Dieci anni, due mesi e otto giorni. Tanto tempo è passato dalla prima giornata di Santa Manetta. Santa particolare, che si manifesta in momenti speciali. L'8 maggio 2014 le celebrazioni si tennero tra Roma e Siena, tra la casa vista Colosseo all'insaputa di Claudio Scajola e gli uffici della Mens Sana Basket da cui il presidente in pectore di LBA Ferdinando Minucci uscì con i ferri ai polsi. Oggi Santa Manetta ha fatto capolino di nuovo tra la politica e la pallacanestro, giacché è finito in carcere l'ex assessore del Comune di Venezia Renato Boraso mentre diversi altri soggetti incluso il sindaco (nonché proprietario tramite blind trust della Reyer) Luigi Brugnaro sono indagati. Stavolta non ci sono latitanze mafiose da coprire o manipolazioni contabili da occultare. Nossignore: le accuse riguardano l'annosa vicenda dei Pili, quell'enorme appezzamento comprato a prezzi di saldo dal Brugnaro imprenditore quasi vent'anni fa e confluito nelle sue disponibilità, poi trasferite al blind trust dopo tanto clamore sui possibili intrecci d'interessi tra il Brugnaro sindaco e il Brugnaro imprenditore.
Voi vi e mi chiederete cosa c'entri la pallacanestro in tutto questo. Beh, l'aggancio c'è. Perché i Pili, rivalutati tramite un Piano Urbano di Mobilità Sostenibile, sono passati da zona inquinata invivibile e radioattiva ad area in cui si possono realizzare speculazioni edilizie. Il nuovo terminal intermodale, centro commerciale, darsena da diporto, palazzi, hotel. E il palazzetto dello sport di cui Venezia ha bisogno da quando l'Arsenale è stato rimodulato per motivi di sicurezza e da quando ci si è accorti che il Taliercio è inadeguato per mille e più motivi. Un palasport che in verità servirebbe prima di tutti alla Reyer di cui Brugnaro è proprietario, tifoso e di cui è stato presidente fino al 2015. Nonostante i tanti interventi di miglioria apportati dal 2012 ad oggi il Taliercio presenta troppi limiti per poter pensare di utilizzarlo ancora a lungo per campionato e Coppe europee. Dunque è comprensibile la volontà di realizzare una soluzione di maggior respiro e che consenta una maggiore progettualità a medio e lungo termine.
E i Pili parevano essere la soluzione ideale. Con un dubbio iniziale: la bonifica. Non si può costuire qualcosa su un terreno fortemente inquinato. Quei 5 milioni di euro pagati da Brugnaro per aggiudicarsi il lotto da 40 ettari erano ovviamente un prezzo ridotto in rapporto alla metratura a causa dei fosfogessi radioattivi che contaminano l'area. Una volta bonificato, il valore del terreno sarebbe assai superiore a quanto pagato da Brugnaro nell'asta pubblica del Demanio. E qui entrano in gioco il blind trust e Mister Kwong, il magnate cinese dell'edilizia che alcuni anni fa arrivò in laguna attirato dalla possibilità di poter espandere il suo business in una delle città più affascinanti del mondo. Kwong, va detto, è sparito da Venezia dopo aver concluso l'acquisto di un paio di palazzi storici alienati dal Comune, ma le inchieste (giudiziare e al contempo giornalistiche) hanno evidenziato una convergenza reciproca tra l'uomo d'affari orientale e la guida della municipalità in relazione proprio ai Pili. Un filmato, mandato in onda lo scorso dicembre dalla trasmissione "Report", mostrava il sindaco Brugnaro intento a illustrare a Kwong la mappa dei Pili: "Parlavo solo di cubature già approvate dal Consiglio comunale", si è difeso Brugnaro che ha negato ogni interesse diretto nella vicenda di compravendita dell'area. Ma di quel business non se ne è fatto nulla, i Pili sono rimasti terreno abbandonato ai margini del ponte autoferroviario che porta a Venezia e ancora oggi rientrano nel patrimonio gestito da un blind trust newyorchese.
