sabato 22 novembre 2025

Non c'è gusto in Italia a essere intelligenti

"Il basket è uno sport logico per gente intelligente. Se non ci arrivi, lascia perdere". La famosa frase di Sergio Tavcar è un evergreen. Ancor di più per chi oggi si lamenta delle tirare d'orecchi impartite da chi qualcosina capisce. Sarebbe sufficiente fermarsi e ammettere di non aver capito nulla di quel gioco chiamato pallacanestro. Siccome repetita iuvant, prima che passiate al solito ritornello "vedo basket da 30-40-50 anni", vi ricordo come assistere per lungo tempo a uno spettacolo non renda automaticamente degli esperti. Lo disse in tempi non sospetti Zare Markovski scomodando sia Nonno Simpson che i colleghi di Rocco Tano in arte Siffredi; lo ribadisco io, che non ho la pretesa di recitare in certe pellicole.

"Non c'è gusto in Italia a essere intelligenti - seguirà il dibattito" era il titolo di un bellissimo libretto scritto da quel genio di Roberto Freak Antoni. E che Freak fosse un genio era chiaro sin dal biglietto da visita. Siccome mi sembra chiaro che l'intelligenza dia fastidio alla massa che soffre il gap culturale e cerebrale, lasciamo perdere la disamina sull'intelligenza stessa e passiamo al dibattito. Che per stavolta non affronta il tema del basket giocato - mi sono stufato di spiegare concetti triti e ritriti - ma un qualcosa di affine: la statistica.

Treviso Basket gioca in LBA dal 2019. E qui voglio analizzare i risultati dei gironi d'andata: nel primo anno, quello poi interrotto causa pandemia, l'allora De' Longhi fece 6-10 in un campionato a numero dispari, portando a casa 12 punti. Un buon risultato, per una neopromossa che puntava a salvarsi e che aveva iniziato la stagione con qualche infortunato. L'anno dopo, con un budget sforbiciato del 30%, TvB si confermò a quota 12 giocando però due partite in meno stante anche l'esclusione in corsa della Virtus Roma: niente male per una squadra corretta in corsa, che in primavera avrebbe compiuto il piccolo miracolo dei playoff. Passiamo al 2021-22, l'anno della BCL: ancora 12 punti, risultato di un 6-9 che poteva essere migliore ma che scontava qualche problemuccio (sovraccarico d'impegno con la Coppa, infortuni alle uniche due ali in roster, presenza di un giocatore inutile se non dannoso); complice il Covid-19, quella Nutribullet implose nel girone di ritorno culminato con l'imbarazzante sconfitta casalinga con Napoli, l'esonero di Menetti e il ricorso a un extrabudget non preventivato per centrare la salvezza. Proprio quelle spese pazze condizionarono il 2022-23, iniziato con un 2-8 poi divenuto 5-8 per 10 punti al giro di boa: era la squadra dell'equivoco Sokolowski, ricostruita dopo l'addio del polacco e salvatasi in extremis grazie alla congiuzione planetaria composta da tripla di Zanelli-canestro e fallo di Banks-tecnico a Faggian non convertito-SDENG! di Belinelli sulla sirena, il tutto in nemmeno 60 secondi. Il peggior risultato nel girone d'andata, quello del 2023-24 da 8 punti sommati dalla decima alla tredicesima giornata, venne seguito dal miglior risultato assoluto, i 14 punti (bilancio 7-8) del 2024-25: un traguardo quest'ultimo raccolto con una squadra in larga parte figlia dell'anno precedente e che, senza gli infortuni di Mascolo e Olisevicius arrivati sul più bello e senza l'incazzatura iniziale di Paulicap, forse sarebbe stato migliore e utile per le Final Eight.

Oggi TvB è 1-8. Che non è lo 0-9 di due anni fa ma ci somiglia parecchio. La prospettiva di giungere al giro di boa in ultima posizione, con forse sei punti in saccoccia, è piuttosto verosimile. Ma se nel 2022-23 la scusante delle ristrettezze economiche era valida e se nel 2023-24 un paio di errori di valutazione furono determinanti in negativo venendo corretti, stavolta non si può parlare di budget striminzito o di scommesse su debuttanti in Italia o giocatori da recuperare dall'alcolismo. Questa Nutribullet costa più di quella dell'anno scorso in cui, con buona pace della platea e della gradinata di professionisti del fischio e dell'ululata, non solo l'obiettivo salvezza venne centrato ma fu ottenuto spendendo meno di una delle retrocesse e molto meno di chi i playoff li ha visti in poltrona (Tortona) o ci è entrata per il rotto della cuffia (Venezia) scontando doppia bastonata, andata e ritorno, da parte di "quegli straccioni di Treviso", per dirla con le parole di un certo capitano d'industria.

