesso. La conferma di Nicola in panca, l'incapacità di risolvere i mal di pancia con Sokolowski, gli equivoci su Alberani ed il budget, le interviste suicide, le nefaste eredità di Corato e del Covid da neutralizzare, l'incubo di dover trovare un nuovo main sponsor a giugno. I mali sono tanti. Unica luce in fondo al tunnel, c'è voglia di lavorare e di risolvere almeno alcuni dei guai.
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