mercoledì 18 gennaio 2023

Vite parallele

Scommetto che pochi, pochissimi, forse nessuno di chi ogni tanto sbircia le pagine virtuali di questo blog ha letto il mio pezzo, pubblicato in un quotidiano locale, relativo alla partita di Pesaro di TvB. Tanto il malcostume dilagante tra il pubblico è divenuto quello di leggere i titoli, al limite i sommari ed i voti delle pagelle per poi sputare sentenze. Ed allora, a beneficio della massa, ribadisco il concetto iniziale di quell'articolo ossia le famose "Vite Parallele" di Plutarco. O, se preferite, la teoria della ciclicità della Storia di Giovan Battista Vico. O, meglio, l'aforisma di Karl Marx secondo cui la storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Tutto questo per dire che il divorzio annunciato tra Treviso Basket e Michal Sokolowski ricalca in brutta copia quanto avvenne undici anni fa, protagonista l'altro club trevigiano di pallacanestro maschile (la Benetton) ed un giovanissimo Alessandro Gentile.

I punti di contatto tra le due vicende? Tralasciando il ruolo dei giocatori, entrambi ali piccole, sono ugualmente moltissimi. La possibile separazione estiva rifiutata, procrastinata, rinviata, smentita, infine necessaria. Società bisognosa di intervenire sul mercato ma con problemi di liquidità. L'atleta che era un simbolo ma che col passare del tempo diventa un peso (economico ma anche tecnico) insostenibile. Per andare avanti, per potersi permettere il maquillage invernale con Jobey Thomas, Ortner, Viggiano, il ritorno di Goree e l'estensione contrattuale di Becirovic, la Benetton dovette cedere Gentile: era il sacrificio necessario, quello che il povero Enzo Lefebre mai avrebbe voluto compiere - "Come a poker si deve saper bluffare, se avessi venduto Alessandro in estate tutti avrebbero visto il mio bluff e avrebbero capito che questa società era destinata a morire", mi confidò Enzo prima di andarsene, vinto dal male. Insomma, si doveva ingoiare il più amaro dei bocconi per avere un domani. Difatti la cessione dell'ultimo gioiello rimasto, dopo aver rinunciato in estate a Markovic, Brunner e Devin Smith ed aver girato al Prokom il contrattone di Motiejunas, servì a ridare prezioso ossigeno - tradotto: mezzo milione cash più Viggiano pagato dall'Olimpia - ad un club mancante di uno sponsor di maglia e dunque a corto di risorse nell'immediato.

Michal Sokolowski rappresenta in prospettiva il Gentile di allora. Contratto e ruolo importanti ma inadatti al pensiero tattico di un allenatore diverso rispetto a quello che aveva voluto il polacco a Treviso. Trattative abortite in estate per ridimensionare il salario del giocatore, poi un maldestro tentativo di cessione a Napoli rifiutato dallo stesso Sokolowski. Infine la manfrina d'autunno, l'ala che torna dagli Europei e litiga con l'agente, i guai di una squadra assemblata troppo in fretta e con più di un problema tattico, un feeling impossibile con Banks (e forse anche con qualcun altro in panca), il Besiktas che chiama il CT della Polonia in panchina il quale cerca subito di circondarsi di pretoriani, la richiesta abnorme di buyout di TvB, l'arrivo di Wasserman, la pessima prestazione di Pesaro e quella incoraggiante sul piano personale con Trieste, la scaramuccia con i tifosi, la multa, la decisione di chiudere un rapporto logoro. Ed un vantaggio economico per la società trevigiana che, risparmiando mezza annualità di Sokolowski più un minimo di indennizzo turco, può pescare un centro americano che (si spera) possa dare più solidità sotto canestro.

Tutti felici, tutti contenti? Non direi. In primis perché la squadra ha perso l'ultimo vero cervello dopo aver rinunciato in estate agli altri due ossia Imbrò e Chillo. In secondo luogo, si apre una voragine in ala piccola, un ruolo che salvo nuovi movimenti vedrà l'alternanza di Sarto, Jurkatamm e Faggian con incarichi di contorno sperando che bastino a riportare la coppia Iroegbu-Banks a produrre caterve di punti. Aggiungiamo la persistenza di altre due criticità, ossia una cabina di regia sempre deboluccia ed i dubbi su Jantunen che fisicamente e tecnicamente pare poco adatto ad un gioco fisico come quello della Serie A, ed il quadro è completo. Di certo la partenza di Sokolowski toglie alibi a molti. Anche in panchina, dove coach Nicola non può più sbagliare: il polacco era l'unico giocatore che non ha scelto direttamente in estate - Jurkatamm è stato confermato su sua indicazione invece - quindi ora ha in mano una squadra al 100% voluta da lui. Gli errori fatti in precedenza, compresi contratti firmati troppo velocemente, passano in secondo piano: nel girone di ritorno occorreranno almeno 7 vittorie (magari raddrizzando almeno un paio di differenze canestri) per centrare una salvezza mai così tribolata. La vecchia Benetton si salvò sul campo, salvo essere uccisa dietro le quinte per precise volontà inconfessabili. Questa TvB è ben più solida e ha voglia di esistere ancora ma ha, almeno oggi, meno chances di preservare il posto in Serie A. Tocca ora al campo esprimersi quale giudice supremo.

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