Spendere di più non significa automaticamente spendere meglio. Prendere giocatori che conoscono il campionato non equivale ad assemblare una squadra vincente. Questi due concetti basilari hanno trovato nuova validità negli ultimi giorni. La vicenda di Joe Ragland ha dimostrato come l'aver voluto investire una bella fetta del monte ingaggi su un giocatore trasformatosi in uno specialista da piccoli ruoli in grandi club sia stato un errore marchiano. Così come aver preso un centro comprimario che non ha mai brillato in Italia per intimidazione e capacità difensive, o aver costruito una panchina italiana deboluccia. O non aver capito che l'exploit della prima giornata contro Brescia era solo frutto di ulteriori combinazioni uniche, dalla voglia di stupire al debutto sino allo sforzo extra profuso da chi doveva giocare 25 minuti e si è ritrovato a sciropparsene più di 35 a ritmi indiavolati e gambe cedevoli.

Chiudo con un'altra grande chicca del povero Freak. Che era un disilluso, un diabetico, un eroinomane, un folle ma non era una pornostar (cit. o quasi). La Storia non solo insegna ma dà ragione a chi merita di averla. E siccome dallo scorso aprile a oggi ne ho viste già di situazioni assurde, di gente che dovrebbe solo ringraziare e invece denigra, di personaggi che utilizzano Facebook e Whatsapp per agguati morali, di soggetti che non capiscono quando è il momento di tacere, di situazioni in cui i mal di pancia di pochi valgono più della competenza di chi sa e fa, allora preferisco prendere a prestito il cartello di Freak e restare seduto sulla riva del fiume in attesa. Ci rileggeremo più avanti. Forse. 

sabato 1 novembre 2025

Sarvate Mandra'!

Soddisfo oggi, 2 novembre, il desiderio espressomi da un collega pochi giorni fa ossia tornare ad animare il blog con un intervento. Di analisi, di critica, anche di goliardia perché non so rinunciare alla mia vena satirica. Quindi ricomincio da un anniversario, quello della morte di Gigi Proietti avvenuta cinque anni fa nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Ripartendo anche da uno dei suoi personaggi più famosi, Bruno Fioretti in arte Mandrake, attore mediocre che si ricicla in pose pubblicitarie pur di raggranellare soldi non per sbarcare il lunario ma per alimentare la propria insana passione per le scommesse ippiche. Da solo o in società con vari soggetti da sottobosco degli ippodromi e delle sale corsa - il più noto è Armandino Pellicci detto Er Pomata, ma ci sono anche il posteggiatore abusivo Felice, l'indossatrice/meretrice Mafalda, il finto avvocato De Marchis, il pigro Micione, il fuoricorso Ingegnere, Santarelli Aurelia e lo sfigatissimo Antonio Fajella. Mandrake è un guitto che si arrangia come può, che non ha un centesimo per la benzina e resta a piedi, che frega i soldi a un macellaro borgataro assai burino (e a suo figlio) ma non sa davvero farli fruttare, che potrebbe sfondare ma non ci riesce per vanagloria. Vorrebbe, Mandrake. Vorrebbe fortissimamente. Ma, poveretto, non può mai. E finisce col rovinarsi con le proprie mani.

