Verrebbe voglia, ad essere al contempo religiosi e sarcastici, di intitolare d'ora in avanti la giornata dell'8 maggio a Santa Manetta. Non sfogliate gli almanacchi cattolici: non c'è. Si tratta solo della concomitanza, nel giro di poche ore, di arresti più o meno "eccellenti", come si suol dire. L'ex ministro Scajola, il gruppo dell'Expo (tra volti più o meno noti). E Ferdinando Minucci, divinità decaduta della pallalcesto nostrana.
Non essendo questo un blog politico, sorvolo sui primi due fatti di cronaca giudiziaria e mi focalizzo sul terzo. Accuse ed ipotesi d'indagine sono pesanti. Si parla apertamente di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Si mormora di ipotesi di bancarotta fraudolenta. Questioni serie, non bagatelle. In mezzo, lui. C'è chi lo ha chiamato genio, chi Nosferatu il Vampiro - forse per una vaga somiglianza con Bela Lugosi (che però fu Dracula) o forse per l'abitudine di azzannare avversari alla giugulare lasciandoli esanimi sul parquet. Poco importa.
Di Minucci ricordo alcuni episodi non esattamente edificanti o piacevoli. Quando diede in escandescenze in una partita di Eurolega contro un arbitro. Quando apostrofò in maniera volgare rimanendo composto il pubblico avversario che lo contestava - mai un Gherardini, un Crovetti, un Lefebre, un Arrigoni o un Sarti si sarebbe permesso tanto, e questo forse dice molto della differenza di spessore. Quando, vietatogli dai fischietti l'abituale seggiolino a fondo panchina, si accomodò con moglie e scorta al seguito prima nel tunnel degli spogliatoi (e Facchini a fare "no no" con il ditino), poi in tribuna stampa (e lì, contestazione sonora a pioggia dai tifosi soprastanti), infine in un salottino - episodio che fu rimarcato in maniera esagerata e vittimistica da una parte della stampa senese.
Di Minucci ricordo anche altro. Ricordo che la figlia aveva avviato, parecchi anni fa, una agenzia di marketing in società con la rampolla dell'allora presidente virtussino Madrigali (brutta storia anche quella). Ricordo che in alcuni annuari della Legabasket la consorte figurava come "responsabile del sito ufficiale e della rilevazione statistica"(!). Ricordo che a febbraio 2007, dopo una incredibile beffa ai danni della sua lanciatissima squadra nelle F8 di Coppa Italia che si fece rimontare sedici punti di vantaggio e superare sulla sirena da una tripla di Teo Soragna, si presentò a sporgere denuncia per il reato di frode sportiva presso la stazione dei Carabinieri di Casalecchio di Reno. Un atto, quest'ultimo, che avrebbe avviato la stagione dei grandi scandali nel basket: firme false, bilanci rimaneggiati, fidejussioni non valide, clamorosi crack societari.
Personaggio curioso, Ferdinando Minucci. Osannato da alcuni, detestato da altri. Sicuramente influente, per almeno una quindicina d'anni, da quando ristrutturò una Mens Sana sino ad allora abituata a sopravvivere con le briciole e le croste di pane che cadevano dalla tovaglia del tessuto economico italiano, portandola ad essere bandiera della terza banca nazionale. Anche nella sua Siena c'era e c'è qualcuno che non ha mai lesinato feroci critiche, sempre nel merito, e sollevato qualche dubbio. Quando la Mens Sana era una potenza inattaccabile, queste poche voci fuori dal coro erano bollate come pessimistiche, disinformatrici, diffamatorie, invidiose. Oggi vengono riscoperte.
Bisogna dirlo: vedere l'ex uomo più potente del basket italiano dell'ultimo decennio (con buona pace dei vari Petrucci, Meneghin, Maifredi, Renzi) entrare ed uscire in manette dal Comando della Guardia di Finanza fa un certo effetto. Al di là della giacca gettata sui polsi a coprire le manette, dello sguardo fisso ma non triste, del sorriso abbozzato di fronte alle poche domande della stampa prima di entrare nella vettura di servizio. Soprattutto, quel che stupisce è che appena due mesi fa quattordici delle sedici società di Serie A avessero scelto questa persona come futuro presidente del collettivo, carica che ora diventa vacante e per la quale si fanno nomi di ogni tipo, da Stefano Domenicali a Claudio Coldebella passando per Maurizio Gherardini. E qui meritano un giusto applauso gli unici due presidenti che si opposero, Villalta e Toti: forse per antipatia personale, forse per lungimiranza. In ogni caso, fuori dal coro. E bisogna riconoscerglielo.
L'arresto di Minucci chiude un'epoca. Si spera, almeno. E l'altro augurio è che sia l'evento non conclusivo ma iniziale per un sano repulisti all'interno del basket italiano, in coma farmacologico da un bel po' di tempo. Viceversa, potrebbe essere solo l'ennesima occasione sprecata, con un singolo a pagare un po' per tutti. Chi sicuramente resta scottato è il tifoso. Anzi, distinguiamo. I sostenitori delle squadre bastonate sul campo da Siena dal 2006 ad oggi già sono in tumulto, e si capisce perché. Quelli della Mens Sana sono uniti nell'incazzatura ma divisi tra chi sospettava da tempo, chi incensava ed ora cade dal pero e chi propende alla via di mezzo. Si parla di revoca di titoli vinti, di cancellazione del club, di ripartenza dal basso. Brutto per chi si vede scippare una passione di alto livello, ma ci sono passati in tanti negli ultimi anni. Giusto, almeno per quanto riguarda la necessità di resettare e rifare tutto, valutando che in situazioni simili o differenti non si è avuto pietà né eccessivo occhio di riguardo. In ogni caso, serve pulizia e non solo polizia. Altrimenti, come spesso accade, dell'iceberg si guarderà solo la punta senza accorgersi della massa sommersa.
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