"Il basket è uno sport logico per gente intelligente. Se non ci arrivi, lascia perdere". La famosa frase di Sergio Tavcar è un evergreen. Ancor di più per chi oggi si lamenta delle tirare d'orecchi impartite da chi qualcosina capisce. Sarebbe sufficiente fermarsi e ammettere di non aver capito nulla di quel gioco chiamato pallacanestro. Siccome repetita iuvant, prima che passiate al solito ritornello "vedo basket da 30-40-50 anni", vi ricordo come assistere per lungo tempo a uno spettacolo non renda automaticamente degli esperti. Lo disse in tempi non sospetti Zare Markovski scomodando sia Nonno Simpson che i colleghi di Rocco Tano in arte Siffredi; lo ribadisco io, che non ho la pretesa di recitare in certe pellicole.
"Non c'è gusto in Italia a essere intelligenti - seguirà il dibattito" era il titolo di un bellissimo libretto scritto da quel genio di Roberto Freak Antoni. E che Freak fosse un genio era chiaro sin dal biglietto da visita. Siccome mi sembra chiaro che l'intelligenza dia fastidio alla massa che soffre il gap culturale e cerebrale, lasciamo perdere la disamina sull'intelligenza stessa e passiamo al dibattito. Che per stavolta non affronta il tema del basket giocato - mi sono stufato di spiegare concetti triti e ritriti - ma un qualcosa di affine: la statistica.
Treviso Basket gioca in LBA dal 2019. E qui voglio analizzare i risultati dei gironi d'andata: nel primo anno, quello poi interrotto causa pandemia, l'allora De' Longhi fece 6-10 in un campionato a numero dispari, portando a casa 12 punti. Un buon risultato, per una neopromossa che puntava a salvarsi e che aveva iniziato la stagione con qualche infortunato. L'anno dopo, con un budget sforbiciato del 30%, TvB si confermò a quota 12 giocando però due partite in meno stante anche l'esclusione in corsa della Virtus Roma: niente male per una squadra corretta in corsa, che in primavera avrebbe compiuto il piccolo miracolo dei playoff. Passiamo al 2021-22, l'anno della BCL: ancora 12 punti, risultato di un 6-9 che poteva essere migliore ma che scontava qualche problemuccio (sovraccarico d'impegno con la Coppa, infortuni alle uniche due ali in roster, presenza di un giocatore inutile se non dannoso); complice il Covid-19, quella Nutribullet implose nel girone di ritorno culminato con l'imbarazzante sconfitta casalinga con Napoli, l'esonero di Menetti e il ricorso a un extrabudget non preventivato per centrare la salvezza. Proprio quelle spese pazze condizionarono il 2022-23, iniziato con un 2-8 poi divenuto 5-8 per 10 punti al giro di boa: era la squadra dell'equivoco Sokolowski, ricostruita dopo l'addio del polacco e salvatasi in extremis grazie alla congiuzione planetaria composta da tripla di Zanelli-canestro e fallo di Banks-tecnico a Faggian non convertito-SDENG! di Belinelli sulla sirena, il tutto in nemmeno 60 secondi. Il peggior risultato nel girone d'andata, quello del 2023-24 da 8 punti sommati dalla decima alla tredicesima giornata, venne seguito dal miglior risultato assoluto, i 14 punti (bilancio 7-8) del 2024-25: un traguardo quest'ultimo raccolto con una squadra in larga parte figlia dell'anno precedente e che, senza gli infortuni di Mascolo e Olisevicius arrivati sul più bello e senza l'incazzatura iniziale di Paulicap, forse sarebbe stato migliore e utile per le Final Eight.
Oggi TvB è 1-8. Che non è lo 0-9 di due anni fa ma ci somiglia parecchio. La prospettiva di giungere al giro di boa in ultima posizione, con forse sei punti in saccoccia, è piuttosto verosimile. Ma se nel 2022-23 la scusante delle ristrettezze economiche era valida e se nel 2023-24 un paio di errori di valutazione furono determinanti in negativo venendo corretti, stavolta non si può parlare di budget striminzito o di scommesse su debuttanti in Italia o giocatori da recuperare dall'alcolismo. Questa Nutribullet costa più di quella dell'anno scorso in cui, con buona pace della platea e della gradinata di professionisti del fischio e dell'ululata, non solo l'obiettivo salvezza venne centrato ma fu ottenuto spendendo meno di una delle retrocesse e molto meno di chi i playoff li ha visti in poltrona (Tortona) o ci è entrata per il rotto della cuffia (Venezia) scontando doppia bastonata, andata e ritorno, da parte di "quegli straccioni di Treviso", per dirla con le parole di un certo capitano d'industria.
Spendere di più non significa automaticamente spendere meglio. Prendere giocatori che conoscono il campionato non equivale ad assemblare una squadra vincente. Questi due concetti basilari hanno trovato nuova validità negli ultimi giorni. La vicenda di Joe Ragland ha dimostrato come l'aver voluto investire una bella fetta del monte ingaggi su un giocatore trasformatosi in uno specialista da piccoli ruoli in grandi club sia stato un errore marchiano. Così come aver preso un centro comprimario che non ha mai brillato in Italia per intimidazione e capacità difensive, o aver costruito una panchina italiana deboluccia. O non aver capito che l'exploit della prima giornata contro Brescia era solo frutto di ulteriori combinazioni uniche, dalla voglia di stupire al debutto sino allo sforzo extra profuso da chi doveva giocare 25 minuti e si è ritrovato a sciropparsene più di 35 a ritmi indiavolati e gambe cedevoli.
Chiudo con un'altra grande chicca del povero Freak. Che era un disilluso, un diabetico, un eroinomane, un folle ma non era una pornostar (cit. o quasi). La Storia non solo insegna ma dà ragione a chi merita di averla. E siccome dallo scorso aprile a oggi ne ho viste già di situazioni assurde, di gente che dovrebbe solo ringraziare e invece denigra, di personaggi che utilizzano Facebook e Whatsapp per agguati morali, di soggetti che non capiscono quando è il momento di tacere, di situazioni in cui i mal di pancia di pochi valgono più della competenza di chi sa e fa, allora preferisco prendere a prestito il cartello di Freak e restare seduto sulla riva del fiume in attesa. Ci rileggeremo più avanti. Forse.