Un po' come questa Treviso Basket 2025-26. Che vorrebbe tanto vincere una partita ma per motivi sempre diversi (o simili?) non ci riesce. L'incoraggiante debutto contro Brescia ha illuso tutti: quella domenica sarebbero bastati 60 secondi in meno da giocare o un minimo di lucidità in più nell'ultimo minuto per avere almeno il contentino di due punti in classifica. Quelli che vantano oggi (in attesa di giocare tra qualche ora) Varese e Cantù, che tecnicamente non sono messe meglio di TvB ma almeno non sono ultime a quota zero. Dopo l'amaro ma apparentemente incoraggiante debutto con la Germani si è visto il vero volto della Nutribullet. Disastrosa in difesa, dove a turno almeno un giocatore dichiara sciopero bianco. In attacco, legata mani e piedi alle paturnie di Joe Ragland. Che se vuol giocare è ancora oggi un bel playmaker, almeno per le statistiche. Ragland è attualmente miglior assistman della LBA ma quel dato è falso quanto una moneta da 7 euro. E no, non è una questione di rilevatori statistici infedeli e di scommettitori nemmeno troppo clandestini, come avvenuto altrove nella scorsa stagione. Semplicemente il veterano è una tassa multipla da pagare: per ogni assist smazzato o canestro fatto, ne concede a pioggia dall'altro lato. O perché esagera a cercare gli alley-oop di Stephens, o perché vede linee di passaggio inesistenti, o perché gigioneggia col pallone come un Lionel Chalmers, o perché perde il possesso e si disinteressa di rientrare, quasi infastidito. 

Ragland è oggi una scommessa persa che non vale il lauto stipendio investito - inferiore alle sue abitudini ma comunque importante per un club piccolo come Treviso. E la portata di questo errore è maggiorata dall'assenza perdurante di Brianté Weber, vera alternativa in cabina di regia nonché unico difensore vero nel pacchetto esterni. Weber ha fatto una sciocchezza in amichevole riportando un infortunio unico nel suo genere ma per nulla semplice. Il suo forfait ha toccato quota 47 giorni, numero infausto per chi crede alla Smorfia napoletana - e nel giorno dei defunti, oltretutto. La società ha ammesso di volerlo aspettare senza accorgersi forse che quella canotta numero 2 ormai sul retro non porta il cognome "Weber" ma "Godot", mentre la squadra non ne azzecca una nemmeno quando offre una prestazione quasi accettabile come contro Trieste.

A cosa serve lottare e dimostrare di restare aggrappati alla partita, anche recuperando dal -15 sino al potenziale -3, se poi non si concretizza nulla? Domanda pleonastica che comunque va posta. Così come ha poco senso aver compiuto la scelta estiva di Ragland, non aver pensato a un gettonaro per coprire il vuoto di Weber (che se tutto andrà per il verso giusto si rivedrà in campo contro la Virtus ma non si sa in quali condizioni), continuare a spremere Olisevicius in due ruoli. Tutte questioni che trascinano con loro un aspetto negativo iniziale e che vedono nel prosieguo e nello svolgimento l'immancabile emergere dei problemi. Così oggi Treviso è ultima assieme a Sassari in un curioso intreccio di destini paralleli. Alla Dinamo ci sono due ex TvB, Ale Zanelli e Andrea Mezzanotte, ma c'è anche quel Mauro Sartori contattato due volte la scorsa primavera dalla Nutribullet per un ruolo dirigenziale e poi nemmeno avvisato della decisione di virare su Federico Pasquini. Che era a Sassari e da lì (o dalle precedenti esperienze con le controllate Cagliari e Torino) si è portato appresso Weber, Stephens e Pinkins in un'operazione "usato/trapianto sicuro" che si era già vista a queste latitudini quando due anni fa si scelse l'accoppiata Vitucci-Giofrè.

Una coppia accolta in grande stile, criticata e osteggiata nel giro di pochi mesi, poi affossata da una rumorosa minoranza che oggi si aggrappa a qualunque pretesto per non ammettere una semplice constatazione. Ossia che il problema non era Frank Vitucci né Simone Giofrè. Il problema era la gestione di un club che a parole vorrebbe imitare Trento ma che nella pratica non sa nemmeno da dove iniziare a copiare i successi altrui. Ho detto Trento perché più volte è stato additato come club virtuoso (ed è vero, al netto del robusto aiuto economico garantito dalla Provincia Autonoma), capace di investire le giuste risorse in maniera oculata, senza strapparsi i capelli di fronte a una mancata qualificazione alla post season nazionale o di Eurocup o alle Final Eight di Coppa Italia. A proposito: conservo ancora l'audio di una intervista rilasciatami un mese fa in cui si parla proprio di Final Eight e di playoff LBA come obiettivi figli dell'ambizione di TvB. Cominciamo allora col dire che, salvo miracoli impronosticabili, la Nutribullet guarderà in poltrona la Coppa Italia per il settimo anno di fila: è un record, spiacevole ma pur sempre un record. Nessun'altra società di LBA è rimasta fuori dal gran ballo di febbraio così a lungo e c'è stato persino chi come Cremona, con risorse modeste, ha vinto il trofeo. Sul medio-lungo periodo, anche l'approdo ai playoff diventa una chimera giacché quota 30 punti da raggiungere comporta vincere 15 partite dunque un bilancio 15-10 nelle prossime 25 giornate. Utopistico a voler essere buoni.