Ma cosa c'è dentro quel blind trust? E soprattutto, come è gestito? I magistrati inquirenti ne vogliono sapere di più. Soprattutto vogliono capire se davvero il trust è "cieco", ossia se la sua gestione venga effettuata senza che la funzione pubblica del proprietario dei beni ad esso conferiti influisca sul valore e sui bilanci delle attività amministrate dal trustee, ossia dal soggetto individuato come gestore del trust. Il dubbio d'altronde c'è. E non solo per la vicenda di Mister Kwong e della compravendita di Palazzo Papadopoli, storia che ha scatenato una ridda di carte bollate tra vari soggetti e che ha condotto stamane in carcere l'assessore Boraso. Dentro il trust ci sono tutte le aziende di proprietà di Luigi Brugnaro che si sarebbe spogliato del possesso delle stesse per dimostrare la sua completa estraneità alla gestione privata nel corso della propria carriera politica. Tra queste proprietà c'è la Reyer. Che ha visto il proprio budget passare in dodici anni da tre milioni e mezzo circa a quasi tredici milioni di euro: potenza della raccolta pubblicitaria (da 2,9 milioni a 11,5 milioni) e anche dei risultati, con la nota dolente come detto di una cronica difficoltà al botteghino, restando sempre ben sotto il milione di euro di incassi stagionali. Motivo per cui si è resa imperativa la realizzazione di un nuovo palasport.
Tramontata la via dei Pili, la prossima fermata è il futuro Bosco dello Sport, zona Tessera. Qui non ci sono problemi di inquinamento tossico del terreno, per fortuna. Semmai ci si pongono altre domande. Ad esempio, perché siano stati richiesti fondi PNRR per un'area che non è degradata, non richiede bonifiche, non è da ricostruire ma è solo frutto di lottizzazione di un ex terreno agricolo - e perché, dopo il giusto diniego europeo, il Governo sia intervenuto con una elargizione straordinaria da 93 milioni di euro a coprire la falla. Oppure per quale motivo di tutto il progetto complessivo, l'unica opera in costruzione sia il palasport da 10mila posti, giacché per lo stadio e gli altri manufatti nemmeno hanno posato la prima pietra. O ancora, perché il bando di assegnazione d'uso paia fatto su misura per la Reyer visto che prevede che possano concorrere alla procedura soltanto società che negli anni precedenti abbiano gestito con continuità impianti pubblici con capacità minima di 3500 posti (guarda il caso, la capienza del Taliercio recita 3509). Sarebbe interessante trovare una risposta a queste domande. Magari gli inquirenti troveranno qualcosa analizzando il blind trust, un'operazione impossibile per i colleghi di "Report" che non hanno potuto visionare nulla. Il timore è che Santa Manetta possa manifestarsi ancora destando nuovi scandali in un'Italia della politica e del basket in cui pare impossibile scindere gli affari privati dall'interesse pubblico.
A proposito: oggi mi è giunta in casella e-mail la comunicazione dell'avvio della campagna elettorale per il rinnovo di FIP Veneto. Il candidato alternativo all'uscente Roberto Nardi è il veronese Fabio Crivellaro che ha presentato un programma accattivante e proiettato all'immediato futuro. Mi domando che posizione voglia assumere nella imminente guerra al vertice per la poltrona di presidente federale, dove Gianni Petrucci insegue l'ennesimo mandato tallonato dall'avvocato Guido Valori. Qualche mese fa apparvero delle dichiarazioni d'intenti da parte di alcuni aspiranti ribelli del sistema, anche dal Veneto, subito rintuzzate dalle truppe cammellate che in regione sono riassunte dai fedeli di Brugnaro. Chissà se nel frattempo qualcosa è cambiato e come si schiererà la lista Crivellaro: il rinnovamento sarà totale, localizzato o soltanto di facciata? "In principatu commutando saepius..."

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