mercoledì 5 maggio 2021

Aridatece Germano Mosconi!

Titolo provocatorio per questo post che vuol essere una riflessione non tanto sul malcostume della blasfemia ma sulle motivazioni assurde adottate da certi dirigenti per accompagnare decisioni discutibili, nella tempistica così come nella sostanza. Che il compianto Germano Mosconi bestemmiasse a più riprese lo sanno tutti, persino i bambini, ma questo coloritissimo particolare non inficiava affatto l'ottima qualità del suo lavoro giornalistico - chiedete pure ai suoi ex colleghi per referenze. Sarebbe stato quantomeno pittoresco che l'editore della televisione per cui lavorava gli avesse sospeso incarico e stipendio a causa dell'abitudine del nostro durante le registrazioni di abbandonarsi ad imprecazioni blasfeme ogni volta che incappasse in un lapsus linguae oppure di fronte a scherzi un po' pesanti organizzati da qualche collega burlone. Occorre sempre distinguere la forma dalla sostanza.

La sospensione sancita da Stefano Sardara (da me ribattezzato in tempi non sospetti "il cardinale" per l'abilità politica, nickname che oggi torna attuale seppur con altre funzioni) ai danni di Gianmarco Pozzecco è la summa del ridicolo. Chiariamoci: qualunque proprietario di un club è libero di istituire un codice etico interno che stabilisca dei limiti comportamentali, ma neutralizzare per dieci giorni il proprio capo-allenatore guarda caso ad un mese dalla fine della stagione, dopo che giusto un anno fa si era consumato uno strappo ricucito a fatica e dopo continue incomprensioni (eufemismo) è un atteggiamento sospetto. Specialmente se la motivazione a monte è quella di imprecazioni e bestemmie profferite tra dicembre ed aprile, vale a dire ad un mese di distanza dall'ultima occasione. Qualcuno ha già descritto Sardara come il classico sepolcro imbiancato, un appellativo utilizzato in passato per definire l'ipocrisia di chi si nasconde dietro facciate di perbenismo per giustificare condotte sospette: non credo che si sia molto lontani dalla verità.

Quel che mi fa sorridere è che Sardara in un'intervista pubblicata oggi abbia affermato che lo stop sia giunto dopo un consulto con gli avvocati del suo club. Nessuno di questi ha ricordato al presidente-padrone il caso di Fabrizio Frates? Per chi se lo fosse dimenticato, quattordici anni fa la derelitta Fortitudo in cura-Martinelli utilizzò la stessa scusante, quella delle bestemmie (in allenamento però, non in partita, dunque in un ambito addirittura più intimo e meno strombazzato) per sollevare dall'incarico l'architetto milanese. Fu una scusante puerile, una foglia di fico per coprire la decisione di esonerare un allenatore che non aveva garantito i risultati sperati - la Effe passò in pochi mesi dalle finali scudetto a lottare in retrovia - mentre il disboscatore arrivato da Roseto continuava a tagliare rami secchi. Come andò a finire? Frates non si arrese, fece ricorso ed ebbe ragione in tutti i gradi di giudizio. Non certo perché i magistrati fossero tutti dei bestemmiatori indefessi o perché simpatizzassero per la causa Mosconiana: semplicemente non esiste un licenziamento per giusta causa solo perché al dipendente scappano un paio di parole incongrue dovute alla rabbia.

Chissà se in queste ore Frates farà una telefonata di solidarietà a Pozzecco. O se lo stesso Pozz, personaggio unico nel suo genere e per questo tollerato anche nelle note esagerazioni, approfitterà dell'occasione per riflettere sull'accaduto. A lui darei volentieri un consiglio spassionato: fregarsene, andare ugualmente in palestra sfidando l'editto cardinalizio e capire fino a che punto Sardara voglia spingere la questione in chiave ridicola pur di non ammettere che l'idillio sia tramontato del tutto e che la ricerca di un nuovo coach per la prossima stagione sia partita. Lo stesso Sardara tra l'altro dovrebbe forse iniziare a fare un po' di autocritica, giacché l'aver finora promosso la separazione con sin troppi allenatori anche di successo (dice niente il caso Meo Sacchetti?) è sintomo di un problema profondo chiamato managerialità. Se finora il presidente della Dinamo si è confermato ottimo politicante nonché perfetto organizzatore societario, la gestione sportiva è bene che venga lasciata ad un direttore sportivo pienamente indipendente. Altrimenti dopo i mal di pancia con Esposito, le liti con Sacchetti ed ora le bestemmie con Pozzecco, ci si potrà attendere di tutto. E chiudendo con una battuta relativa ai soci turchi in quel di Torino, siamo sicuri che Sardara non abbia inserito una clausola vincolante anti-bestemmia ed anti-fumo con gli anatolici, i cui peccatucci sono entrati nella vulgata popolare da secoli?

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