La realtà, amarissima, è che Treviso dovrebbe soltanto concorrere alla salvezza. Che quest'anno avrà una quota ben più alta rispetto al 2024-25 stante l'assenza di club zombie come la Pistoia dell'anno scorso o di centrifughe impazzite stile Scafati, Brindisi o Verona, giusto per citare gli ultimi tre campionati. Il tanto vituperato Vitucci, che a breve potrebbe salire sull'aereo in direzione Sardegna, iniziò 0-9 nel 2023-24 soprattutto a causa di due scelte errate, l'inadatto Booker e il fantasma Young, ma seppe recuperare alla grande. E l'anno scorso sempre Vitucci ha centrato il bersaglio nonostante Alston prima e Caroline dopo (più il polso rotto di Mascolo e il tendine di Olisevicius), togliendosi lo sfizio di battere due volte su due corazzate come Venezia e Tortona e stabilendo il record di punti della società Treviso Basket nel girone d'andata. Va detto però che Vitucci e Giofrè hanno anche vinto delle scommesse: la prima è Pauly Paulicap, pescato a bassissimo costo da quello schifo che è il campionato cipriota e reso un giocatore di basket che oggi disputa la BCL al Promitheas; la seconda è il recupero di JP Macura, un talento che pareva perso per la pallacanestro e che oggi fa compagnia a Paulicap in Grecia; la terza è stata Ky Bowman che, fosse rimasto Vitucci a Treviso, forse forse non sarebbe migrato in laguna; la quarta è stata Ciccio Pellegrino che l'anno scorso era un buon cambio del 5 e oggi fatica sempre in ogni situazione; la quinta è stata la difesa a oltranza di D'Angelo Harrison che, con tutte le sue bizze e le sue pecche, ha tenuto unito lo spogliatoio anche quando l'atmosfera al Palaverde era da guerra civile.

Giubilato Vitucci due giorni dopo l'ultima partita della scorsa stagione, ricostruita quasi da zero la squadra, varato un progetto che sarà pure ambizioso ma finora non ha prodotto nulla, quale scommessa è stata vinta da TvB? Nessuna. O al limite quella di Torresani, rimasto a Treviso per questioni che forse un giorno vi racconterò. Intanto ripenso al povero Gigi Proietti che anche nei momenti più bui riusciva a strappare una risata e a far vedere un barlume di positività. "Sarvate Mandra'!", gli diceva Er Pomata quando si avvicinava la signorina Giuliana Pellicci, volenterosa sorella dello sfaticato complice di scommesse azzardate e ingegnose truffe. La pestilenziale alitosi che valeva il soprannome di "Tornado, il vento che uccide" induceva Armando a consigliare tutti i suoi conoscenti di girare al largo. E se Mandrake, una volta cascatoci, non ha più ripetuto l'errore di accostarsi a Giuliana, tanto che quel "Sarvate Mandra'!"  è entrato nel linguaggio comune, non vedo come questa Nutribullet possa, nella sua situazione attuale, salvarsi dalla retrocessione in A2. Mi basta scorrere il calendario per vedere due trasferte ravvicinate tra Reggio Emilia e Milano, un monday night al Palaverde contro la Virtus, una trasferta di sabato a Trento (e con l'onore delle telecamere di Cielo!) più, dopo la sosta, la visita della creatura prediletta di Valerio Antonini. Due anni fa i fischi e le contestazioni si manifestarono sullo 0-9 in campionato; con la prospettiva di uno 0-10 o peggio, sono curioso di vedere se qualcuno avrà il coraggio di recitare un Mea Culpa.