Autunno è la stagione delle zucche, dei marroni, delle foglie cadenti, dicono anche della malinconia. Di sicuro, autunno nel basket è la stagione delle fughe. Dopo oltre vent'anni non ho metabolizzato l'addio di quel talento matto ma assoluto di Rodney Buford a Rimini, che senza di lui retrocesse, figurarsi come possa commentare la notizia dell'improvvisa partenza da Verona di Wayne Selden - l'amico e collega Mario Poli l'ha già ribattezzato "Solden" e non certo per motivi sciistici. Buford, da autentico incontrollabile ed ingestibile, pensò bene (o male, dipende dai punti di vista) di accompagnare il suo imbarco sull'aereo che lo avrebbe riportato negli States con un epico "Me ne vado perché a Rimini ci sono soltanto due McDonald's", parole che suonano ancora oggi come un insulto per la terra dell'ospitalità culinaria in cui è davvero molto difficile trovare un ristorante che non sappia saziare anche il più largo ed esigente degli stomaci. Selden invece se ne va per altri appetiti, quelli di banconote fruscianti.
E qui scatta subito il primo interrogativo: è l'ennesima questione di stipendi non saldati o di prospettive di guadagno superiore in altri lidi? A giudicare tanto dalle (pessime) parole di Charles Misuraca, agente del giocatore, quanto dal comunicato emesso dal club gialloblu, l'ipotesi corretta è la seconda. Dopo un esordio col botto in LBA, con tanto di tripla vincente da dieci metri al supplementare contro Brindisi, l'entourage dell'esterno deve essersi domandato se il talento del ragazzo non fosse sprecato in una squadra neopromossa a fronte di una monetizzazione rapida in un contesto differente. Così ieri sera è andata in onda la prima parte della manfrina: Selden saluta e se ne va, con il summenzionato agente che si premura di contattare un sito web per spiegare i motivi dell'improvvisa scelta.
Quali sarebbero, questi motivi? Una escape NBA/Eurolega, viene detto. Peccato che a Selden non siano arrivate proposte di contratto né da una parte, né dall'altra. Ed allora, colpo di teatro: Selden se ne sarebbe andato perché non pagato, anzi perché lo stipendio non arrivava puntuale. Senza scomodare i "ritardi fisiologici" di petrucciana memoria, è buffo che un giocatore se ne vada di punto in bianco perché (a suo dire) il bonifico sarebbe giunto a destinazione qualche giorno dopo quello concordato. E la maschera grottesca cade oggi, con il comunicato del club che annuncia azioni legali oltre alla ricerca di un sostituto, mentre si apprende che in realtà Selden non avanzerebbe un quattrino, anzi avrebbe avuto la prima mensilità saldata pure in anticipo.
Non siamo dunque di fronte a scenari come quello dello scorso novembre, protagonista Brandon Ashley che scappò alla prima occasione da una Fortitudo pericolante lamentando anch'egli di non essere stato pagato - e chissà se nel frattempo le sue lamentele hanno trovato accoglimento da qualche parte. Non siamo nemmeno davanti a casi di conversioni mistiche, di crisi famigliari o di ripartenza dopo lockout NBA, tutte tipologie franche per giustificare le fughe di giocatori. Semplicemente è una via di mezzo tra il citato episodio di Buford, che difatti tornò a casa perché perdonato dal dorato mondo di Jerry West per poi riapparire in Europa ma nel ben più ricco PAO, e quello di Johndre Jefferson che sette anni e mezzo fa fece le bizze per costringere Mantova (in A2) a liberarlo dal contratto in favore di Varese (in A). Selden dunque ha scelto di provare un azzardo per ottenere di più, sperando di avere in qualche modo strada libera. Di sicuro dopo questa manfrina la Scaligera non lo vorrà più rivedere, nemmeno in fotografia, ma al club veronese resta l'arma della liberatoria. Già perché se la storia dei ritardi nei pagamenti non è vera, sarà ben difficile per Selden ed il suo agente dimostrare al BAT della FIBA la correttezza del proprio operato, chiedendo al contempo una liberatoria d'ufficio. Liberatoria che dovrebbe concedere Verona, sempre che non si vada per carte bollate e che il caso non si trascini per mesi. Ed anche dovesse esserci il lieto fine, chi si prenderà un giocatore sì talentuoso ma ormai bollato come bizzoso e poco avvezzo al rispetto dei contratti firmati? Certo, se si pensa che persino un Victor Sanders ha trovato squadra (è in Romania, a Cluj) dopo la notte brava dello scorso marzo con doppio fermo di polizia e denunce assortite, allora c'è speranza anche per Selden.

Nessun commento:
Posta un commento